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Autore: Dominated LoveSlave    23/12/2012    2 recensioni
Presente.
Passato.
Futuro.
Tre storie diverse, un unico punto in comune: la Morte.
La morte la si può cercare, la si può aspettare, la si può osservare muoversi lentamente e radicarsi all’interno dei nostri corpi, la si può vedere mentre si scaglia con tutta la sua violenza sugli uomini.. ma non si può imbrogliare, non si può fregare.
Non si vince contro la morte.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tic.

Un rintocco sordo ed avulso al mondo si distende per la piccola camera color albicocca del signor Maurizio.
Seduto sulla sedia a rotelle in mezzo alla stanza fissa con sguardo vacuo e stanco lo schermo del televisore e la luce mattutina filtrante dalle persiane abbassate gl’illumina il volto travolto da fitte e profonde rughe.
Solchi nella pelle si susseguono l’un l’altra sulla fronte, le guance, oramai non più rosee, si distendono piegandosi su sé stesse, le labbra sottili e screpolate e le folte sopracciglia brizzolate, perennemente aggrottate. Poi, due piccoli e vitrei occhietti color miele, privi della vivacità che li rivestivano un tempo.

Tic, toc.

Le lancette dell’orologio continuano a ticchettare insistentemente arrivando alle sue orecchie.
Gli occhi color miele del signor Maurizio rimangono incollati allo schermo illuminato della scatola nera che gli sta di fronte, i suoni, le voci, gli schiamazzi, provenienti da essa alleggiano per tutto il buio locale.
Turn off your Tv! era solito urlare sopra piccoli palchi in minuscoli bar gremiti di gente. Con addosso una maglietta sgualcita dei Ramones, i capelli tinti di colori improbabili e la pelle rivestita di tatuaggi, si dimenava come un pazzo suonando il basso con una velocità di dita eccezionale, agitando braccia e gambe e inneggiando all’Anarchia.

Tic, toc.

Sex Pistols, Crass, Dead Kennedys, Exploited, CCCP..
Le pareti sono ancora tappezzate di vecchi vinili che era solito ascoltare quando la giovinezza gli abitava ancora in corpo.
La porta viene spalancata da una piccina figura di circa cinquant’anni con addosso un vestito a fiori fino alle ginocchia: cammina con piccoli passi spediti verso la finestra ed apre le tapparelle, s’inginocchia accanto al vecchietto decrepito abbandonato sulla sedia a rotelle attaccato ad una flebo facendosi il segno della croce, stringendo tra le mani un piccolo rosario.
Preghiere sussurrate e pronunciate tra sospiri escono dalla sua bocca mentre spinge un piccolo carrello d’acciaio con su sopra una bottiglietta d’acqua, un pezzo di pane ed una brodaglia insapore e dal gusto dubbio.
Gli occhi color miele di Maurizio continuano a lasciarsi risucchiare dall’aggeggio illuminato che gli sta davanti, anche mentre la signora Anna lo imbocca, continuando a proferire suppliche al Dio misericordioso che sta nei cieli stringendo forte il rosario al petto.
Seduto con una flebo accanto passa in rassegna tutti i dischi della sua vita ritornando ai tempi in cui, nonostante i problemi ricorrenti, la vita sembrava qualcosa per cui valesse la pena lottare, quando cantava a squarciagola suonando il basso in piccoli locali romani, quando non aveva bisogno che una cinquantenne bigotta gli desse da mangiare; quando non veniva chiamato signor Maurizio ma era il grande Maurice, bassista dei Bollocks Reminded.
Sposta lo sguardo spento ed opaco sul avambraccio destro ricoperto da una grossa E. tatuata intrecciata ad una M., ormai dai colori quasi del tutto sbiaditi...

Eloise.

Veniva da tutt’altro pianeta lei, con i suoi capelli lunghi e biondi fin sotto le spalle ed un piccolo naso alla francese; i suoi occhi grigi bagnati dalla pioggia si scontrarono con quelli castano dorato di Maurice, in un giorno d’autunno dei suoi ventinove anni.
Fu l’unica donna che ebbe mai amato; l’amò dalla prima pagliuzza chiaroscura dei suoi occhi grigi all’ultima efelide che le ricopriva la schiena, dalle sue unghie perennemente laccate di rosso, ai mocassini gialli che ostentava di continuo. L’amò terribilmente quando, durante l’inverno, si stringevano nel letto un po’ troppo piccolo per entrambi, con le mani umide intrecciate e gli poggiava i piedi freddi sopra le cosce, l’amò ancor di più quando, dopo sette anni di fidanzamento, rimase incinta del loro unico figlio.

Tic, toc, tic.

Il ticchettio asfissiante dell’orologio saturo di morte.
Morte che non lascia scampo, che tocca tutto ciò che gli si para di fronte, a volte quando la si aspetta, talvolta in modo fulmineo. La stessa morte che un giorno d’estate gli strappò via dalle sue mani quelle magre e lentigginose di Eloise in un incidente stradale, cancellando lei ed il figlio mai nato dalla sua vita.
 
- E’ contento signor Maurizio, non vede che il Signore misericordioso la sta aiutando a fare progressi? Riesce a masticare meglio ora!-
La voce della signora Anna arriva alle orecchie del anziano dallo sguardo vuoto come un eco sordo e lontano, la vista gli si annebbia e piccoli fiotti d’acqua tiepida gli cadono sui dorsi della mano.
 
Una birra, due birre, tre birre.
Un pacchetto di sigarette al giorno.
Camminava per le strade come un vagabondo in cerca di riparo, non stava mai a casa perché ogni angolo di essa era impregnata del ricordo degli occhi grigi di Eloise e del suo profumo di gelsomino.

Quattro birre, cinque birre.. guai con la polizia.
Ormai lo davano per spacciato, ormai dicevano che fosse irrecuperabile. Ormai nessuno cercava di tirarlo su dall’oblio di disperazione in cui era incappato, e tutti dicevano Ormai ma nessuno ci aveva mai provato.
La cinquantenne esce dalla stanza, senza degnare di un ulteriore sguardo il volto del vecchio bagnato d’acqua salata.

Tic, toc, tic, toc.

Era una brutta faccenda la morte ma Maurizio la desiderava come un tossico con una la sua dose di eroina ed attendeva il suo arrivo.
L’aspettava la mattina presto appena sveglio, nella flebo che gli stava accanto, nella brodaglia insipida di pranzo e la sera prima di andare a dormire. La cercava tra le trasmissioni politiche in televisione e i reality show, tra le canzoni commerciali trasmesse in radio, la scorgeva tra le pagine delle riviste di gossip della signora Anna, ma non arrivava mai.
Talora, però, si può evitare di aspettare la morte e tentare di andarle incontro. Bisogna solo aspettare un momento in cui lei si distragga un attimo, aggirarla abilmente e muoversi prima di lei.
 
Gli occhietti miele, accecati dalla pigrizia e dallo sconforto, si voltano con fatica verso la terrazza alle sue spalle. Lancia un’ultima occhiata ai dischi attaccati alla parete e con uno svelto movimento di mani fa girare la sua sedia a rotelle ed avanza arrancando verso la terrazza aperta, verso le braccia aperte della morte. Con il cuore in gola, annaspa, respira a fatica ed un’acre morsa gli si stringe in petto, ma poco importa al signor Maurizio, che continua imperterrito la traversata verso la morte, perché tra un po’ sarà..
..tutto finito  completa una voce estranea al suo interno.

Giunge alla piattaforma del balcone voltandosi lentamente, quasi fosse in slow motion come in quei vecchi film americani anni venti, la vista gli si annebbia nuovamente mentre guarda gli LP della sua vita, impregnati di tutta la sua giovinezza, di tutta la sua vitalità, della sapore zuccherino e dolce della vita con Eloise.
La voce rauca e aspra del settantenne fuoriesce dalle labbra sottili e screpolate come un sussurro impercettibile, voglio.. quella dolcezza.., dice.

Tic, toc, tic, toc.

Fa per buttarsi quando la figura minuta col vestito a fiori ed i capelli vaporosi lo raggiunge stringendo tra le dita il rosario in legno.
-Per l’amor di Dio, signor Maurizio! Che ci fa lì fuori?-
Con un fazzoletto asciuga velocemente il volto bagnato dell’anziano ed afferrando le maniglie della sedia a rotelle lo riconduce nella sua camera, di fronte alla tv, ancora accesa. Agguanta una piccola scodella di ceramica mescolandone con un cucchiaio il contenuto.
-Ha visto? Le ho portato il budino al cioccolato che le piace tanto!- Imbocca freneticamente il signor Maurizio, il sapore dolciastro della poltiglia al cacao gli s’intacca sul palato scivolandogli lentamente nell’esofago, unico sapore dolce in quella vita pregnata di amarezza.
 
Ed ingurgitando cucchiaiate di quel budino dal gusto nauseante con gli occhi nuovamente rapiti dal televisore il signor Maurizio, un tempo Maurice, il bassista dei Bollocks Reminded, dagli occhi vitrei color miele continua ad aspettare che la morte gli si ripresenti a braccia aperte e lo accolga in un gelido e soffocante abbraccio.
 
La morte la si può cercare, la si può aspettare, la si può osservare muoversi lentamente e radicarsi all’interno dei nostri corpi, la si può vedere mentre si scaglia con tutta la sua violenza sugli uomini.. ma non si può imbrogliare, non si può fregare.

Non si vince contro la morte.

 

  
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