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Autore: SarcasticColdDade    24/12/2012    3 recensioni
Brian, Matt, Zacky, Jhonny e Amy hanno appena perso il loro migliore amico, e ora si ritrovano a dover affrontare la situazione, cercando di farsi forza tra di loro.
Tutto cambia però quando Brian decide di rimanere da solo, cosa succederà allora? E se tutto cambiasse per sempre?
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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- Mi sento...uno schifo -, farfugliò Amy, mentre si teneva la pancia con la entrambe le braccia, in preda all'ennesimo crampo.
- Devi prenderti qualcosa, altrimenti non ti sentirai mai meglio -, le consigliai, un po' preoccupato per il suo colorito decisamente cadaverico.
Invece di rispondermi si gettò di nuovo stesa sul divano, mugugnando di dolore. - Preferivo le contrazioni ai dolori mestruali, non ne posso più -, disse, stendendosi meglio con indosso solamente una maglietta bianca, mia tra l'altro, e un paio di pantaloncini grigi corti, visto che il mese di Maggio aveva portato con se anche un po' di caldo.
- Sono davvero così terribili? -, le chiesi, sedendomi accanto a lei e accarezzandole lievemente il viso.
Annuì. - Lo sono e non le sopporto più -, replicò, mettendosi poi sdraiata a pancia in su, - Potresti farmi un favore? -, mi chiese, poco dopo.
- Dimmi -, sussurrai, sorridendole.
- Su, in bagno...nell'armadietto dei medicinali c'è quel farmaco che mi prendo sempre quando sto così..quella con la scatolina lilla, non
ricordo il nome! -, sbottò.
- Di sopra nell'armadietto dei medicinali, vado.. -, dissi, alzandomi poi velocemente e correndo su per le scale, andando subito a cercarlo e riuscendo per fortuna a trovarlo senza troppi problemi.
Stavo quasi per scendere di nuovo, quando invece sentii la bambina lamentarsi nella sua cameretta, al che mi affrettai a raggiungerla, sporgendomi per controllare che tutto fosse okay. - Hey, piccola mia.. -, sussurrai, infilandomi la scatolina con le compresse in tasca, dal momento che si era appena svegliata.
Lei mi sorrise subito, cominciando a muoversi nel lettino. - Vieni, ti porto dalla mamma -, dissi poco dopo, prendendola saldamente in braccio e conducendola con me al piano di sotto. Quando arrivai di nuovo in salone, Amy era ancora stesa sul divano, con aria cadaverica, ma non appena ci vide si illuminò di nuovo, nel giro di mezzo secondo. - Si è svegliata...è un po' prestino -, commentò, continuando comunque a tenersi la pancia.
- Meglio, così magari stanotte si fa tutta una tirata invece di svegliarsi -, dissi, ridacchiando.
- Effettivamente -, sussurrò lei, ricambiando il mio sorriso e prendendola in braccio, cullandola un po'.
Estrassi la scatolina dalla tasca e la posai sul tavolino, dandole poi un bacio sulla fronte. - Vado a prenderti dell'acqua -, la informai.
- Grazie.. -, disse lei, accarezzandomi lievemente il braccio e lasciandomi poi andare.
Varcai così la soglia, prendendo poi dalla mensola un bicchiere pulito e riempiendolo con un po' d'acqua fresca del rubinetto, che le portai poco dopo, trovandola che giocava con Caroline. - Vi divertite, eh? -.
- Sto approfittando del fatto che le fitte mi danno un po' di tregua -, spiegò, - Per lo meno non mi contorcerò dal dolore per tutto il giorno -, aggiunse.
- Prendi.. -, la intimai, porgendole una compressa col bicchiere, che accettò volentieri con l'ennesimo sorriso, mandandola poi giù con un piccolo sorso, dal momento che mi aveva passato Caroline, che se ne stava tranquilla in braccio a me.
- Spero che faccia effetto a breve.. -, disse.
- Stenditi di nuovo.. -, le consigliai, - Scommetto che ti sta facendo male anche la testa, vero? -, chiesi.
- Come fai a saperlo? -.
- Perché ti conosco, ormai so tutto di te.. -, sussurrai, con aria misteriosa, avvicinandomi e baciandola a fior di labbra.
- Come io so di te, non pensare.. -, ribatté.
- Beh, quello era sottinteso -, replicai, ridacchiando e facendo ridacchiare anche lei, mentre Caroline la guardava tutta pimpante.
- Vieni qui, bella bimba.. -, disse poco dopo, prendendola con delicatezza dalle mie braccia e sorridendole, - Hai dormito, eh? -.
- ..e io credo che abbia fatto anche altro -, le feci notare.
- Oh.. -, commentò lei, comunque divertita, - Bene, allora vuole dire che è arrivato il momento di affrontare la tua paura dei pannolini -, aggiunse.
Sgranai gli occhi. - Cosa? No, no...cioè, andiamo...no -, provai a protestare.
- E invece si, è arrivato il tuo momento! -, continuò comunque, ridendo, - E poi, vuoi davvero dire di no ad una creaturina così tenera? -, aggiunse, facendomi abbassare lo sguardo verso nostra figlia, che mi guardava col suo faccino e gli occhi chiari, sul verde, come quelli della madre.
- Io.. -, provai ancora, senza però riuscire a trovare le parole giuste, arrendendomi così poco dopo davanti a quel suo volere, - ..d'accordo -, dissi poco dopo, ormai rassegnato, - D'accordo, me ne occupo io -, fu l'ultima cosa che dissi, riprendendola poi con me per andare al piano di sopra: notai immediatamente che anche lei mi stava seguendo, così mi voltai di nuovo a guardarla, con un sopracciglio inarcato. - Tu non avevi i dolori? -.
- Sono passati.. -, si giustificò, - ..e poi non posso perdermi questo spettacolo -, aggiunse, ciondolando le braccia avanti e indietro.
Scossi impercettibilmente il capo, sorridendo e voltandomi di nuovo, questa volta per salire di nuovo i gradini, diretto verso il piano di sopra: varcai la soglia della cameretta e la stesi subito sul fasciatoio, dove Amy la controllò mentre io prendevo tutto l'occorrente.
- Su amore, ce la puoi fare -, commentò lei, sedendosi poi sulla sua a dondolo per godersi la scena.
- Sei crudele -, le feci notare.
- Affronta la tua paura! -, ribatté solamente, scoppiando poco dopo a ridere.
Cercai di rimanere serio, ma mi fu praticamente impossibile, tanto che risi insieme a lei, mentre la bambina continuava a guardarmi, sfoggiando il suo tenerissimo sorrisetto.
Stavo quasi per iniziare a cambiarla, quando invece sentii il campanello al piano di sotto suonare più di una volta, ma chi poteva essere a quell'ora? Forse Matt o uno dei ragazzi, oppure...
- Credo che sia Chris -, ipotizzai, - Oggi tornava a casa dalla florida -, aggiunsi.
- Bene, vado ad aprirgli -, si offrì lei.
- No, vado io, non ti preoccupare -, replicai, anticipando ogni sua mossa.
- Tanto non sfuggirai alla tua prova -, mi ricordò, affiancandosi di nuovo al fasciatoio.
- Però intanto mi prendo un po' di tempo per prepararmi psicologicamente.. -, dissi, sparendo poi oltre la soglia e scendendo velocemente le scale, ritrovandomi così poco dopo davanti alla porta e aprendola, trovandomi appunto davanti Chris. - Beeentornato! -, feci io, abbracciandolo.
- Graaaaaazie! -, rispose lui, ridendo e ricambiando il mio abbraccio, - Oddio, che bello essere di nuovo qui, non ce la facevo più in Florida, giuro -, aggiunse.
Lo lasciai andare, invitandolo poi ad entrare. - Dai, non può essere andata così male -, dissi.
- Per certi versi sì, e poi mi sono perso la nascita della piccola, e anche il suo primo mese di vita! -, piagnucolò, facendomi ridere come al
solito.
- Sono entrambe di sopra, se le vuoi vedere...e penso che ti farai anche due risate, sei arrivato in un momento cruciale -, gli dissi, facendo per andare verso le scale.
Lui mi seguì. - E cioè? -.
- Brian deve cambiare il pannolino alla piccola -, gridò Amy dalla stanza, prima che io stesso potessi parlare.
- Oh oh...ti tocca amico, ti tocca -, mi prese in giro lui, mentre varcavamo la soglia.
- Già, gli tocca -, convenne Amy, incamminandosi poi verso di lui e abbracciandolo, - Bentornato, Chris -, lo salutò, sorridendo ampiamente.
- Grazie, sono felice di essere di nuovo qui -, ripeté, allontanandosi poi dall'abbraccio, - Quindi questa è la piccola Caroline.. -, sussurrò poi, avvicinandosi al fasciatoio e osservandola curioso, sorridendo al contempo.
- Già, è stupenda, vero? -, gli chiesi.
- Si, è davvero bellissima -, commentò, - Gli occhi sono chiari, quindi non li ha presi da te -, intuì.
- Già, ma è ancora presto per dirlo, potrebbero anche diventare scuri -, azzardai, guardando Amy.
- Io spero diventino verdi -, commentò, come avevo immaginato.
- Posso prenderla in braccio? -, domandò poco dopo, rivolgendosi prima a me e poi a Amy, cercando una risposta nei nostri sguardi.
- Certo, ma occhio..è da cambiare -, lo avvertì lei, lasciando poi che la prendesse da dove stava comodamente sdraiata.
- Nah, non fa niente -, disse, prendendola bene e cominciando a ciondolarla un po', - Ciao piccolina, io sono Chris e sono tanto felice di conoscerti -, sussurrò.
Lo facemmo anche noi, sia io che Amy, osservando poi la scena con aria felice.
- E ora, neo-papà, cambia il pannolino a questa piccola cosetta, prima che inizi a piangere -, mi consigliò, poco prima di metterla di nuovo sul fasciatoio.
- Me la pagherete, entrambi -, promisi, voltandomi poi a guardare mia figlia sdraiata li davanti a me, che aspettava solamente che mi muovessi.
Presi così coraggio e cominciai a slacciarle il body che indossava, liberandola nel giro di qualche secondo e andando poi a concentrarmi sul pannolino, che era la cosa che più mi spaventava. - Devo proprio? -, domandai, tentando per l'ennesima volta.
- Affronta la tua paura! -, ripeté Amy, rompendo il silenzio che si era venuto a formare, ridendo comunque.
Lasciai perdere definitivamente e tornai così a concentrarmi sul mio attuale problema, cioè cambiare mia figlia. Cominciai allora a toglierle il pannolino, tirando un sospiro di sollievo quando vidi che la situazione non era così terrificante, in fin dei conti. - Bene, meglio di quello che mi aspettavo.. -, commentai.
- Dalla tua faccia disgustata non si direbbe.. -, commentò Chris.
- E' cacca, Chris, vorrei vederci tu qui -, dissi, facendo ridere di gusto Amy.
- Ma no, continua pure tu, stai andando così bene -, continuò poco dopo, sorridendo incoraggiante.
- Ecco -, sbottai, tornando poi al mio lavoro, prendendo qualche salviettina che Amy mi aveva passato per pulirla del tutto, chiudendo poi il pannolino sporco e gettandolo nel cestino.
Ne presi poi uno pulito e iniziai a metterglielo, non prima di averci messo sopra un po' di borotalco, allacciandolo poi ai lati con i due piccoli adesivi e infilandole poi un body pulito rosa: alla fine la presi in braccio, fiero del mio lavoro. - Paura affrontata -, commentai.
- Sei stato bravissimo -, concordò Amy, affiancandosi a me e dandomi un veloce bacio sulle labbra.
- Lo so! -, dissi, tirandomela un po'.
- Ecco che se la tira.. -, commentò Chris, ridendo.
- Questa volta me lo merito, vero piccolina? -, dissi, chiedendo conferma a Caroline che, di tutta risposta, posò la sua manina sul mio collo, posando poco dopo il viso sulla mia spalla, - Vedete, adora il papà -, aggiunsi, sorridendo del tutto intenerito.
- Siete stupendi -, commentò Amy.
- Si, sono d'accordo con lei -, concordò Chris, - E dopo averti visto cambiare un pannolino, penso di averti visto fare tutto -, disse.
- Si beh, ora sei tu quello che se la tira -, gli feci notare.
- Bene si, entrambi ve la tirate, ma ora dovrete lasciarmi un po' da sola con la piccola, perché è ora di mangiare -, ci avvertì Amy.
- Di già? -, chiesi, aggrottando la fronte.
- Sì, stamattina ha mangiato poco e niente, quindi le do qualcosa ora, così poi le manca solo la poppata di stasera -, spiegò.
- D'accordo.. -, acconsentii sorridendole, mentre gliela passavo di nuovo, - Ti aspettiamo di sotto -, aggiunsi.
- Va bene, sarò da voi tra poco -, promise, mentre uscivamo, lasciandola da sola in quella stanza.
Il tempo che passamo di sotto lo spendemmo bevendo un po' di birra, un paio di lattine a testa, si intende ed avevamo appena iniziato la seconda quando anche lei ci raggiunse, raggomitolandosi sul divano insieme a Sherlock, che per tutta la mattina in cui io non c'ero stato le aveva tenuto compagnia.
Si stava dimostrando un gattino molto affettuoso, ora che ci pensavo, cosa che di solito non succede con i gatti: col tempo avevo imparato che era diffidenti, facilmente incazzosi e che difficilmente si affezionavano davvero al padrone. Ma lui era molto diverso e ormai l'avevamo capito, l'aveva capito persino Chris.
Gli accarezzai per un po' la testolina, finché non si addormentò sul grembo di Amy, come al solito. - Devo essere molto comoda -, commentò lei, sorridendo.
- Evidentemente si -, concordai.
- Già -, convenne anche Chris, bevendo poi un sorso dalla sua lattina.
Era rimasto giusto il tempo per vedere la piccola e per bersi una birra, poi era dovuto andare a casa, visto che aveva da sistemare ancora la sua valigia, completamente, a detta sua.
Lo salutammo così appena un'ora dopo che era arrivato, dicendogli di venirci a trovare di nuovo non appena avesse potuto.
 
***
La bambina dormiva di nuovo, io e Amy avevamo cenato e ora ce ne stavamo sdraiati sul divano a guardare distrattamente la TV: i suoi dolori erano passati e ora si sentiva molto meglio, difatti se ne stava tranquillamente al caldo, sotto la coperta che avevo preso, addossato al mio fianco. Di tanto in tanto le accarezzavo la schiena, ma già da un po' né io né lei parlavamo.
- Posso farti una domanda? -, le chiesi, dopo un po', spostando lo sguardo dalla TV al suo viso, che ora era sollevato verso il mio.
- Mi metti ansia quanto fai così.. -, ammise, ridacchiando.
- Davvero? -.
- Un po' si.. -, continuò, - Dai, dimmi -.
Risi, ancora una volta, seppur lievemente, tornando poi serio per farle quella domanda. - Volevo chiederti...tu vuoi ancora sposarmi? -, domandai alla fine, preso come al solito da un attacco di paranoia.
- Certo che sì.. -, rispose, togliendomi di dosso qualsiasi dubbio, - Non avrai cambiato idea, vero? -, mi chiese poco dopo, con un'aria che era un misto tra il preoccupato e il divertito.
- Forse sì.. -, risposi, anche se non ero per niente serio.
- Cosa?! -.
- Dai...sto scherzando! -, dissi, tranquillizzandola, - Ti pare che cambio idea? -.
- Aaah, sei uno stronzo! -, sbottò, allontanandosi appena da me e dandomi una spinta.
- Hey, niente spinte, okay? -, domandai, ridendo.
- Altrimenti? -, chiese, dandomi un altra spinta, questa più forte della prima.
- Altrimenti questo! -, sbottai, sollevandomi dal mio posto e stendendomi su di lei, cominciando a farle il solletico.
- Aahhahahahah, Haner dai..per favore, basta! -, mi implorò, ridendo a crepapelle.
- La smetti di spingermi? -, le domandai, senza smettere di farle il solletico.
- E' colpa tua, mi ha fatto prendere un colpo! -, sbottò, ricominciando a ridere poco dopo, dimenandosi in continuazione, - ..stronzo! -, aggiunse poco dopo, riuscendo in qualche modo a sollevarsi, nonostante il peso del mio corpo, stendendo questa volta me sul divano, mentre ormai ridevamo entrambi.
- Shhh -, sussurrò lei, con un dito davanti alle labbra, - La bambina dorme -, aggiunse poco dopo, nonostante anche lei stesse ancora ridendo, a voce più bassa però.
- D'accordo, chiedo perdono.. -, dissi io, smettendo di ridere, solo per un momento, abbandonando poi la testa sul divano.
Pochi secondi dopo sentii le sue labbra posarsi sulla mia mascella, cominciando a baciarla mentre tracciava una linea sottile e invisibile. - Scommetto che gli ormoni stanno prendendo il sopravvento.. -, ipotizzai, non trattenendo una risatina.
- No, sono solo dei baci innocenti.. -, rispose lei, riprendendo poco dopo e raggiungendo le mie labbra, non baciandole di proposito, - Però se vuoi che mi fermo basta dirlo.. -, aggiunse, sorridendo malignamente.
- Non ti chiederei mai di fermarti, sarei maleducato.. -, ribattei, mentre le accarezzavo ancora la schiena.
- Si si, maleducato.. -, ripeté lei, guardandomi e sorridendo ampiamente poco prima di premere le sue labbra sulle mie con decisione.
- Quindi vuoi ancora sposarmi? -, le domandai di nuovo, quando il mio viso fu più o meno lontano dal mio.
- Si, direi proprio di sì, e non ho neanche intenzione di cambiare idea, non a breve almeno, se stai per chiedermelo.. -, sottolineò, sorridendomi.
- Bene così allora -, le dissi, baciandola di nuovo velocemente e facendola poi stendere di nuovo al mio fianco.
- Ti va se restiamo qui stasera? Non ho voglia di salire le scale, e di mettermi il pigiama, e di infilarmi nel letto...voglio stare qui con te, sul
divano.. -, propose.
- Si, mi va, in fondo i jeans sono comodi per dormire -, ammisi, ridendo.
- Dai sì, pensa che ci sono cose anche più fastidiose -, mi ricordò.
- Oh, per esempio? -.
- Per esempio una gonna, credimi, ho passato l'esperienza e non è per niente comoda -, ammise.
- Mi fido delle tue parole, allora -, dissi, posando poi la testa sul bracciolo del divano.
- Fai bene, credimi...a meno che tu non voglia essere sicuro della cosa, in tal caso andrei ben volentieri di sopra per prenderti una gonna, così potresti indossarla.. -, propose, trattenendosi dal ridere.
- Grazie, ma...no grazie, improvvisamente amo i miei jeans -, dissi.
- Io improvvisamente amo te -, sussurrò lei.
Chinai il viso verso il suo. - Improvvisamente, vero? -.
- Così è stato, tutto piuttosto improvviso -, mi ricordò.
- In effetti non hai tutti i torti -.
- Lo so, altrimenti non l'avrei detto.. -, sottolineò, socchiudendo poco dopo gli occhi e posando del tutto il viso sul mio petto, - Però ti amo ugualmente, ricordatelo -, aggiunse.
- Ti amo ugualmente anch'io -, conclusi, coprendola poi con la coperta che stava li vicino a noi, decidendo poco dopo di lasciarmi andare a mia volta al sonno.
 
***
 
- Non dovresti essere qui, lo sai vero? -, mi domandò mia mamma, nel suo letto d'ospedale: era notte fonda, e l'orologio che continuava a ticchettare attaccato alla parete segnava quasi l'una.
- Lo so, ma non volevo tornare a casa dalla nonna, li mi annoio -, ammisi, restando comodamente seduta sulla mia sedia, mentre mi stringevo entrambe le gambe al petto.
Lei mi sorrise, un sorriso piuttosto radioso per una persona a cui restano si e no 3 mesi di vita. - La nonna non è così noiosa, devi solo saperla prendere -, mi assicurò.
- Imparerò a prenderla, ma per il momento non voglio farlo.. -, risposi, sporgendomi poi verso di lei e prendendole la mano, - Per il momento voglio solo stare qui con te -, aggiunsi.
Sorrise di nuovo, con aria stanca, sbadigliando appunto qualche secondo dopo. - Mi fa piacere che tu voglia stare qui nonostante tutto, ma è solo per il momento, quando comincerò a stare davvero male non ti vorrò qui, chiaro? -, mi disse.
Quelle parole mi risultarono molto severe e cattive, in un primo momento, ma alla fine capii che in fondo lo voleva solamente per il mio bene: mia madre si chiama Jill, ha 30 anni ed è una malata terminale di cancro. Le troppe sigarette l'hanno portata a questo punto e presto io mi ritroverò orfana di madre, per questo cercavo da subito di accettare quella prospettiva futura.
- Si, va bene, mamma.. -, sussurrai, di tutta risposta, lasciandola poi riposare, visto che ne aveva un disperato bisogno, un bisogno che riuscivo a leggerle in faccia.
Il mio nome, invece, è Willow...e presto conoscerete la mia storia. 
  
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