Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Alaire94    24/12/2012    1 recensioni
Si dice che tutte le donne vorrebero un amico gay, che sappia consigliare anche quando una semplice amica non riuscirebbe. Ma se questo tornasse da un viaggio in Inghilterra con un nuovo ragazzo?? Le cose si complicherebbero notevolmente ...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
HTML Online Editor Sample

 

17. Travolta dalla tempesta

 

I gamberetti nel mio piatto mi guardavano con i piccoli occhi neri. Parevano mortificati, indifesi e io mi sentivo crudele ad infilzarli con la forchetta. Così mi limitavo a spostarli da una parte all'altra del piatto, pensierosa.

Da un giorno a quella parte non facevo che pensare al pomeriggio precedente, quando a casa di Luca, Matt mi aveva sfiorato la guancia, aveva infilato le dita fra i miei capelli. E quel profumo di pino! Aveva avuto il potere di ubriacarmi.

Ciò, però, che più mi sconcertava era che stavo per farlo, stavo per baciare Matt. E sarebbe successo davvero se non fosse arrivato Luca. Era questo il punto che più mi debilitava: sarei stata in grado di tradire Nick, ancora, ma questa volta senza...

- Ehi! Si può sapere che ti succede?

La voce di Nick penetrò con prepotenza nella mia mente, facendomi sollevare la testa dal piatto.

- Nulla, stavo solo pensando.

Mi fissò con aria sospettosa. I lineamenti del suo viso erano tesi quanto la corda di un arco; avevo l'impressione che prima o poi una freccia sarebbe stata scoccata dritta nel mio cuore.

- Perché non me ne parli?

Cercai di accennare un sorriso, nel tentativo di far scomparire la disapprovazione che leggevo nei suoi occhi. - Non è niente di importante: stavo pensando che ho ancora molti compiti da fare prima che ricominci la scuola.

L'aria di sospetto, anziché sparire, si intensificò. - Di solito non pensi alla scuola -

- ogni tanto sì, solo che non mi va mai di parlarne -, mi giustificai.

Il silenzio calò tra noi, interrotto soltanto dal chiacchiericcio educato degli altri clienti del ristorante. Ne approfittai per abbassare di nuovo gli occhi verso il mio piatto. Questa volta non ebbi pietà verso i gamberetti: ne infilzai uno con la forchetta e me lo portai alla bocca, giusto per avere una scusa per non parlare.

Nick non staccò gli occhi da me, quegli occhi color nocciola che avevo sempre amato e che ora mi apparivano fin troppo invadenti. Avevo paura a guardarli: cosa vi avrei visto? E lui, nei miei?

Un tintinnio di posate mi fece sollevare la testa; aveva appena lasciato cadere bruscamente la forchetta sul piatto.

Qualcuno, seduto ai tavoli vicini si voltò a guardarci; trovai i loro sguardi del tutto offensivi.

Nick appoggiò la schiena alla sedia, mi inchiodò con lo sguardo e io mi sentii morire: aveva l'aria così severa! Nemmeno nei suoi momenti di luna storta l'avevo mai visto così.

- Non possiamo continuare in questo modo! Forse questo è un momento di crisi, ma dobbiamo superarlo! - si passò una mano sulla testa, accarezzando i capelli corti. Era evidentemente alterato. - Ti ho portato qui, in questo ristorante, per stare con te, per vedere se ti aprivi di nuovo, ma tu non mi parli neanche!

Abbassai di nuovo la testa, sentendo la gola annodarmisi. Aveva ragione su tutta la linea e io non avevo assolutamente idea su come replicare; semplicemente perché non c'era proprio nulla da ribattere.

Nick mi afferrò un braccio. - Perché?

Provai ad aprire la bocca, a far uscire qualche parola, ma con più la sua stretta sul mio braccio si stringeva, con più la mia gola si annodava.

- Perché? - ripeté, in un tono talmente alto che fummo costretti ad assorbire le occhiate infastidite di tutto il ristorante.

Nick allentò un po' la presa e nel medesimo istante anche il nodo in gola si fece più debole.

- Io non lo so -, mi limitai a dire.

Vidi Nick incupirsi; la fronte si aggrottò, gli occhi furono attraversati da un'ombra scura. - Come fai a non saperlo? Cosa senti per me?

A quella domanda fu lo stomaco a stringersi, a farmi provare per un istante un fastidioso senso di nausea. Ero confusa, come sempre da quella maledetta festa che aveva provocato un terremoto nella mia realtà. Cosa dovevo fare? Cosa dovevo dire?

Nick continuava a fissarmi, con quello sguardo accusatore mi stava mettendo in croce. Non volevo perderlo.

- Ti amo, Nick - dissi, ma non sapevo se era la verità. Avrei tanto voluto saperlo.

- Allora perché? Cosa sta succedendo? -

- E' solo un periodo -, risposi, abbassando lo sguardo sui gamberetti, ormai freddi. Questa era ormai l'ultima speranza: che tutto passasse prima o poi.

Nick si alzò dalla sedia, spostandola rumorosamente. - Non lo so, Ale, non sono più sicuro che sia davvero solo un periodo.

Fu l'ultima cosa che disse prima di voltarsi e uscire dal locale, senza che io avessi il tempo di fermarlo. Rimasi lì, impotente: lui era già lontano, lo vedevo attraverso la vetrata camminare dall'altra parte della strada.

Come eravamo arrivati fino a quel punto? Poco prima eravamo felici, ci amavamo, eravamo fatti l'uno per l'altra. Poi, d'improvviso, eccomi qui: lasciata sola al ristorante, con un piatto di gamberi freddi e il conto da pagare.

Le lacrime mi scesero copiose sulle guance, le coprii con le mani e mi spalmai sul tavolo, la schiena scossa dai singhiozzi.

Tutti i clienti del locale mi guardavano; sentivo i loro occhi addosso, ma non me ne curai. Avrebbero anche potuto prendermi a botte per quel che m'importava.

- Ah, beata gioventù! Il mare è pieno di pesci, ragazza! - sentii esclamare una vecchietta che vidi soltanto attraverso il velo opaco delle mie lacrime.

La gioventù certe volte non è beata come credeva lei, sapeva essere terribile. Con le sue emozioni amplificate, gli ormoni in fermento, con tutto il tempo che ti pone davanti a cui non sai come dare un senso. Su una cosa, però, la vecchietta aveva ragione: non potevo rimanere a piangermi addosso. Dovevo armarmi di coraggio, tirarmi fuori da quella situazione in cui mi ero infilata da sola e da cui da sola sarei uscita.

Mi asciugai gli occhi con il braccio e sospirai. Non tutto è perduto, non tutto è perduto... mi ripetei mentalmente, prendendo in mano la forchetta e infilzando un gamberetto. D'improvviso mi era tornata la fame.

 

Il giorno seguente parve interminabile: compiti a non finire che si stavano accumulando l'uno sull'altro con l'avvicinarsi dell'inizio della scuola, pulizie in casa e Angela che mi correva dietro per tutta la casa chiedendomi di giocare con lei a Barbie. Di solito non mi dispiaceva, ma quel giorno, con tutti i pensieri deprimenti che mi vorticavano in testa, non ero proprio dell'umore giusto.

Per non parlare del fatto che i ricordi non facevano che perseguitarmi, mi seguivano ovunque andassi come un masso attaccato al collo da cui non riuscivo a liberarmi. Non che fossero spiacevoli - mi facevano scendere brividi lungo la schiena - ma erano del tutto fuori luogo e non facevano che farmi diventare ogni secondo più scema.

Nel frattempo, avevo provato mille volte a chiamare Nick, gli avevo inviato almeno venti messaggi, ma non mi rispondeva. Il suo cellulare era perennemente staccato; era questo che più spingeva il mio umore al di sotto del pavimento.

Poi, sul finire del pomeriggio, mentre mi godevo un attimo di pausa senza la voce squillante di Angela che mi rimbombava nelle orecchie (mamma l'aveva portata a nuoto), suonò il campanello. Il mio cuore fece un balzo nel petto. Dimmi che è Nick, sperai mentre mi dirigevo verso la porta. Volevo che fosse lui, che fosse venuto a dirmi che non poteva stare senza di me.

Quando però aprii la porta, piena d'aspettativa, dall'altra parte trovai Matthew.

- Che cosa...?

Non riuscivo nemmeno ad esprimere il mio disappunto nel trovarlo lì, sul mio uscio. Ero alquanto stupita.

- Tu hai detto che potevo venire oggi per la lezione -, rispose. A giudicare dal rossore sulle guance doveva provare un certo imbarazzo.

Mi portai una mano alla fronte. - Me n'ero completamente dimenticata! - esclamai. E per fortuna! , aggiunsi fra me: ci mancava solo questo pensiero a distruggermi psicologicamente.

- Entra -, lo invitai, facendomi da parte.

Lui fece qualche passo in avanti, mi rivolse un leggero sorriso che io ricambiai e poi lo condussi verso il salotto. - Stiamo qui, va bene? Tanto non c'è nessuno... mia madre è con mia sorella a nuoto - spiegai, mentre gli facevo segno di sedersi.

- Hai una sorella? Io non lo sapevo... - , nel suo tono c'era una sincera curiosità, come fosse interessato a carpire qualsiasi informazione potesse servire a conoscermi meglio.

- Sì, si chiama Angela, cinque anni di pura energia -, risposi, estraendo i libri dalla libreria di fianco alla televisione.

Lui ridacchiò leggermente. - Mi piacerebbe conoscerla.

Mi sedetti al tavolo di fianco a lui, cercando di resistere a quella forza magnetica che mi spingeva ad avvicinarmi sempre di più. Era pericoloso per me, per la mia vita e la mia sanità mentale.

Sfogliai il libro che avevo davanti agli occhi, sforzandomi di estraniarmi dalle sensazioni che mi provocava la sua presenza. - Fidati, è meglio se non la conosci.

- Why not? Immagino lei sia simpatica e carina come te.

Il mio sguardo scattò come una saetta verso di lui, sfuggendo alla mia volontà, mentre il mio cuore compiva una dolorosa capriola.

Mi aveva fatto un complimento e io mi sentivo fin troppo colpita da ciò. Talmente tanto che ogni muro di protezione venne abbattuto dal suo sguardo color del mare che, se di solito era quieto, in quel momento era una feroce tempesta.

Avrei dovuto riprendere il controllo della situazione, calmare il mio cuore impazzito, ma ormai ero stata completamente travolta. Non sarei rinsavita tanto presto, almeno finché lui avrebbe continuato a guardarmi in quel modo.

Fai altro, non guardarlo, mi dissi e stavo per farlo davvero, quando lui scattò come una molla, colmando ogni distanza fra noi.

Mi mise una mano sulla nuca, fra i capelli, incollò le sue labbra sulle mie. Erano più morbide, più calde di quanto ricordassi.

Il suo profumo di pino mi entrò nelle narici, mandò in tilt ogni mia cellula cerebrale. E il suo sapore! Era così fresco, mi ricordava il mare dei suoi occhi, mi faceva viaggiare in terre paradisiache dove alte onde blu s'infrangevano sugli scogli e scrosciavano sul mio cuore, trascinandolo nel profondo abbraccio degli abissi. Sarei riuscita a risalire? Forse no, ma che importava? In quel momento volevo solo perdermi nella sua bocca, nella sua lingua che esplorava la mia dolcemente, delicata come una piuma.

Quando ci allontanammo leggermente l'uno dall'altra, la tempesta negli occhi di Matt si era placata. Ora c'era qualcosa di diverso, che non avevo mai visto fino a quel momento e mi chiesi se ci fosse anche nei miei.

Continuò a guardarmi, a pochi centimetri dal mio viso, ad accarezzarmi i capelli, mentre qualcosa di indescrivibile si agitava dentro di me.

Soltanto dopo un minuto che avrei voluto durasse per sempre, si ricompose. Come avesse realizzato solo in quel momento cosa aveva fatto, assunse un'aria sconvolta e si alzò in piedi di scatto.

- Devo andare - annunciò, cominciando già ad avviarsi verso la porta.

Anche io, ora che non era più così vicino a me, mi sentii completamente spaesata, come fosse piombata sulla Terra dopo un volo vertiginoso. Avevo reazioni lente, la mente che andava a velocità di lumaca dopo essersi del tutto arrestata durante quel bacio.

- Ma... ma la lezione... - , biascicai seguendolo alla porta.

- Altro giorno -, rispose semplicemente, per poi salutarmi con un semplice cenno della mano e scendere le scale del palazzo a due alla volta.

Richiusi la porta e mi lasciai cadere lentamente sul pavimento. Sbattei più volte la testa contro il legno duro dell'uscio, ogni volta sempre più forte: dovevo essere punita per quello che avevo appena fatto. Avrei bruciato tra le fiamme dell'inferno.

Non ebbi nemmeno il tempo di commiserarmi che il campanello suonò di nuovo, costringendomi ad alzarmi. Temevo che fosse Matt, che avesse cambiato idea e che volesse cominciare la lezione, invece era Giulia.

- Ehi, Ale? Hai visto un fantasma?! - , esordì, entrando in casa.

- No, perché? -

- Sembri sconvolta.

Sospirai mentre ci dirigevamo in camera. - Perché lo sono.

Giulia si sedette sul letto e mi indicò di sedermi di fianco a lei. - Su, avanti... raccontami tutto!

Presi un respiro profondo, nel tentativo di calmare tutte le emozioni che turbinavano in me. - Giuly, ho fatto una cosa terribile... ho baciato Matt.

Giulia scoppiò a ridere di gusto, portando la testa all'indietro. - C'era da aspettarselo -, disse non appena finì l'ilarità.

- Perché dici questo?

- Ale, non nascondere la testa sotto la sabbia! Secondo me sai anche meglio di me che fra voi due c'è qualcosa e non parlo solo di sesso.

La memoria mi riportò al bacio di poco prima, agli sguardi intensi che ci eravamo lanciati, alle emozioni che avevo provato. Mi ritornò in mente quella volta che le nostre mani si erano sfiorate per sbaglio; era stata come una scintilla improvvisa che non avrei potuto prevedere né spegnere. E tutte quelle emozioni che provavo quando si avvicinava a me? Quando mi parlava? Erano solo il riflesso di quella notte? Non credo proprio, rispose la mia coscienza e, forse per la prima volta da quando tutta quella storia era cominciata, mi ritrovai a darle ragione.

- Sì, immagino ci sia qualcosa tra noi.

A Giulia parvero uscire gli occhi dalle orbite. - Scherzi? Davvero mi stai dicendo che l'hai capito?

Abbassai lo sguardo sul tappeto sotto i miei piedi ed annuii leggermente. - Sì, l'ho capito. Mi costa fatica ammetterlo, ma hai ragione: è la verità -

- quindi ti piace, non è così?

Ripensai ancora al bacio e ancora a quello tentato, a come non mi ero sottratta. - Sì, mi piace.

Giulia sospirò, poi si distese sul letto e io di fianco a lei; mi pareva di aver perso tutte le forze che avevo in me.

- Adesso cos'hai intenzione di fare?

Ci pensai qualche secondo, alla disperata ricerca di una soluzione, ma purtroppo, non ne esisteva una assoluta, che mi permettesse di porre rimedio ad ogni aspetto del problema.

- Innanzitutto devo fare pace con Nick e poi devo far finire le lezioni con Matt.

Giulia si sollevò sui gomiti e mi squadrò con rimprovero. - Pensi davvero che sia la soluzione migliore? Pensi che quello che provi per Matt possa svanire facendo solo finire le lezioni? E poi che senso ha stare ancora con Nick se ti piace un altro? -

- Penso che mi potrà passare: non sono innamorata di lui. Se non lo vedo, se non lo sento, forse i miei pensieri potranno di nuovo focalizzarsi su Nick. Non lo voglio perdere -

- non mi pare, però, che fino ad ora tu sia riuscita a dimenticare Matt.

La guardai negli occhi, lasciando che vi leggesse quanto il mio animo fosse tormentato, quanto tutta quella situazione mi facesse soffrire.

- Ci devo riuscire davvero, questa volta.

Giulia si mise a sedere, senza smettere di guardarmi; era chiaramente preoccupata per me. - Secondo me quest'idea è nata per fallire, ma non so cosa dirti, Ale. Fai quello che credi giusto.

Avrei potuto chiederle di esplicitare quale era la cosa giusta da fare per lei, ma non era necessario, perché in fondo lo sapevo anche io: lasciare Nick, ma la mia mente, il mio cuore, il mio corpo si rifiutavano di fare una cosa del genere. I ricordi dei momenti passati insieme non facevano che sfilare davanti ai miei occhi come la pellicola di un film che sapevo a memoria e che non mi stancavo mai di vedere. Non volevo dargli un finale tragico, volevo che non finisse mai quel film.

- Ora devo andare - annunciò Giulia, avviandosi già verso l'uscio.

La seguii con passo strascicato e le aprii la porta. Prima di andarsene mi prese una mano e la strinse fra le sue, cercando di infondermi un po' di conforto. - Se hai bisogno di parlare, non esitare a chiamarmi - disse, con un sorriso.

Annuii. - Grazie - risposi, prima che mi rivolgesse un veloce saluto e cominciasse a scendere le scale del palazzo. 

***

Angolo autrice 

Ciao a tutti, ecco qui il diciassettesimo capitolo... lentamente ci stiamo avvicinando alla fine della storia :) Spero che sia di vostro gradimento e non vedo l'ora di leggere qualche vostro commento! 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Alaire94