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Autore: Der_Metzgermeister    25/12/2012    1 recensioni
Rimase tanto tempo affacciata a quella finestra, con accanto la luce di una candela. Quella candela che accendeva tutte le sere.
E poi, dimentica del sonno, si mise a scrivere.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In realtà questa storia non ha molto senso, però mi piaceva quello che ho scritto e ho voluto pubblicarla.
In realtà non è neanche una storia. Non lo so cos'è.
E nonostante manchi di senso voglio dedicarla a Olivia e Federica, che mi stanno regalando un affetto che non credevo di poter ricevere mai.



Quel Natale non sarebbe stato come tutti gli altri. Lo sentiva nell’aria che era e sarebbe stato differente.
Ma non di un diverso felice. Non c’era la stessa allegria nell’aria. Non c’erano i sorrisi, le risate e l’affetto. Gli abbracci erano freddi e ruvidi, i baci sulle guance la infastidivano e i sorrisi della gente le sembravano sempre più finti.
Si chiese come avesse fatto il mondo a cambiare così di fretta.
Si rispose che a cambiare era stato solo il suo modo di vedere.
E poi si chiese perché.
Si rispose che forse era perché l’adolescenza è un periodo che cambia un po’ tutti i ragazzi;
che forse era perché si sentiva così stanca;
che forse era perché due di quelle persone che l’avevano vista crescere, che ogni Natale festeggiavano con lei, si stavano separando.
Quando sua madre glielo aveva detto, qualcosa in lei si era spezzato. Quel senso di sicurezza e di calore che sentiva dentro all’arrivo di ogni Natale, era sparito.
Anche la ricerca dei regali era stata smorta e triste. Ne aveva fatti pochi per poca gente. Tanti che prima erano stati nel suo elenco annuale, ora mancavano.
Li aveva cancellati con una netta linea a penna.
Una di quelle che non cancella la parola ma la rovina irrimediabilmente, così da non permettere nemmeno alla scolorina di riportarla al suo aspetto originale.
Perché resterà per sempre tagliata a metà.
E anche lei si sentiva un po’ come quella parola. Spezzata.
Piano, piano si stava spezzando tutto.
La sera prima non si era divertita giocando a carte. Non aveva sorriso come sempre, nonostante le vincite continue e le risate. Risate spente. La loro assenza la sentivano tutti, nessuno riusciva a credere che stesse succedendo davvero…
Mosse la mano a voler scacciare i suoi pensieri e si voltò verso la finestra. La cosa bella della sua finestra era lo scenario. Avrebbe tanto voluto disegnarlo, ma non ci riusciva.
Era da un po’ che non prendeva in mano una matita. Non ce la faceva. Era come se la passione che metteva nei suoi schizzi fosse svanita.
E con orrore si era resa conto che stava svanendo anche quell’emozione con cui caricava ogni parola dei suoi racconti.
Ogni parola, perché riteneva che i racconti non erano belli solo nel loro insieme, ma in ogni loro sfumatura.
Erano come i quadri. Ogni pennellata sapeva dare vita a un sentimento diverso e profondo.
Così voleva fossero le sue storie. Ma non lo erano più.
Aveva paura di tutto questo. Si sentiva come invecchiata.
si alzò di scatto e corse fuori, noncurante della maglietta a maniche corte che indossava e dei pochi gradi sopra lo zero che c’erano fuori.
Guardò quel paesaggio che le sembrava tanto bello dalla sua finestra.
E non provò nulla.

Più volte aveva gettato uno sguardo a quel paesaggio sperando in un’emozione diversa. In uno stimolo che desse passione alle sue matite, alle sue parole.
Uno stimolo che continuava a mancare.


La sera di Natale era stata triste. Erano andati a trovarli in pochi quell’anno, perché suo padre aveva impiegato troppo tempo a decidere se voleva cucinare anche quell’anno o no.
O forse era stata triste solo per lei.
Non sapeva dirlo. Era bastata l’assenza della trepidazione che provava ogni anno i giorni prima del 25 dicembre a farle capire che le cose non andavano.
Prima di mettersi a letto quella sera, dopo aver atteso la mezzanotte per mettere il Bambinello nel presepe, gettò ancora uno sguardo a quel paesaggio in cui aveva cercato tanto.
Ma nel buio non riusciva a vedere nulla, se non qualche luce lontana, sulle montagne.
E furono proprio quelle montagne ad attirare la sua attenzione. I loro profili sottili e opachi, vagamente intuibili, avvolti da qualche nuvola e disegnati dalla luce pallida e leggera della luna.
Rimase tanto tempo affacciata a quella finestra, con accanto la luce di una candela. Quella candela che accendeva tutte le sere.
E poi, dimentica del sonno, si mise a scrivere.



 
  
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