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Autore: kannuki    24/12/2012    3 recensioni
[...] Il problema delle spade era il reflusso di sangue che trascinavano uscendo dalle ferite. Ti sporcava i vestiti. Era difficile passare inosservato, dopo. [...]
Caroline aveva insistito per accompagnare Stefan nel bosco ed era entrata nella cerchia dei cadaveri. Ora avevano un vampiro Originale arrabbiato, un secondo vampiro Originale furioso col primo, dodici morti da giustificare e un licantropo orfano e in fuga. Il crollo nervoso era giustificato. Una tisana alle erbe magiche col tuo 'migliore' amico, pure.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Caroline, Forbes, Klaus, Kol, Mikaelson, Rebekah, Mikaelson, Stefan, Salvatore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao ragazze, buona Vigilia! ^^ Capitolo incentrato su Rebekah, spero non vi dispiaccia. Mi piace inventare passati agli Originali, è una specie di droga. ^^ Buona lettura!!


Era accaduto nel 1912.

Rebekah era a Londra, suo fratello era sparito dietro una donnina di poco conto e lei si sentiva sola. Aveva conosciuto Willbourgh, passeggiando per Holland Park, lui le aveva parlato del nuovo transatlantico della White Star Line, e lei aveva dovuto decidere in fretta se lasciar cadere i guanti, per studiare meglio quella piccola vena che si intravedeva dal colletto della camicia, o accettare il suo braccio e concedergli di accompagnarla a casa. Il clima di Londra la immalinconiva e lei voleva tornare nel Nuovo Mondo. Il biglietto l'avrebbe pagato Klaus, non si sarebbe accorto dell'ammanco nella cassaforte e le loro strade si sarebbero finalmente divise. Willbourgh era un borghese che aveva creato la propria fortuna, cercava una moglie dolce e bella da sposare e lei, che non era ne dolce ne bella - a sentire il fratello - se n'era innamorata all'istante. Al momento dell'imbarco, non c'era nessuno a salutarla. Il Titanic offriva molte comodità, Willbourgh era affettuoso, le portava lo scialle quando aveva freddo – le altre signore della nave avevano sempre freddo e lei doveva mescolarsi con la folla per non apparire diversa – la imboccava a colazione e la coccolava, facendola sentire unica e speciale. Progettava una famiglia, una bambina dai capelli color del grano da inserire nell'alta società e un bambino robusto a cui insegnare ad andare a cavallo. Rebekah non sapeva nuotare e Willbourgh inserì le lezioni per la mogliettina nella sua enorme agenda di lavoro. Trovava sempre uno spazio per lei, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Rebekah si svegliava col sorriso e si coricava felice fra le braccia del marito. Era stato stupendo, per qualche giorno. Poi c'era stato il boato. E quella stupida regola. Prima le donne e i bambini. Al diavolo, potevano anche crepare, quelle vecchie rancide e i loro grigi consorti! Willbourgh era rimasto a bordo per aiutare i passeggeri e Rebekah era stata caricata a forza sulla scialuppa. E lì aveva pensato 'l'ho perso'. Avrebbe dovuto trasformarlo la notte prima, quando le aveva detto che sarebbe morto per lei. Rebekah sapeva che erano cose che gli uomini dicevano e non vi aveva dato troppo peso. Non troppo. Quando la nave si era inabissata, alcune scialuppe si erano rovesciate e il desiderio di vedere le antiche mummie sparire nelle acque gelide e scure, era stato esaudito. Willbourgh non l'aveva più visto. Si era nutrita di alcuni sopravvissuti per mantene alto il calore corporeo e quando la Carpathia aveva individuato il canotto A, l'ultimo disperso, l'ex signora Willbourgh aveva finalmente aperto gli occhi. Era tornata Rebekah Mikealsohn, residente a Londra. No, i genitori erano defunti anni prima per cause naturali. Sì, avrebbe avvertito suo fratello, residente nel Nuovo Mondo. No, non aveva altro con se. Solo i vestiti che indossava e l'anello di Willbourgh. Quando Elijah si era presentato al porto, Rebekah l'aveva salutato con un cenno del capo, infilato la mano sotto il suo braccio e marciato compita ed eretta fino alla carrozza. E poi, Elijah aveva detto la cosa più stupida della sua vita.

Hai freddo, cara?”

Rebekah l'aveva fissato con un'espressione assente, l'unghia del pollice impegnata a roteare l'anello di Willbourgh.

Se aveva freddo.

Se aveva freddo.

Ora Rebekah desiderava che Stefan non fosse in casa. Stefan le ricordava Willbourgh, quando non se ne andava in giro a strappare arti alla gente. Era stato facile innamorarsene. Ora, lui era preso da Elena e grazie alla sua azione avventata, sarebbero rimasti insieme per sempre. Klaus si umiliava ai piedi di Caroline e lei era di nuovo sola. Una costante della sua vita. Rebekah batté una seconda volta la nocca contro la porta, poi notò il campanello e ci posò sopra il dito. Ogni volta che tornava dall'altra parte, dimenticava qualcosa e forse sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe dimenticato il proprio nome. Eccolo, Stefan. Sempre così serio! “Sai andare in bicicletta?”

Rebekah non si comportava come tutte le altre ragazze. C'era qualcosa di altisonante, nel suo carattere, e forse un giorno sarebbe impazzita. Stefan la fissò in viso. Empatia assente, calore umano pari allo zero. Gli unici sentimenti che provava, li mostrava solo quando Klaus la faceva arrabbiare o la deludeva.

Non ho mai imparato neppure a nuotare, se è per questo.”

Era vendicativa, immatura e pestifera. Ed era da tenere sotto controllo. “Vuoi che ti insegni a nuotare?”

Magari scegliamo un posto dove nessuno possa vederci, non voglio fare figure ridicole” mormorò, arrossendo.

Avrebbe avuto tempo per pentirsene, ma almeno lo distraeva dal pensiero di Elena e Damon insieme. “D'accordo. Con cosa cominciamo?”

***

Uahhhhhhhhh!” Rebekah allargò le gambe e la bicicletta andò avanti da sola. Era facile in discesa, doveva solo ricordarsi di frenare... e di mantenere... “uah!” L'equilibrio! “Ahio!”

Le mani sul manubrio e i piedi sui pedali. Ti sei fatta male?”

Malissimo, ma era così contenta che, anche se aveva le ginocchia sbucciate sotto i jeans, continuava a rialzarsi e a rimontare in sella. Stefan le corse dietro per un po', e quando vide che stava dritta da sola, la lasciò andare incontro al proprio destino. Sperò che non fosse un camion... e che non sbucasse dal nulla proprio nel momento in cui... “Becky!”

Non mi sono fatta niente!” urlò, ruzzolando sul prato. “Ora riprovo! Ci sono quasi.” Rebekah frenò piano piano fino a fermarsi, e quando mise i piedi a terra gli regalò uno dei sorrisi più belli della sua vita. “So andare in bicicletta!”

Damon avrebbe detto che era pazzo a perderci tempo. “Vediamo se hai anche i polmoni...”

Rebekah si rabbuiò, tormentò le marce del cambio e sussurrò che sarebbero andati un'altra volta, alla piscina comunale.

Quello era un'interessante cambio di umore. Stefan tornò indietro e frenò accanto a lei. “Hai cambiato idea?”

Non vado molto d'accordo con l'acqua dal 1912” mormorò stringendo le labbra.

Cosa è successo nel 1912?”

Uhm...” Rebekah spinse sul pedale e andò avanti di qualche metro. “Ho preso un sacco di freddo.”

Una volta ti confidavi con me.”

Una volta mi fidavo di te” borbottò, gelida. “Non è un evento privato. Collegati ad Internet, cerca '1912' e 'disastro imbarcazione' e guarda cosa esce fuori.”

Eri a bordo del Titanic?”

Se avesse saputo che ci avrebbero fatto un film, avrebbe dato qualche dritta al regista. “In viaggio di nozze” sussurrò giocherellando col campanello.

Stefan si avvicinò, posò le braccia sul manubrio e inclinò la testa per guardarla meglio. “Eri sposata?”

Sì, Stefan. Ero sposata ed ora sono vedova. Lo conoscevo appena. Non ricordo neppure il suo nome.”

Il nome nell'anello che portava al collo, quando l'aveva conosciuta, mascherato fra le collane di perle in voga all'epoca? L'anello che aveva giurato essere di sua madre e troppo largo per il suo dito?

Sta tramontando il sole. Torniamo a casa?” Rebekah non attese risposta e pedalò, un po' traballante, per le vie di Mystic Falls. Ora sapeva andare in bicicletta e prima o poi avrebbe sfidato l'enorme vasca da bagno di Klaus. Avrebbe trattenuto il fiato e avrebbe ficcato la testa sott'acqua.

Prima o poi.

Casa Mikealsohn

Chi è 'per sempre tuo, Willbourgh'?”

Brutto impiccione! “Non so, l'ho trovato per strada.” Rebekah si tolse la felpa e la gettò su una sedia. Aveva le ginocchia sporche di sangue sotto i jeans e nessuna voglia di spiegare all'irritante fratello minore il matrimonio... naufragato. “Sloggia!”

Kol scivolò via dal letto e gettò l'anello alle sue spalle. Rebekah lo osservò rotolare a terra e fermarsi all'incontro del tappeto. Continuò a slacciare le scarpe e solo quando la porta si chiuse, si chinò a raccoglierlo. Lo infilò all'anulare sinistro e strinse la mano. Per sempre tuo. Molto romantico, tesoro.

Rebekah è innamorata!”

La porta si spalancò di colpo e la ragazza trasalì e gli lanciò un'occhiataccia. “Comincio a pensare che Klaus abbia ragione a non volerti qui!”

Me ne andrò domattina. Questo posto è noioso e le ragazze non vincerebbero una gara di bellezza neppure a corrompere la giuria” dichiarò sporgendo la testa “non sei nuda, vero? Mi impressiona vedere mia sorella nuda.”

Ricordati di bussare, la prossima volta.”

Avrei perso l'effetto sorpresa!” si giustificò con un alzata di spalle. “Quella ragazzina bionda di ieri sera...”

Ricorda il tuo aspetto esteriore, Kol. Caroline ha diciotto anni, tu appena sedici.”

Novecentosedici!”

Buttati al vento” sospirò cercando della biancheria intima pulita. “Non razzolare in quel campo.”

Ha un interesse per Niklaus. Non è del tutto sana di mente, vero?”

E' intelligente e lo tiene a distanza. Nik ti strozza se ci provi con lei.”

Kol si illuminò e un sorriso maligno gli allargò le labbra. Rebekah scosse la testa e si caricò di accappatoio e detergenti personali. “Io non lo farei, se fossi in te!”

Ma tu non sei me!” le urlò dietro la porta del bagno. Solo quando aprì l'acqua della doccia, Rebekah si accorse che indossava ancora l'anello di Willbourgh. Lo posò su un ripiano e accese la radio, canticchiando a bassa voce. Quando uscì dalla doccia, era sparito. Rebekah impallidì e lo cercò sul pavimento, fra le creme, nelle tasche dell'accappatoio e addirittura nel portadentifricio. Ruggì, di fronte l'ineluttabile verità. “Kooooooooooooolll!”

Sono in cucina!”

Lo sentiva ridere, era ben più che colpevole! “Ridammelo!”

Non so di cosa stai parlando.”

E rideva. Che faccia da schiaffi! “Il mio anello, l'anello di Willbourgh!”

Non l'avevi trovato per terra?”

Non hai alcun rispetto per la proprietà altrui” sibilò portando il cappuccio a coprire i capelli bagnati.

Lo dico da una vita e nessuno mi da retta. Bekah, non sgocciolare sul parquet, per favore.”

Kol ha rubato un oggetto a me caro” rispose ad un sopraggiunto Klaus con due sacche della spesa per braccio. Il vampiro li guardò appena e scaricò il cibo sul tavolo della cucina. “Non voglio entrarci.”

Tu sai chi è 'per sempre tuo, Willbourgh'? Sembra tanto un anello nuziale.”

Klaus aprì la confezione delle uova e le sistemò nel frigo, strappò l'anello dalle mani del fratello e lo lanciò a Rebekah. “Problema risolto.”

Ti sei sposata e non ci hai invitato?”

La vampira impallidì mentre lo infilava al dito. Esitò e l'anellino cadde per terra, rotolò fin sotto la credenza e Rebekah pensò di lasciarlo lì. “Non dire scemenze!” sbottò girando su se stessa con gli occhi gonfi di lacrime. “E' una bella giornata e non voglio rovinamela! Ho imparato ad andare in bicicletta!”

Sai che conquista” soffiò Kol leggendo l'etichetta della maionese. “Non è dietetica.”

Klaus lo guardò, chiedendosi se scherzava o meno.

Le ragazze di questa città sono fissate con l'aspetto fisico” spiegò parlando lentamente come se si trovasse di fronte ad un bambino deficiente. “Se le inviti a cena, non puoi servir loro condimenti ipercalorici. A meno che non sia una mossa per metterle all'ingrasso. Ti ricordo che la quantità di sangue varia a seconda del peso corporeo... ehi, sei un genio!” esclamò Kol schioccando le dita e colpendolo su una spalla. “Imparo sempre qualcosa dal mio fratellone! Aveva ragione papà, gli anziani sono portatori di verità.”

Oppure, la verità era che avevano solo quella, al drugstore, e i tramezzini gli piacevano ben conditi. “Quando te ne vai?”

Domattina!”

Lode al cielo e agli dei in cui non credeva. Klaus sospirò, si chinò sotto la credenza, intascò l'anellino e finì di mettere a posto la spesa. La sorella la vide con la coda dell'occhio, inginocchiata a terra in cerca del monile. “Toh.”

Grazie...” bisbigliò con la faccia arrossata. “I fratelli minori sono una scocciatura!”

Klaus non commentò, anche se aveva pronta la battuta sulla punta della lingua. “Ricordi la casa di Londra?”

Come no. Bellissima, enorme e triste. “L'hai venduta?”

Se un giorno ti andasse di fare un viaggio e capitassi casualmente da quelle parti...”

Rebekah si attrezzò con coltello, pane e aprì una confezione di affettati, lanciandogli un'occhiata gelida. Si era vestita, ma aveva ancora i capelli bagnati. “Nik, non girarci intorno.”

Le lettere di condoglianze per Willbourgh sono nel cassetto in alto a destra del mio scrittoio.”

Il barattolo della maionese schizzò in avanti di tre centimetri. Rebekah arrossì e affettò il pane. “Lo sapevi...”

L'ho saputo quando un notaio ha bussato alla mia porta, recando un testamento con se. Willbourgh aveva l'occhio lungo e si era messo in affari con Charles Henry Harrod... il nome non ti dirà niente, ma alla fine del racconto capirai a cosa mi sto riferendo” continuò, laconico. “Il notaio credeva che anche tu fossi morta nell'affondamento del Titanic perché il nome che hai rilasciato al porto, non combaciava con i registri di bordo.”

Rebekah annuì, continuando a infarcire il tramezzino.

Ti sei sposata in segreto e quando Elijah ti è venuto a prendere, ti sei guardata bene dal confessarlo.”

Non erano affari vostri” dichiarò, secca. “L'eredità l'hai sperperata o c'è rimasto ancora qualcosa?”

Klaus batté le palpebre e la fissò. “Sono stato costretto a cederla, nel 1959. L'offerta era tale da non poter rifiutare.”

Parliamo di una casa, un terreno, una botteguccia?”

Parliamo di Harrod's, mia cara.”

Rebekah trasecolò e la maionese cadde dal coltellino. Klaus la raccolse con un dito e la ficcò in bocca. “Sei stata co-proprietaria dei magazzini Harrod's fino al 1959. Ho agito per tuo nome, nell'ombra, infiltrandomi in tutti i consigli d'amministrazione delle società coinvolte. Li ho mossi a mio piacimento finché non mi sono scontrato con un dio ben più potente di me. Li ho salassati e ora sei proprietaria di 600 milioni di sterline, calcolando gli interessi maturati negli anni. Li ho depositati su vari conti per evitare la mannaia del Fisco.”

Sono ricca...” bisbigliò muovendo appena le labbra. “Come Creso...”

Vuol dire che comincerai a fare la tua parte, in casa? Quelle fragole costano un occhio, sorella.”

Klaus detestava le fragole, quando erano piccoli aveva rischiato di morire di reazione allergica. Le comprava solo per lei. Rebekah scivolò dalla sedia e gli abbracciò la schiena. “Questo non vuol dire che ti perdono per avermi trafitto un'altra volta...”

Smetti di abbracciarmi” le ordinò, a disagio. “Ti devi fidare di me! Ti ho resa ricca, ti renderò anche felice.”

Niklaus la fregava sempre. Abbaiava, isterizzava e poi faceva qualcosa di tremendamente carino. “Tieni d'occhio Kol, ha puntato Caroline” gli suggerì abbassando la voce. “Probabilmente non farà niente, ma è sempre meglio guardarsi le spalle.”

Anche questo lo dico da una vita” le fece notare, afferrandole il naso e scrollandola. “Chi ti ha insegnato ad andare in bicicletta? Era un onere mio e mio soltanto!”

Non te lo dico!”

  
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