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Autore: Keros_    23/12/2012    1 recensioni
[Daddy-Seblaine]
Dopo varie OS in stile Family ho deciso di fare una raccolta di cinquesei Oneshot piene di Fluff.
"Blaine rise tra se e se entrando nella camera da letto. Doveva immaginarselo, era tipico di Sebastian corrompere i figli in qualsiasi modo pur ti ottenere o mantenere qualcosa. Poi con Juliette le cose erano molto più che semplici, bastava un sorriso del padre per farla sciogliere e cadere al suo volere, questo ovviamente quando non si invertivano i ruoli ed era la bambina ad avere il controllo su di lui."
-Forchette contese e Glassa al cioccolato.
-Un pomeriggio coi Trucchi
-Super Sebastian (?)
-Mi scappa la pipì, papà.
-Tommy, ch'è successo?
-Papà Sebascian
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non si vede LOL







Papà Sebascian


"Blaine ti prego", provò Sebastian seguendo il marito per tutta la casa mentre questi raccattava indumenti qua e là da indossare prima d'uscire. "Farò di tutto, ma non puoi chiedermi questo"

Il moro si voltò verso di lui, un po' divertito e un po' incredulo, "Mi prendi in giro?"

"Non ti sto prendo in giro, sono serissimo. Ti prego"

"Sebastian mi spieghi perché non vuoi rimanere un paio d'ore in casa con nostra figlia?" Sebastian alzò le spalle, non sapendo bene cosa rispondere. Come faceva a dirgli che era terrorizzato all'idea di dover stare solo con una bambina di appena undici mesi?

"Non voglio starci e basta. Vado io a comprare i regali per i bambini," ma niente; Blaine era fermo sulla sua decisione. Scosse la testa e si diresse verso la porta con Sebastian alle calcagna. Aprì la porta e uscì indossando i guanti.

"Per favore"

"No."

"E se piange?"

 Blaine fece qualche passo in avanti, pendendo il viso di suo marito tra le mani, "Hai già due figli. Se ha fame le dai il latte, se ha sonno la metti nel letto, se ha freddo la copri, se vuole le coccole la stringi al petto e, se proprio non sai che fare, le accendi la televisione. Semplice no?"

"Allora perché non rimani tu con lei?" Chiese Sebastian contraendo la mascella in una smorfia.

"te l'ho già detto: devo comprare i regali. Dai, sarò qui tra qualche ora al massimo", Si alzò sulle punte per lasciargli un bacio a fior di labbra, che Sebastian ricambiò svogliatamente, poi si allontanò da lui diretto verso la macchina.

Restò un attimo davanti alla porta di casa a fissare il sedere del marito girare l'angolo, "La fa facile lui con quel bel culetto" mormorò tra sé e sé prima di richiudere la porta.

Si passò una mano sul viso stanco mentre si dirigeva in salotto dove Juliette urlava e si dimenava come una pazza. Correva barcollante per tutto il vano, urlando a squarcia gola sillabe e vocali, prendendo tra le mani fogli e colori come fossero lame, la coda di cavallo che sventolava a destra e a sinistra a seconda  dei suoi spostamenti.

Aveva sempre voluto una bambina, possibilmente di Blaine, con i capelli scuri, gli occhi color nocciola o caramello o verde prato, piccolina e adorabile. Invece aveva avuto Juliette che, anche se esteticamente esaudiva i suoi desideri, caratterialmente era del tutto l'opposto.

Lui si aspettava una bambina calma, dolce, che non piangeva mai che la lasciavi in un posto e li rimaneva; Invece Juliette era tutto il contrario: Piangeva la notte, urlava senza motivo, correva e salterellava per tutta la casa, rompeva ogni  tipo di giocattolo, se la lasciavi sola in un angolo dovevi avere il terrore di poterla non ritrovare più e riusciva persino a dare filo da torcere a Grant -Questo in realtà a Sebastian non dispiaceva.

L'unico capace di stargli vicino per più di dieci minuti senza avere una crisi di nervi quello era suo marito, anche se molto spesso era tentato dal prenderla e rinchiuderla dentro una gabbia*

"Apàà!!" Sebastian ebbe un colpo al cuore sentendo quella parola pronunciata male. Si sentiva chiamare papà tutti i giorni da Thomas e Grant, ma ancora non era abituato a sentirsi chiamare così da Juliette che parlava da quasi un mese.

"Si Juliette?" La bambina puntò con il ditino verso lo stereo posto sulla parete attrezzata dietro di lei e Sebastian capì; sbiancò in un attimo. No, lo stereo no. "E' rotto, non si può usare" Mentì spudoratamente  compiaciuto tra sé e sé per quell'impeccabile bugia. Se era rotto non si poteva mica usare.

Ma forse, quella bugia non fu poi così impeccabile, visto che pochi secondi dopo Juliette piangeva disparata, urlando e contorcendosi. Sebastian si avvicinò subito a lei, allungando le braccia per consolarla ma lei lo cacciò via, dimenandosi ancora di più.

"Juliette, non si può usare-"

Pianto disperato.

Sebastian sentì le i timpani sul punto di scoppiare, così fece l'unica cosa che un genitore autoritario avrebbe fatto: accese lo stereo.

La bambina si leccò le labbra bagnate di lacrime, si asciugò gli occhi e rivolse un ghigno al padre. Era anche manipolatrice, era un pianto finto. Sebastian restò con gli occhi sbarrati per un attimo, dove aveva imparato a recitare così bene?

Non trovando le parole adatte per esprimere il suo stupore restò zitto, immobile, mentre Juliette camminava barcollando per la stanza, muovendosi a ritmo di musica usando i colori come microfoni. La modestia durante le "esibizioni" di certo provenivano da Blaine.

"Papààà!"

"
Si?"

"acca" Rispose Juliette portandosi una manina alla bacca facendo finta che fosse un bicchiere. Sebastian annuì e uscì dalla stanza.

Si diresse in cucina e aprì il frigorifero; Estrasse una bottiglia d'acqua, poi i suoi occhi caddero su una confezione di succo di frutta. Li prese entrambi non sapendo bene cosa preferisse la figlia e ritornò in salone.

Per poco non gli venne un infarto: Juliette era in piedi sul divano intenta a cantare, avvicinandosi pericolosamente al limite dei cuscini. Poggiò le bevande sul tavolino in legno, la prese in tempo da sotto le ascelle prima che potesse cadere a terra.

La sistemò in piedi sul pavimento, sorrideva divertita. "Come hai fatto a salire la sopra se sei più bassa di un nano da giardino? Mi farai diventare matto."

La bambina scoppiò a ridere. Sebastian le scoccò uno sguardo di rimprovero, poi si accovacciò accanto a lei, afferrando dal tavolino il succo di frutta e l'acqua. Juliette si avventò subito verso il cartoncino del succo e Sebastian glielo porse.

"Piano" le raccomandò, vedendola bere senza prendere fiato. staccò la cannuccia dalle labbra e lo guardò con astio, poi si girò il succo tra le mani e lo premette forte.

Un attimo dopo il viso di Sebastian era ricoperto di liquido aranciato, si leccò le labbra con la lingua -almeno era buono- poi ignorò la voglia di mollarle uno bello schiaffo e si alzò in piedi, diretto verso il bagno.

Si sciacquò il viso con l'acqua e si asciugò con un panno bianco, ma l'odore di pesca era ancora lì; così decise di ridarsi un'altra sciacquata, 'stavolta usando pure il sapone.

Ritornando nel salone inciampò su uno scatolone pieno di roba natalizia ancora da sistemare in giro per casa. Senza nemmeno pensarci iniziò a disporre gli oggetti per tutta la cosa, dimenticandosi della piccola peste in salotto.


Quindici minuti dopo aveva già deposto tutti gli oggetti al loro posto, fatta eccezione per delle luci che, evidentemente, erano in più. Prese lo scatolo tra le mani e di diresse all'ingresso, pronto per lasciarlo lì, quando passando davanti al salone vide Juliette sdraiata a terra intenta a colorare sia il muro che il pavimento.

Abbandonò lo scatolo a terra e si diresse verso di lei, togliendole i colori dalle mani. Il labbro inferiore iniziò a tremolare ma lui la ammonì immediatamente con un: "Non attacca stavolta"; Ed era vero, preferiva un suo pianto isterico a una furente litigata con Blaine che l'avrebbero tenuto lontano da lui per giorni.

A quel punto Juliette riconquistò la sua aria divertita alzandosi in piedi. Sebastian non ci fece caso e afferrò l'involucro del succo di frutta magicamente rimasto a terra e la bottiglietta d'acqua e si diresse in cucina.

Ripose l'acqua in frigo e gettò l'involucro di cartone nella spazzatura, poi si sedette stremato. Allungò il collo in direzione del solone nell'attesa di sentire qualche rumore strano o qualche urla. Sentì Juliette cantare a squarcia gola; di conseguenza non stava combinando qualche danno.

Sebastian si rilassò, stiracchiandosi sul tavolo della cucina, forse poteva concedersi un pò di riposo; chiuse gli occhi restando sveglio. Sveglio, Svegli..,Sve.., Sv.., Sebastian si lasciò vincere dal sonno.

O almeno ci provò, visto che cinque minuti dopo un forte tonfo arrivò alle sue orecchie direttamente dal salone. Si alzò in piedi senza rendersene davvero conto e arrivò correndo al vano in questione.

L'albero di natale giaceva a terra insieme a palline in vetro, ormai frantumate, che lo rivestivano. La base dell'albero di natale legata con delle lucine di natale. Sebastian seguì con gli occhi quelle luci spente che percorrevano tutta la stanza e finivano.. arrotolate al corpo di Juliette. Ebbe l'impulso di ridere a ma si trattenne al pensiero di dover rimettere a posto tutto quel casino.

"Papààà! i ecchi?" domando la bambina tirando i fili che stingevano il corpo, con nessun risultato. Sebastian la guardò con un misto di rabbia, divertimento, noia  e affetto; Per un attimo il pensiero di lasciarla in quello stato gli attraversò la mente ma poi il suo buon senso ebbe la meglio.

Si accovacciò accanto a lei e la prese per le spalle, esaminando bene i fili e cercando il modo di liberarla senza tagliere nulla. Poi afferrò un pezzo di filo verde tra le mani e iniziò a comandare la figlia "Gira, Gira, Gira, aspetta che tolgo questo.. Alza il braccio, bene.. ora gira.."

Cinque minuti dopo sfortunatamente Juliette era di nuovo libera di muoversi liberamente e senza far nulla per ringraziare il padre o far altro di diresse davanti al divano e alzò le braccia al cielo. Sebastian alzò un sopracciglio, "Adesso non riesci più a salire?" ma la bambina non gli diede retta e restò ferma in quella posizione aspettando che il padre la prendesse in braccio.

Sebastian la mise sul divano poi si girò a guardare il resto della stanza, un disastro. Decise di mettere a posto prima dell'arrivo di Blaine o delle altre due pesti che avrebbero di sicuro peggiorato la situazione.

Stava raccogliendo i cocci delle palline di vetro quando Juliette ricominciò a piangere. In un primo momento Sebastian pensò volesse qualcosa ma poi si accorse che quel pianto non aveva niente a che vedere con quelli precedenti. Juliette aveva la "mala del sonno", Sebastian si alzò senza pensarci troppo e si avvicinò a lei, cercando di prenderla in braccio ma lei lo cacciò via accoccolandosi su se stessa.

"Vieni qui", le sussurrò dolcemente sedendosi sul davano accanto a lei, passandole una mano sulla schiena. Ma lei non si mosse. Quando aveva sonno e non riusciva ad addormentarsi, Juliette diventava ancora più intrattabile e irrequieta, non facendo avvicinare nessuno a lei se non Blaine.

 Ma in quel momento Sebastian si trovava da solo con lei e non poteva lasciarla a suo marito come faceva sempre. Così non la massima delicatezza la prese in braccio, lei, un po' riluttante, gli allacciò le braccia al collo sedendosi sulle sue gambe; dopo poco, però, ricominciò a piangere.

"Facciamo che mi sdraio?" Propose allora Sebastian sedendosi sul divano, sistemandosi meglio Juliette sull'addome.  Lei si accoccolò meglio, poggiando la testa sugli addominali del padre, disegnandogli delle piccole aspirali sul braccio destro e il petto.

Sebastian sorrise; Blaine aveva il vizio di unire i suoi nei con la punta delle dita mentre dormiva a petto nudo e di tracciargli spirali invisibili o disegni senza senso dopo aver fatto l'amore. Le sciolse la piccola coda accarezzandole i capelli scuri con qualche boccolo.

"Papà?", Juliette alzò di poco la testa, "uschio". Sebastian sbatté la palpebre cercando di capire cosa volesse dire quella parola senza senso, poi Juliette si portò un pollice alle labbra iniziando a succhiarlo; Sebastian fece mente locale, cercando di ricordare dove avesse messo il ciuccio.

Iniziò a tastare il divano,  lo trovò infondo in mezzo ai cuscini. Lo estrasse dall'involucro giallo a forma di orsacchiotto e lo avvicinò alla bocca della bambina; questa istintivamente aprì la bocca avvicinandosi al ciuccio ma Sebastian ritrasse la mano in dietro, guadagnandosi uno sguardo confuso.

"Di Sebastian e te lo do", Disse lui brandendo in aria il ciuccio. Lei lo guardò accigliata, poi scosse la testa. "Allora niente", fece per rimettere in ciuccio nella custodia quando il suo braccio venne fermato dalla manina della figlia. "Dai, di Papà Se-ba-sti- an"

"Apà" lei scosse la testa, "Papà Sce-aian" Il diretto interessato scoppiò a ridere, non poteva avere anche lei difficoltà con il suo nome. "Papà Sean" Sebastian scosse la testa per farle capire che aveva sbagliato e quel punto lei sembrò perderci le speranze. Scosse la testa con vigore e allungò le manina per prendere il ciuccio, ma Sebastian non ancora soddisfatto lo allontanò da lei; si aspettava già qualche pianto disperato, lacrime teatrali e altro, invece lei lo guardò impassibile.


Si mise a sedere sporgendosi di poco verso di lui, allungò le labbra in un sorriso senza denti fatta eccezione per l'incisivo destro, fece gli occhi da cucciolo sbattendo le palpebre; Sebastian rimase paralizzato a quella vista, era Blaine in miniatura versione femminile. Ancora incapace di dire o fare qualcosa guardò sua figlia chinarsi verso di lui per poggiargli le labbra sulla guancia sinistra per quello che doveva essere un bacio.

Poi con molta calma allungò le mani paffutelle al ciuccio, afferrandolo con decisione prima di portarlo alla bocca e accoccolarsi al suo petto. Sebastian gli passò una mano tra i capelli fissandola con ammirazione e stupore allo stesso tempo. Aveva usato lo stesso metodo di Blaine per metterlo nel sacco ma con fare più astuto.

Restò ad accarezzarle i capelli in silenzio, fin quando gli occhietti color verde prato di Juliette non si chiusero.




*



Blaine girò la chiave nella serratura entrando in casa con un sorriso e due buste piene di regali tra le mani, si chiuse la porta alle spalle con il tallone pronto a ritrovarsi le mani di Sebastian sui fianchi e la sua bocca sulla sua.

Niente, di Sebastian nessuna traccia in giro solo silenzio e buio assoluto. Guardò l'orologio e decise di andare a nascondere i pacchi visto che da li a pochi minuti Grant e Tom sarebbero ritornati da casa di Max, il loro vicino di casa.

Accese la luce e si diresse dritto su per le scale, non facendo per niente caso alle luci del salone. Una volta arrivato nello studio aprì l'anta scorrevole dell'armadio, sistemandoli nel punto più alto a cui arrivava. Poi costatò che, purtroppo, se fossero rimasti li sicuramente i suoi figli li avrebbero visti; li doveva mettere più in alto.. Ci voleva Sebastian, ma dov'era finito?

Chiuse l'armadio e scese le scale perlustrando i corridoi e le camere da letto, ora che ci pensava mancava pure Juliette all'appello. Dopo aver perlustrato il piano superiore decise di scendere a quello inferiore, entrò nella cucina ma lì, di loro due,  non c'era neanche l'ombra.

Si diresse verso il solone e.. Oh. Per poco la mascella non tocco terra: l'albero era sdraiato a terra, acceso; la stanza era nella penombra, cocci di vetro erano sparsi per tutto il vano e le luci di natale ricoprivano tutto il pavimento.

Si stava quasi per addentrare in quello che doveva essere il salone quando suonò il campanello. Lanciò un l'ultima occhiata al vano prima di dirigersi verso la porta di casa, non ebbe nemmeno il tempo d'aprirla del tutto che Grant e Thomas erano già entrati a casa e quest'ultimo gli stringeva le gambe.

"Ciao papà", Blaine gli lasciò un bacio tra i riccioli prima di miagolargli un "ciao" a sua volta, poi si alzò in piedi guardando l'altro figlio che si era già liberato dei  giubbotto e si stava dirigendo verso il salone. "Non si saluta?" Gli chiese retorico.

Questi alzò le spalle e girandosi per guardarlo disse "Ti ho già visto prima, che senso ha?"

"Affetto?" borbotto Blaine in risposta prendendo dalle mani di Thomas il giubbotto suo e di Grant per appenderli.

Thomas iniziò a correre seguendo Grant che ormai era entrato nel vano. "Sshh! Se la svegliate vi ammazzo," Blaine sentì la voce del marito provenire dalla stanza in cui erano entrati i figli, portandolo a fare una smorfia confusa. Lui nel salone non c'era già entrato?

"Perché, papà? che fa se la svegliamo?"

"possiamo salire anche noi nel divano?"

Blaine entrò a sua volta nel vano, stando fermo davanti alla soglia; sembrava non ci fosse nessuno, fatta eccezione per i due bambini. Si entrò ancora di più nella stanza e trovò Sebastian disteso sul divano con Juliette dormiente accoccolata al suo petto.

Non ci aveva fatto caso, ma dall'angolazione dell'entrata non si riusciva a vedere il divano. Si avvicinò ai suoi figli, scavalcando l'albero abbandonato a terra.

"Sei qui, non mi hai sentito entrare?", Sebastian fulminò con gli occhi Thomas che stava schiacciando le lampadine natalizie facendo rumore; Blaine intervenne prendendolo da una spalla e questi si buttò a capofitto davanti al divano.

"Ti ho sentito ma vedi", Sebastian indicò Juliette, "Non posso muovermi"

"Papà posso salire sul divano? Posso? Posso?" iniziò a chiedere Thomas con un tono un po' troppo alto.

"Si papà! Anch'io! Anch'io! Voglio mettermi come Juliette!" Si unì Grant saltellando davanti a Sebastian.

"Sshh! Non svegliatela, fate silenzio!" Cercò di calmarli Sebastian, ma era troppo tardi Juliette aveva già aperto gli occhi e, ora, se li stava strofinando con la manina. "Siete in punizione, entrambi"

"Sei anche tu in punizione, Sebastian, se non mi dici chi ha fatto questo casino", intervenne Blaine, guardando i bronci affiorare sul volto dei figli, e sapendo che poteva essere stata benissimo Juliette a comminare tutto quel casino.

"E' stata-"

"Apà Se-aian" Sebastian spalancò gli occhi, Blaine si avvicinò al divano accovacciandosi davanti a Juliette, in mezzo a Grant e Thomas anche loro incuriositi. Juliette, che sembrava incitata da tutte quelle attenzioni continuò: "Papà Seba-can"

Grant scoppiò a ridere al nome distorto del padre e Juliette sembrò offendersi e perdere l'entusiasmo accoccolandosi di nuovo al petto del padre. Thomas spinse il fratello a 'mo di rimproverarlo, Blaine lasciò un occhiataccia ad entrambi e poi si avvicinò alla figlia, sedendosi accanto al marito.

Le poggiò le braccia sulle spalle cercando di farla mettere seduta, lei lo accontentò, facendo mettere a sedere anche Sebastian.

"Juliette", esordì Blaine con un sorriso complice, "Mi dici chi ha combinato tutto questo disastro?"

Lei si sistemò meglio sulle gambe del padre, poi guardò uno per uno tutti i presenti prima di ripuntarlo sul viso di Blaine. "Papà Sebas-" scosse la testa e poi guardò Blaine per avere la sua approvazione. Dopo un sorriso incoraggiante e un cenno d'assenso Juliette continuò: "Papà Sebastisci-" Scosse la testa vigorosamente.

"Papà Sebascian" Disse in fine Juliette battendo le mani.

"Brava Tesoro" la elogiò Blaine battendogli le mani insieme a Sebastian.

Thomas e Grant guardavano la scena con disappunto, non capendo cosa ci fosse da applaudire tanto. L'aveva detto male, non si chiamava  papà Sebascian. Ma entrambi gli adulti sembravano non averlo notato; così entrambi rimasero con le braccia  lungo i fianchi.

Sebastian strinse in un abbraccio Juliette, baciandole le guance, con gli occhi lucidi dall'emozione; mentre Blaine li guardava pieni d'amore.

"Papà?" chiamarono in coro i due maschietti verso Blaine, in modo tale che solo lui li sentisse.

"Si?", chiese lui di rimando facendoli sedere sulle sue gambe.

"Perché siete così felici? Juliette l'ha detto male il nome di papà", gli fece notare Grant guardando incredulo l'altro padre e la sorella, ancora intenti a coccolarsi. "Si, perché papà è così felice? io lo dico  meglio il suo nome", continuò Thomas impappinandosi lui stesso con le parole.

Blaine non sapeva bene come rispondere alle domande dei figli, erano troppo piccoli per capire che non importava se il nome o la parola era pronunciata male, ma importava il fatto che ci aveva provato. E di certo non potevano capire la sensazione che si prova quando sei tu la prima parola o nome di tuo figlio.
Lui aveva provato quella sensazione con Thomas e non sapeva ancora bene come definirla; ma negli occhi di Sebastian, Blaine, leggeva qualcos'altro. Non era solo per il suo nome che era così felice.

"Papà Sebascian!", ripeté Juliette e  Blaine capì.

La luce in più che vedeva negli occhi di suo marito non c'era perché sua figlia avesse detto per primo il suo nome, ma perché l'aveva sbagliato e biascicato; ma proprio perché lo pronunciava proprio come lo diceva lui, Blaine, proprio perché lo chiamavano allo stesso modo: Sebascian.

Noticine della Mirma:

Anche se ci avevate sperato, purtroppo per voi (e la sanità mentale di Seb e Bla) Sono tornata\ricomparsa. In realtà non me ne sono mai andata visto che ho lavorato come un mulo da soma, sto lavorando a una Mini-long, quindi non ho avuto tempo da dedicare a questa raccolta. Sorry.

Questa Short non era in programma ma ieri pomeriggio ero ispirata e l'ho scritta, spero vi piaccia :3
In realtà doveva essere qualcosa di natalizio ma invece niente; il Natale proprio non mi cala quest'anno.

Beh, adesso avete scoperto come è nato il vero affiatamento tra Sebu e July e il motivo per cui lui la ama tanto. Se la chiamavo Blainina facevo prima ahahah

Buon Natale a tutti, da parte mia e di questa stramba famiglia

Love, 
 
Firma EFP  Keros_
   
 
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