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Autore: Ljn    25/12/2012    2 recensioni
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Prendete una ragazza in vacanza, aggiungete un po' di magia, miscelate con della sana ironia e arrichite con un ragazzo o forse due...e otterrete...un disastro annunciato.
Genere: Commedia, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon Natale a tutti e scusatemi se vi tedio con questa mia sciocchezza non finita, ma... diciamo che pubblico solo ed esclusivamente per una persona, e per un unico motivo.

E' Natale e siamo tutti un po' più cattivi.

Per questo mi sottopongo al pubblico ludibrio con una storiella a capitoli senza pretese o senso che nella realtà di tutti i giorni sarebbe rimasta felice e silenziosa nella cartella documenti del mio portatile.
Ma è Natale, e io volevo fare un regalo a Tratrin, con la quale ho instaurato un morboso rapporto epistolare e che sopporta i miei commenti sulle sue storie meravigliose senza arrabbiarsi per la mia invadenza come invece farei io (le mie pubbliche scuse sono un bonus natalizio e prendilo come la concessione che è, mia REgina delle tenebre).
Eccomi quindi qui a darle l'opportunità di sparare a zero su di me. Vai con la tastiera, che hai l'immunità diplomatica e lo sai.
A tutti gli altri dico solo... perdonatemi e sopportatemi, dato che è Natale (se non lo avete capito punto molto sulla vostra benevolenza "festifera") e spero che non vi dispiaccia troppo questa mia ..."cosa".
Oh, e un'altra cosa prima di riaugurarvi le più serene festività. E' la prima volta che pubblico qualcosa qui e non sono sicura di aver fatto le cose per bene. Nel caso sia peggio di quanto mi aspettassi, fatemi un fischio che litigo un po' con il programma di inserimento, che tanto mi riesce bene (il litigare con i computer, intendo)
Buon ...ok, lo avete capito da soli a 'sto punto.
Ciao Ljn
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Contatto
1.
Il destino si presenta sotto strane sembianze


Avrei voluto molte cose per il mio futuro.
Una casa. In cui poter fare quello che desideravo senza mia madre che ci ficcasse il naso come faceva a casa sua.
Una carriera. Per la soddisfazione del mio ego.
Un marito. A cui far portare fuori la spazzatura e di cui lamentarmi in tono compiaciuto.
Un … no, a ripensarci due figli. In modo che uno potesse aiutarmi a gestire l’altro.
Un cane. Per togliermi dai piedi il marito suddetto ad intervalli regolari.
Due gatti. Perché adoro la loro indipendenza e la loro sfacciata e disinibita abitudine di usare le persone per il loro tornaconto.
… Tre pesci. Sì. Tre. Perché i pesci li ho sempre visti come gli uomini migliori. Stupidi e decorativi. E si sa: quando uno serve al solo scopo di appagare il senso estetico del proprio proprietario, è meglio che sia in compagnia, o mi sbaglio?

Avrei voluto tutto questo, e molto di più.

Quando ero una bambina che a stento arrivava al tavolo, volevo anche essere una principessa, anche se forse, a ripensarci, ero convinta di esserlo già, e non mi serviva desiderarlo.
Quando ne avevo dodici, volevo essere un’artista di fama mondiale.
Quando arrivai a quindici, il futuro adulto che vedevo davanti a me era più o meno fissato, ma ancora mi aspettavo di essere scoperta da un momento all’altro da un’agenzia di nuovi talenti e il mio maritino era ancora visto attraverso due paia di occhiali dalle lenti non rosa, ma bordeaux.

A diciotto, lasciai perdere il marito e i figli. Volevo un amante focoso e innamorato, … e una carriera rampante ed eccitante.
A ventidue, con un amante soddisfacente e una carriera a cui stavo ancora lavorando, ricominciai a pensare al mio futuro, facendo l’errore di parlarne al su nominato amante e ricavandone … beh, lasciamo perdere. È troppo deprimente da ricordare la faccia che fece.
A ventiquattro, a parte il fatto che erano passati due anni e che il mio “programma futuro” si era un tantino “cinicizzato”, per così dire, ero ancora fissa nelle mie convinzioni.

… Certo non avrei mai pensato però che quello che mi stava succedendo potesse essere possibile a una sfigata ragazza italiana in vacanza a Parigi.
Fissai con occhi vitrei la fonte delle mie riflessioni, chiedendomi cosa avevo fatto di così malvagio nella mia vita precedente per meritarmi … “quello”.
Ovviamente voi mi direte che per la mia religione (sono cristiana) non esiste la reincarnazione, e io non posso fare altro che concordare e darvi ragione.
Ma sono figlia di troppi cartoni animati giapponesi, troppi film di supereroi venuti da altri mondi, troppi romanzi fantastici e … beh, sì … anche troppi miscugli di culture diverse (notate che questa è l’ultima voce del mio elenco di giustificazioni) per scartare a priori un’ipotesi che in situazioni normali non mi passerebbe neanche per l’anticamera del cervello.

Perché io sono una persona razionale.

Non credo più da … almeno un paio d’anni alle dimensioni parallele, agli unicorni e alle fate. Con tutti gli annessi e connessi. Amore eterno compreso.
Sono una cinica donna matura, che ha adattato i suoi sogni infantili alla realtà e finge, cioè … volevo dire … è soddisfatta … ok. No. Diciamo che ho avuto una sana conversazione con il mio “bambino interiore” e sono scesa a compromessi con le mie manie di grandezza infantili.
Questo non vuol dire che io sia pronta al manicomio, no?
Voglio dire.
Ogni adulto fa questo discorso con se stesso, prima o poi.
Ogni adulto smette di credere a Babbo Natale.
Ogni adulto che si rispetti poi ha delle allucinazioni super imbarazzanti di tanto in tanto.
Questo non vuol dire che sia pazza. Significa semplicemente che ho bisogno di una vacanza, e non serve a nulla che mi ricordiate che io in vacanza ci sono già! Vuol dire che ho bisogno di una vacanza dalla vacanza. Tutto qua.

Ma cosa dico?
- Cosa stai borbottando?
Incenerisco la schiena davanti a me, con un’occhiata sprecata e ansimando dallo sforzo – non sono decisamente un tipo atletico e noi stiamo correndo da più di quindici (dico io! Quindici!) minuti – lo zittisco con tono che spero più secco di quanto non suoni a me. – Non sono fatti tuoi.
Lui scrolla le spalle con un gesto fluido, che non sembra minimamente influenzato dalla corsa.
- Come ti pare. – ribatte senza neppure un ansito.
Maledetto.
- Sbrigati. – mi tira con uno strattone, la sua mano è calda e saldissima attorno alla mia.
È una bellissima mano, tra l’altro.
Uno dei motivi per cui mi trovo in questo casino.
L’altro è il mio stupido, malato più che altro, debole per le cose belle.

Oh … non ve l’ho detto?

“Quello” ha esattamente l’aspetto che ti aspetti da un principe delle favole.
Ed è incatenato a me.
No. Non scherzo.
Lui è una meraviglia, di quelle che ti lasciano con la bava alla bocca, e la tentazione di metterti a pregarlo in ginocchio di concederti di dargli piacere una sola volta e potrai morire contenta.
E a proposito della catena … scuoto la mano che mi ha sequestrato, senza la vera speranza di potermi liberare dalla sua presa (ci avevo già provato senza successo per i primi dieci minuti di corsa, quando ancora avevo dei polmoni) e lancio uno sguardo truce al bracciale, avvolto strettamente al mio polso, legato alla catena - di cui parlavo sopra - legata a sua volta ad un bracciale simile, avvolto attorno al suo, di polso. Tintinna allegra, come se non fosse la prova che un personaggio di una favola mi ha appena trascinata al di là della soglia della mia sanità mentale.

- Sono diventata pazza. – piagnucolo per l’ennesima volta, infelice.
- Non potrei affermarlo con certezza.

Si volta, schivando miracolosamente una donna carica di borse e facendola schivare anche a me, più che miracolosamente, dato che tra me e la coordinazione sta … un oceano di imbranataggine.
Si volta, dicevo, e mi sorride. I suoi denti sono bianchissimi, e io vorrei tanto spaccarglieli con un martello quando continua – Non ti conoscevo fino a pochi minuti fa. Non so se lo eri anche prima.
Lo pugnalo con lo sguardo più affilato che ho, senza ribattere dato che non ho più aria nei polmoni per farlo, ma il mio intento omicida scivola su di lui come se fosse pioggia e lui indossasse un impermeabile.

Cazzo.

Io non impreco mai.
Mai.
Ma lui mi fa proprio venire la voglia.

Ora che ci penso … se sono pazza non possono accusarmi di omicidio, giusto?
Forse il mio “progetto futuro” non è così futuro. Basta solo aggiustare un poco i termini dell’accordo.
Sorrido sinistramente, pianificando in tutta tranquillità il primo assassinio di una carriera inaspettata. Forse è il mio destino che è venuto finalmente a bussare al mio presente.

--------------------------------------------------------------------------------------------fine primo capitolo.

Ok, gente. Pronti con i pugnali volanti. Io sono stata addestrata dalla migliore ad evitarli tut...ahia. quello ha fatto proprio male però...
Di nuovo Buone palle dell'albero (se sono di biscotti, altrimenti sconsiglierei a tutti di morderle...) e Felici lucine del presepe (...si sono sc...stran...originale, ecco.)
^^
   
 
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