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Autore: ArchiviandoSogni_    25/12/2012    8 recensioni
Joe e Hanna sono pronti per fare le valige.
Cosa c’è di meglio di un Natale in famiglia, tra amore e banchetti immensi?
Lo zio logorroico, la nonna pettegola, il cugino intento a mandare - come un ossesso - sms sdolcinati alla propria ragazza rimasta a casa…
Ma una bufera di neve rovescerà tutte le aspettative dei nostri due eroi e, a poche ore dalla mezzanotte, sotto un albero di natale che ha visto tempi migliori, i nostri eroi si sussurreranno piccole promesse, ricordi malinconici e dolci speranze.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Inked Love - Amore d'Inchiostro'
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Inked Christmas

Questa Os natalizia fa parte dalla long- fic Inked Love – Amore d’Inchiostro.

È consigliato leggerla, avendo presente la storia originale.

 

 

Inked Christmas

 

 

 

A Voi che avete amato questi due ragazzi, proprio quanto li ho amati io.

Buon Natale, ragazze!

 

 

Ore 09.00 – Lunedì 24 Dicembre

 

Mi stiracchiai assonnato, cercando di aprire gli occhi senza successo.

“Joe?”

Sentii Hanna chiamarmi e chiudermi in un lento abbraccio.

“Buongiorno, piccola.”

Finalmente le mie palpebre si sollevarono, ritrovandomi subito dopo tra le labbra della mia donna.

Rimasi con gli occhi aperti, mentre un bacio pigro e lento mi dava il buongiorno più bello di tutti.

Mi staccai, sorridendo come un idiota.

“Piaciuto, eh?”

Prima che potessi risponderle, il mio cellulare prese a squillare con insistenza, facendomi allungare sul comodino per afferrarlo in tempo.

“Danny- boy!”

“Joe, ciao. Disturbo?”

Guardai Hanna mezza nuda nel mio letto e il mio amico dei piani bassi che aveva bisogno della solita uscita mattutina.

“In realtà, sì.. Che è successo?”

“Ecco, sai, devo dirti una cosa un po’ spiacevole.”

Mi alzai a sedere allarmato, prima di sentire Hanna appoggiarsi ad una mia spalla, accarezzandomi.

“Dimmi tutto. Chi sta male, stavolta?”

Sentii Daniel sbuffare, prima di rispondermi. “Ma che hai capito! Nessuno, per fortuna… E’ solo un problema tecnico, diciamo.”

Strabuzzai gli occhi, un po’ confuso. “Ti si è rotto il preservativo nel momento più bello? Cazzo, cugino, lo sai che devi stare attento e-“

Venni interrotto dalla sua voce diventata improvvisamente stridula.

“Joseph, smettila di sparare cazzate! Poi Cat prende la pillola.. Ah, insomma! Mi stai già facendo rimbecillire. Il problema tecnico è che siamo letteralmente nella merda. O meglio, voi lo siete. Casa tua e casa mia sono completamente circondate dalla neve e si fa fatica anche solo a raggiungerle a piedi. I treni sono stati soppressi e gli aerei annullati… Credo che questo Natale, cugino caro, lo passeremo lontani.”

Completamente allibito, mi alzai dal letto, travolto subito dai brividi.

Faceva davvero freddo quella mattina e il mio misero pantalone della tuta, non aiutava certamente a riscaldare il mio corpo.

Fortunatamente, il contatto brusco con l’aria gelida, mi aiutò a svegliarmi più velocemente del solito.

“Come scusa? Non è possibile che non ci sia un modo per tornare a casa!”

Daniel sospirò. “Lo so, sembra assurdo. Diciamo che io e Cat siamo stati molto fortunati a partire due giorni fa, visto che aveva appena iniziato a nevicare e i mezzi riuscivano comunque a circolare, anche se con il solito ritardo post- neve/pioggia/grandine.”

Mi grattai il tallone del piede destro con l’altro piede, appoggiandomi poi con la spalla nuda contro il muro affianco alla finestra.

Vivere lontani da casa, non era mai stato un grande problema; soprattutto perché io e la mia famiglia conservavamo da sempre un rapporto solido e affettuoso. Noi Davis, ce ne sbattevamo alla grande dei chilometri di distanza.

Mia madre poi, da quando stavo insieme ad Hanna, mi chiamava anche di meno, convinta che la mia ragazza sapesse darmi l’affetto che da sempre necessitavo e che raramente avevo il coraggio di richiedere.

“Che palle, Daniel.. Quindi non potrò assaggiare di nuovo il polpettone di mamma? Nemmeno ascoltare le tue stronzate da cinofilo impazzito? I miei che ne pensano?”

Sbuffai, voltandomi verso il letto e sorridendo alla mia ragazza che mi fissava con fare interrogativo.

“Eh, non bene. La zia Rachel ha cominciato a dare di matto… Ha convocato una riunione di quartiere e voleva far mobilitare tutti i cittadini del nostro paesello, per andare in stazione e manifestare contro la soppressione dei treni. Per fortuna lo zio l’ha fermata in tempo.”

Scoppiai a ridere dopo quelle parole, perché mia madre era in grado di fare tutto quello pur di riavermi a casa per le feste.

“Quella pazza… Beh, Danny-boy, aspetteremo che la situazione migliori e – mal che vada – ci vediamo per Capodanno. Salutami la iena con i capelli rossi e chiamo domani mattina per fare gli auguri a tutti. Ah, ecco, tira un orecchio a Chase, il novello sposo, da parte mia. Ciao, angioletto.”

“Ciao, stronzo. Povera Hanna che deve sopportare un tale deficiente!”

Chiusi la telefonata, sorridendo.

Lasciai il cellulare sul comodino e mi tuffai letteralmente sul letto, rifugiandomi velocemente sotto le coperte e contro il corpo di Hanna.

“Brrr, che freddo : scaldami, donna!”

Lasciai fuori solo la mia testa dal piumone, che rimase comodamente appoggiata sul suo seno.

“Ma sei tu quello che dovrebbe riscaldare me… Che è successo? Niente Natale a casa Davis?”

Scossi la testa, ritornando con la schiena sul materasso. “Già. La neve ha reso inaccessibile il mio paese e, di conseguenza, i mezzi di trasporto sono tutti annullati a causa del maltempo.”

Lei mi raggiunse, baciandomi una guancia. “Che facciamo ora? Io in previsione dell’imminente partenza, non ho comprato più niente.”

Mi grattai la testa sovrappensiero, chiudendo gli occhi.

“Dobbiamo sfidare le intemperie e andare a compare qualcosa… Ma questo letto è troppo comodo e caldo per abbandonarlo.”

La presi tra le mie braccia, intrappolandola tra il mio corpo e il materasso.

Hanna rise contro la mia spalla, solleticandomi con il suo respiro caldo contro la mia pelle fresca.

Era bellissimo svegliarsi ogni mattina con il suo profumo nei polmoni e il suo calore contro il mio corpo.

Era dolcissimo svegliarsi ogni mattina facendo l’amore pigramente per iniziare la giornata nel miglior modo concesso a noi poveri esseri umani.

Era straordinario svegliarsi ogni mattina e sperare di riaddormentarsi il prima possibile per averla di nuovo tra le mie braccia, sulle mie labbra e dentro al cuore.

 

Passammo il resto della mattina immersi nella neve.

Comprammo poche cose alla rinfusa, senza seguire un vero e proprio menu.

Per di più, non l’aiutai nemmeno molto, impegnato com’ero a stuzzicarla mentre chiedeva consigli ad una commessa, sussurrandole all’orecchio  milioni di mie fantasie erotiche non ancora sperimentate.

Ma non mi risparmiai nemmeno per strada, riempiendola di neve e facendola sbilanciare di proposito per abbracciarla o baciarla quando e come volevo.

Non fui gentile nemmeno quando ritornammo a casa, perché tra un bacio e l’altro l’avevo trascinata sul divano, facendo squagliare buona parte dei gamberetti surgelati che avevamo comprato per le tartine.

“Sei un disastro, Joe.”

Avvolta solamente nel nostro plaid rosso, sistemava la spesa sul tavolo, salvando meno di metà busta di gamberetti. Per fortuna le vongole congelate non si erano guastate molto e il resto della spesa non aveva bisogno del frigo o del freezer.

“E’ colpa tua.”

Lei alzò un sopracciglio, mentre si sporse sul bancone per leggere l’orologio a muro.

I miei occhi si incollarono sulle sue curve, soprattutto sul suo sedere che era diventato, da qualche mese, un vero e proprio chiodo fisso.

Le mie mani si incollarono su quella meraviglia, senza che potessi realmente fermarle.

“Sono le due del pomeri- Joe!”

Sghignazzai contro la sua spalla, abbracciandola da dietro. “Scusa, giuro che ti stavo ascoltando.”

Lei  si girò tra le mie braccia, fulminandomi con lo sguardo. “Invece che fare il cretino, ascoltami davvero! Cosa stavo dicendo?”

Io le baciai la fronte, e spavaldo dissi: “Che hai due chiappe da urlo?”

Lei però non sorrise e quindi, sciogliendo l’abbraccio, mi scusai nuovamente.

“Ok, ok. Sono le due del pomeriggio...”

Lei si rigirò, sollevando delle buste e degli ingredienti, come se guardandoli, toccandoli e studiandoli riuscisse a realizzare mentalmente il nostro alquanto strambo – e anche molto sbrigativo - menù natalizio.

“Ci sono! Allora, Joe, ascoltami attentamente!”

Mi prese una mano e mi avvicinò a sé, indicandomi i vari ingredienti sul tavolo della cucina.

“Bene, direi che con i gamberetti rimasti riusciamo a fare ancora qualche tartina con la salsa cocktail; con le vongole ci facciamo una spaghettata e poi stuzzichiamo con queste pizzette e tutte le schifezze che ti sei comprato, davanti alla tv. A mezzanotte facciamo un mini brindisi e se abbiamo fame, mangiamo la crostata al cioccolato che non abbiamo ancora consumato e che scade a breve. Che ne pensi? Lo so, non sarà un gran che come cena natalizia, ma meglio di niente, no?”

Non la seguii molto, intento a guardarle le labbra che si muovevano frenetiche mentre mi spiegava come salvare il nostro natale.

“Sì, perfetto…”

Le accarezzai le guance con le nocche, seguendo il contorno della sua mascella, dei suoi zigomi, della sua fronte.

Lei smise di parlare, studiandomi con i suoi grandi occhi nocciola.

“Joe, che hai oggi?”

Le sorrisi, facendo spallucce. “Mi prendo il mio regalo, in piccole dosi.”

Scesi sulle sue labbra, accarezzandole prima con il naso e poi con la mia bocca. La sua si schiuse all’istante, cercando la mia lingua, mordendola, accarezzandola; facendola sua.

La sollevai per le anche, accarezzando le pareti della cucina e del salotto, prima di finire contro le piastrelle della nostra doccia.

Fare l’amore con lei era sempre una scoperta. Ogni suo sussurro faceva nascere nuovi brividi; ogni suo tocco nuove vertigini ed ogni suo bacio nuovi salti nel buio nella passione viscerale.

“Ti amo così tanto.” Le sue labbra contro le mie.

“Sei perfetta.” L’ultima spinta, fatica, carezza e il piacere ci avvolse, seguito dalle mie braccia sulla sua vita, che la strinsero vicino al mio cuore.

A volte, però, era lei a stringere me; era lei la mia ancora di salvezza.

Era il tutto, il sangue; il cuore.

A volte avevo paura di perdermi, ma riaprivo gli occhi e il suo sorriso mi ridava forza, speranza e coraggio.

 

Ore 21.00 – Lunedì 24 Dicembre

 

Seduti di fronte al televisore, eravamo avvolti nello stesso lungo e caldo plaid rosso, spettatore assiduo da mesi delle nostre tenerezze e coccole.

Ci imboccavamo a vicenda, non seguendo molto il classico film natalizio intramontabile che ormai ogni essere umano sapeva a memoria.

Il pavimento era caldo, le nostre gambe intrecciate e quel tepore confortevole era reso ancora più magico dalle lucine dell’albero di natale dietro alle spalle di Hanna, esattamente accanto alla grande finestra.

Nevicava ancora, ma noi eravamo incuranti di tutto; dispersi com’eravamo nella nostra personale bolla d’amore.

“Mi mancano i Davis, sai?”

Hanna mi portò una tartina davanti alle mie labbra.

L’addentai con forza, facendola sorridere.

“Anche a me, ma in fondo li raggiungeremo presto. Domani dovrebbe già smettere di nevicare e poi, a dirla proprio tutta, non ho mai passato un Natale così bello.”

Lei si portò le dita sporche di salsa davanti alla sua bocca, ma le afferrai velocemente il polso, cambiando la sua traiettoria.

Le accarezzai la punta delle dita con le labbra e le ripulii lentamente con la lingua.

Lei divenne rossa, molto imbarazzata per il mio gesto.

Era così dannatamente bella.

“Sai cosa mi piace di te?”

Stupita, alzò lo sguardo per raggiungere i miei occhi verdi ed io mi persi nelle sue iridi nocciola, che brillavano di curiosità ed aspettative.

Continuai imperterrito, incoraggiato da quel luccichio.

“Che nonostante sia passato un anno, riesci ancora ad arrossire ai miei complimenti. Sei così dolce, Hanna.”

Lei storse il naso, imbarazzata nuovamente ed io ne approfittai ancora, per ribaciarle le labbra.

Mi ero innamorato, profondamente; e non sapevo più come fare per uscirne fuori. Ma, in fondo, non ero così pazzo da volerne uscire davvero.

L’amavo e questo risolveva tutti i dubbi, le ansie e le continue insicurezze di non essere mai abbastanza per una ragazza come lei.

“A volte ho paura che tutto questo finisca.”

La sua mano scivolò via dalla mia e un brivido lento e freddo, mi attraverso il petto.

“Non averne, perché passeremo altre feste in questo modo; perché voglio continuare ad amarti sempre con tutto questo entusiasmo. Lo so, non mi guardare così, ora siamo così giovani e spensierati. Eppure mi impegnerò, te lo giuro, a non trascurarti mai, a non farti mai dubitare del mio amore. In fondo è bastato un quaderno sporco d’inchiostro a farci trovare, e ciò che viene scritto, difficilmente sparisce nel tempo.

Chi scrive immortala gli attimi, le sensazioni e i suoi stessi sentimenti. Noi rimarremo uniti proprio come le tue parole continueranno ad essere assorbite dalla carta. Vieni qui, Hanna.”

Lei si sedette sulle mie gambe incrociate, stringendosi a me.

“È così bello, Joe. È così bello amarsi così tanto… Dici che siamo troppo melensi? Che sogniamo troppo e finiremo in questo modo per farci del male a vicenda? Di questo ho paura; è questo che mi spaventa. Non sono i litigi e le controversie: è il troppo affiatamento che mi fa sprofondare nell’ansia. Ho paura che tutto finisca, che il Noi non duri per sempre.”

Scossi la testa, cercando il suo viso.

Aveva gli occhi lucidi e, baciandole il mento, cercai di convincerla ad abbassare lo sguardo sui miei occhi sicuri e sinceri. 

“Nessuno è mai morto per i troppi sogni e se lo dico io, vuol dire che è vero. Mi hai fatto ritornare la voglia di sognare, non devi iniziare ad averne paura tu. L’affiatamento è quello che tutti cercano e che pochi riescono davvero ad instaurare… Se la tua paura è che un giorno uno dei due si possa stancare di tutto questo, mi pare davvero impossibile. Nessuno muore per il troppo amore, nessuno si stanca di essere amato da chi ama. Sono solo stronzate, ok? Lasciati andare e continua a vivermi come fai da un anno e come lo farai per quanto lo vorrai.”

Portai le mani sul suo volto e, sorridendole, le sussurrai un Ti Amo contro la  pelle. Lei ricambiò con un lungo e profondo bacio che significava molto più che semplice passione od attrazione.

Era una conferma, una promessa ed io le accarezzai il palato con il mio respiro, suggellando definitivamente le nostre parole.

La mezzanotte arrivò più veloce del previsto, staccammo i telefoni per non essere disturbati e danzammo come cretini sulle note di diverse canzoni natalizie.

Mentre la luna accompagnava quella fredda notte di dicembre, io ed Hanna finimmo di nuovo a fare l’amore vicino al nostro piccolo albero di Natale.

Quel Natale a causa del suo trasferimento e dei suoi nuovi progetti lavorativi, avevamo deciso di non farci regali inutili.

In fondo, su quel parquet avevamo tutto quello che ci serviva: l’amore della persona amata, senza limiti alcuni.

Era ininfluente la quantità di regali ricevuti; ero ben lieto di scartare emozioni nuove, promesse inaspettate e pillole di felicità immediata.

Non era poi questa la felicità?

Non lo sapevo con certezza, ma per me, per Noi era tutto ciò che desideravamo davvero.

 

 

____________________

 

Joe e Han sono tornati con questa piccola Os natalizia. Piaciuta? Troppo sdolcinata?

Mi scuso anche per il ritardo, ma voi sapete il perché :)

Vi auguro un Natale davvero meraviglioso; circondati dalle persone che vi voglio più bene in assoluto.

Che la felicità vi accompagni anche nel 2013!

Grazie in anticipo chi leggerà e, se vorrà, lascerà un piccolo segno del suo passaggio.

Io vi saluto e vi mando un grande bacio e vi ringrazio davvero di tutto cuore per avermi regalato tante piccole soddisfazioni anche nel 2012! Siete un portento, fanciulle!

 

A presto :*

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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