Il freddo gelido stava penetrando nelle ossa di Amber, rendendola sempre più impassibile e non curante di ciò che la circondava. Erano quasi le undici di sera e come ogni giorno lei era lì, vicino al binario, ad aspettare quella dannata metropolitana.. Ci era così abituata a quel luogo, che l'atmosfera lugubre, resa ancora più tesa dai drogati che vi alloggiavano, oramai non la spaventava più.
Quella però non era una sera come le altre, era una di quelle sere in cui Amber si sentiva più persa del solito e la sua tentazione di fare qualche passo avanti per andare sotto alla metro e suicidarsi, era tanta. Aveva lo sguardo perso, il viso pallido, le mani viola per il sangue che non circolava, e con l'espressione di chi non ha niente da perdere, fumava una sigaretta dietro l'altra, creando intorno a lei una nuvola di nebbia; avrà avuto la borsa piena di pacchetti di quelle fottute Chesterfield rosse.
Era lì, sembrava quasi morta, con i suoi pensieri, non dava attenzione a ciò che la circondava, fumava, lo sguardo assente, la rigidità del suo viso e dei suoi occhi che ormai non riuscivano più a piangere, ma si sentiva osservata; così, con le poche forze che le erano rimaste, si voltò verso destra di scatto: un ragazzo sulla ventina la stava fissando e non appena incrociò il suo sguardo le accennò un sorriso. '"E' certamente un maniaco, anvedi st'imbecille!" pensò subito Amber con il suo fare prevenuto, da chi vede sempre il negativo in tutto.
Non voleva evitarlo però, perciò fece un solo passo nella sua direzione e tenendo le distanze sputò un "Che cazzo vuoi, eh?" Si poteva benissimo cogliere lo smarrimento negli occhi del ragazzo, che, perplesso, non riusciva a spiccicar parola.
"Mi hai sentita? Ho detto'Che cazzo vuoi!'"
"Sì, è che..." balbettò lui.
"E' cosa? Che ti aspettavi? Rispondi. Vuoi una sigaretta? Tié, e sparisci!" così tagliò corto Amber, lanciandogli una sigaretta che lui dovette afferrare al volo, poi si girò schifata e visto che la sua metro era arrivata, si precipitò a salire, sperando di non incontrare di nuovo quel 'coglione patetico' come lo definiva lei. Si gettò subito sul primo sedile libero, scaraventò le sue borse per terra e poggiò la testa al finestrino, assumendo la sua espressione molto più che malinconica.
"Scusa, questa è tua" sussurrò il ragazzo, tentando di restituirle la sigaretta.
"Tienila, non la voglio" farfugliò Amber.
"Ma io non fumo... comunque, io sono Liam, piacere"
"Dovrebbe interessarmi?" iniziò a sbraitare "No, dico io, tu vieni a svegliarmi per farmi sapere il tuo fottutissimo nome, di cui non mi interessa nulla?" In realtà non stava dormendo, ma voleva fare un po' di scena.
"Scusa, pensavo che..."
"Ma cosa vuoi pensar tu, sei un coglione. E questa è la mia fermata, addio!" gridò. Scese, corse a casa e senza rivolgere neanche un pensiero a Liam, aprì l'acqua bollente della vasca, la riempì, prese una lametta, un pacco di Chesterfield e un bicchiere di vino. Amber si immerse nel bagno con i suoi 'tre migliori amici' e così cominciò un'altra solita notte straziante.




#spazioautrice
Salve c:
come al solito non ho riletto :/
è breve lo so, ma credo che se li faccio troppo lunghi, poi non li legge nessuno, come già è successo.
ad ogni modo, spero vi piaccia e di aggiornare presto!
Recensite, grazie.
-Rose.