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Autore: Lyra Lovegood    10/07/2007    4 recensioni
Solo allora si accorse che la civetta stringeva fiera qualcosa tra le zampe : una lettera. Sul davanti della busta con calligrafia sottile e obliqua c’era semplicemente scritto: Per Harry L’aveva già vista quella scrittura, ma non apparteneva né a Ron né ad Hermione: era stata Ginny a scrivergli quella lettera.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I primi raggi di sole di quella mattina facevano ancora  fatica ad entrare attraverso le case di una silenziosa e addormentata Privet Drive. Solo una persona era già sveglia, un ragazzo pallido e magro, con una strana cicatrice sulla fronte, intento a guardare con espressione vacua fuori dalla finestra. Harry fissava il vetro davanti a lui, che gli rimandava l’immagine di un viso stanco, con i capelli neri più arruffati del solito e le palpebre pesanti. Non aveva chiuso occhio tutta la notte, come ormai faceva da settimane. Ci provava, ma non ci riusciva. Rimaneva intontito a fissare le strisce di luce proiettate sul soffitto, si rigirava fra le coperte, costringendosi a dormire, ma era inutile. Si sentiva in dovere di fare qualcosa, qualsiasi cosa. Allora si alzava e cercava disperato qualcosa a cui aggrapparsi: una volta si buttava sotto le coperte con una torcia in mano a leggere  Il Quidditch attraverso i secoli, altre volte scriveva lettere lunghissime a Ron e Hermione, aveva deciso di scrivere anche a Ginny, ma non riusciva mai a concludere le frasi, che rimanevano sospese, senza un senso compiuto…Ogni volta che provava a distrarsi i suoi pensieri tornavano inevitabilmente a Silente, a Hogwarts, a Sirius, all’Ordine, a Piton, ai volti rassicuranti dei suoi amici, agli occhi rossi e vuoti di Voldemort.

Quella notte aveva deciso di passarla aspettando Edvige: era una settimana che non si faceva vedere e Harry si sentiva ancora più solo, senza nessuno che potesse capirlo, rassicurarlo o stargli vicino. Così si era sistemato accanto alla finestra, scrutando perplesso il cielo, immerso come sempre nei suoi pensieri, proprio come era successo un anno prima, quando sperava ansioso di vedere spuntare dal vialetto dei Dursley, Albus Silente, venuto misteriosamente a sottrarlo dalle grinfie degli zii. Diverse lacrime gli rigarono silenziose il volto, mentre il ricordo del preside si faceva sempre più sfocato..Il ticchettio continuo dell’orologio lo intontiva. Harry lo guardò curioso: erano le sei in punto. Si sentì nuovamente travolto da un sensazione di profonda solitudine: probabilmente l’unico in quel momento ad essere sveglio davanti ad una finestra a guardare pensieroso il cielo.

 

Ginny si stropicciò gli occhi ancora assonnata. Guardava compiaciuta Edvige che si allontanava nel cielo pallido di quella mattina. Finalmente si sentiva soddisfatta, una felicità, che da tempo non provava. Non tentò nemmeno di tornare a letto: sapeva benissimo che non si sarebbe riaddormentata. Si sistemò meglio sulla sedia e iniziò a giocherellare con la piuma che stringeva ancora fra le dita. Avrebbe dovuto farlo prima, pensava tra sé. Girò il polso per controllare l’ora: erano lei sei e cinque. Avrebbe aspettato, quello non era certo un problema.

 

Harry prese un foglio e una piuma e iniziò a scribacchiare lettere e segni senza senso, continuando a percorrere le sue ultime terribili esperienze. Senza pensare scrisse in stampatello maiuscolo all’angolo del foglio

 

G. W.

 

D’improvviso gli venne in mente suo padre, che aveva visto nel ricordo di Piton: un James giovane che aveva inciso sognante su un boccino le lettere L.E.

Sorrise. A volte si stupiva di come lui e suo padre fossero così simili, benché non si fossero mai conosciuti. Un fischio acuto lo ridestò improvvisamente dai suoi pensieri come se fosse stato attraversato da una scossa elettrica. Qualcosa di bianco e molto famigliare gli stava venendo incontro. Harry aprì rapido la finestra per far entrare un’orgogliosa Edvige nella camera.

- Edvige no! Così sveglierai…-

-DANNATA CIVETTA!- tuonò a due camere di distanza zio Vernon.

Harry disperato afferrò Edvige per rimetterla nella sua gabbia mentre i passi pesanti dello zio si facevano sempre più vicini. Solo allora si accorse che la civetta stringeva fiera qualcosa tra le zampe : una lettera. Sul davanti della busta con calligrafia sottile e obliqua c’era semplicemente scritto:

Per Harry

 

L’aveva già  vista quella scrittura, ma non apparteneva né a Ron né ad Hermione: era stata Ginny a scrivergli quella lettera. Con il cuore che batteva forte Harry fece per aprirla quando improvvisamente la porta della sua camera si aprì sbattendo rumorosa sulla parete accanto. L’intera famiglia Dursley lo fissava furiosa dall’altra parte.

-Tu…- cominciò zio Vernon scandendo ogni singola parola con una rabbia crescente -devi  sbarazzarti di queLLA MALEDETTA CIVETTA!- concluse con i piccoli occhietti puntati irati su Edvige.

- Si può sapere che cosa c’era da gracchiare in quel modo?- chiese scocciata zia Petunia.

Gli occhi di Harry si posarono involontariamente sulla lettera che stringeva ancora fra le mani.

-Chi ti ha scritto?- esclamò Dudley con espressione tonta che non riusciva a nascondere la sua curiosità.

- No..niente di importante..- rispose teso Harry.

Dudley, ancora più incuriosito, si avvicinò al cugino e con una rapida mossa afferrò la lettera di Ginny.

-Caro Harry- cominciò lentamente a leggere con una cantilena che voleva prendere in giro l’autore.

- Ridammela!- sibilò Harry cercando di raggiungere la tozza mano del cugino.

Dudley continuò compiaciuto a leggere con lo stesso tono odioso - è da tanto, troppo tempo che non ti sento- A quel punto Harry ebbe un’idea.

- Sai Dudley, tre giorni fa ho compiuto 17 anni e nel mondo magico sono già maggiorenne, il che significa che posso fare tutto quello che voglio- spiegò trionfante Harry, gustandosi l’espressione smarrita comparsa sul volto del cugino. -Quindi- proseguì in tono tranquillo - se non ti dispiace, mi piacerebbe avere indietro la mia lettera- concluse sorridendo gentilmente.

- C-certo, tientela- balbettò spaventato Dudley allungandogli con il braccio la busta, come se stesse cercando di dar da mangiare a una tigre recentemente impazzita.

- Grazie, molto gentile, Big D- lo apostrofò soddisfatto Harry.

- Vieni tesoruccio, torniamo a letto- lo chiamò preoccupata zia Petunia, e, con un ultima occhiata terrorizzata i Dursley uscirono dalla stanza.

Harry si risedette accanto alla finestra. Osservò la lettera e tornò a guardare fuori mentre un sorriso felice gli illuminava il volto: non era solo, ora ne era certo.

 

Mentre un pallido sole illuminava la sua camera Ginny sorrise: sapeva che a chilometri di distanza c’era qualcuno che la pensava. E lei pensava a lui.

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Questa è la mia prima FF :) L'ho scritta circa un anno fa, una notte che non sapevo che fare per arrivare alle 4 XDD Mi sentivo comunque in dovere di pubblicarla per inauguarare il mio account visto che è stata la primissima =) Spero vi sia piaciuta questa prima parte..presto pubblicherò il seguito! Grazie a tutti quelli che hanno letto!! :D                     

  
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