Questa storia ha partecipato al contest "Every Month Has its Present! Ron&Hermione Contest" indetto da Ciara90 e Darkmoon90, classificandosi SECONDA e vincendo il premio BEST RON.
A fine pagina troverete i commenti e i punteggi delle giudici :)
I just called to say I love You.
Ascoltami,
ora, rendimi completo.
Qualcuno lì fuori mi aiuti. Sono da solo.
Ho paura di essere arrivato qui, per riconquistarti con le mani
tremanti.
-The Temper Trap.
Assurdo.
Semplicemente assurdo.
Se
Hermione fosse stata lì avrebbe detto che solo lui avrebbe
potuto avere un'idea tanto stupida.
Addirittura gli sembrava di sentirne la voce alterata, e se chiudeva
gli occhi poteva vederne l'espressione stizzita e rassegnata al tempo
stesso.
“Cielo, Ronald, sei veramente un idiota!” avrebbe
detto.
E, odiava doverlo ammettere, ma aveva ragione.
Ma
Hermione non era lì; attorno a lui c'erano solo case
illuminate, addobbi natalizi e tanta neve.
Hermione era a casa sua, a Londra, a chilometri e chilometri di
distanza.
Ed era proprio questa la ragione per cui lui, Ron Weasley, nella gelida
notte della Vigilia di Natale, se ne stava imbambolato nel corso
principale di Ottery St. Catchpole.
Con
un gesto rapido, avvolse per bene la lunga sciarpa fatta a mano da sua
madre attorno al collo ed emise un lungo sospiro, che immediatamente si
condensò in una nuvoletta di vapore.
Miseriaccia, se faceva freddo!
Le
mani in tasca e il capo chino, fece qualche passo sulla neve
scricchiolante e pensò con nostalgia al magnifico tepore del
salotto della Tana.
Probabilmente in quel momento tutta la sua famiglia ed Harry se ne
stavano spaparanzati sui divani, con la pancia piena della cena che lui
stesso stava ancora digerendo, a chiacchierare e ad ascoltare il disco
di Celestina Warbeck, la cantante preferita di sua madre.
Lui la detestava, ma in quella circostanza perfino le melense canzoni
della donna gli sembravano meno assurde dell'idea che aveva avuto:
uscire di casa con una scusa la notte della Vigilia, materializzarsi
nel centro del paese e fare ciò che stava per fare.
Hermione
avrebbe detto che stava agendo per senso di colpa, ne era certo.
Ma non era così.
C'erano ben più profonde e complesse motivazioni per cui si
trovava lì.
Per cui lui, Ron Weasley, nella gelida notte della Vigilia di Natale,
se ne stava imbambolato nel corso principale di Ottery St. Catchpole.
Fece
ancora qualche passo e si fermò, titubante: non era
più tanto convinto di volerlo fare.
Alzò lo sguardo e studiò con attenzione il grosso
oggetto che si stagliava a pochi metri da lui: una cabina telefonica.
E quell'aggeggio babbano, piuttosto vecchio ma ancora di un rosso
fiammante, gli incuteva più timore di quanto gliene avesse
incusso Aragog il re degli aracnidi al suo secondo anno ad Hogwarts.
Che
idea stupida, maledizione.
Che stupidissima, stupidissima idea.
Non sapeva nemmeno come funzionasse per bene quel... feletono, o come
accidenti si chiamasse.
Ne aveva utilizzato solamente uno, anni prima, tentando di mettersi in
contatto con Harry; e per di più aveva miseramente fallito.
Perciò, in quel momento non aveva il ben che minimo senso
starsene lì con l'intenzione di telefonare.
E poi lei gli avrebbe riso in faccia, senza dubbio.
Stupidi
aggeggi babbani.
Sciocca, orgogliosa Hermione.
Maledetto lui stesso e i suoi modi da troglodita.
E povera Lavanda, ingenua e illusa.
Avrebbe
voluto dare la colpa a lei per quella situazione, ma l'idiota era lui:
era lui che ci stava insieme senza provare nulla, che la stava usando
nella speranza che qualcun altro si rendesse conto che lui esisteva.
Senza entusiasmo spinse la cigolante porta a vetri della cabina,
venendo immediatamente investito dall'odore di chiuso e di polvere: era
evidente che quel posto non venisse pulito da anni.
Entrando calpestò una vecchia carta, che
scricchiolò facendolo trasalire.
Aveva i nervi a fior di pelle, miseriaccia.
Si sistemò alla bene e meglio, tentando di non toccare i
vecchi vetri sporchi; ma la cabina era minuscola, e girarsi sembrava
un'impresa colossale.
Gli ci vollero parecchie imprecazioni e diverse manovre per ritrovarsi
faccia a faccia col vecchio telefono, e quando ci riuscì gli
venne voglia di fuggire a gambe levate.
Era arrivato il momento.
Hermione
avrebbe detto che stava agendo per senso di colpa.
Grattandosi il naso, Ron dovette ammettere che avrebbe avuto tutte le
ragioni del mondo per pensarlo.
Ma non era vero, il senso di colpa non c'entrava niente.
Era che doveva dirglielo.
Non poteva più tenerlo per sé.
Doveva farsi perdonare, doveva riconquistare la sua fiducia, la sua
amicizia.
E magari avrebbe avuto il coraggio di dirle proprio tutto, ma tutto
quanto.
Tutto ciò che avrebbe dovuto dirle da anni.
Sentì
la gola serrarsi e abbassò lo sguardo sulle mani che gli
tremavano in maniera incontrollata.
Miseriaccia, era assurdo: aveva affrontato situazioni allucinanti e ora
aveva paura di un fele... lefe... dannazione! ...
telefono.
Deglutì e serrò le mani in due pugni, tentando di
arrestarne il tremore.
Doveva farlo, niente scuse.
Lanciando uno sguardo vago alla neve che iniziava a fioccare fuori
dalla cabina, si frugò nelle tasche alla ricerca di qualche
Falce.
Non
essere codardo, Ron.
Dovette mantenere la mente fissa su quel pensiero mentre inseriva le
monete nella fessura e sganciava il ricevitore dall'apparecchio.
Tu-tuuuuuuuu.
Glielo avrebbe detto, le avrebbe detto tutto.
Desiderava soltanto che lei lo ascoltasse.
020-86574351.
Tu-tuuuuuuuuu.
Merlino, stava squillando!
Le avrebbe detto che gli dispiaceva, che aveva sbagliato. Che era stato
uno stupido a trattarla così.
Tu-tuuuuuuuuu.
Le avrebbe chiesto scusa, le avrebbe detto che gli mancava, che avrebbe
voluto averla lì con lui.
Tu-tuuuuuuuuu.
Avrebbe ascoltato ciò che lei aveva da dirgli, avrebbe
accettato qualsiasi insulto. L'avrebbe lasciata sfogare, urlare se
necessario.
Tu-tuuuuuuuuu.
Le avrebbe spiegato che con Lavanda non c'era nulla di vero, che voleva
soltanto farla ingelosire, che era lei che voleva, che era innamora...
“Pronto?”
Il
cuore di Ron mancò un colpo e per poco la cornetta non gli
cadde di mano.
“Hermione lasciami parlare!” disse tutto d'un fiato
“So che sei arrabbiata, ma ascolta!”
Si schiarì la voce e partì in quarta.
“Mi dispiace per tutto, sono stato un idiota, non meritavi di
essere trattata così! Ho sbagliato e lo so, ma ti chiedo
scusa, e voglio ricominciare da capo! Con Lavanda... con Lavanda
è tutto falso, e io l'ho fatto, ehm... soltanto per farti
ingelosire! Mi dispiace, ci sono tantissime cose che devo dirti e... e
se vuoi ascoltarmi dimmelo, e ti spiegherò tutto!”
Silenzio.
Mani tremanti, di nuovo, e gola secca.
“Hermione...”
Una risatina dall'altro capo del telefono.
“Giovanotto, non so con chi pensa di star parlando, ma qui
non c'è nessuna Hermione. Però se vuole la
ascolto volentieri!”
Le orecchie di Ron presero fuoco, e sentì il flusso
sanguigno salirgli rapidamente al volto.
“Non... non c'è nessuna Hermione?”
balbettò “Devo aver sbagliato... sì
insomma, forse ho sbagliato numero, le chiedo scusa. Io, ehm, buon
Natale!”
Riattaccò in fretta e furia e si passò una mano
sul viso paonazzo.
Cercò in tasca il bigliettino col numero di Hermione, e
quando lo trovò gemette:
020-86574350.
Zero.
Non tre-cinque-UNO.
ZERO.
Che figuraccia. Era talmente agitato che non si era reso conto che la
voce che aveva risposto apparteneva ad una donna anziana.
Ripose
il bigliettino nella tasca della giacca e le sue dita sfiorarono
qualcosa di freddo e metallico: aveva ancora qualche monetina.
Le tirò fuori lentamente, il respiro nuovamente affannato.
Aveva un'altra possibilità. Poteva provarci di nuovo.
Doveva solamente raccogliere di nuovo tutto il suo coraggio e farlo.
020-86574350.
Tu-tuuuuuuu.
Coraggio Ron.
Tu-tuuuuuuu.
Coraggio...
“Sì, pronto?”
Stavolta,
la voce apparteneva senz'ombra di dubbio ad Hermione.
Ron fece un respiro profondissimo, aprì la bocca e...
Riattaccò.
Un
silenzio assordante riempì la cabina, rotto soltanto del
lieve soffiare del vento.
Non ce l'aveva fatta.
Non aveva avuto il coraggio di affrontarla per davvero.
Stupido, stupidissimo codardo che non era altro.
Ron
sentì la rabbia e la delusione montargli dentro, e
colpì lievemente con la testa il vetro sporco per tre volte.
Era un idiota, e se Hermione si fosse trovata lì avrebbe
avuto ragione anche stavolta.
Rimase per qualche istante con la fronte incollata al vetro gelido,
osservando i fiocchi candidi che vorticavano nel buio.
La
neve.
Hermione amava la neve; a lui, invece, aveva sempre provocato un
leggero senso d'angoscia.
Forse se fuori ci fosse stato il sole, se fosse stata una bella
giornata di primavera sarebbe stato più coraggioso e le
avrebbe detto tutto quanto.
Ma era inverno, fuori era buio e faceva freddo; e la neve fresca
iniziava ad ammucchiarsi su quella vecchia che giaceva sulla strada.
E lui aveva avuto paura.
Non era riuscito a smettere di essere un codardo, e forse non ci
sarebbe riuscito mai.
Amareggiato
e deluso da sé stesso, Ron uscì dalla vecchia
cabina rossa.
L'aria fredda che gli sferzava il viso fu un sollievo dopo l'opprimente
sensazione della cabina.
Si allontanò lungo il viale, lasciando che i fiocchi di neve
gli si depositassero sui capelli.
Quando una gran folata di vento lo investì,
allargò le braccia e si lasciò lambire: magari
avrebbe spazzato via un po' di paura e di ansia.
Magari gli avrebbe schiarito le idee.
E, magari, un giorno avrebbe trovato il coraggio di parlare ad Hermione
senza alcun timore.
Intanto
avrebbe fatto meglio a sbrigarsi a tornare a casa: si domandava se
fosse avanzata un po' di torta di uva-fragola.
E aveva una gran voglia di ascoltare i gorgheggi di Celestina Warbeck.
2° classificata
“ I just called to say I love You” di Miza
Grammatica e Sintassi 10/10: semplicemente perfetta.
Stile e Lessico 9,5/10: abbiamo solo parole di lode per te! E non perché ti adoriamo...si anche per quello ( le giudicie sono folli). Il tuo stile è molto fluido, semplice e curato al tempo stesso. Rasenti la perfezione.
Originalità 9/10: siamo veramente senza parole. Chi avrebbe mai messo Ron in una cabina telefonica? È fantastico! E solo tu potevi inserire l'anziana signora dall'altra parte del telefono, semplicemente stupendo.
Caratterizzazione 9/10: non arrivi a punteggio pieno solo perché Hermione non c'è quanto avremmo voluto. Traspare nei pensieri di Ron ma c'è quel qualcosa che manca. Ron è Ron! È lui al cento per cento. È così da Ron la scena che hai scritto, della cabina, il fatto che riattacca non appena sente la voce di Hermione. È tutto così perfetto... La scena sembra uscita direttamente dalle pagine del libro. Un perfetto Missing Moment!
Gradimento personale 10/10: c'è altro da dire oltre al punteggio. Ci è piaciuta tantissimo! È tutto così perfettamente perfetto che non possiamo dire altro che perfetto! Una domandina da parte di Ciara: ma una cabina telefonica babbana come fa ad andare con il denaro dei maghi? È solo semplice curiosità, niente da dire in contrario!
Utilizzo del pacchetto 14/15: la cabina è stata utilizzata alla perfezione, ci siamo chieste come sarebbe stato un suo utilizzo...anche perché se ci poteva essere un vago legame tra la canzone e la citazione l'inserimento dei prompt è stato veramente casuale. L'idea è magnifica!!!
Anche la canzone e la citazione sono state inserite bene, perché hai voluto accentuare concetto e l'idea che trasmettono nello stato d'animo di Ron.
Totale
61,5/70