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Autore: Rick    11/07/2007    1 recensioni
Aprire gli occhi,svegliarsi,e trovarsi in un nuovo mondo...o e' lo stesso di prima,ma qualcosa e' andato per il verso sbagliato?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ebbene si, ho appena resuscitato una storia vecchia di tre anni. Questa fanfiction ha una storia: cominciata a scrivere nel 2004, ho continuato ad occuparmene fino al tardo 2005, periodo in cui il supporto su cui la tenevo (stupido io che non faccio mai le copie dei file) si ruppe, facendomela perdere apparentemente per sempre. E' stato solo di recente che mi sono ricordato che la storia era stata pubblicata qui sulla EFP, e dopo essermi precipitato a rileggerla, ho preso la malsana decisione di portare avanti la storia di Ryusei e Hikaru, di Cien e Mika, di Colt e Lantis, una storia che mi era cara e della quale - ahimè - stavo perdendo il controllo.
Il perdere tutti quei capitoli scritti in realtà è stato un bene, stavo perdendo il 'feeling' con la storia, non la sentivo più mia. Continuavo ad aggiungere nuovi personaggi, situazioni insensate e colpi di scena che mi stavano portando lontano dal finale che mi ero prefissato. Da un lato era una cosa buona: la storia si stava 'scrivendo da sola'. Dall'altro stava cominciando a perdere senso.
E' qui che dopo aver rifinito i primi nove capitoli, aggiungendo parti, cambiando alcune cose (primi tra tutti il nome di Sien diventato Cien e l'Eleiza, che ha preso il più plausibile nome di Kuu) e più generalmente spianando la strada per i capitoli successivi.
Il mio stile di scrittura è purtroppo cambiato con il tempo, non me ne volete male. Ve ne accorgerete sicuramente da questo capitolo. Spero soltanto che la cosa non vi disgusti a tal punto da lasciar perdere l'intera storia.

Buona lettura,
-Rick

PS: è consigliata la rilettura dei capitoli precedenti, sia perchè probabilmente l'ultima volta l'avete fatto nel 2004 e non ve li ricordate, sia perchè alcune cose sono cambiate.


L’improvvisa spinta della catapulta per poco non lo mise KO, ma la sua resistenza fu premiata: dopo qualche attimo era fuori dalla Teti. Ricordò le poche lezioni di guida che aveva preso: con decisione attivò i retrorazzi, ed il Kuu si bloccò di colpo. L'improvvisa decelerazione per poco non gli fece rivedere il pranzo, ma la prospettiva di sguazzare in un casco pieno di vomito non gli andava per niente a genio.
Dopo essersi ripreso dalla botta, tornò alle lezioni di guida: controllare lo stato del sistema; allacciare le cinture… no, quello l’aveva già fatto. Fu poi il momento di fare un check-up di cose più terra-terra: nessuno spiffero nell’abitacolo, il monitor funzionava, le cloches non si erano staccate dalla propria sede quando le aveva mosse. Il Kuu funzionava alla grande.
-Ok…Kuu, diamoci dentro!- annunciò subito dopo, spingendo sul pedale dei propulsori.
Il mech arancione cominciò a muoversi con una velocità crescente, mentre Ryusei lo indirizzava verso la squadriglia più vicina. Non appena fu a portata di comunicazione radio disse, cercando di sembrare il più educato possibile, nel tentativo di ripetere gli ordini proprio come avrebbe fatto Domon:
-Qui è Ryusei Akai del reparto tecnico che parla per conto del comandante. L’ordine è di ritirata. Recuperate e unità danneggiate e aspettate…-
Ma le risposte dei suoi superiori furono tutt’altro che educate: valanghe di insulti coprivano il suo tentativo di spiegare la situazione, mentre le squadriglie, portando in spalla i resti dei robot danneggiati a mò di sacchi di patate, si ritiravano l’una dopo l’altra nella Teti, lasciandolo quasi da solo.
-(Non c'è che dire)-osservò mentalmente-(quanto sono coraggiose le nostre truppe...)-
Riuscì a riprendere fiato.
- Ma dove diavolo state andando!?- se ne uscì, dimenticando la propria compostezza.- Dovete aspettare il ritorno della squadra di esplorazione! Ragazzi!?-
Due o tre volontari si offrirono di restare ad aiutarlo, ma vennero ben presto travolti dall’ondata di codardia che aveva preso controllo dell’intera truppa. Fu in quella che il suo radar rilevò tre unità che stavano abbandonando l’atmosfera del pianeta, unità che furono riconosciute come i modelli custom della squadra di esplorazione.
-Bene, ce l’hanno fat...-
Ma interruppe la propria osservazione di sollievo non appena si rese conto che una quarta entità stava inseguendo le sue compagne, molto probabilmente con intenzioni ostili.
-Dannazione! Dottoressa Hououji, mi sente? Dottoressa!?-
Le voci che giungevano dall’altro capo della linea non fecero altro che aumentare la sua paura: le tre donne stavano parlando tra loro in tono preoccupato. Il disturbo radio era forte, ma riuscì piu’ o meno a decifrare qualche parola.
-Rayearth!? H----- che sta-----
-Non può-------
-No….no!!!-
E poi una quarta voce, molto più giovane delle altre, la cui trasmissione era quasi indecifrabile
---- è Hi--- Sh----, a supporto delle ----- ----- -----.-
-Dannazione...dannazione!- esclamò, mandando i propulsori a piena potenza, andando incontro alla dottoressa.
Il disturbo radio andava sempre più scemando man mano che si avvicinava alle quattro unità, e proprio quando furono nel raggio visivo del Kuu assistette ad una scena agghiacciante: il Daitetsu del tenente Shidou, colpito vicino alla testa da un proiettile vagante, perse la presa sul modulo di rientro solo per essere intercettato dal Dragoon della Ryuzaki che si trovava subito dietro. Le voci dei piloti sembravano molto più preoccupate rispetto a prima:
-Ma cosa sta succedendo qui? Il comandante non mi aveva avvertita che avremmo iniziato a combattere!-
-Hikaru!? HIKARU! Fuu, Hikaru è svenuta, dobbiamo sbrigarci a rientrare!-
Sentire delle persone così vicino a lui in una situazione del genere per poco non lo gettò nello sconforto più totale. Doveva aiutarle a tutti i costi, non poteva permettere che gli accadesse qualcosa!
-Dottoressa!- esclamò, cercando di farsi sentire.
-R...Ryusei?- chiese lei di rimando.
Non seppe mai cosa stava accadendo nell’abitacolo, ma quando la sentì dire:
-Oh, no….perchè sei uscito!?-
Capì che si era resa conto che il Kuu stava avendo il suo volo di collaudo in una situazione di guerra.
-Cercherò di coprirvi!- esclamò, pur sapendo quanto era disperato il suo gesto.- Cercate di rientrare alla nave!-
Ignorò la richiesta di Fuu di lasciarle stare e, dopo aver disarmato una carcassa nelle vicinanze della mitragliatrice e di un coltello a motosega, si lanciò in direzione delle tre unità in pericolo.

Le cose non andarono come previsto: dopo appena qualche secondo di scatto fu costretto a fermarsi, bloccato da una piccola squadriglia di avversari che aprì il fuoco su di lui. Riuscì a schivare a malapena qualche attacco prima di trovarseli davanti: quattro mech uguali, completamente grigi, davanti ai quali risaltavano due robot differenti, uno rosso dall’aspetto slanciato e uno verde la cui corporatura tozza lasciava intuire che fosse un’unità di artiglieria. La cosa che lo lasciò sbigottito fu l’improvviso ordine che provenne da una delle unità:
-Chiudete il fuoco! Voglio interrogarlo.-
Rimase stupito. Allora quella di prima non era un'allucinazione, gli alieni parlavano davvero giapponese? Il mech rosso si fece avanti, alzando il braccio per indicarlo con la mano, e la stessa voce autoritaria di prima si fece sentire attraverso la radio.
-Sono il tenente Colt Mitsubishi dell’esercito del Pianeta. Rimuovi il tuo armamento e identificati.-
-Maggiore.- lo corresse una voce. Il robot rosso si voltò verso l’unità di artiglieria verde al suo fianco, mentre la voce di Colt annunciava:
-E io che ho detto?- prima di tornare a guardare il Kuu.
Ma altri pensieri affollavano la sua testa e lo distoglievano dalla simpatica scenetta. Il suo nemico si chiamava come un’automobile? Stava per iniziare a ridere dal nervosismo, ma riuscì a trattenersi. Qual’era la prima regola del manuale del soldato, in queste situazioni?
Collaborare, no?
Lasciò andare la mitragliatrice ed il coltello prima di iniziare a parlare.
-Tecnico di bordo Ryusei Akai, Esercito dell’Unione Terrestre.-
-Unione Terrestre? Mi stai prendendo in giro?- esclamò il suo avversario, mentre il suo mech chiudeva il pugno e tre canne di fucile ne spuntavano dall’avambraccio.-Ti dò altre due possibilità. Dimmi quello che voglio sentire.-
Oh, risposta sbagliata. Ma che risposta sbagliata, era la verità! Se quegli alieni parlavano giapponese dovevano conoscerla la Terra…o almeno così pensava.
-Non la sto prendendo in giro, maggiore! E’ tutto un grosso equivoco!- esclamò a sua difesa. – Non credevamo che il pianeta fosse abitato, e…-
-E avete aperto fuoco su una stazione spaziale dopo che vi era stato intimato di identificarti perché non credevate fosse abitato? Oooh, ci credo molto. Una possibilità. Non bruciarla.-
Ok, l’aveva capito. Il suo avversario non voleva interrogarlo ma torturarlo.
-Abbiamo trasmesso un segnale di pace tramite razzi luminosi.-
-Non conosciamo il codice di voi cosiddetti “terrestri”- rispose il maggiore, seccato – ma dalle nostre parti la pace non si dichiara attaccando gli altri senza motivo.-
-Ma non era stato ordinato un att…-
-Zitto. Hai usato tutte e tre le tue possibilità.-
La voce di prima, proveniente dall’unità di artiglieria, si fece sentire di nuovo.
-Colt, credo che il ragazzo stia dicendo la verità, un tecnico di bordo con un po’ di sale in zucca non si lancerebbe in battaglia.-
-Gamma Montecarlo Rally - replicò il pilota del robot rosso – non è forse quello che hai appena fatto?-
-Da quando credi che io abbia del sale in zucca? E poi lui è un novellino, non hai visto come si muove?-
Cominciò a ridere non appena sentì il nome dello scapestrato compagno del Maggiore Utilitaria Giapponese. Gamma Montecarlo Rally? Chi è che va in giro a chiamare il proprio figlio con un nome simile? Era uno scherzo? Doveva esserlo, oppure ciò voleva dire che aveva sbattuto la testa durante il lancio e tutto quello che stava vedendo era un’allucinazione.
No, non lo era, i tre robot della squadra di esplorazione erano appena sfrecciati a qualche centinaio di metri da li ignorandolo completamente. Voltò la testa nell'abitacolo, approfittando dello schermo a 360°, e vide che ormai erano vicini alla Teti.
Aveva assolto al suo compito - l’unica cosa che doveva fare era andarsene da lì. Con il simpatico sottofondo dei suoi due avversari che litigavano come un marito e una suocera, attivò lo Psytracker del Kuu. La sua testa fu avvolta da un dolore lancinante, che però durò solo qualche attimo, il tempo di fargli lanciare un mugugno che passò completamente inosservato. Quello che accadde dopo, nonostante fosse stato completamente previsto, lo lasciò stupito.
Man mano che il Mind Link System si andava attivando, il freddo cosmico avvolse il suo corpo. Non gli sembrava più di essere seduto all’interno di un gigantesco robot perso nello spazio aperto – pur trovandosi nell’abitacolo, lui era quel robot. Lo Psytracker funzionava perfettamente.
Con due movimenti impercettibili delle mani afferrò le armi che aveva lasciato a sé stesse, e chiese con un tono sarcastico.
-Bene, allora. Io me ne vado, mi chiamate voi quando avete finito, d'accordo?-
Per tutta risposta, Colt aprì amichevolmente il fuoco dalle mitragliatrici. Schivarle fu un gioco: non dovette neanche comunicare il movimento al Kuu, gli bastò pensarlo, ed il Metal Armor schivò elegantemente sulla destra.
-Che diavolo!?- esclamò il maggiore, che non si aspettava che un novellino schivasse un attacco in quel modo.
Il "novellino", da parte sua, scattò in avanti e tranciò in due la testa del robot alla sua destra, riducendo all’impotenza il suo vicino distruggendone entrambi le braccia. Mentre gli altri due membri della squadriglia si allontanavano in preda al terrore seppur richiamati all’ordine da Colt, si fece avanti con un calcio contro il Raptor di Gamma, che lo schivò tranquillamente.
-Oh, siamo bravi allora!- esclamò il meccanico, provocandolo.- Vediamo se sei così bravo dopo un po’ di Black Hole Cannon!-
Il robot verde fece per raggiungere sulla sua schiena un’arma che non c’era, prima che il pilota, dopo un rassegnato:
-Merda, devo aver fatto confusione nell’hangar…- incrociasse le braccia, pronto a ricevere un colpo di grazia che non arrivò.
L’Eisenriese aveva infatti placcato il Kuu, spingendolo contro un satellite, dopo averlo afferrato con entrambe le braccia.
-Ti avevo sottovalutato, signor "tecnico di bordo"!- esclamò Colt, resosi conto del suo errore di valutazione. - Vediamo se sto sottovalutando anche questo!-
I coprispalla dell’Eisenriese si aprirono, rivelando una schiera di micromissili che fecero fuoco sul robot di Ryusei a distanza ravvicinata.
L’urlo di dolore del tecnico di bordo gli fece capire di aver vinto. Il maggiore si allontanò lentamente dal suo avversario a bordo di un robot danneggiato, contando di averlo ridotto all'impotenza con quella manovra suicida, ma ci mise poco ad accorgersi che il Kuu era completamente intatto.
-Di che diavolo è fatta quell’armatura?-
Fu l’ultima cosa che riuscì a dire prima che le mani del Metal Armor stringessero il collo dell'Eisenreise e ne staccassero la testa di netto, mentre Ryusei, in preda all’ira, gli urlava:
-STRONZO! FA MALISSIMO, LO SAI!?-

-Mmmh, credo che per adesso basti così.- si rivolse a lui Gamma, mentre il Raptor afferrava il corpo danneggiato senza testa dell’Eisenreise e si allontanava nel cosmo.
-Il seguito alla prossima puntata! Stesso canale, stessa ora!- lo provocava.
Voleva proseguire l’inseguimento, ma una voce dentro di lui gli suggeriva di calmarsi.
Ryusei ormai vedeva completamente rosso: il feedback del Mind Link System era decisamente troppo. Bel modo di scoprire che tutto quello che il robot sentiva si ripercuoteva sul suo sistema nervoso! Ognuno dei missili che lo aveva colpito aveva lasciato una ferita non sul suo corpo, ma nella sua mente: il dolore era ancora chiaro e vivido. Era quasi completamente paralizzato, e l'unica cosa che riuscì a fare fu attivare i propulsori per dirigersi verso la propria nave. Doveva assolutamente rientrare, ma come fece per muoversi un ennesimo ostacolo si mosse sulla sua strada, stavolta in forma di un robot rosso e dorato, più alto del suo di almeno cinque metri, che brandiva una spada. Lo osservò in un lungo istante : aspetto intricato, quasi organico, che lo faceva assomigliare ad un cavaliere medioevale: l'elmo a forma di testa di animale, un'armatura piena di gemme, un'arma completamente avvolta da un'aura di fiamme invece spostavano la sua appartenenza verso una storia fantasy. La cosa che lo sorprese di più fu ciò che a lui sembravano i propulsori: le due ali di fiamme sulla schiena di quel possente mezzo gli davano un'impressione di superiorità e di potenza.
Fu un lungo attimo di silenzio. I due avversari si fissavano in volto, lui attraverso i visori del Kuu, lei tramite gli occhi di Rayearth. Cercò di aspettare quanto più a lungo possibile per calmarsi e riprendere controllo del proprio corpo, ma quando si accorse di riuscire a muovere il braccio le parole uscirono da sole.
-Chi diavolo sei!?-ruggì, ancora in preda all'ira e allo shock causati dall'attacco di Colt - No, aspetta, non dirmelo! Non ne voglio sapere niente, fammi passare!-
-Mi dispiace, ma non posso permettertelo. Hai attaccato Sephiro. Dimmi perché, e ti lascerò andare.- rispose Hikaru con voce ferma e determinata.
La risposta di Ryusei non si fece aspettare, anche se era completamente diversa da quella che lei si aspettava:
-NON LO SO! Non so neanche che diavolo sia Sephiro! Spostati, o ti faccio fare la fine del Maggiore Utilitaria!-
-Ho paura di non poterlo fa …-
Ma non riuscì a terminare la frase: il Kuu le fu addosso con rabbia, cercando di colpire Rayearth con un pugno diretto al volto. Si parò utilizzando la spada di piatto, e fu sorpresa dal vedere che l’armatura del suo avversario, di fronte all’arma di Eskudo, non si era neanche incrinata. La spinta del suo antagonista era tremenda, e per evitare che l'attacco trapassasse la sua guardia si ritrovò a doverlo scartare di lato. Il mech arancione avanzò per qualche decina di metri prima di tornare a fronteggiarla, e la voce del pilota la provocò:
-Mi dispiace, ma non ho tempo da perdere ora. Addio!-
-Kh....ma che diavolo!?-


-Uh....-
Si guardò attorno: era nella sala comandi della Teti, seduto alla sua postazione. La testa...il dolore era abbastanza fastidioso, e come si portò la mano sulla fronte si accorse di essere stato fasciato.
-Capitano!- esclamò la giovane dai capelli biondi al suo fianco.- Finalmente siete sveglio!-
-Mika...- mormorò lui, non ancora ripresosi dalla botta. -Che ci faccio qui? Prepara il Metal Armor per il lancio, devo...-
-Mi dispiace. Ryusei è uscito con il Kuu.-
La notizia provocò un suo risveglio improvviso: uscito immediatamente dal suo stato di intontimento, si produsse in un'esclamazione desiderosa di spiegazioni:
-Che cosa?!-
Volse immediatamente lo sguardo verso il monitor principale, ritrovandosi ad inquadrare rottami di Metal Armor e di robot a lui sconosciuti. Strinse il pugno della mano libera.
-Quello stupido!- imprecò -Ti prego, dimmi che non si è fatto ammazzare!-
-Veramente, mi sembra se la stia cavando abbastanza bene. Guardate il monitor 3.-
L'osservazione della giovane provocò in lui un dubbio che lo implorava di essere chiarito, e la soluzione del mistero era lì, sul monitor 3. In mezzo alle carcasse e alle esplosioni, un Metal Armor di colore arancione ed un misterioso mech dalla spada fiammeggiante si stavano affrontando. Non riusciva a distogliere lo sguardo dal robot di Ryusei, completamente disarmato ed in evidente difficolta: sebbene riuscisse a scansare i fendenti del suo avversario, non aveva niente con cui contrattaccare, ed il duello stava già volgendo in suo svantaggio.
-Stupido! Stupido! Mille volte stupido! Perchè diavolo non sta rientrando!?-
-Non credo sia nelle condizioni di farlo.- disse Mika cercando di chiarire, riuscendo soltanto ad alimentare altri dubbi. -Guardi i movimenti che fa: un pilota di Metal Armor in condizioni normali non riuscirebbe a muoversi in quel modo, specialmente se al comando di un prototipo con un output energetico così ridotto.-
-Vuoi dire che...-
Un raro evento causato da un sovraccarico del Nekketsu System. Il sistema traeva il suo nome proprio da quell'avvenimento: Nekketsu, Hot Blood. Fervore. Inclinazione alla rabbia. La chiave dell'intero funzionamento di un Metal Armor, e nel contempo il più grande difetto - un difetto che non si riusciva a spiegare se non in un modo: lo stato d'animo del pilota inesplicabilmente influenzava la performance della macchina.
-Berserker...-
-Non credo.- rispose lei senza voltarsi, tenendo gli occhi fissi sul monitor. -Ryusei è ancora in grado di intendere e di volere, un pilota in quelle condizioni non riuscirebbe mai a farlo. Ma sembra che l'istinto stia avendo la meglio su di lui: il suo avversario gli sta bloccando la strada, e lui non potrà andare avanti finchè non se ne sarà liberato.-
-Ma allora che...-
No, basta domande. Era o non era il comandante della Teti? Aveva già fatto abbastanza errori quel giorno, gli toccava salvare la situazione in qualche modo. Ryusei era un suo caro amico, oltre che un geniale tecnico ed il buffone di bordo, e lasciarlo lì a morire non era certo un'opzione.
-Abbiamo unità disponibili?-
Chiese all'operatore al suo fianco.
-Gran parte delle unità sono danneggiate oltre il 70%. Abbiamo cinque unità che non hanno fatto in tempo a ritirarsi e sono state abbattute, ma i piloti si sono eiettati e sono stati recuperati. Al momento gli unici Metal Armor pienamente operativi sono quelli della squadra R.-
La squadra R...la squadra di Fuu? Erano rientrate? Un'idea balenò nella sua mente, ma per farlo aveva bisogno dell'aiuto della dottoressa.

-Hikaru!-
Umi si lanciò fuori dall’abitacolo del Dragoon non appena fu a bordo della Teti, incurante del fatto che la camera stagna non fosse stata ancora completamente pressurizzata, tanto era preoccupata. Immediatamente incontrò la sua amica scienziata, anche lei in pena per le condizioni della ragazza svenuta all'interno del Daitetsu rosso. Fu lei stessa la prima a farsi avanti: in preda alla disperazione, cominciò a battere pugni sull'abitacolo del mech, mentre Fuu cercava di sbloccarne l'apertura dall'esterno.
-Apriti! Apriti maledetto! Apriti!- urlava, in preda alla rabbia - Sei sempre la solita idiota, Hikaru! Non ti sei mai allacciata la cintura! Sei venuta a combattere nonostante ciò che ti hanno fatto quei terroristi! Stupida! STUPIDA!!!!-
Le lacrime cominciarono a sgorgare copiose dai suoi occhi mentre i guanti della sua tuta, a causa della violenza dei suoi colpi, andavano strappandosi, mostrando che in quei lunghi istanti la forza era stata tale che le sue mani stavano sanguinando.
-Umi, spostati, sto aprendo.- le fece notare Fuu, che fino a quel momento era rimasta ad armeggiare con la maniglia di emergenza.
Si allontanò riluttante. L'armatura del Daitetsu si aprì all'altezza del torace, rivelando il cockpit quasi completamente avvolto nell'oscurità. Secondo gli indicatori i sistemi erano operativi al 100%, ma tutti i display erano illuminati fiocamente, come se il Metal Armor stesse soffrendo. Hikaru era seduta lì, le mani ancora appoggiate alle cloches, la cintura slacciata come solo lei era solita fare.
-Hikaru!- urlarono all'unisono Umi e Fuu, mentre si introducevano all'interno della cabina di pilotaggio cercando di svegliarla.
Pensando fosse svenuta le tolsero il casco per permetterle di respirare l'aria della stanza, ormai completamente pressurizzata. Un rapido fluire di capelli, e poi quel volto terrorizzante.
Non era priva di coscienza, al contrario. I suoi occhi spalancati, fissi a guardare il vuoto, erano una vista dalla quale si ritrassero immediatamente in preda alla paura. Anche lei era in lacrime, minuscole gocce di pioggia che andavano perdendosi nell'atmosfera artificiale priva di gravità, unico segno di vita oltre ad un flebile mormorio.
-R....Rayea....Ray....Rayearth...-
-Fuu, aiutami a tirarla fuori!- esclamò subito dopo essersi resa conto della situazione.
-S...si!-
Fu proprio la dottoressa dai capelli biondi a muoversi per prima, ma non appena prese la mano di Hikaru questa si ritrasse, ed il suo impercettibile sussurro si trasformò in un urlo disperato.
-NO! NOOOO! VOI NON POTETE ESSERE QUI! NON POTETE ESSERE VIVE! ANDATEVENE! ANDATEVENE!!!!-
La donna dagli occhi cremisi cominciò a dimenarsi in preda ad un ingiustificato terrore, mentre le sue due amiche la tiravano a forza fuori dall'abitacolo, cercando di calmarla. La squadra medica fu li nell'arco di secondi, seguita a ruota dal comandante.
-Domon!- esclamò Fuu piangendo, alla vista della figura autoritaria dell'uomo.
-Fuu! Ho bisogno del tuo aiuto! Ryusei sta....-
-Lo so!- esclamò lei in modo stranamente sgarbato per il suo carattere.-Ma non posso lasciare Hikaru da sola!-
Umi contribuì a sua volta, rafforzando la richiesta del comandante, anche lei urlando la sua risposta tra le lacrime:
-Con Hikaru ci resto io! Fuu, vai a recuperare quell'imbecille, prima che mandi a puttane il tuo lavoro di una vita!-
Le due si guardarono negli occhi. Umi continuava a piangere, ed essenzialmente stava fissando la sua amica per evitare di assistere all'orribile spettacolo della giovane dai capelli rossi, legata su una barella, che veniva posta sotto sedativi da parte dello staff medico.
-Vai.- si limitò a sottolineare.-Capitano, prenda pure il mio Metal Armor. Io resto con il tenente.-
Domon annuì e cominciò a dirigersi verso il Dragoon, mentre Fuu, lanciato alla sua amica un ultimo:
-Resta con lei.-
Entrò nella cabina del suo Agriv. Riattivò il sistema di guida manuale subito dopo, e volse il mech verso la rampa.
Doveva recuperare il Kuu. Doveva salvare Ryusei.


La battaglia all'esterno continuava ad infuriare: la Teti riusciva a resistere ai robot del Pianeta semplicemente grazie ai suoi scudi, mentre sempre più avversari tornavano a ciò che restava dell'Hayabusa per fare rifornimento e abbattere quel dannato invasore. Ma era solo una scusa: molti infatti si fermavano a metà strada, osservando a bocca aperta il duello tra quel misterioso robot arancione che teneva testa a Rayearth, il mashin della leggenda. La lotta dei due proseguiva con una violenza e furore, sebbene il Kuu si trovasse in netto svantaggio: nessuna delle armi che raccoglieva per strada riusciva ad opporre resistenza alla spada di Eskudo del mashin, venendo inevitabilmente distrutta dopo uno o due colpi.
Ma non poteva arrendersi per così poco. Quel robot era l'ultimo ostacolo che impediva il suo ritorno alla Teti, e lui lo avrebbe abbattuto a tutti i costi. Un rimpallo sfortunato lo lasciò completamente scoperto all'attacco della sua avversaria.
Il suo grido di battaglia attraverso la radio gli fece raggelare il sangue, ma si rese velocemente conto della direzione da cui veniva portato l'attacco e incrociò le braccia sopra la testa, nel tentativo di difendersi.
-Lega X, aiutami tu!- esclamò non troppo convinto, mentre chiudeva gli occhi.
Un dolore al braccio destro. Un dolore lungo, troppo lungo, e superficiale. Non era normale.
La vista della spada che era riuscita a malapena a scalfirgli l'armatura e ad incastonarvisi dentro fu ciò che gli si presentò davanti quando rivolse lo sguardo verso la sua avversaria. Non riusciva a vederla, certo, ma era sicuro che fosse sorpresa quanto lui. Approfittò del momento di stupore per disarmarla: muovendo di scatto l'arto danneggiato riuscì a toglierle l'arma di mano, ed immediatamente la afferrò con il braccio sano, colpendola allo stomaco con un calcio frontale che la spinse abbastanza lontano per permettergli di puntare di nuovo verso la Teti. Ma non fece in tempo: non appena voltò lo sguardo verso la nave, i sensori del Kuu rilevarono un'immensa fonte di calore arrivargli alle spalle.
-HONOO NO YA!-
-Cosa!?-
Si voltò appena in tempo per vedere un'immensa sfera di fuoco dirigersi verso di lui a velocità folle. A quella distanza non poteva di certo schivarla, e si ritrovò costretto un'altra volta ad affidarsi alla resistenza della Lega X: il fuoco si infranse contro il braccio del Kuu con un'immensa esplosione, della quale poteva, anzi, era forzato, a sentire il calore. Ne uscì indenne, almeno nel corpo, ma come la nuvola di fuoco si dissolse si accorse che Rayearth era di nuovo davanti a lui, e dopo aver recuperato la spada, gli restituì la cortesia con un calcio nello stomaco, spedendolo a sua volta lontano.
-Kh.... devo fare qualcosa, o non la finiremo più...-
D'un tratto la vittoria cominciò a diventare ai suoi occhi un esito sempre più possibile: si rese conto che la sua armatura era in grado di resistere senza alcun problema a quell'arma che sembrava in grado di tagliare di tutto - e ne trasse vantaggio quando la sua misteriosa avversaria tentò di nuovo di trafiggerlo alla spalla: l'arma lasciò semplicemente un graffio piuttosto marcato e fu deviata dalla superficie inclinata del coprispalla, e Ryusei si ritrovò finalmente faccia a faccia con la sua avversaria.
Fu lui il più rapido: la immobilizzò con una ginocchiata e la spinse, stordita e in preda al dolore, contro la stazione spaziale. Non si fece scappare l'occasione e, saltandole addosso, la afferrò per la spalla, cominciando a tempestarla di pugni.
Le urla di lei non lo fermavano: il pilota del Kuu continuava ad attaccare, implacabile e forsennato, colpendola tra volto e spalle, tra collo e petto, senza neanche badare a dove stava mirando: tutto quello che gli importava era levarsela di torno. La giovane cercò di sollevare la spada per reagire più e più volte, ma sempre invano.
Stava vincendo.
Ce la poteva fare.
Ce la doveva fare.
Doveva tornare.
Doveva farlo per Mika, per Domon.
Per Fuu.
Per tutti quanti.
-Ryusei!-
Qualcuno lo stava chiamando? Non si curò neanche di guardarsi dietro. Sul radar due segnali amichevoli si stavano avvicinando verso di lui, prontamente intercettati da diversi bogey che fino a quel momento sembravano essere fermi.
-No....NO!- si voltò giusto in tempo per vedere l'Agriv di Fuu e il Dragoon del tenente Ryuzaki iniziare un combattimento contro diverse unità. Ormai ai limiti della ragione, si rivolse alla sua avversaria.
-Questa è tutta colpa tua! TUA TI DICO! Se ti fossi intromessa la dottoressa Fuu e il tenente Ryuzaki non sarebbero scesi in battaglia!-
-Fuu.... Ryuzaki?- mormorò la sua antagonista, prima di rendersi conto di quello che aveva detto.
Era possibile che stesse parlando di loro? No....non poteva essere. Erano morte. Se fossero state ancora vive, sarebbero state dalla sua parte. Sarebbero comparse al suo fianco e l'avrebbero aiutata a combattere quel misterioso nemico arancione che la stava trattando come una bambina viziata tratta una bambola di pezza appena ricevuta dai genitori. Se solo fossero state ancora vive....
Cercò la forza per reagire, ma non fu abbastanza rapida: mentre sentiva una voce familiare urlare:
-Ryusei! Fermati! Il braccio del Kuu non può reggere tutto quello sforzo!-
Una meteora a forma di pugno la colpiva sul petto. No, non andava bene - ancora due colpi come quello e sarebbe finita male - ma un urlo di dolore lanciato dal pilota del mech che la stava battendo le fece capire di avere ancora una flebile possibilità. Osservò il braccio destro del robot, che si stava muovendo in maniera scoordinata: il polso ed il gomito, probabilmente danneggiati per i violenti urti, stavano emanando una pioggia di scintille, e sembravano non rispondere più ai comandi del pilota. Forse rimase a guardarlo troppo: non appena cercò di muoversi, il Kuu utilizzò il braccio sano per afferarle il collo e cominciare a stringere. Non c'era abbastanza spazio per cercare di tagliargli via il braccio, e comunque la sua arma era completamente inutile contro l'armatura del robot.
Era finita? Era destinata a finire strangolata da centinaia di chili di acciaio, nel vano tentativo di proteggere il pianeta che amava da nemici misteriosi provenienti dallo spazio profondo? D'un tratto, quello che aveva sentito le tornò alla mente.
"Fammi passare".
"NON LO SO. Non so neanche cosa sia Sephiro!"
"Non ho tempo di fermarmi!"
Diceva la verità? Non voleva...fare del male alle persone che amava? Non era lì per affrontarla...voleva soltanto andarsene?
Era stata davvero così stupida da trascinarsi in un combattimento inutile che stava per farle raggiungere finalmente le sue amiche, che la stavano aspettando da più di 100 anni?
Smise di opporre resistenza. Non voleva più saperne di guerre o combattimenti - voleva solo riposare.
La stretta si allentò tutta di un tratto, e riuscì a sentire la voce del pilota del robot arancione.
-Il...il bioscanner...quest'affare è un'immenso ammasso biologico? E'...e' VIVO!?-

Ryusei non ebbe il tempo di capire la sua scoperta - l'Agriv della dottoressa Fuu colpì il Kuu alla testa con un pugno, facendogli perdere conoscenza. Immediatamente Domon si avvicinò al Metal Armor disattivato, separandolo da Rayearth e afferrandolo per il torace.
-Fuu, l'ho preso. Coprimi mentre torniamo alla nave.-
-Roger.- disse la donna, affiancandosi a lui. Ma mentre il Dragoon pilotato dal capitano si dirigeva verso la Teti, l'Agriv rimaneva fermo nel vuoto, ad osservare il gigante rosso che giaceva sconfitto sulla stazione spaziale.
Allungò la mano - la sua mano - verso Rayearth, come se volesse toccarlo per sincerarsi che il suo controllore fosse ancora vivo, ma una chiamata da parte di Domon le fece capire che non poteva aspettare ulteriormente.
-Chi sei?- sussurrò al cavaliere, prima di rimettere le mani sulla cloche e di allontanarsi per dare copertura al capitano.

Se fosse rimasta soltanto un istante di più, l'avrebbe sentita, quella flebile e dolce voce che chiamava il suo nome, disperata:
-F...Fuu...-

  
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