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Autore: Dahmer    22/12/2012    1 recensioni
Ehi! Devo dedurre dal fatto che non rispondi che non ti ricordi di noi?! Tom.
La ragazza guardò stranita il display. Doveva aver bevuto davvero tanto per non ricordarsi nulla.
-Chi è?- chiese curioso Ozzy, tentando di guardare lui stesso, fallendo nella sua missione.
-Tom- rispose l’ispanica con un sorriso straordinariamente bastardo.
-COME?! E PERCHE’ TI HA SCRITTO?!- urlò indignato il fratello, immedesimandosi al meglio in una checca isterica.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1: Tom

La luce dell’alba entrava dalle veneziane. Gene guardò l’ora sul telefono, ma rimase accecata dal bagliore del display. Erano le sei. Si alzò e si diresse verso il bagno, aprendo le finestre e assaporando l’aria affannosa del caldo estivo. Entrò in doccia e aprì l’acqua, che accarezzò la sua pelle mulatta, facendola sussultare. Insaponò le curve del suo corpo perfetto. La saponetta le scivolò dalle mani più volte, facendola imprecare.  Finita la doccia, tornò in camera e si piazzò davanti allo specchio, guardando attentamente il suo fisico, contemplandolo. Passò la mano sul tatuaggio che le cingeva l’inguine, il quale riportava una frase di Marilyn Manson. Amava quell’uomo, pensava fosse l’unico che la capisse veramente, senza sapere di farlo. Si legò frettolosamente i capelli mossi in una coda scomposta. Alcune gocce di  acqua colorata colavano sulle sue spalle. Era una bella ragazza, mezza spagnola con i capelli mossi fino alle spalle, castani, con le punte blu, gli occhi neri e la pelle ambrata. Era alta 1.70 ed era snella. Sul viso sfoggiava, accanto alla bocca carnosa, una sottilissima cicatrice che le fece suo padre, quando ancora viveva in casa con genitori, e sul sopracciglio destro un piccolo anellino d’argento. Indossò un paio di jeans chiari, attillati e una canotta rossa che le fasciava perfettamente il seno moderato e le lasciava scoperto il piercing sull’ombelico e parte del tatuaggio. Prese una felpa nera dall’armadio e l’appoggiò sopra la borsa. Prima di uscire si truccò pesantemente gli occhi accerchiandogli con una linea nera e con del mascara. Uscì di fretta, come al solito aveva perso troppo tempo a prepararsi, ma ne valeva la pena. Era bellissima. Corse fino alla stazione dell’autobus, per andare a lavorare. Aveva appena superato gli esami di maturità e si era già trovata un’occupazione come commessa in un supermercato. Prese il pullman per un pelo, salì con il fiatone e si sedette.
Il paesaggio scorreva dal finestrino, i suoi occhi cupi scrutavano la città. A un tratto il cellulare le vibrò tra le mani, guardò l’apparecchio e lesse il messaggio che le era appena arrivato:

 

Ehi! Spero che ti ricordi di noi e speriamo di poterti vedere oggi allo Smoking alle sei. Lee.

La sua mente si fermò, come cristallizzata, non aveva alcun ricordo della sera precedente, rammentava solo di essersi ubriacata e fatta di qualcosa di strano. Beh, chiunque fosse l’aveva appena invitata allo Smoking, uno dei bar più costosi della città, ma non poteva andarci, perché non aveva idea di chi fosse quel Lee. Spense il telefono, non appena si accorse di aver raggiunto l’ipermercato. Scese svogliata dall’autobus, bestemmiando all’autista che per poco non l’aveva chiusa tra le portiere.
Per tutta la mattina quel nome la tormentò, facendole rallentare il ritmo lavorativo e facendole rischiare il licenziamento. Quando arrivò la sua collega le rivolse un saluto seccato, prima di annunciarle che sarebbe uscita a fumare, per chiarirsi un po’ le idee. Odiava quella ragazza, era la tipica Barbie. Alta, bionda, occhi azzurri che risaltavano grazie alla pelle bianca come la neve e una quinta di seno, palesemente rifatto.

Aspirò tutte le sostanze nocive dalla Marlboro, sentendo il fumo pizzicarle la gola e arrivare ai polmoni, per diffondersi all’interno di essi, bruciandone le pareti.  Ricordava vagamente un ragazzo con cui aveva parlato, ma era quasi certa che si chiamasse Tom.

-Gene, torna dentro, mi servi alla cassa-  le comunicò acida la bionda, Gene annuì, irritata dalla voce stridula dell’ochetta bionda. Le lanciò uno sguardo freddo, prima di rientrare per riposizionarsi, come ogni giorno, dietro alla cassa.

La giornata lavorativa terminò in fretta, tra un cliente e l’altro e qualche scontro con il solito barbone che rovistava nei cassonetti dietro al negozio. Finalmente stava per raggiungere casa, dove avrebbe potuto rilassarsi. Giunse al cancello dell’abitazione, ma si fermò.

-E voi che ci fate qui?-  domandò stupita, alla vista dei due fratelli davanti al portone.

-Mamma e papà hanno litigato di nuovo-  spiegò la più piccola, Nirvana, adorabile bambina di cinque anni.

 -Già- convenne suo fratello gemello, Ozzy.

I genitori non avevano grande fantasia, erano metallari convinti e avevano dato a ogni figlio un nome che riconducesse a una qualche rockstar o a qualche gruppo metal.

-Salite-  propose Gene, facendogli cenno con la mano di seguirla.

Entrarono nel piccolo appartamento e si accomodarono sul divano.

 -Per chi litigavano questa volta?- chiese al fratello porgendogli una birra.

-Per entrambi, per te, perché te ne sei andata e per me, perché … beh lo sai- rispose lui.

-Perché non ti accetti?- domandò nuovamente lei, ignorando la prima parte dell’affermazione.

-Come?! Io mi accetto, sono loro che … -  provò a giustificarsi Ozzy prima di essere interrotto dalla gemella.

-No, non è vero, non riesci nemmeno a dire la parola gay senza arrossire, so che mamma e papà non hanno preso bene il tuo coming out, ma rifletti prima su cosa pensi tu, poi provvederemo anche a loro-, gli comunicò accarezzandogli una spalla per rincuorarlo.

-Papà ha ancora alzato le mani?- continuò abbassando la voce, per non farsi sentire dalla sorellina.

-No e tu sai che quella volta con te è stato un incidente, non voleva farti male … - asserì l’altro.

-Non ci scommetterei … - replicò cautamente Gene -Dai, raccontami di quel ragazzo di cui mi avevi parlato- proseguì poi per cambiare discorso.

-Intendi Tom?-  rispose perplesso il ragazzo. A quelle parole la mora sbiancò. Tom. Quell’unica certezza che aveva si stava dissolvendo, iniziò a pensare che quel nome l’avesse sentito dal fratello e non avesse nulla a che fare con la serata in discoteca della sera precedente.

-L’hai conosciuto ieri sera, non ricordi?- le domandò Ozzy, preoccupato per la sua salute mentale. I nuovi dubbi svanirono, permettendole di riconcentrarsi su quelli iniziali.

-Oh si, l’avevo scordato, ho ancora un po’ la mente offuscata- si difese la ragazza, sorridendogli dolcemente.

-Bevi troppo, te lo dico sempre … comunque ho paura di essermi sbagliato su Tom … mi sa che non è gay- rispose il giovane sconsolato, abbassando gli occhi lucidi.

-Cosa te lo fa credere?- proseguì lei.

-Ti mangiava con gli occhi- affermò lui.

-Beh, questo perché sono meravigliosa e nessuno mi può resistere- rise Gene assumendo una posa altezzosa.
Il fratello non rispose, anche se quella era una battuta non poteva darle torto, lei poteva avere tutto, a differenza sua. La gemella era bella, intelligente e provocante, lui invece era molto timido, troppo riservato per un mondo crudele che non accettava la sua natura.
La sorellina le prese la mano, prima che potesse chiedere all’altro se andava tutto bene, e la trascinò in un angolino remoto.

-Perché mamma e papà urlavano contro a Ozzy?- chiese la piccola guardandola con due occhioni da cucciolo. La sorella maggiore si limitò a baciarle la fronte, senza proferire parola.

Si ricordò improvvisamente di accendere il cellulare, rimasto spento nella sua borsa fino a quel momento. Lo schermo si illuminò mostrando il logo della samsung. Gene scaraventò l’apparecchio sul divano, abbandonandosi accanto ad esso, sospirando.

-Sono a pezzi, ho bisogno di una vacanza- sussurrò in un altro sospiro. Il telefono vibrò, facendola sussultare. Un messaggio:

Ehi! Devo dedurre dal fatto che non rispondi che non ti ricordi di noi?! Tom.

La ragazza guardò stranita il display. Doveva aver bevuto davvero tanto per non ricordarsi nulla.

-Chi è?- chiese curioso Ozzy, tentando di guardare lui stesso, fallendo nella sua missione.

-Tom- rispose l’ispanica con un sorriso straordinariamente bastardo.

-COME?! E PERCHE’ TI HA SCRITTO?!- urlò indignato il fratello, immedesimandosi al meglio in una checca isterica.

-Sono irresistibile, ricordi?- disse retoricamente lei, scoppiando in una fragorosa risata. –Chiede se mi ricordo di loro-.

-Loro chi?- replicò scettico l’altro, dopo essersi calmato.

-Bella domanda!- sbottò Gene, ancora sorridente –Non eri con me ieri sera?! Dovresti dirmelo tu chi sono “loro”- continuò.

-Ricordo che hai parlato con dei ragazzi, tra cui Tom, il MIO Tom, ma mi sono tenuto a distanza, ali altri sembravano degli omofobi pericolosi!-

-Che diavolo di problema hai? Omofobi pericolosi? Fatti curare- ironizzò la sorella alzando un sottile sopracciglio nero, ricevendo subito un’occhiata di disapprovazione –Beh?! Che rispondo?- cambiò velocemente discorso per evitare litigi.

-DIGLI CHE LO AMO!- sorrise Ozzy, assumendo un’espressione da pesce lesso.

-Bene, Mister autocontrollo, così se è gay lo spaventi e diventa etero solo per evitarti!- confutò la ragazza, deridendolo come al solito. Il fratello la canzonò, prima di capire che forse, ma solo forse, non aveva tutti i torti.

La mora prese il cellulare e digitò il testo:

Non ho idea di chi siate, sinceramente. Gene.

Poche parole, chiare, precise, impossibile fraintenderle. Ozzy osservava attentamente ogni suo movimento, preoccupato che dicesse qualcosa di sbagliato al suo Tom. Pochi minuti dopo la risposta:

Io l’avevo detto che non stavi bene ;) beh, penso che anche se ci presentassimo non ti ricorderesti comunque, se oggi vieni allo Smoking ci ri-conosciamo :D Tom.

-ECCO, LO SAPEVO CHE SI E’ INNAMORATO DI TE! ANCHE LUI, IL MIO LUI!-  sbraitò il fratello.

-Hai un’idea di amore davvero strana fratello, davvero, fatti curare!- lo derise lei, prima di ignorare gli altri urletti stizziti del ragazzo per rispondere:

Fammi capire … parli al plurale perché hai problemi di bipolarità?! E io dovrei uscire con un pazzo?! Gene.

-Ma cosa …?!- iniziò Ozzy, prima di vedere che il messaggio era stato inviato –E poi sono io quello con i problemi?! Non puoi prenderlo in giro così, senza nemmeno conoscerlo!- l’ammonì poi.
Risposta:

Ahahaha :) no, siamo un po’ di gente! Tom.

La ragazza rispose velocemente, senza dare la possibilità a Ozzy di approvare il messaggio:

Oh mio Dio! E tutti nello stesso corpo?! Penso che un problema così ce l’abbia anche mio fratello! Gene.

Passarono dieci minuti prima della risposta dell’ormai famoso Tom:

Ozzy? Salutamelo tanto :) porta anche lui oggi, se gli va :) Tom.

L’ispanica passò il cellulare al fratello, permettendogli di leggere.

-WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA! SI RICORDA DI ME! TI HA DETTO DI SALUTARMI! MI HA INVITATO A USCIRE! WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA- scoppiò preso dalla felicità il moro.

-Beh, non l’ha detto proprio così …- stava per correggerlo lei, prima che questo le saltasse addosso e le rubò il telefono dalle mani:

Certo che viene, certo che veniamo! Gene e Ozzy <3

Inviò. La gemella lo avrebbe voluto uccidere, il ragazzo aveva scritto un messaggino da gay affermato, confermato e assicurato. Lo squadrò perplessa, con uno sguardo che diceva: Bravo, bella figura di merda.

Il fratello se ne accorse, così le ripassò lentamente l’apparecchio, sorridendole come un ebete.

Ahhahah :) Bene :) alle sei allo Smoking :D Tom.

La ragazza annuì, come se dall’altro capo del telefono l’avessero potuta vedere. Inviò l’ultimo messaggio:

Ok, ma paga uno dei tuoi ego! Gene.

La ragazza entro tre ore avrebbe avuto una risposta alle sue domande. Innanzitutto, chi era il primo ad averle scritto?

^^^^^ E' la mia prima FF, quindi siate clementi :3 
Spero veramente che vi piaccia e che se volete, recensite :) accetto anche le critiche tranquilli ;)
*Black Devil*
  
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