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Autore: lar185    24/12/2012    1 recensioni
Era la notte di Natale ed io mi ero finalmente decisa a scrivere quella lettera. Non pensavo di poter tornare a credere ad una cosa talmente folle come il suo amore per me, ma era già da un paio di giorni che ci pensavo. Mi incolpavo per essermene dimenticata, per essermi lasciata deviare, imbrattare la mente con stupide bugie. Mi si strinse il cuore. Perché nessuno mi aveva detto la verità? Perché nella mia famiglia nessuno mi voleva bene? Come si può tenere qualcuno lontano dal proprio amore?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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natale

Scrivevo precipitosamente, la penna mi scivolava dalla mano, sudavo. Però sorridevo, sorridevo di quei sorrisi sinceri e felici, con gli occhi pieni di lacrime. Ma non erano lacrime di dolore, io sono una di quelle persone che non piange per il dolore.

La lampada accesa sulla mia scrivania illuminava quello straccio di foglio. L’inchiostro della mia penna era di un blu elettrico, macchie di colore di spargevano sulla superficie bianca e si confondevano nel mio cervello, prendevano forma.

Era la notte di Natale ed io mi ero finalmente decisa a scrivere quella lettera. Non pensavo di poter tornare a credere ad una cosa talmente folle come il suo amore per me, ma era già da un paio di giorni che ci pensavo. Mi incolpavo per essermene dimenticata, per essermi lasciata deviare, imbrattare la mente con stupide bugie. Mi si strinse il cuore. Perché nessuno mi aveva detto la verità? Perché nella mia famiglia nessuno mi voleva bene? Come si può tenere qualcuno lontano dal proprio amore?

Mi passai una mano sulla guancia bagnata, ecco, lo sapevo, adesso avrei ricominciato a piangere. Era una sensazione liberatoria ed angosciante al contempo, la testa mi girava vorticosamente.

-          Che succede, Simona? Che stai facendo?-

Mia sorella spalancò la porta e si fece avanti, guardandomi con apprensione. Aveva sentito i miei singhiozzi, ecco perché era accorsa. Diventava particolarmente affettuosa quando mi sentiva piangere, era come se inconsciamente il mio pianto risvegliasse la sua sensibilità, il suo amore verso di me. Non eravamo mai state granché legate, a quello che ricordo, ma in questi momenti lei sarebbe stata capace di lasciare il mondo per correre da me. Guardai il suo viso, così simile al mio, i suoi grandi occhi scuri come spauriti. Abbozzai un sorriso, non volevo sembrarle triste, volevo che vedesse che stavo bene.

-          Sto scrivendo una lettera, - risposi, alzando la penna dal foglio in modo teatrale, - una lettera a Gabriele-

Gli occhi di mia sorella si riempirono di paura. Si avvicinò a me con passi lenti e guardò il foglio pieno di parole confuse e macchie che tenevo davanti.

-          Mio Dio, non di nuovo…- biascicò, portandosi le mani alle labbra.

Mi guardò di nuovo, stavolta colsi un cipiglio di rimprovero. Ecco, lo sapevo. Non avrei dovuto dirglielo. Lei non approvava la mia storia con Gabriele, come nessuno del resto. Mi tenevano lontano da lui in tutti i modi, e ci erano quasi riusciti. Non so come ci fossero riusciti, ma c’erano stati dei momenti in cui ero stata io stessa a rifiutarlo, e lui era sparito, senza far troppa resistenza. Non era mai stato capace di imporsi alla mia volontà, Gabriele, era un bravo ragazzo. Ma loro non lo capivano.

-          Mamma!- chiamò irritata mia sorella, correndo verso la porta.

Io ero arrabbiata. Smisi di piangere, strinsi la lettera tra le mani. Gabriele, perché ci fanno questo?, pensavo. Non mi permettono di salutarti neanche la notte di Natale. Non è forse crudeltà questa?

Mia madre arrivò velocemente, potevo sentire i suoi passi svelti lungo il corridoio.

-          Che succede, Mariella?- chiese a mia sorella, che adesso aveva gli occhi lucidi. Lei le sussurrò qualcosa all’orecchio che io non potei sentire, e a dirla tutta, non avevo nemmeno voglia di sentire. Me ne stavo con la testa china sul foglio, lasciando che i capelli mi cadessero sugli occhi affinché non potessi vedere quello che avrebbero fatto del mio amore, del mio mondo, della mia vita.

-          Simo, tesoro…- mamma si avvicinò, mi poggiò una mano sulla spalla ma io mi scostai nervosa.

-          Lasciami- mormorai, con un tono così scuro che mamma arretrò di qualche passo.

-          Non hai preso le medicine, non è vero?- chiese Mariella, portandosi le mani ai fianchi, asciugatasi le lacrime.

Non risposi.

Mamma sospirò, lei e Mariella si scambiarono uno sguardo eloquente.

Mariella afferrò il foglio con la lettera, io scattai come un animale al quale stavano sottraendo il cucciolo.

-          No! Non prenderla! Devo spedirla! Stasera devo spedirla!- gridavo, mentre gli occhi mi si iniettavano di sangue.

-          Simo, Simo, stai calma!- mamma mi afferrò per le spalle per evitare che saltassi addosso a Mariella, - vieni a prendere la tua medicina, dopo ti sentirai meglio-

-          Non voglio! Non voglio star meglio! Voglio Gabriele! – gridavo con tutta la voce che mi restava in gola, agitando braccia e gambe.

Vidi Mariella allontanarsi dalla mia camera con la mia lettera.

-          Tesoro, - iniziò mia madre, scostandomi i capelli dal volto, - Gabriele non c’è, d’accordo? Non puoi scrivergli lettere-

Il suo tono era solenne, parlava come si parla ai bambini.

-          Non è vero… mamma… lui c’è, è qui… verrà questa sera… a cena… ieri me lo ha detto!- dissi, sperando che mi credesse.

Lei scosse la testa con un sorriso amaro, gli occhi le si stavano riempendo di lacrime.

-          Gabriele non esiste, Simo. E’ nella tua testa. Come tutto il resto-

 

 

Note:

Inquietante racconto di Natale, festa che non amo affatto. Ma è sempre bello ricevere gli auguri per periodi migliori, successi, sorrisi. Auguri a tutti voi!

Lara

  
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