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Autore: Leaena    25/12/2012    1 recensioni
«Perché ti amo.»
Sta per dirmi qualcosa, ma non lo fa più.
Inizia a vomitare.
Sangue.
Vomita sangue.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo terzo.
 

La telefonata di Massimo mi ha proprio sconvolto. Potevano telefonare tutti, anche il diavolo in persona, ma lui no. Lui è peggio del diavolo e io non lo sopporto affatto, né mai lo sopporterò. Se potessi, gli metterei una corda al collo e lo strozzerei.
Che cafone. Come può telefonarmi dopo che mi ha lasciata da sola, abbandonata a me stessa, più di tre anni fa? Per di più quando aspettavo sua figlia?
Sua. Figlia.
E ora ha il “coraggio” di ripresentarsi, ma neanche di persona, eh. No, con una squallida telefonata! Vorrei proprio averlo davanti in questo momento. Gli darei talmente tanti schiaffi da restare senza forze.
Cerco di respirare e di calmarmi. Devo svolgere il mio lavoro, un lavoro pieno di responsabilità.
«Forse un buon caffè ti aiuterebbe, sai? Sei troppo tesa e agitata.»
Solo a sentire quella voce, un sorriso mi spunta. Mi giro e prendo il caffè, che è buono solo perché me l’ha portato lei.
«Grazie» lo prendo. «Non dovresti restare nella tua stanza, invece di farti tutto l’ospedale? Devi stare a riposo.»
«Lo so, ma mi annoiavo» arriccia il naso ed è così buffa.
Ricordo quella volta in cui mio padre fece una faccia stranissima, perché voleva fare il “criceto”, ma non ci riuscì. Ricordo le risate e il mal di pancia che mi venne e anche oggi rido per la faccia di questa piccola donna, che mi ricorda tanto un pagliaccio.
Sei uno spettacolo, penso, ma mi ritrovo a dirlo anche ad alta voce. Capisco subito che è arrossita, perché la sua pelle è bianca come soffici nuvole del cielo che prendono una tonalità rossiccia durante il tramonto.
Ma sono impazzita?!
Sì, sto impazzendo.
Il mio cuore pure.
Sorride. «Grazie, ma non penso sia vero.» Fa un sorriso amaro: «La malattia mi sta distruggendo. Sono così trasandata e in pessime condizioni…»
Mi sento male e in quel momento odio di aver scelto di essere un medico, perché, nonostante non sia della mia specializzazione, so bene cos’è la sua malattia, cosa comporta, quanto fa male.
Dannazione.
«Stasera ti va di uscire con me?» Vorrei provare a distrarla, a non farle pensare a nulla almeno per qualche ora.
«Sarebbe fantastico, ma non so se posso uscire.»
«Vai a chiedere, allora.» Le sorrido.
«Lo faccio…» prima che Cristina possa finire la frase, un’infermiera la interrompe, dicendole che ci sono visite per lei.
Mi dice, che appena sa qualcosa, mi informerà, poi mi saluta con un bacio sulla guancia.
Quando se ne va, chiudo gli occhi per ricordare la sensazione delle sue labbra sulla mia pelle. Una cosa fantastica.
Sospiro, poi mi rendo conto che è passato troppo tempo e devo ritornare al lavoro.
 
Ti. Stai. Innamorando. Di. Cristina.
Le parole della mia migliore amica sono come un colpo di frusta.
Violento.
Distruttivo.
Mi sto innamorando di Cristina?
Può darsi.
Sorrido.
È proprio così.
Tutta la mia felicità viene spazzata via in un attimo con una serie di domande.
Ma lei? Lei mi ama? Ricambia il mio sentimento?
Fino a quando potrebbe durare?
E di questa, so già la risposta: lei è destinata a morire.
 
«Dottoressa Michelini?»
«Ehi» sono tentata dal non voltarmi, ma sarebbe maleducato non farlo.
«Stasera dove mi porti?» Fa un sorrisetto.
«Sinceramente non ci ho ancora pensato. Hai qualche idea? Dove ti piacerebbe andare?»
«Al cinema? È un sacco che non vedo un film che non sia qui, in ospedale.»
«Cinema allora. Perfetto.» Le faccio l’occhiolino, poi aggiungo: «Ti passo a prendere alla tua stanza, alle otto.»
Finisco il turno di lavoro alle sei e, prima di prepararmi per l’uscita di stasera, chiamo mia sorella e le chiedo se può tenermi Sara; accetta, così l’accompagno. A casa mi faccio un bagno rilassante per scaricare i nervi e l’ansia che mi sono portata dentro per tutto il giorno.
È destinata a morire.
Perché mi innamoro sempre delle persone sbagliate?
Ma lei, lei non è sbagliata… la sua vita e il suo destino sono ad esserlo. E forse pure i miei lo sono.
A volte mi domando se non ho già sofferto abbastanza, ma evidentemente non è così.
La mia gioia è Sara; il mio dispiacere è stato Massimo. Cristina sarà il mio cuore spezzato.
È stato amore a prima vista, quello con Cristina, e me ne sono resa conto solo ora.
Apro gli occhi di scatto, poi afferro il mio cellulare, che è sopra il mobile. Le diciannove e quindici. Cazzo, sono in ritardo. Esco dalla vasca e cerco di sbrigarmi. Non voglio arrivare in ritardo, falla aspettare. Non voglio che pensi che a lei non ci tengo.
Voglio renderla felice.
Prima di arrivare in ospedale, riesco a trovare un fioraio ancora aperto; compro un giglio bianco, simbolo della purezza. Questo lo darò a Cristina, è puro come lei.
Una volta venni ricoverata in ospedale per un attacco di tonsillite. Dovettero togliermele e dopo l’operazione mio padre mi portò un mazzo di girasoli; non mi disse, però, perché mi aveva regalato proprio quel tipo di fiori. “Lo capirai”, mi disse.
Ora l’ho capito, papà. Mi avevi regalato dei piccoli soli, l’allegria e i sorrisi.
Cristina mi aspetta appoggiata alla porta; le sorrido, poi le porgo il giglio bianco.
Lo prende, poi inizia a parlare, senza mai staccare lo sguardo da quel piccolo fiore: «Nessuno mi aveva mai portato un fiore bianco.»
«Ho sbagliato? Mi dispiace.»
«No, non hai sbagliato; anzi, il tuo gesto è stato bellissimo. Tutti quelli che mi vengono a trovare mi portano fiori colorati e io non li sopporto più.»
«Il bianco mi ricorda te» le ammetto.
«Lo so ed è giusto ammettere che sono malata, non sviarlo con degli orrendi fiori accecanti.»
«Guarirai.»
«Mai.»
 
Prima di entrare al cinema, mangiamo velocemente un panino, sedute su una panchina.
«Chi è Massimo?» mi chiede con aria quasi innocente.
«Il mio ex compagno.»
«Il padre di Sara?»
«Purtroppo.»
«Perché purtroppo?» continua a farmi domande, senza alcun scrupolo ed io non mi faccio alcun problema a rispondere, non a lei.
«Perché mi ha mollato quando ero incinta. Ho dovuto affrontare tutto da sola ed è stato durissimo.»
«Lo amavi?»
«Molto.»
«Lo ami ancora?»
«Perché mi fai questa domanda? Comunque no.»
«Perché non ho nulla da perdere.»
Sono perplessa e curiosa di sapere. «In che senso?»
«Mi sono innamorata di te, Eva. Mi dispiace, se ciò ti turba, ma non l’ho fatto apposta. Non so come sia potuto succedere. È successo e basta. So che ora penserai che io sia pazza.»
Mi vengono le lacrime agli occhi e dentro di me inizia il caos. Mi sento confusa e quasi mi prende il panico. Ma poi so che non devo lasciarmi sfuggire questa occasione, devo sfruttarla al massimo. «Non penso assolutamente tu sia pazza, anzi ho sempre pensato di esserlo io.»
«Perché?»
«Perché ti amo.»
Sta per dirmi qualcosa, ma non lo fa più.
Inizia a vomitare.
Sangue.
Vomita sangue.

 
*
*
*
Merry Christmas, everybody!
Oltre a questo, non ho niente da dire, nemmeno sul capitolo, ma se voi avete da chiedere qualcosa, fatelo pure!
Vi rinnovo gli auguri, 
L.

   
 
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