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Autore: shit    24/12/2012    8 recensioni
-Perché non ammetti che sei innamorata di me?!- strinsi le mani a pugni sul tavolo, mentre lo guardavo in cagnesco.
-Io non mi innamoro mai.- dissi, cercando di essere calma invano.
-Lo dicesti anche quel giorno in treno, ma non ci credo. Non ti credo.-
-Mi stai forse sfidando, Harold?- vedevo un luccichio nei suoi occhi.
-Forse.- aggiunse sorridendo.
Annuì scocciata, mentre mi alzai dalla sedia avvicinandomi a lui. Proprio quello che successe quel giorno in treno. -Che vuoi?-
Si alzò a sua volta sovrastandomi nel suo metro e ottanta. -Baciami sotto il vischio.-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Under the mistletoe -

If I were to kiss you then go to hell, I would. 
So then I can brag with the devils I saw heaven without ever entering it.
- W. Shakespeare.

 

 


I lost my way oh baby this stray heart went to another, can you recover baby?
Oh you’re the only one that I’m dreamin’ of your precious heart
was torn apart by me and you, you’re not alone.
Oh oh, and now I’m where I belong, we’re not alone.
Oh oh, I’ll hold your heart and never let go.

 
 
 
Una ghiacciata folata di vento mi divorò.
Portai le mani alle labbra e iniziai a soffiare all’interno per poterle riscaldare.
Piccole nuvolette bianche, al mio soffio, alleggiarono nell’aria, insieme a quel frastuono di treni sui binari.
Espirai di nuovo, rumorosamente, mentre riportavo le mani nelle tasche del mio piumino.
Avrei potuto scommettere di avere il tipico aspetto di una bambola di porcellana ghiacciata fin troppo coperta. Ormai avevo il naso completamente fuori uso, nonostante cercassi di coprirlo con tutte le mie forze con la sciarpa. Cercavo di nascondere il viso dalle intemperie lasciando che il mio cappello di lana coprisse metà fronte, lasciando scoperto solo gli occhi che guardavano avidi quel posto.
La stazione del Cheshire non era mai stata più bella. Non avrei mai nascosto a nessuno il mio profondo amore per i treni, perché avrei dovuto? La verità era che ogni volta che avevo un dubbio, una paura, salivo su e tutto passava.
Ancora non riuscivo a spiegarmi il motivo, ma era così ormai da quando ero piccola.
In quel preciso istante non c’era un motivo ben preciso per cui fossi lì, semplicemente mi andava di farlo. Mi tranquillizzava.
Era quasi del tutto vuota. Ma secondo te, ingenua Amanda, chi poteva esserci nel primo pomeriggio di una giornata così fredda come questa se non solo e soltanto te?
Era del tutto imbiancata, segno che il Natale fosse alle porte.
Amavo l’inverno, era uno dei migliori momenti per potersi accoccolare davanti al camino e divorare un libro, oppure per guardare un film in compagnia di un’inseparabile cioccolata calda, o semplicemente per avere un valido motivo per poter abbracciare qualcuno. Anche se di quel qualcuno ancora non c’era traccia.
Un fischio inondò le mie orecchie, benché fossero ben coperte, e ciò mi ricordò che il treno stava arrivando. Così mi rialzai dalla mia posizione, lasciando la mia panchina (già, ormai era diventata mia) iniziando a sgranchirmi le gambe.
Dannata me che avevo indossato gli stivali, sapevo già che a momenti si sarebbero staccate le dieci dita dei piedi, ormai congelate. Iniziai a saltellare sul posto lasciando numerose impronte sul terreno innevato, mentre mi guardavo intorno, ma del treno in arrivo non c’era traccia.
Non potei fare a meno di notare però che in lontananza, ovvero al capo opposto al mio, c’era un ragazzo, un ragazzo riccio al telefono. Sbuffava infastidito, mentre con la mano destra gesticolava. Doveva essere un dibattito molto acceso quello che stava avendo.
Era di profilo. Potevo vedere come i suoi pantaloni, forse un po’ troppo larghi, gli strusciassero contro la pelle a causa del forte vento e come lui con la mano libera stringesse la sciarpa sul collo. La giacca di pelle aperta, forse non adatta al periodo, ricadeva a pennello sul suo corpo immacolato, da cui sbucava un dolce vita verde.
Portò la mano sinistra dal collo ai capelli, per poi riportarla nella tasca delle giacca e girarsi di fronte a me. Per un attimo pensai si fosse reso conto che lo stessi spiando, ma mi sbagliai.
Il suo sguardo era diretto al vuoto mentre cercava di ascoltare la voce all’altoparlante. Chiuse velocemente la telefonata, mentre con un movimento veloce del collo si rassicurò del fatto che il treno dovesse ancora arrivare e attraversò i binari in fretta e furia, mentre io non riuscì a non trattenere uno sbuffo di dissenso.
-Ehi!- poteva farsi male quello lì. Schiacciai meglio sul capo il cappello bianco, stando attenta alle ciocche castane che fuoriuscivano. Sentivo la sciarpa abbandonare la mia salda presa, mentre mi avvicinavo. -Potevi farti male! Stai bene?-
Una volta salito il gradino, si guardò intorno in cerca di colei che aveva parlato, per poi trovarmi mentre tenevo ancora lo sguardo accusatore su di lui. -Senti, non è giornata.- si limitò a dire, scompigliandosi i capelli.
Sbuffai risentita, mentre all’unisono uno sbuffò di vapore mi ricordò il perché fossi lì.
‘Sei qui per rilassarti, Amy.’ Mi ripetei. Lasciai correre lo sguardo da quel presuntuoso ragazzo riccioluto al mio amato treno.
Il treno, coperto da un manto di neve, si avvicinò pian piano riscaldando l’aria col suo insulso vapore. Avrei tanto voluto toccarlo, era sciocco pensare solamente di poterlo fare, ma era uno dei miei più grandi desideri, dopo quello di aver visitato tutto il mondo naturalmente.
Ho sempre pensato che i miei occhi verdi giorno dopo giorno divoreranno il mondo, staccando un ‘morso’ ad ogni singolo paese che visiterò per poi attaccarlo con un po’ di scotch al mio cuore e renderlo mio, finché un giorno avrò il cuore così grande e pieno da non riuscire più a farne a meno.
Il treno si fermò e con un’ultima spinta salì per le scale non appena le ante si aprirono. Non lasciai neanche il tempo che si spegnessero i motori, e corsi per i corridoi alla ricerca del posto giusto. La seconda regola per fare un buon e rilassante viaggio era proprio quella di trovare il posto giusto, e se non quello in una carrozza riservata?
Mi fiondai nella prima che trovai libera. Inutile dire che il treno diretto a King’s Cross, alla mia amata Londra fosse strapieno, e fu forse una fortuna trovare della sana privacy in uno scompartimento vuoto. Mi fiondai sulla poltroncina vicino alla finestra in attesa che quello sferragliare delle ruote sui binari e il mio amato ciuf ciuf che mi rimetteva in moto il cuore, iniziasse. Sì, amavo i treni.
-Ehm, posso?- irruppe una voce tra i miei pensieri. -Scusami ma tutti i posti sono occupati.- era il ricciolino di poco fa. Piegai le labbra in una smorfia. Quel vagone doveva essere solo mio, non avevo alcuna intenzione di dividerlo con qualcuno, specialmente se quel qualcuno era una persona che ti aveva letteralmente mandato a quel paese dopo che avevi cercato di aiutarla.
-Sì.- sussurrai, malvolentieri.
Lui mi sorrise riconoscente, prendendo posto davanti a me. Ah, ora era felice? Non era una brutta giornata per lui?! Ricambiai il sorriso ironicamente.
Bene, dal Cheshire a Londra erano quasi due ore di viaggio, quindi era meglio che mi armassi di pazienza. Sarebbe stato un lungo viaggio in compagnia di quello lì.
Per fortuna che avevo il vizio di portare con me sempre un libro di riserva per non rimanere mai a corto. Questa volta avevo Romeo e Giulietta con me. Lo avrei riletto per la milionesima volta, ma fa niente. Meno tempo passavo con quello, più velocemente il tempo sarebbe passato.
Dopo svariati minuti di silenzio, mentre io ero arrivata alla scena del ballo, una delle mie scene preferite sottolineiamo, qualcuno tossicchiò imbarazzato, ma feci finta di niente continuando la mia lettura.
Non riuscì neanche a riposizionare lo sguardo sull’ultima riga quando eccolo di nuovo tossicchiare. Inarcai un sopracciglio, ignorandolo anche questa volta.
Dopo il suo quinto ‘ehm ehm’, decisi che era meglio farla finita.
Abbassai il libro giusto quanto bastava per far trapelare il mio sguardo e incenerirlo. Deglutì. -Ti serve una pastiglia, per caso?- dissi, cercando di essere il più tagliente possibile. Lui mi sorrise sghembo, felice di aver catturato la mia attenzione.
-No. Volevo solo dirti che mi chiamo Harold, ma tutti i miei amici mi chiamano Harry. Quindi piacere, io sono Harry.- strinsi gli occhi in due fessure.
Lui aveva interrotto la mia lettura per questo insignificante dettaglio?! Lo avrei voluto prendere a sberle e rovinare quel bel faccino angelico che si ritrovava.
‘Amanda per favore, calma. Quando il treno si fermerà non vedrai più questo insetto, quindi calmati. Respira.’ Mi ripetevo.
Inarcai le sopracciglia, sbattendo le palpebre, mentre le mie labbra formavano una linea retta. -Piacere.- sussurrai, per poi rialzare il libro e ritornare alla mia lettura.
-E non mi dici neanche come ti chiami?- rispose subito lui, non lasciandomi neanche il tempo di ritrovare il rigo dov’ero arrivata. Lo ignorai.
Il miglior disprezzo è la non curanza. Mi ripetei.
-Non dirmi che ce l’hai con me per quel malinteso che abbiamo avuto in stazione?!- strepitò dopo poco. Lo ignorai ancora.-Eppure mi sembravi una tipa a posto, e invece sei una permalosona che se ne sta sempre per le sue.-
Mi stava forse provocando? Perdeva il suo tempo.
-Eri alla stazione di Cheshire, di quale paesino sei? Io di Holmes Chapel.- continuò costringendomi a sgranare gli occhi. Era del mio stesso paese.
O Zeus, cosa avevo fatto di male per meritarmi tutto questo?!
Cercai di ricompormi, facendo in modo che questo non passasse come un movimento brusco e nervoso, ma invano. Il riccio chiamatosi Harry era molto scaltro e notò anche questo.
-Non dirmi che anche tu sei di lì?- sembrava stesse conversando da solo.
Mi stava dando sui nervi quel ragazzo, gli avrei dato una rispostaccia che si sarebbe ricordato per il resto della sua esistenza, se non avesse chiuso la bocca da lì a cinque minuti.
-Non fare la timida, e dai rispondi!- rimasi muta come un pesce, anzi mi mossi poggiando i piedi sul sedile di fianco al mio con l’aria di chi si sta rilassando. In parte era quello che cercavo di fare.
-Ah già, dimenticavo che chi legge questo genere di libri a Natale deve essere particolarmente solo.- disse tagliente.
Ecco, questo intendevo quando parlavo che mi sarebbe bastata una goccia a far traboccare quel vaso già traballante.
-Scusami?!- chiesi scettica, portando lo sguardo sul suo viso vittorioso.
-Romeo e Giulietta. Solo le zitelle che hanno bisogno di affetto leggono questo libro sognando tutte queste attenzioni.- continuò. -Non è forse così, baby?-
Mi aveva davvero chiamata baby? BABY?!
-SCUSAMI?!- questa volta alzai la voce. Nessuno e dico nessuno aveva il diritto, il permesso di chiamarmi baby. Ero forse una bambola io?! Non mi sembrava proprio.
Lui non rispose in attesa che continuassi.
-Chiami la tua fidanzata baby, non me, ok Harold?- utilizzai il suo nome completo. Non ero sua amica e quindi non potevo, e non volevo, chiamarlo Harry.
-Ti da così fastidio essere affibbiata a tale nomignolo, eh baby?- sottolineò di nuovo quella parola. Santa, dannata, inutile, mediocre, dolce, cara, stupida, infantile e ipocrita pazienza!
-Senti, chiamami un’altra volta baby e ti sputo in un occhio, ok?- dissi, sorridendo mielosa cercando di far arrivare chiaro il concetto.
-Baby, sei troppo permalosa e prendi le cose troppo seriamente. Keep calm.- aveva davvero detto Keep Calm a me? A ME?! Ma se era lui che non mi dava tregua?!
Era davvero troppo. Chiusi il libro con un gesto secco della mano.
-Smettila con questa falsa e dimmi cosa vuoi.-
-Voglio sapere il tuo nome.- era forse un sorriso soddisfatto quello che aveva sul viso?
-Amanda, contento?- risposi paziente.
-Ma gli amici ti chiamano Amy, giusto?- era un autoinvito a chiamarmi con quel soprannome? No, non credo.
-Sì, gli amici.-dio, quanto ero malefica.Chissà se era così snervante anche con gli amici. Un momento, un attimo prima di salire sul treno stava litigando con qualcuno al telefono.
-Io sono tuo amico.- sbottò.
-Sì certo. Dillo al tizio con cui stavi litigando al telefono!- sbottai senza rendermene conto. Capì di aver parlato troppo quando vidi i suoi occhi diventare lucidi e privarsi della loro malizia. Solo in quell’istante notai di avere davanti un bel ragazzo dagli occhi verdi. Rimasi quasi affascinata da quegli occhi lontani e confusi.
-Ehi, e tu che ne sai?!- scattò, avvicinandosi, rimanendo sulla punta della sedia. I suoi occhi prima maliziosi, poi confusi, ora erano furiosi. Ma sempre meravigliosi.
-Non ho potuto fare a meno di notarlo alla stazione. Eri agitato e poi mi ha risposto anche male quando ti ho chiesto come stavi.- risposi netta. Ero addolcita, questa era la verità.
Rimase lì a dondolarsi, mentre con ancora il suo sguardo furioso stava decidendo se credermi o meno. Poi i suoi occhi pian piano cambiarono di nuovo forma e notai che stavano diventando malinconici, stanchi. Ero affascinata da tutte quelle sfumature che ero riuscita a cogliere.
-Scusa, ma è un tasto dolente.- e si rivolse al finestrino.
-Posso esserti d’aiuto?- chiesi. Mi sembrava l’unico modo per chiedergli scusa. Io e la mia stupida boccaccia.
-Strano, fino a pochi minuti fa volevi sputarmi in un occhio.- rispose malizioso, guardandomi con la coda dell’occhio.
Risi mortificata, mordicchiandomi le labbra. Sì, sapevo essere davvero volgare a volte. Ma ce lo aveva voluto, ecco.
-Non era un mio amico. Era la mia ragazza.- mi spiegò con semplicità. -Lei non la pensa al mio stesso modo, e stavamo litigando su i Beatles, pensa. - iniziò a ridere senza un motivo valido. -Devo andare a Londra perché devo incontrare un tizio che mi vende degli oggetti rarissimi su di loro.- aveva gli occhi che gli luccicavano. -Lei pensa che i Beatles siano stupidi, inutili. Ma loro hanno segnato la mia vita, mi hanno aiutato a crescere e a superare anche il periodo in cui i miei divorziarono- perché mi stava raccontando tutto questo? -e odio quando dice cose cattive su di loro. Sono importanti per me. Non ti piacciono? Non li criticare. Accettami per quello che sono e per le cose che amo. Le cose brutte che dice a loro è come se le dicesse a me. E’ come se fossero al mio fianco, capisci?- avrei dovuto forse?
Annuì leggermente, confusa da quello scambio di rivelazioni. Amavo anche io i Beatles, e odiavo quando la gente li criticava, ma non mi sembrava un buon motivo per litigare, soprattutto con la persona che si ama. C’era dell’altro forse?
-E poi odio il modo in cui veste, sempre con minigonna e tacchi alti. Non capirò mai il motivo per cui si trucca tanto, è così bella al naturale.- fissava il vuoto. Alla mia domanda una risposta.
Mi rimisi di nuovo composta e appoggia un braccio sul bracciolo e poi la mano sotto il mento per ascoltare più comodamente. Ero così avida di sapere.
-Se la ami dovresti accettarla così com’è.- risposi di nuovo senza pensare. Dannazione Amy, quella bocca te la devi cucire!
-Ma io non la amo, lo so.- rispose con semplicità. Un sorriso mi si dipinse sul viso. Quel ragazzo era strano, questo era certo. -Io e lei ci siamo messi insieme durante il ballo, e diciamo che ormai mi ci sono abituato ad averla tra i piedi. L’avevo invitata solo per fare bella figura davanti ai miei amici. Essere al ballo con il capitano delle cheerleaders è una cosa che rende fighi.- annuì, con fare ironico. Lo notò.
-Sai, avrei tanto voluto invitare un tipo come te: semplice e schietto.- continuò ridendo, mentre sentivo il mio viso avvampare. -Qualcuno in jeans e maglietta, e con solo un accenno di trucco, anche se inutile a mio parere.- mi sentivo scoperta in quell’istante, e i miei jeans mi sembravano dannatamente inadatti. -E che non abbia paura di indossare un cappello solo perché potrebbero rovinarsi i capelli. Oppure vergognarsi di non avere lo smalto, ma anzi mostrare orgogliosa le sue unghia mangiucchiate.- strinsi d’istinto le mie mani rovinate a pugno, nascondendole nelle tasche della felpa. Ma chi era questo e cosa voleva da me?!  -Ma dove sei stata per tutto questo tempo?- ripeté come una vecchia frase da film, avvicinando il viso a me.
Mi allontanai, appiattendomi contro il sedile. Questo era il colmo. -Ehi bello, calmati. Solo perché ti ho ascoltato, non vuol dire che hai il permesso di provarci con me!- mi ripresi. Ero divertita in realtà. Non avevo mai ricevuto questo genere di attenzioni.
Rise, mostrando i denti. Aveva dei meravigliosi incisivi, ed inoltre notai delle deliziose fossette crearsi. -Ma potremmo diventare amici, vero?-
-Può darsi Harold. Può darsi.- sorrisi ironica.
-Ti avviso, potresti innamorarti di me, dolcezza.- aggiunse con strafottenza.
Sorrisi amaramente a quelle parole. -Io non mi innamoro mai, mi dispiace.-
                                
 
 

I said thousand times and now a thousand one we’ll never part,
I’ll never stray again from you.
This dog is destined for a home to your heart.
We’ll never part I’ll never stray again from you, you’re not alone.
Oh oh and now I’m where I belong, we’re not alone.
Oh oh, I’ll hold your heart and never let go.
 

 
 
-Let is snow, let is snow, let is snow!- canticchiava Harold. -Su, Amy non farti pregare. Canta con me!- prese le mie mani e iniziammo a girare vorticosamente sui pattini sulla pista ghiacciata.
Era la vigilia di Natale e gli era venuta la brillante idea di andare a pattinare.
Erano ormai passati due anni dal nostro fatidico incontro in treno, e da lì io ed Harry eravamo diventati inseparabili. Eravamo diversi, ma ci volevamo bene.
Io per quanto non volessi ammetterlo dovevo tanto a quella testa di cazzo, e lui doveva molto a me visto che lo sopportavo giorno dopo giorno.
Avevamo scoperto di non essere neanche troppo distanti da casa, anzi potevo considerarci quasi vicini. Incredibile che non lo avessi mai incontrato in questi anni.
Eravamo due calamite che mai come prima, strana la natura, per quanto si respingessero erano attratte tra di loro e non riuscivano a fare a meno dell’altra. Eravamo due pezzi di puzzle che si incastravano alla perfezione. Eravamo come il pane e la nutella. Ho reso chiaro il concetto? La verità era che lui mi faceva stare bene. Quando ero con lui le mie infinite e dannate imperfezioni, sembravano lontane e sminuire. I miei limiti erano nulla, io potevo spingermi oltre senza paura di essere giudicata. I miei difetti erano smussati con dolcezza e la mia acidità con lui era quasi periodica, ma con un pizzico di originalità riservata solo e solamente a lui.
-Harold, cadremo!- urlai, mentre giravamo ancora. Era un pazzo, un pazzo. Ma tutte quelle dannate follie che mi costringeva a fare le avrei rifatte solo e solamente con lui.
-Prova a fermarmi, Amy!- rideva e io non riuscivo a fare a meno di ammirare quelle fossette che mi cambiavano la giornata.
Era stato con un paio di ragazze dopo quella cheerleader, ma nulla di serio. Non mi aveva mai messo da parte, trovava sempre il tempo per me.
Quando finalmente ci fermammo, mi appoggiai alle sue spalle possenti chiedendo aiuto. -Gira tutto!- piagnucolavo. Lui di risposta rise, per poi prendermi le mani e trascinarmi con sé.
Rimanemmo così per un po’, mano nella mano a pattinare in tondo, intorno al grande albero di Natale che erigeva al centro della pista.
-Andiamo a bere una bella cioccolata calda?- chiesi io, quando iniziai a sentirmi meglio. Lui annuì dolce, mentre sempre tenendomi per mano mi trascinò fino all’uscita. Mi aiutò a scavalcare l’insegna e a sfilare i pattini, visto che scivolai col sedere nella neve.
Dal tanto ridere cadde anche lui al mio fianco. -Bell’amico che ho. Grazie Harold.- dissi, fingendomi offesa.
-Pago io, dai.- sussurrò una volta arrivati alla porta del bar, asciugandosi con la mano destra una lacrima.
-E’ il minimo.- dissi maliziosa, togliendo il cappello una volta dentro.
Ora sì che si stava al caldo. Era così dannatamente accogliente quel posto.
Sfilai in fretta e furia il giubbotto, prendendo posto al tavolino vicino al caminetto addobbato, mentre Harry ordinava le due cioccolate calde. Sfilai i guanti e avvicinai le mani al fuoco, sentendole tremare.
-Certo che hai preso uno strano posto.- sussurrò dopo un po’ con le due cioccolate fumanti in mano. Avrei potuto giurare di vedere le sue guance arrossare.
Presi subito posto e di dedicai alla mia cioccolata.
-Perché scusa?- chiesi subito.
Lui alzò lo sguardo su di me, poi strabuzzò gli occhi e ridendo scosse il capo. -Dio, Amy. E poi dici che sono io l’animale.-
Mi guardai a destra e sinistra, non capendo. -Che intendi, scusa?-
Prese un tovagliolino e facendo il giro del tavolino, si avvicinò a me e piegandosi sulle ginocchia, lo adagiò sulle mie labbra. -Avevi un baffo di cioccolata proprio qui.- spiegò.
Non riuscivo a muovere un muscolo mentre lui a pochi centimetri dal mio viso, con un sorriso divertito stampato in faccia, mi puliva divertito le labbra. Non eravamo mai stati così vicini. Benché lo potessi considerare quasi il mio migliore amico, c’era sempre una certa distanza di sicurezza tra di noi.
Con un sorriso mi lasciò, ritornando al suo posto e riprendendo a bere la sua cioccolata.
Io, imbarazzata fino alla punta dei capelli, ripresi a sorseggiare, cercando di stare più attenta mentre evitavo il suo sguardo.
-Sei imbarazzata, o sbaglio?- mi colse in fallo.
-Non hai risposto alla mia domanda, o sbaglio?- ribattei.
-Anche tu se è per questo.- era dannatamente bravo a rispondere. -Ma posso dirtelo anche perché non è nulla di speciale, certo è imbarazzante, ma.. insomma, hai preso il tavolino sotto il vischio.- disse tutto d’un fiato, arrossendo.
-Sbaglio o sei imbarazzato?- lo provocai, mentre le mie guance si tingevano a sua volta di un rosso acceso. Diamine, non lo avevo notato.
Lui scoppiò a ridere e mi lasciai andare anch’io. Vedete? Era tutto così dannatamente semplice con Harold.
-E quindi dobbiamo rispettare le tradizioni?- si fece ad un tratto serio.
Mi guardai intorno in cerca di una risposta. -Sei il mio migliore amico, non credo proprio.-
Annuì deluso. -Ma sarebbe un peccato in realtà. Avere un vischio e sprecarlo.-
Rimasi pietrificata. -Beh, credo di poterne fare a meno.-
-Perché non ti dai mai una possibilità?- chiese ad un tratto. Rimasi ancor più pietrificata di prima. Sentì la cioccolata fermarsi in gola e non scendere più. Posai lentamente la tazza sul tavolino, pulendomi col tovagliolino le labbra.
Non mi aveva mai posto questa domanda.
Rimasi in silenzio in attesa. Una volta ero stata delusa, glielo avevo raccontato di quella volta in cui ero rimasta sola, in cui mi ero fidata troppo e che non volevo più ricadere in tale tentazione era ormai sottointeso, no?
-Io non voglio spezzarti il cuore, Amy. Io non sono come gli altri.- sussurrò tetro.
Deglutì. Cosa voleva da me? -Lo so.-
-No, non lo sai. Perché se lo sapessi mi daresti una possibilità, mi lasceresti alleviare il tuo dolore di incompletezza non da amico ma da qualcosa di più..-
-Io.. non lo sapevo.- era la verità. Non mi ero mai resa conto che dietro quelle attenzioni ci fosse dell’altro.
-Non fare l’ingenua. Lo sapevi. Te lo dissi anche quel giorno in treno.- non ricordavo nulla. Noi eravamo amici, non poteva nascere qualcosa. Non doveva.
-Harry, tu sei il mio migliore amico.- ripetei, facendomi forza con questa frase.
-E con questo? L’amicizia non può trasformarsi in amore?- aggiunse strafottente.
Harry 1. Amy 0.
-Perché hai così paura di lasciarti andare? Perché ogni volta che ci provo scivoli via da me?- mi faceva sentire una perfetta idiota che aveva tenuto le bende per tutto quel tempo.
Era come il giorno sul treno. Mi stava facendo innervosire.
-Perché non ammetti che sei innamorata di me?!- strinsi le mani a pugni sul tavolo, mentre lo guardavo in cagnesco.
-Io non mi innamoro mai.- dissi, cercando di essere calma invano.
-Lo dicesti anche quel giorno in treno, ma non ci credo. Non ti credo.-
-Mi stai forse sfidando, Harold?- vedevo un luccichio nei suoi occhi.
-Forse.- aggiunse sorridendo.
Annuì scocciata, mentre mi alzai dalla sedia avvicinandomi a lui. Proprio quello che successe quel giorno in treno. -Che vuoi?- 
Si alzò a sua volta sovrastandomi nel suo metro e ottanta. -Baciami sotto il vischio.-
Strinsi gli occhi in due fessure. Non baciavo un ragazzo dai tempi del liceo, dai miei amati quindici anni, ma anche se ora ero ventenne ricordavo ancora come si facesse.
Alzai il capo, assicurandomi che fossimo sotto il punto esatto e una volta fatto ciò lo tirai per la camicia e lo baciai. Cercai di metterci tutto il mio rancore, mio odio, il mio gelo verso quei sentimenti che cercavo il più possibile di tenere lontani da me per non soffrire ma non ce la facevo, era impossibile con lui nei paraggi, con lui che muoveva su di me le sue labbra carnose, con lui che ballava con la mia lingua una danza sconosciuta di cui stranamente conoscevo i passi, con i suoi affanni, e i suoi invisibili baffetti che però mi pungevano la pelle. Era impossibile non trasmettergli il tremore delle mie mani che gli tiravano i ricci con tutta la forza che avevo, l’emozione che provavo nel toccare di nuovo labbra che mi desideravano, o le lacrime che scendevano sul mio viso rendendo il bacio salato, umido ma ancora più passionale.
-Non piangere, ti prego.- di diceva tra un bacio e l’altro.
Eravamo ancora lì, sotto il vischio, in penombra ma con lo sguardo di tutti addosso.
Sentivo le gambe molli e mi lasciai sfuggire un fremito quando tracciò con le labbra il mio zigomo, disegnandolo con la lingua e poi arrivare al lobo dell’orecchio e morderlo.
Quanto avevo desiderato tutto questo.
Lo allontanai con malavoglia mentre lui affannava ed era ancora stretto alla mia vita.
-Non posso, ho promesso.- sussurrai, cercando di sciogliere l’abbraccio che ci teneva ancora uniti.
-Ti prometto che sarà diverso. Lasciati andare.- mi sussurrava speranzoso.
-Dimmi cos’hai trovato in me quel giorno in treno di così affascinante da non lasciarmi più andare.- gli urlai contro, allontanandolo da me.
-Perché sei tu, diamine sei tu! Ma non ricordi nulla di quel giorno?- sbattei le palpebre ancora umide, non capendo. Era infastidito, era certo. -Quelle ragazze con cui sono stato non sono nulla in confronto alla bellezza che sei e che dai, perché tu nella tua paura di mostrarti agli altri sei così tanto! Ti nascondi dietro la tua acidità mentre invece sei fatta di marzapane, giusto per essere in tema natalizio.- aggiunse con vena ironica. -Non riuscirò mai a spiegarmi da cosa di nascondi. Il mondo è così bello per essere mandato a fanculo da una come te.-
Mi avvicinai pian piano, con gli occhi ancora grondanti di lacrime. -Mi nascondo dai tipi come te che mi fanno confondere. Perché sei entrato nel mio scompartimento quel giorno? Stavo così bene nella mia solitudine.-
-I tuoi occhi verdi ora sono il colore della tempesta e mi stanno urlando contro che sei solo una bugiarda.- mi disse, avvicinandosi ancor di più e accarezzandomi la guancia.
-Ma dove sei stato per tutto questo tempo?- sussurrai stanca, ripetendo la frase che mi aveva detto lui in treno. Eravamo nella stessa posizione di prima, sarei voluta fuggire ma le sue labbra erano calamite per me.
E mentre il mio cuore registrò un ultimo battito, contemporaneamente fu costretto a registrare anche il suo che in sintonia col mio non mi dava tregua. Erano dei tamburi veloci che battevano all’unisono, dando quasi ritmo alle nostre labbra che si scontravano, che si divoravano e si cercavano. Davano ritmo ai nostri animi peccatori che si vantavano di quanto dolce fosse il sapore della vittoria, attorcigliando i nostri corpi che pian piano si scoprivano avidi l’uno dell’altro.
Che fosse forse il Natale a diffondere tutto quell’amore nell’aria? Che fosse il vischio? Non ci ho mai creduto in queste stronzate, ma una cosa è certa: tutto quello che volevo ora era lì tra le mie braccia.
 
 



 

GOOD EVENING <3

allora, innanzitutto taaaaanti auguri Louis, amore mio.
Che questi 21 anni non cambino le cose ma ti facciano rimanere la solita testa ci cazzo che hai.
Beh, ora passiamo alla ff. E' nata in un pomeriggio di assoluta noia mentre ascoltavo la nuova canzone dei Green Day, Stray Heart
e subito puuff, quest'idea. E devo essere sincera? Sono soddisfatta come non mai :') :3
Ho cercato di metterci tutto il mio cuoricino.. <3
Spero vi piaccia. Un bacio, vostra Benn xx



p.s. un rigraziamentp speciale va sempre alla mia harrehs
Passate alla sua adorabile storia 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1477125 I love you baby (scusa, non riesco a fare il collegamento ><)
e dalla mia Proudofcarrots con http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1263630 :)

è tutto. Ancora un bacio, Benn <3



 

 

 

 
 

  
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