Lo so. So che non dovrei
pubblicare questa storia… Perché non è completa (ma devo solo riordinare le
idee e scriverla) e perché ne ho due in corso che sono un po’ in alto mare (più
come tempo, però, che come idee. Non disperate XD). Ultimamente ho partecipato
ad un sacco di contest e ho quindi “abbandonato” un po’ il profilo di EFP… Ma
tornerò u.u soprattutto dopo gli esami, quindi verso fine gennaio, ma mi
metterò lì e scriverò e finirò tutto quello che devo finire, promesso u.u e
sapete che non sono parole a vanvera, perché anche se ogni tanto incespico ho
sempre portato a termine ogni mia long u.u
Bene, detto questo… Non so
che dire su questa storia XD non so neppure da dove nasca, boh, solo… Avevo
voglia di raccontarla =) Severus resterà sempre il mio personaggio preferito,
però qui il punto di vista è quello di Draco u.u non so perché… Boh! XD è
venuta così XD
Ovviamente tutto il primo
dialogo è ripreso dal libro u.u ci tengo a sottolinearlo… Il resto è inventato
da me u.u
Spero di avervi stuzzicato
almeno un po’ con questo prologo! =D
Fatemi sapere che ne pensate
=)
Buona lettura! =)
Prologo
Era
già un po’ che andava avanti quella tiritera.
“…
Non puoi permetterti degli errori, Draco, perché se vieni espulso…”
“Io
non c’entro niente, chiaro?” tentò di difendersi lui, nervoso.
“Spero
che tu stia dicendo la verità, perché è stato un tentativo goffo e sciocco
insieme. E tu ne sei già sospettato.”
“Chi
sospetta di me? Per l’ultima volta, non sono stato io, d’accordo! Quella Bell
deve aver avuto un nemico di cui nessuno sa nulla… Non mi guardi così! Lo so
cosa sta cercando di fare, non sono stupido, ma non funzionerà… Io la posso
fermare!”
Draco
si era esercitato molto con sua zia negli ultimi tempi. Con Bellatrix le strade
erano due: o imparavi in fretta o soccombevi. Spesso in modo doloroso.
E
per lui non c’era libertà maggiore che tenersi i propri pensieri, e non solo
per evitare che Silente o le sue spie capissero cos’aveva in mente. In realtà
passava le sue giornate fra il piano, la scuola e i momenti di sconforto,
quelli che gli pesavano maggiormente e di cui si vergognava anche un po’.
Non
voleva che nessuno lo vedesse in quelle condizioni.
“Ah…
Zia Bellatrix ti insegna Occlumanzia, vedo. Quali pensieri stai cercando di
nascondere al tuo signore, Draco?”
“Non
sto cercando di nascondere niente a lui,
è lei che non voglio che si
intrometta!”
“Allora
è per questo che mi eviti? Temi la mia interferenza? Ti rendi conto che se
chiunque altro avesse mancato di venire nel mio ufficio dopo che gli avevo
detto più volte di venire, Draco…”
“Allora
mi metta in punizione! Mi denunci a Silente!”
Il
suo tono era evidentemente ironico.
In
ogni caso Draco non aveva ancora inquadrato da che parte stesse veramente il
professor Piton. Insomma, lo vedeva partecipare a tutte le riunioni dei
Mangiamorte, lo sentiva dare indicazioni precise ed esaustive, elaborare piani,
macchinare… Ma conosceva anche Silente e sapeva che lui non si sarebbe fatto
fregare facilmente. Forse era vero che, come aveva sempre sostenuto suo padre,
il vecchio era ‘rimbambito’ e quindi più facile da prendere in giro?
Alla
fine si ricordava di come Piton odiasse Potter e quello bastava per fargli
credere che fosse veramente dalla loro. Ma allora perché non l’aveva preso,
rapito e portato dal Signore Oscuro? Avrebbe potuto farlo in un battito di
ciglia. Si sarebbe scoperto, certo, ma Lord Voldemort avrebbe avuto la sua
vendetta e poco importava perdere una spia nei ranghi nemici di fronte alla
possibilità di uccidere il Bambino-che-è-sopravvissuto… O no?
“Sai
benissimo che non desidero fare alcuna delle due cose.”
“Allora
la smetta di dirmi di venire nel suo ufficio!”
“Ascoltami,
io sto cercando di aiutarti. Ho giurato a tua madre che ti avrei protetto. Ho
stretto il Voto Infrangibile, Draco…”
“Pare
che dovrà infrangerlo, allora, perché io non ho bisogno della sua protezione!
E’ la mia missione, lui l’ha affidata a me e io la sto portando a compimento.
Ho un piano e funzionerà, ci vuole solo un po’ più di tempo di quanto
pensassi!”
“Qual
è il tuo piano?”
“Non
sono affari suoi!”
“Se
mi dici cosa stai cercando di fare, posso aiutarti…”
“Ho
tutto l’aiuto che mi serve, grazie, non sono solo!”
“Stasera
eri solo, cosa estremamente stupida, vagare per i corridoi senza sentinelle o
retroguardia. Questo sono errori elementari…”
“Avrei
avuto Tiger e Goyle se lei non li avesse puniti!”
“Abbassa
la voce! Se i tuoi amici Tiger e Goyle questa volta intendono passare il G. U.
F. O. di Difesa Contro le Arti Oscure,
devono studiare un po’ di più di quanto non facciano al mo…”
“Che
importanza ha? Difesa contro le Arti Oscure… E’ tutto uno scherzo, no, una
messinscena! Come se noi avessimo bisogno di una protezione contro le Arti
Oscure…”
“E’
una messinscena cruciale per ottenere il successo, Draco! Dove credi che sarei
stato io in tutti questi anni, se non avessi saputo fingere? Adesso
ascoltami!Sei imprudente, a vagare così di notte, a farti sorprendere, se pensi
di poterti fidare di assistenti come Tiger e Goyle…”
“Non
sono i soli, ho altra gente dalla mia, gente migliore!”
“Allora
perché non mi confidi tutto? Io posso…”
“Lo
so che cos’ha in mente! Vuole rubarmi la gloria!”
Ecco
un altro punto dolente. Suo padre era in prigione e Lord Voldemort aveva eletto
come suo nuovo favorito proprio Severus Piton. Accidenti! Aveva detto la frase
con rabbia e, forse, non la pensava davvero. Ma il Signore Oscuro viveva a casa
loro, mangiava alla loro tavola, faceva entrare e uscire gente a piacimento e
si comportava come se fosse lui il padrone. E anche se Draco era consapevole di
essere appena agli inizi della sua carriera da Mangiamorte – e ne era anche
molto, molto, molto spaventato, perché la realtà era ben diversa da come gli
era sempre stata prospettata – e sapeva di non poter diventare subito il
preferito di Voldemort… No, neppure ci teneva.
Era
già abbastanza dura così, ad essere costretto a compiti ingrati e più gravosi
di quanto si aspettasse, a missioni più grandi di lui e a dover punire
prigionieri per il puro piacere di quell’essere che gli faceva quasi ribrezzo.
Ma
non l’avrebbe mai ammesso, quindi si trincerava dietro a quelle parole che
suonavano tremendamente come un capriccio.
E
infatti…
“Parli
come un bambino. Capisco che la cattura e la prigionia di tuo padre ti abbiano
sconvolto, ma…”
Non
voleva parlarne.
Draco
uscì di fretta dall’aula e si diresse verso i dormitori. Sperò che il professor
Piton non lo seguisse e si sentì sollevato nel non sentire i passi dietro di
sé.
Era
quasi giunto alle segrete quando lui sbucò da dietro l’angolo e gli bloccò
l’accesso alla Sala Comune. Evidentemente aveva usato un passaggio segreto di
cui ignorava l’esistenza.
“Non
ho più niente da dirle, professore.” sbottò, irritato. Se avesse osato
insistere al diavolo la disciplina e la formalità: gliene avrebbe cantate quattro.
“Invece
io credo che dovresti.” rispose l’uomo, senza aver alcuna intenzione di cedere.
“Ma
insomma, si può sapere cosa vuole da me?! Mi lasci in pace, so badare a me
stesso!”
“Ma
io posso aiutar…”
“Non
lo dica! Non lo dica, perché più lo dice più mi sembra un’inutile e patetico tentativo
di estorcermi qualche informazione!”
“Non
è assolutamente mia intenz…”
“E
poi che farà, lo dirà a Silente?! Forse zia Bellatrix ha ragione a dubitare di
lei e della sua lealtà!”
In
quel momento neanche Draco si sentiva esattamente ‘leale’: era più costretto in
una missione che non voleva. Costretto dietro la minaccia che potesse succedere
qualcosa alla sua famiglia…
Ma
era più facile prendersela con qualcun altro, e riversare la rabbia…
Gli
occhi di Piton si fecero duri.
“Ho
già discusso il punto con tua zia e non intendo ripetermi. Il Signore Oscuro si
fida di me.”
“Anche
Silente si fida di lei!”
“Però
non è Silente che intendo ser…”
“Certo!
Perché Silente non lo porterà mai alla gloria, vero?! Resterà sempre e solo un
umile insegnate!”
“Stai
vaneggiando, Draco.”
Lo
sguardo sempre più duro.
Ma
Draco aveva ormai iniziato e non aveva più alcuna intenzione di fermarsi.
“Invece
accanto al Signore Oscuro potrà ricoprire cariche di prestigio! Non solo si è
premunito di screditare mio padre – senza neppure sporcarsi le mani nella
battaglia del Ministero! – ma ora cerca di usurpare il suo posto! Le sue
motivazioni sono viscide come quelle di chiunque altro!”
A
quel punto successe una cosa che lo sorprese.
Severus
Piton perse il suo proverbiale autocontrollo.
Forse,
rifletté Draco mentre l’uomo lo sbatteva contro il freddo muro di pietra, anche
lui si trovava in una posizione difficile ed era stanco di eseguire
impeccabilmente ordini assurdi senza potersi sfogare in alcun modo.
C’era
chi piangeva, come era successo anche a lui in momenti più neri.
C’era
chi gridava e lanciava accuse, come aveva appena fatto.
E
c’era chi ti immobilizzava al muro, alla Babbana,
solo per guardarti in faccia e urlarti che non avevi davvero capito niente.
Draco
lo lasciò fare: un po’ aveva compreso il suo desiderio di sfogarsi e un po’, in
fondo, sapeva che il professore non gli avrebbe fatto male davvero.
Quello
che non si aspettava fu il lampo di dolore intenso negli occhi dell’uomo.
Dolore.
“Tu
non sai niente – NIENTE! – delle mie motivazioni!” gridò il professor Piton.
E
poi basta.
Severus
Piton forse si rese conto di aver fatto una sciocchezza. Lasciò andare le vesti
del suo alunno, come scottato, e se ne andò a passo svelto verso le sue stanze.
Draco
non diede molta importanza alla cosa, sul momento.
Ma
qualche mese più tardi non poté far altro che ripensarci e realizzare come
tutti fossero stati dannatamente stupidi nel giudicarlo.