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Autore: Tao    09/07/2007    5 recensioni
Roy ha in custodia la piccola Elisya-chan, che non vuole sapere di fare la nanna, allora l’uomo tenta con le favole. A modo suo.
Genere: Romantico, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang, Un pò tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Title: Cenerentola, secondo capitolo
Pairing: RoyxEd
Raiting: PG
Summary: la storia continua, e Edward si trova a fronteggiare Dante
Beta: RizafromKeron (se trovate qualcosa che non vi torna è solo colpa mia)
Note: è un capitolo di transizione, potrebbe risultare un po' noioso. 



 

 

La guerra fredda

La donna provò subito a ingraziarsi Edward. Fallendo miseramente.
Il ragazzo non diede il minimo peso alla cosa. Si chiudeva silenziosamente in camera con un libro, senza prestare attenzione ai suoi tentativi d’istaurare un rapporto.
E le sorprese non erano finite.
La donna, quando si stabilì come legittima moglie nella villa degli Elric, si portò dietro i figli lasciati in città, due per l’esattezza. Envy e Wrath.
Apparentemente tutto restò uguale a prima: dopotutto Hohenheim era sempre il signore della villa, e non avrebbe mai dato alla moglie la precedenza sui suoi figli. Il clima era molto mutato.
La servitù attendeva solo il momento in cui Edward avrebbe fatto la sua mossa. Quella donna non piaceva ai domestici: era troppo disinibita, i suoi gesti troppo affettati. La sua voce era troppo melliflua, gli occhi troppo freddi.
C’era un che di bello nel suo volto, oscurato però da un sorriso fasullo. Poteva piacere, era accattivante, di buon gusto, sapeva intrattenere meravigliosamente gli ospiti, ma c’era qualcosa di tenebroso in lei. Era un riflesso, difficile a notarsi.
I suoi figli erano viscidi come lei. Wrath non dava troppi problemi, impegnato com’era a scoprire i vantaggi di una vita agiata. Era Envy il vero rivale di Edward.
I suoi occhi viola lo seguivano dappertutto quando lo vedevano sparire dietro un angolo. Voleva distruggerlo e sottometterlo.
Aveva tentato d’istaurare un conversazione, le prime settimane che era andato a stabilirsi nella villa. Ma il piccoletto era sveglio. Sarebbe stato più divertente distruggerlo.
Ed Edward aspettava solo un segnale.
Sembrava indifferente alla presenza della donna in casa sua, ma fu saggio a tenere nascosti i suoi sospetti.
Prese le sue precauzioni, iniziò a trasferire i libri sull’Alchimia in camera sua, uno alla volta, senza fretta, a volte da solo, a volte aiutato da Al e Winry.
A nessuno piaceva quella donna, o meglio, non li convinceva del tutto.
C’era un che di viscido che rimaneva loro attaccato quando le rivolgevano la parola. Anche Al, che cercava di salvare la situazione, si era visto costretto ad ammettere che la nuova moglie di papà non gli piaceva. Dante era gentile con lui, ma era lui che non voleva la sua ostentata cordialità.
Edward si fece attento, la teneva d’occhio. Soprattutto negli affari che riguardavano Al.
Si fece vigile, cercando di tenere lontano suo fratello da quella donna.
Si premurò di prepararsi una via d’uscita in per ogni situazione, ma non fu egoista, pensò soprattutto ad Al e a Winry. Sapeva che tra i due era sbocciato l’amore. Amore che doveva rimanere intoccato dall’atmosfera strana che regnava in quella casa.
Spesso Edward fu invitato dalla donna a fare conversazione.
Quando poteva rifiutava con una scusa, a volte scendeva nel salottino per non insospettirla. Parlavano del più e del meno. Edward si faceva attento a tenere la conversazione sul vago. Per non dare alla matrigna spunti per ferirlo, o ferire altri.
Quando suo padre gli chiese alcuni libri di Alchimia da prestare alla donna disse di averli prestati ad un amico che involontariamente non glieli aveva restituiti.
Il padre restò un momento perplesso, Edward seppe che Hohenheim non gli credeva, ma sperava che non facesse domande.
“Suppongo ci sia un motivo dietro al tuo rifiuto”.
“C’è, mio signore”.
L’uomo sospirò a disagio: “Hai richieste particolari da farmi?”
Il ragazzo pensò un attimo: “Che lei non tocchi i libri proibiti… e il permesso di allontanarmi da qui una volta raggiunta l’età adulta, anche Alphonse”.
“Mi odi così tanto?”
“No, signore”.
“Edward”
“Sì, signore?”
“Una volta mi chiamavi papà, o almeno padre. Ti disgusto così tanto?”
“Quel tempo è passato, e io non sono nessuno per giudicare le vostre scelte”.
Hohenheim capì che per Edward ormai la conversazione era finita.
Il figlio gli chiese di essere congedato.
L’uomo lo guardò sparire fuori e si domandò se avrebbe mai avuto il suo perdono.
Lui era comunque, intenzionato ad aiutarlo, non importava quanto suo figlio lo odiasse e quanto fosse forte il suo orgoglio.

 

 

 

 

 

Postfazione:
uffa, è ancora troppo serio. L'atmosfera si alleggerirà tra due capitoli, ve lo prometto.
Sottolineo che questa è una fic senza pretese, l'avevo in testa ed è nata così.


Grazie a chi ha commentato il primo capitolo (non siete state abbastanza cattive, eh ;)

  
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