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Autore: HeyFox    24/12/2012    3 recensioni
- Perche' lo stai facendo, lentiggini?- Chiese un'altra volta, sussurrando.
Gli diedi una leggera spinta - Se mi chiami un'altra volta "lentiggini" giuro che sarai morto.- Dissi con finta aria minacciosa e un dito puntato contro il suo petto.
Non mi ero nemmeno accorta che la sua tenuta da football fosse scomparsa e che in quel momento indossava soltanto una di quelle camicie che dava l'ospedale.
Lui arrossi' leggermente, poi punto' anche lui un dito contro di me - E tu non hai ancora risposto alla mia domanda, lentiggini.- Disse divertito abbassando il viso per nascondere il rossore.
Scoppiai a ridere a quella scena - Non ti ho mai visto arrossire!- Esclamai ammiccando con lo sguardo.
Lui alzo' un sopracciglio - Mi stai per caso prendendo in giro?- Chiese divertito.
Io feci una faccia che doveva sembrare indignata - Ma chi, io? Lo avrei fatto due mesi fa, ma adesso non mi permetterei mai.- Dissi con voce seria, anche se mi veniva da ridere.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Logan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Mess'
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Sentii dei colpetti sul fianco destro.
Mugugnai e mi girai in pancia in giu, cercando di spostare la cosa che continuava a picchiettarmi, senza risultati.
-Papa', cinque minuti, dai.- borbottai sottovoce.
Sentii una risata leggera come una nuvola, che pero' non apparteneva affatto all'uomo che pensavo.
-Dai, su Jane, alzati che sono le sette e venti.- disse la voce che sentivo ancora ovattata, come se avessi le orecchie tappate con qualcosa.
Borbottai qualcosa di incomprensibile perfino per me stessa e socchiusi gli occhi quel tanto che bastava per vedere in faccia la mia ignota sveglia, leggermente indesiderata.
Sobbalzai quando mi trovai davanti Carlos con un bel sorriso sulle labbra.
-Carlos! Cosa cavolo ci fai alle sette e venti di mattina?- chiesi sconvolta.
Lui rise, mettendosi seduto in modo piu' comodo -Sono venuto per darti un bel risveglio. Tuo padre mi aveva accennato che a darti il risveglio fosse sempre Sonic con le sue affettuose leccate,- rise -quindi ho pensato di darti un risveglio un po' piu'... Asciutta e do..- stava per dire, ma si corresse subito -.. e carino.- concluse sorridendo.
Lo guardai curiosa -Sono troppo assonnata per ribattere o per chiederti cosa volevi veramente dire, quindi faccio finta che tu non abbia detto nulla- borbottai e, con ancora gli occhi socchiusi, mi lasciai ricadere sul letto.
Lo sentii ridere, poi il suo corpo che si stendeva accanto a me, sulla parte del letto libero.
Mugugnai nuovamente qualcosa di incomprensibile e mi dimenai leggermente per liberare le gambe dal groviglio delle coperte.
Alla fine mi appoggiai al petto del mio migliore amico.
-Mmm, ma come sei comodo.- mormorai strofinando la testa sul suo petto, per cercare una postura ancora piu' morbida.
Non so perche', ma mi sentivo stranamente stanca, quasi distrutta.
-Carenze d'affetto?- domando' a bassa voce mentre passava una mano fra i miei lunghi capelli rossicci.
Sorrisi annuendo leggermente, mentre lo abbracciavo -Si, credo proprio di si- mormorai.
Rimase in silenzio, continuando ad accarezzarmi i capelli.
Mi sentivo tanto una bambina che di notte, avendo paura dei "mostri nell'armadio", chiama il papa' che le si stende accanto, facendole posare la testa sul proprio petto, che a quell'eta' le sembra invincibile.
Continuai a sentire a lungo la sua mano delicata posarsi sui miei capelli, in modo rilassante, ma poi, d'un tratto tutto scomparve.

Mi riscossi dal sonno, di nuovo. Stavo molto comoda. E poi, il petto di Carlos era parecchio morbido, meglio del cuscino.
No, aspetta...Carlos? Carlos!
Aprii gli occhi e alzai la testa, trovandomi faccia a faccia col mio migliore amico.
Era infinitivamente tenero quando dormiva, con i muscoli rilassati, le spalle ancora piu' larghe, i muscoli del petto e delle braccia messi ancora piu' in evidenza dalla maglia nera, aderente a maniche lunghe.
Sorrisi guardandolo, senza trovare il coraggio di svegliarlo.
-Smettila di fissarmi.- mormoro' con voce roca, mentre un sorriso gli si cominciava a dipingere sulle labbra.
Arrossi leggermente, senza un preciso motivo -Ma tu non stavi dormendo.- sussurrai.
Lui apri' gli occhi, fissando il suo cioccolato nel mio bosco.
-In teoria si, ma sono sveglio da circa quindici minuti.- spiedo'.
Arrossii ancora di piu', se possibile -Grazie per avermi fatto fare la figura del cavolo.- bofonchiai.
Lui rise -Mi piace vederti arrossire. E' uno dei pochi momenti in cui ti togli la maschera della ragazza dura e sicura di se'.- sussurro', con un sorriso a cui non si puo' allegare altro aggettivo se non dolce.
Mi schiarii la gola, senza dire niente, mentre una strana... cosa nasceva all'altezza del mio stomaco.
-Ma smettila Pena, che non incanti nessuno.- borbottai facendolo ridere.
Gli diedi una leggera sberla, e il mio sguardo cadde sulla radio-sveglia: le 10:20.
Spalancai gli occhi -Carlos, siamo qui a poltrire mentre dovremmo essere a scuola da almeno due ore e mezza!- esclamai alzandomi dal letto, dimenticandomi, per la fretta, di avere addosso solo una canotta e dei pantaloncini corti, che usavo solo per dormire.
-Avevi e hai la febbre, quindi non ti ho svegliata... E poi devo essermi addormentato anch'io. Un giorno di assenza non ci fara' male.- disse alzandosi sui gomiti. -E comunque, bel sedere Brown!- esclamo' ridendo.
Arrossii per l'ennesima volta, questa volta in modo davvero pesante.
Gli tirai in testa la prima cosa che mi ritrovai sottomano, cioe' il mio amato libro de "I Miserabili", che, fra l'altro, era un bel mattone, ma che Carlos afferro' prontamente.
-Dai, su, stavo scherzando.. No, cioe', voglio dire, un bel sedere lo tieni davvero, ma non prendertela. E' un complimento!- esclamo' alzando le mani al petto. -Stenditi a letto e non ti muovere. Io vado a casa.- disse mentre si alzava, gia' diretto alla porta.
-E no, cosi' non vale...Tu non puoi andare dove vuoi, mentre io rimarro' qui con la febbre.- mi toccai la fronte, e si, era vero, avevo davvero la febbre.
Lui alzo' gli occhi al cielo, divertito -E allora che cosa devo fare? Ti chiamo Sonic?- domando'.
Sbuffai -No scemo, era una richiesta indiretta per farti restare.- borbottai con lo sguardo basso.
Sentii le sue braccia circondare il mio busto e il suo caldo corpo appoggiarsi lievemente al mio -Si, sei davvero tenera quando ti imbarazzi o arrabbi.- mi soffio' nell'orecchio con voce leggera quanto una nuvola -Dai, su, va a letto che scendo e chiedo a tuo padre se posso prepararti del the.- disse, lasciandomi infine un bacio sulla testa, uscendo poi dalla stanza.
Sorrisi e feci come lui mi aveva detto.
Mi semistesi sul letto, come la schiena appoggiata alla testiera, coprendomi per bene.
Si, qualcosa nel mio stomaco si stava muovendo, anche in modo parecchio vivace.
E su, sapevo bene cosa potrebbe essere, ma... Lo conoscevo solo da quattro mesi... Sarebbero sufficienti per definire questa cosa una "cotta"?
Non sono un'esperta in queste cose, non ho mai avuto storie di cui tenevo conto, ma in tutti i libri che ho letto, e anche la mamma, si sono sempre ostinati a definire questi comportamenti come l'inizio di una cotta o, addirittura, dell'amore vero e proprio.
Crederci o non crederci? Questo e' il dilemma.
Sbuffai passandomi una mano sulla fronte, che aveva cominciato a pulsare insistemente.
Un piccolo consiglio personale: mai pensare troppo ad una stessa cosa se hai la febbre. Finirai con l'avere un tremendo mal di testa.
Dopo un po' di tempo, durante il quale la mia mente era totalmente fra le nuvole, vidi la porsa aprirsi, facendo entrare un Carlos tutto sorridente e pimpante, con un vassoio fra le mani, con sopra una tazza di the fumante, delle fette biscottate con marmellata, un muffin e delle pastiglie bianche.
-Ti ho portato la colazione.- disse avvicinandosi lentamente al letto.
-Ma io non ho fame.- ribattei.
Alzo' gli occhi al cielo mentre appoggiava il vassoio sul comodino.
-Ma devi mangiare, per poi prendere le pastiglie.- spiego' nello stesso modo calmo in cui lo si fa ad una bambina piccola.
-Ma io detesto le pastiglie. Possono fare piu' male della malattia stessa.- dissi con fare da capitan ovvio.
Lui sbuffo' -Non fare la bambina, Jan, e mangia.- disse porgendomi il vassoio.
-E va bene, ma solo perche' non mi lasceresti stare se non lo facessi.-.
Lui annui' soddisfatto, sedendosi accando a me.
Mangiai in silenzio, mentre Carlos si guardava intorno, curioso.
-Cosa sono tutti quei quaderni sulla mensola?- chiese indicandoli, curioso.
Bevvi l'ultimo sorso di the -Da ragazzina mi piaceva inventare piccole storie. Quelli sono quaderni pieni zeppi delle mie fantasie.- spiegai con un'alzata di spalle mentre spostavo il vassoio sul comodino.
A lui s'illuminarono  gli occhi -Anch'io da piccolo scrivevo qualcosa. Piu' che altro i miei erano fumetti.- si alzo' avvicinandosi ai miei tanto custoditi quaderni. -Posso?- chiese.
Annuii -Certo. Non fare caso ai titoli strani o agli errori grammaticali. Li ho scritti tutti fra i dieci e i dodici anni, e non li rileggo dalla prima volta.-.
Lui sorrise aprendo un quaderno ad una pagina a caso, sedendosi poi sulla sedia del computer, intento a leggere.
-E invece dovresti.- disse dopo un po', tirandomi fuori dalle nuvole.
Alzai un sopracciglio -Dovrei cosa?- chiesi non capendo.
Lui rise -Dico che dovresti rileggerle.-.
-Sono scritte cosi' male?- chiesi.
Lui sorrise scuotendo la testa -Affatto. Sono racconti parecchio maturi se pensi che li abbia scritti una ragazzina di undici anni. Potrebbero venire pure pubblicati, se facessi richiesta.- disse chiudendo il quaderno, riponendolo infine nello scaffale.
Io scoppiai a ridere -Si, questa era bella Carlitos, davvero!- esclamai continuando a ridere.
Mi guardo' male -Ridi, ridi. Io stavo dicendo sul serio.-.
Io annuii -Certo, anch'io stavo parlando seriamente.-.
Sbuffo' -Facciamo una scommessa: io propongo i tuoi racconti ad una casa editrice. Se accetteranno la proposta tu dovrai fare una cosa che ti chiedo io.- disse.
-E se non l'accettano?- chiesi con tono di sfida.
Lui alzo' le spalle -Allora sceglierai quello che dovro' fare io.- s'interruppe porgendomi la mano -Allora, affare fatto?-.
Annuii, stringendogli vigorosamente la mano -Affare fatto.-.
Lui continuo' a leggerem dopo aver chiesto nuovamente il mio permesso, mentre io lo osservavo con un sorriso sulle labbra.
Dopo un po' l'occhio gli cadde sull'orologio, facendolo scattare in piedi.
-Oddio, sono gia le dodici e quindici!- prese in fretta il suo amato giubbotto di pelle nera, mettendosela addosso.
-Ti accompagno alla porta.- sorrisi, facendo per alzarmi.
Ma lui mi fermo', mettendomi le mani sulle spalle.
-No, non ti scomodare.- mi lascio' un bacio sulla fronte -prendo due dei tuoi quaderni, cosi' li mando a quel mio amico.- disse sorridendomi, mentre si avvicinava allo scaffale, estraendo poi due quaderni a caso.
Io annuii -Certo, tanto so che vincero' io.- dissi allegra.
Lui rise -Non ci scommetterei troppo. Io vado Jen, dico a James di prendere i compiti per Logan e per noi.- disse.
Io annuii e gli sorrisi, un attimo prima che uscisse.
Sospirai e mi appoggiai meglio alla testiera, passandomi le dita nei capelli.
Dopo qualche minuto sentii bussare.
-Avanti.- dissi con voce abbastanza forte da farmi sentire.
Papa' entro' tutto pimpante, con al seguito Sonic.
Sonic mi salto' sulle ginocchia, mentre papa', dopo aver chiuso la porta alle sue spalle, si sedette sulla scrivania, dove, poco prima, c'era Carlos.
Mi sorrise, uno dei suoi sorrisi di quando era particolarmente contento, soddisfatto.
-Perche' stai usando il tuo sorriso da "quando sono felice", papa'?- chiesi con un sorriso divertito, mentre accarezzavo il testone di Sonic che sbadigliava.
Papa' alzo' le spalle -Non posso essere semplicemente contento?- chiese.
Io risi -Si, che lo puoi essere, ma in tal caso useresti il tuo sorriso da "evviva! Sono felice!" e non quello da "quanto sono felice."-  spiegai con tono da capitan ovvio.
Lui mi guardo' confuso, mettendosi una mano in mezzo ai suoi capelli biondo scuro.
-Certe volte mi chiedo se sei davvero mia figlia... Un padre dovrebbe capire il proprio figlio quando parla, ma io, con te, proprio non ci riesco.- concluse.
Scoppiai a ridere ancora piu' forte -E' poco ma sicuro che tu sia il mio vero padre, tranquillo.- dissi fra una risata e l'altra, poi mi calmai lentamente -Allora, perche' hai quel sorrisino?- chiesi nuovamente.
Lui sbuffo' -E' solo che e' stato carino da parte di Carlos passare a prenderti..- disse, senza finire.
-E..?- lo incoraggiai.
Lui scrollo' le spalle -E nulla.-.
Scossi la testa, rassegnata -Ci rinuncio. Sembra che io stia parlando con una migliore amica che mi vuole tenere all'oscuro di qualcosa, invece che con mio padre.- borbottai.
Papa' rise, poi si guardo' attorno.
-Ah, e perche' non sei salito per svegliarci quando hai visto che non scendevamo?- chiesi.
-In realta' sono salito...- comincio', senza finire, nuovamente.
Sbuffai -Guarda papa' che dico a mamma cosa avevi combinato in cucina se non mi dici tutto.- passai ai ricatti, come si fa con i bambini piccoli.
-E va bene, va bene, visto che sei passata alle armi pesanti...- disse sedendosi meglio -Ecco, non vi ho svegliato perche'... Eravate cosi' carini!- lo guardai sconvolta -No, sul serio! Sembravate una coppia!- concluse ridendo.
Io arrossii pesantemente.
-Ma non dovresti essere tu papa' ad essere il primo a cacciare a pedate nel sedere ogni ragazzo che porto a casa?! Di solito fanno cosi quando la figlia porta ragazzi a casa.- esclamai.
Lui rise -Allora io sono l'eccezione! E poi, non potrei farlo..-.
Alzai un sopracciglio -E perche' mai non potresti farlo?- chiesi.
-Semplice.. Primo, perche' se lo facessi tu mi odieresti; secondo perche' e da quando hai sette anni che hai solo amici maschi e terzo..- si fermo.
-E terzo?- chiesi curiosa.
-E terzo mi ringrazierai per essere l'eccezione alla regola, quando avrai un ragazzo.- mi fece l'occhiolino.
Stavo per rispondergli in un modo non proprio carino, considerando che fosse mio padre, ma, fortunatamente, venni fermata dalla suoneria del cellulare di papa'.
Guardo' un attimo il numero, spostando poi lo sguardo su di me, prima di rispondere -Spero che tu non abbia combinato nulla a scuola.- poi rispose -Pronto?-.
Ascolto' per un attimo -Si, sono io. Jennifer ha combinato qualcosa?- chiese ancora - Si, certo, gliela passo subito.- concluse, avvicinandosi a me.
Feci un'espressione interrogativa.
-Un certo professor Smith- disse mentre afferravo il cellulare.
-Buon giorno professore.- dissi appena appoggiai il telefono all'orecchio.
-Hey Jennifer. Come va?- chiese mentre sentivo un rumore di chi si sposta.
-Febbre professore, ma me la faro' passare per i prossimi allenamenti, non si preoccupi.- lo assicurai.
-No, no, non ti chiamo per questo, pensa a guarire per bene. Ti chiamo per un'altra questione.- s'interruppe un attimo.
-Logan manchera' per... due mesi?- chiese con tono insicuro.
-Si.- affermai sicura.
-
Ecco... Lui e' il capitano, quindi ha un ruolo importante. Non posso farmi mancare un capitano per due mesi, soprattutto perche in questi due mesi avremo delle partite di qualificazione con altre scuole.-si fermo' di nuovo, quasi come se volesse lasciare un momento di suspance.
-E quindi? Non vorra chiedere all'ospedale di rimetterlo prima.- quasi lo rimproverai.
-No no, non lo farei mai. Sai che ci tengo alla vostra salute!- esclamo' indignato, con un tono che si usa con gli amici.
Perche' e' cosi' che ci riteneva lui, amici.
-E allora?- chiesi nuovamente.
-E allora volevo chiederti se vorresti prendere il suo posto, almeno finche' non si riprende. Sei una grande giocatrice, alla pari di Logan e nessuno se la prenderebbe se fossi tu a diventare capitano.-.
Io ci pensai un attimo, poi scossi la testa, sorridendo, come se in qual momento me lo trovassi davanti.
-No professore, mi dispiace, ma non me la sento.- dissi semplicemente.
-E va bene, se ci hai pensato bene...- disse con voce rassegnata.
-Bene, e' tutto. Buona giornata Jennifer, guarisci presto.- concluse, chiudendo poi la chiamata.
Papa' mi guardo' curioso -Che e' successo?-.
-Il professor Smith mi ha chiesto di diventare capitano della squadra.- dissi semplicemente.
-E perche' non hai accettato?- chiese stranito.
-Non me la sento papa', davvero.-.
-E perche' mai? Non era quello che volevi?-.
Sorrisi e iniziai a scuotere la testa, lentamente -Sai, penso che un amico, o meglio, tre amici, sono piu importanti di uno stupido ruolo in una squadra.- dissi.
-Cioe'?- chiese papa' -Sono piu vecchio di te, ma io ragionerei al contrario. Voglio dire, se sono dei veri amici, sarebbero contenti per te.-.
-Si, e' vero. Sono piu' che sicura che anche loro lo accetterebbero, ma.. Ma mi sentirei totalmente in colpa. Voglio dire, mi sentirei in colpa verso Logan perche' so che lui ci tiene particolarmente a quel ruolo. In pratica sarebbe una cosa come... Come togliere a te le amate serate passate a leggere o a scrivere. Anche se non lo mostrerebbe, ce l'avrebbe un po' con me, anche se inconsciamente...-
mi fermai e sorrisi -Poi entrano un scena James e Carlos.. I miei due scemi.- dissi ridendo -Anche loro vorrebbero diventare capitani, ma so che rifiuteranno. Se accettassi non se la prenderebbero minimamente con me, lo so, ma sarei io a non sentirmi apposto, capito?- conclusi con un sorriso.
Papa' sorrise a sua volta e si alzo', avvicinandosi e scompigliandomi i capelli.
-Io vado di sotto. Se ti serve qualcosa, chiama.- disse uscendo.
Non feci nulla per tutta la meta' del pomeriggio, finche', alle sedici, non sentii il campanello di casa suonare.
Quando aprii (papa' era uscito), mi trovai davanti un trafelato James che, appena il tempo di darmi i compiti, poi scappo'.
Lo guardai confusa, mentre si allontanava, poi mi chiusi la porta alle spalle.
-Oggi si va da Logan.- mormorai salendo le scale.




Angolo autore.
Scusatemi, scusatemi, scusatemi.
Non mi usccidete, vi prego, ho solo 13 anni!
Lo so, non aggiorno da.. un mese, ma sono rimasta senza inteenet, non posso aggiornare.
Oggi ho avuto l'occasione di farlo, quasi come se fosse un regalo di natale, ecco.
Si, lo so, come regalo fa schifo.
Comunque, ho gia altri capitli pronti, aggiorno appena potro' prometto.
Vi auguro un buon Natale e un felice e diverso anno nuovo.
Con affetto, Wiky.


   
 
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