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Autore: Blusshi    23/12/2012    2 recensioni
Estratto dal capitolo 1~
Kate- la fronte inondata di sudore- spingeva e gridava; percepiva i movimenti del bambino che si faceva strada nel canale del parto. Si augurò che andasse tutto bene e che finisse in fretta; si sentiva come una bambina spaventata anche se ormai, a venticinque anni e con due gemelli in arrivo più che imminente, una bambina non era più.
Sapeva che quella nascita stava presentando complicazioni: i dottori le stavano dicendo che il primo dei due bambini non riusciva a uscire e che di conseguenza l’altro stava soffrendo.
Ho fatto una scelta originale, narrando la storia dei due protagonisti a partire da un punto che in genere non viene scelto. Spero, davvero, di non doverla pagare troppo cara questa mia originalità :) ~ Blusshi
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: 17, 18, Altri, Dr. Gelo, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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E i bicchieri erano vuoti
e la bottiglia in pezzi
e il letto spalancato
e la porta sprangata
e tutte le stelle di vetro
della bellezza e della gioia
risplendevano nella polvere
della camera spazzata male
Ed io ubriaco morto
Ero un fuoco di gioia
E tu ubriaca viva nuda nelle mie braccia…
 
 
 
Era passato tanto tempo.
In teoria circa un anno e mezzo, in pratica cento.
Ormai temeva che persino le sensazioni avrebbero smesso di essere un ricordo ancora vivido.
Tutto quello che riusciva a fare era crogiolarsi nell’enorme vuoto che si sentiva dentro; era come un abisso che la risucchiava in basso, più forte di lei.
Sapeva che non c’era niente di più sbagliato e di più deprimente che piangere sul latte versato.
Se solo avesse dato retta ai pretendenti che si erano fatti avanti in tutti quei mesi, avrebbe almeno avuto qualcuno al suo fianco: ma ne valeva davvero la pena?
Il solo pensiero la ripugnava; nella sua mente c’era sempre lui, un chiodo fisso che non le dava mai pace.
Come avrebbe potuto trovare attraente, interessante qualsiasi altro uomo dopo aver avuto lui?
Era stato amore a prima vista. Aveva dovuto aspettare diciassette anni, ma da quando l’aveva incontrato lui era sempre stato il suo primo pensiero.
Le mancava da morire; le mancava la stretta delle sue braccia attorno ai suoi fianchi, le mancavano i baci sul collo e i morsettini affettuosi. Le mancava tutto, aveva bisogno di lui.
Si ricordava degli sguardi maligni e pieni di invidia delle sue amichette il giorno in cui gliel’aveva presentato: le venne da sorridere.
Ormai stava per compiere ventun anni.
 Le era capitata casualmente fra le mani una vecchia fotografia: ironia della sorte, mostrava quello che lei non voleva vedere.
Era una foto subacquea.
Si ricordò di quando lei ed Eric avevano deciso di passare un paio di settimane al mare per festeggiare il loro primo anno insieme. Si ricordava tutto, anche il viaggio in macchina con il sole in faccia e i bagagli che volavano a destra e a manca sul sedile posteriore. Erano stati dei giorni stupendi in cui finalmente aveva capito che aspettare tutto quel tempo ne era valsa la pena: quante volte aveva sospirato, considerando le sue amiche fortunate anche se i loro fidanzati erano brutti, stupidi o ignoranti.
Si ricordò della ragazza con la macchina subacquea: “Facci una foto!”
Lei ed Eric si erano tuffati nel mare, il loro bacio era stato lungo e tenero.
Carezzò la fotografia, osservandola in ogni minimo dettaglio: la sabbia bianca del fondale, l’acqua verde attorno ai loro corpi abbracciati, i capelli fluttuanti che si mischiavano nella luce rifratta dalla superficie dell’acqua; il costume a fiori hawaiani di lui, il proprio bikini rosa, le bollicine d’aria fra le labbra.
Carly se la strinse al cuore e pianse.
 “Amore mio…”
Ormai aveva perso le speranze: era più di un anno che lei, Kate e i detective cercavano Eric e Alice.
Lei si diceva in continuazione che doveva essere forte e non lasciarsi vincere dallo sconforto: doveva farlo almeno per Kate, che non perdeva mai la speranza che un giorno li avrebbe ritrovati.
Come facesse a possedere tutta quella forza, Carly non lo sapeva: vedeva che era provata, tutti l’avrebbero capito, ma non si arrendeva mai.
Aveva persino lanciato un appello in televisione, ricavandone solo dei complimenti  per la sua bellezza e per la sua tenacia.
Kate non sopportava i complimenti; continuava a dire di aver fallito, che una cagna sarebbe stata miglior madre di lei, che era tutta colpa sua.
Come non capirla? Anche se per Carly Kate era una donna straordinaria.
Solo vederla però la faceva morire di nostalgia: era troppo uguale a suo figlio, lo stesso viso e la stessa espressione,  gli occhi che l’avevano così colpita e i morbidi capelli neri in cui le piaceva tanto deporre baci erano la sua eredità.
Ma in fondo che colpa ne aveva?
“Mi sarei aspettata proprio di tutto, che mi scaricasse, che si stancasse: ma che morisse no, non avrei mai voluto neanche pensarlo” si diceva Carly fra le lacrime. Non voleva credere che lui fosse morto, ma era un pensiero sempre più distruttivo nel suo cuore afflitto.
Non poteva scappare dal ricordo di lui: era la prima cosa a cui pensava alla mattina appena sveglia, l’ultima che la visitava prima di dormire e anche nei sogni.
Si ricordava di quante volte si era fatta dei film mentali, correndo nel futuro: ogni volta che lui la teneva per mano o la baciava lei vedeva già la loro casa, si vedeva madre dei suoi bambini.
Le era venuto in mente, questo, quando una volta Eric le aveva mandato un messaggio che non avrebbe mai dimenticato:
Principessa
Ti amo ogni giorno di più, a differenza delle altre coppie che dopo un po’ si stufano.
Voglio sposarti, voglio dei figli con te!
Ti amo.
Lui diceva sempre che lei era la tenerezza fatta a persona.
Cosa avrebbe dato Carly per sentire ancora una volta la bocca di Eric sulla sua, per poterlo di nuovo  accogliere nel suo tenero corpo, permettergli ancora di accarezzarla prima di affondare dentro di lei con brusca delicatezza…e poi vederlo esausto che si addormentava con la testa sul suo grembo, svegliarsi e fare merenda; non chiedeva mica la Luna, loro due apprezzavano le piccole cose.
Le piaceva tantissimo anche quando andavano a fare dei giri in macchina che erano peggio di una giostra e al ritorno rimanevano insieme a guardare il tramonto; Carly aveva perso il conto di tutti i panini, i dolci e le porcherie che avevano mangiato seduti sul tetto della macchina.
“Meno male che tu mangi” le diceva lui, sempre con la bocca piena.
“Perché? Chi è che non mangia?”
“Mia sorella” diventava triste quando ne parlava.
Carly sgranava gli occhi: cos’aveva Alice che non andava? Era perfetta, anche se non era un fuscello fragile e patito; lei, semmai, che era di media statura e tendente al formoso, avrebbe avuto più da preoccuparsi, invece che dare retta ad Eric che la rimpinzava come un’oca all’ingrasso, non calcolando minimamente che Carly si era allargata a furia di mangiare come lui. Ma la verità era che non le importava niente: aveva il ragazzo dei suoi sogni, che l’amava così com’era: cos’avrebbe potuto importarle di un corpo un po’ più morbido? Al limite Eric sarebbe stato ancora più contento.
“Non mangia quasi niente…persino quando mia mamma ci porta a casa le cose che ci piacciono”.
“Ma non devi preoccuparti amore, magari non ne ha voglia e basta”.
Lui alzava la testa e sorrideva: “Non mi preoccupo mica: ce n’è di più per me!”
Carly aveva sempre apprezzato il fatto che lui non la facesse mai sentire inferiore alla sua gemella, anche se doveva esserle legato da dentro molto più di quanto lo fosse a lei. Però non gliel’aveva mai fatto pesare.
Cosa avrebbe dato pur di toccarlo, di parlargli, di dirgli quanto lo amasse?
Si ricordava di quanto le piacesse passargli le dita lungo la linea della mascella, sulle spalle larghe, la sporgenza sulla gola…le trovava così virili, così affascinanti!
E che bello era quando restavano distesi fianco a fianco, in silenzio, così vicini da riflettersi l’una negli occhi dell’altro; adesso Eric non c’era più.
“Perché il destino ci ha fatti incontrare?” si diceva Carly nelle giornate buie in cui si interrogava su cose profonde. Ma poi scuoteva la testa e respingeva quel pensiero, così futile e banale, una frase ad effetto per romanzi rosa adolescenziali.
Non doveva cadere in quel circolo vizioso, non si doveva permettere di dimenticarsi il valore di quei momenti trascorsi con lui.
Chissà cosa gli era successo, chissà se l’aveva pensata…prima di morire? Ormai non si chiedeva più se la stesse pensando nel presente.
Parlare di lui al passato e pensarlo come un ricordo erano per Carly una stilettata al cuore; lei non era Kate, aveva il diritto di non essere forte.
Quanti propositi si erano fatti! E ora era tutto finito.
Nei suoi sogni migliori lo immaginava fra le braccia di un bell’angelo che non era lei, poi si svegliava e piangeva.
   
 
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