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Autore: Alys93    25/12/2012    2 recensioni
Il destino... Non si mai cosa ci riserva. E' qualcosa di oscuro, insondabile, eppure c'è gente che non smette mai di provare a prevedere cos'ha in serbo per noi. Non sappiamo mai come andrà la nostra vita, se riusciremo a realizzare i nostri sogni. E lo sa bene Richard, che, a diciassette anni, non sa ancora cosa fare, se troverà qualcuno disposto ad andare oltre le apparenze.
Se vi ho incuriosito, spero che leggerete la storia. Ve ne prego, siate clementi. E' la prima storia "decente" ke ho mai scritto. [Dopo molto tempo ed alcuni cambiamenti, più o meno lievi, ho deciso di continuare a postare questa storia. Spero che apprezzerete i miei sforzi]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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30-Minacce all'orizzonte


Le settimane successive passarono in un lampo per i due ragazzi e, in men che non si dica, si ritrovarono ad affrontare gli ultimi giorni di agosto.
Il caldo si faceva sentire, ma non era così afoso come alla fine di luglio, anche se metteva ancora voglia di andare al mare.
Megan e Richard passavano la maggior parte del tempo insieme, tanto che Miguel disse che ormai la sorella la vedeva solo la sera a cena.
Grecia rise a quel commento, ma lasciò che fosse sua figlia a far capire al fratello che doveva imparare a stare un po' zitto.
Ines invece era contenta, dicendo che ora Meg sorrideva molto di più e che Ric la faceva sempre divertire.
I cuccioli crescevano in fretta e Alan aveva dovuto costruire una piccola recinzione per impedir loro di combinare troppi disastri anche in casa.
Avevano già mangiucchiato i pali della veranda, le piante dell'ingresso ed il tappeto rosso del salotto.
Una mattina, si erano spinti chissà come fino al piano superiore, rubando le scarpe di Miguel e sotterrandole in giardino.
Il giovane era riuscito a trovare l'ultima pantofola solo dopo che Raul, il più robusto della cucciolata, vi aveva fatto un buco grande quanto il suo alluce.
Dopo quella piccola incursione, Megan aveva preso l'abitudine di sistemare tutte le sue scarpe nella piccola scarpiera dietro la porta.
Non voleva che i piccoli si divertissero a mangiucchiare le sue ballerine preferite, solo perché le aveva dimenticate sul pavimento.
A volte, Thunder giocava con i piccoli e sembrava sempre attento a non far arrabbiare Shiver.
Lasciava che i cuccioli gli salissero addosso e lo mordicchiassero senza protestare.
E loro sembravano divertirsi un mondo a tormentarlo, sotto lo sguardo vigile della madre.
"La pazienza paterna" aveva ridacchiato Alan, quando l'aveva visto giocare con quelle cinque piccole pesti.
Il più scatenato però era Shasta, che sembrava aver sviluppato un affetto innato per Richard e gli saltava addosso tutte le volte che lo vedeva.
Sembrava non stancarsi mai di giocare con lui o Ines, che era sempre pronta a farsi inseguire per il cortile erboso davanti alla casa.
Perdipiù, sembrava avere una riserva di energie illimitata e tenerlo fermo era una vera impresa, soprattutto durante le passeggiate al parco.
"Su questo assomiglia a Thunder" aveva detto Miguel "Tira come un pazzo. Fortuna che adesso è un cucciolo, ma da adulto sarà un'impresa mantenerlo".
Megan aveva riso assieme a lui "Nicky farà una faticaccia a tenerlo buono. Esuberante com'è, sarà davvero difficile, se non impossibile".
Man mano che gli occhi dei piccoli andavano a definirsi, si notavano sempre più le rassomiglianze con i genitori.
"Shasta è il perfetto mix tra Shiver e Thunder" disse Richard "Ha i colori del padre e gli occhi della madre".
"Anche Scilla assomiglia ad entrambi" disse la ragazza accanto a lui "Solo che è l'inverso. Gli occhi del padre e i colori della madre".
"Lasciarli andare non sarà per niente facile" sussurrò poi "Questi piccoli demonietti mi hanno letteralmente conquistato".
Lui sorrise e la strinse tra le braccia "Anche tu mi hai conquistato così. Pian piano. Poco alla volta. E ora, senza di te non ci riesco proprio a stare".
Megan sorrise a quella frase "Che dici di metterli nella cuccia ed andarcene un po' in giro? Direi che per oggi abbiamo fatto il nostro turno di baby-sitter".
"Sono perfettamente d'accordo" rise il ragazzo, baciandole i capelli "E poi voglio farti vedere un posto assolutamente fantastico".
 
Dopo una decina di minuti, Richard fermò la moto su uno spiazzo erboso, costeggiato da alberi.
Guardò Megan, ma, prima che lei potesse chiedergli dove fossero, prese un foulard "Chiudi gli occhi. Voglio che sia una sorpresa".
La ragazza rimase immobile, mentre lasciava che lui le bendasse gli occhi, impedendole di vedere dove la stesse portando.
Si lasciò guidare tranquilla e sorrise quando Richard le baciò le labbra.
"Vieni" le disse, prendendole le mani e guidandola verso il suo piccolo rifugio oltre gli alberi.
Sentiva le fronde ed i rami frusciare al loro passaggio, mentre un forte odore di abete e resina aleggiava attorno a loro.
"Attenta" l'avvertì il ragazzo "Abbassa la testa, o rischi di sbattere contro un ramo", "Ok" mormorò lei ridendo.
Camminarono per almeno cinque minuti, prima che il sole le facesse capire che erano usciti dalla cerchia degli alberi.
"Posso aprire gli occhi?" domandò Megan, "Non ancora. Abbi ancora un po' di pazienza" le disse Richard.
La fece avanzare ancora per qualche metro, poi la lasciò andare.
Lei trasalì quando si rese conto che l'aveva lasciata e, non vedendolo, non sapeva dove fosse.
Non riusciva nemmeno a sentire il fruscio dei suoi passi sull'erba; i suoni erano coperti da un rumore che non riuscì ad identificare.
"Richard!" esclamò "Richard, sei ancora qui?", poi sentì le sue mani sulle proprie spalle e mormorò "Non farmi più spaventare in questo modo".
Lui rise appena e le baciò la fronte "Scusami, tesoro, ma dovevo essere sicuro che niente ti impedisca di vedere questo stupendo panorama".
La fece voltare verso destra e sciolse il nodo del foulard, lasciandolo afflosciare sulla propria mano.
La ragazza rimase senza fiato a quella vista: erano su una collina erbosa che declinava dolcemente in una scogliera.
Da lì si tuffava a capofitto nel mare, sparendo tra le onde azzurre e bianche.
Era uno dei tipici posti dove terra, acqua e cielo sembravano fondersi in un'unica magica visione.
Megan rimase letteralmente senza fiato davanti a quel panorama così incredibile.
"Ma è meraviglioso!" sussurrò "Non avrei mai creduto che potesse esistere un posto così bello".
"Vengo sempre qui quando ho bisogno di pensare in santa pace" ammise il ragazzo "Mi aiuta a chiarirmi le idee, se sono confuso sul da farsi".
"È un posto bellissimo" mormorò lei, "Sì, hai ragione" sussurrò Richard "Soprattutto perché sei qui con me a vederlo".
Risero insieme, stretti l'uno nelle braccia dell'altra, godendosi il meraviglioso spettacolo che avevano davanti.
Poi Megan sfuggì al suo abbraccio e corse via, ridendo divertita, mentre lui la guardava per un attimo sorpreso.
Dopo un paio di secondi, sembrò capire quel messaggio in codice e la inseguì per il prato, cercando di riacciuffarla.
La ragazza gli sfuggiva sempre di un soffio, costringendolo a girare su se stesso per individuarla di nuovo.
Ad un certo punto, gli andò dietro e gli saltò sulla schiena, esclamando giocosa "Preso!".
Richard rise e le prese le mani, bloccandola "No, io ho preso te!", poi cercò di girarsi, ma lei gli sfuggì di nuovo, ridendo.
Non sapevano che, tra gli alberi, un paio di occhi chiari li stavano osservando pieni di odio e tristezza.
 
Jennifer guardò Richard ridere con quella selvaggia come non l'aveva mai visto fare da quando l'aveva conosciuto, tre anni prima.
Ora le sembrava così felice…
Perché lei? Cos'aveva quella Megan più di lei?
Era forse più spiritosa? O più allegra?
Perché Richard l'aveva mollata per quella selvaggia, dopo il diploma?
Guardandoli rincorrersi come bambini si disilluse, come da sola si era illusa.
Richard non aveva mai dimostrato interesse verso di lei e nell'ultimo anno era diventato sempre più freddo nei suoi confronti.
Da quando era arrivata lei.
Da allora ai suoi occhi, era come svanita.
Evaporata. Non esisteva più.
Ricordava perfettamente le parole che le aveva detto dopo la festa del diploma, dicendole che non erano fatti per stare insieme.
Che era meglio se l'avesse lasciato perdere.
La sua espressione mentre le diceva addio le era rimasta impresa nella memoria.
È vero, lei non provava niente nei suoi confronti, ma nessun ragazzo l'aveva mai scaricata per una meno carina.
Anzi, nessun ragazzo l'aveva mai scaricata, prima di allora.
Non era possibile che invece lui l'avesse fatto; le sembrava inconcepibile.
Eppure, durante la gita in Italia, aveva creduto che si trattasse solo una specie di colpo di sole, che poi si sarebbe ripreso…
Che sarebbe tornato tutto come prima.
Non poteva certo immaginare che si sarebbe innamorato di lei!
Strinse i pugni, quando Megan si lasciò prendere solo per baciarlo, prima di correre via.
Sembravano così felici insieme, come se fossero le perfette metà di un cuore, fatti per stare l'uno con l'altra.
No, non poteva essere vero. Si rifiutava di accettarlo.
Si allontanò a grandi passi, giurando a se stessa che si sarebbe ripresa Richard e che Megan avrebbe pagato a caro prezzo lo smacco che le aveva inflitto.
Presto, avrebbe avuto la sua vendetta.
 
Megan rise divertita quando vide Richard inseguirla su per la china erbosa, "Forza, lumacone! Dai, corri un po' più svelto, o non mi prenderai mai!" lo prese in giro.
A sorpresa, il ragazzo fece uno scatto degno di un atleta e l'afferrò per la vita, facendola cadere sul morbido trifoglio che cresceva sulla collina.
"Chi sarebbe il lumacone, ora?" sussurrò, guardandola divertito; "Ok, ok. Mi rimangio quello che ho detto" si arrese la ragazza.
Si strinse a lui, sorridendo "Cavoli, quello scatto finale non me l'aspettavo. Mi hai davvero colta di sorpresa".
"Beh, devo ammettere che la corsa non è proprio il mio forte, ma me la cavo" ridacchiò Richard.
"Sarà, ma sei incredibile" disse lei, rialzandosi in piedi "Esattamente come questo spettacolo che abbiamo davanti".
Il ragazzo sorrise e la imitò, osservando il riflesso del sole sulle onde che s'infrangevano contro la scogliera.
Non riusciva quasi a credere che Megan fosse davvero lì, accanto a lui, ad osservare quel panorama così meraviglioso.
Con la coda nell'occhio la vide fare un piccolo passo indietro e capì che stava provando di nuovo a correre via.
Fece finta di niente per qualche istante, poi si girò di scatto e l'afferrò di nuovo, ma persero l'equilibrio, rotolando sulla morbida china.
La collina declinava dolcemente in un piccolo avvallamento e lì s'interruppe la bizzarra corsa dei due ragazzi.
Si ritrovarono abbracciati, sorridenti e ricoperti di fili d'erba, che si erano infilati tra i capelli e i vestiti.
Risero insieme, divertiti da quella buffa corsa che li aveva portati alla base della collina.
Megan provò a sfilargli alcuni ciuffi d'erba dai capelli, ridendo per il contrasto che formavano.
"Sembri quasi un indiano che ha tentato di camuffarsi nell'erba alta" rise divertita "Ti manca solo la piuma tra i capelli e poi sei perfetto".
Le sue mani s'intrecciarono improvvisamente a quelle di lui e Richard la strinse a sé, baciandola con forza.
La ragazza sorrise e si lasciò andare a quel bacio così morbido e dolce, che non smetteva mai di conquistarla.
Lo abbracciò con forza, mentre gli cingeva il collo tra le braccia e lasciava che le proprie labbra esprimessero tutto quello che voleva dirgli.
Richard la strinse con più vigore e spostò una mano lungo il suo viso, seguendone ogni lineamento.
Sorrise quando lei lo baciò con più dolcezza, scendendo lentamente lungo il collo.
Quella ragazza sapeva davvero stupirlo, ogni giorno di più.
Un piccolo brivido gli increspò la pelle, mentre le loro labbra si rincontravano con passione e lasciò scivolare la mano lungo la sua schiena, sentendola fremere contro di sé. Un refolo di vento li avvolse, sollevando e accarezzando l'erba attorno a loro, che li circondò come un morbido ciclone.
I vestiti si gonfiarono di colpo, facendoli rabbrividire, e la mano di Richard sfiorò la sua pelle, morbida e calda.
Megan sentì un fremito scuoterla da capo a piedi a quel contatto e si strinse a lui con più forza.
Il ragazzo lasciò scorrere la mano lungo la curva della vita e risalì lentamente lungo la schiena.
Voleva memorizzare ogni singolo tratto della sua pelle morbida e dorata, conoscerla in ogni piccolo dettaglio.
La sentì rabbrividire ancora ed un sorriso gli incurvò le labbra, mentre lei gli sfiorava il volto con le dita.
Era come se il tocco gli lasciasse una scia di fuoco sulla pelle, qualcosa che non riusciva a descrivere con le semplici parole.
Megan lo baciò con più forza e fece scivolare delicatamente le mani sotto il colletto della camicia, sfiorandogli la nuca e i muscoli della schiena.
Ne seguì lentamente i tratti, come per scolpirli nella propria memoria, e sorrise quando lo sentì fremere di piacere.
Un improvviso coro di abbai interruppe quella dolce esplorazione ed i due ragazzi si rialzarono per capire cosa stesse succedendo.
A sorpresa, si ritrovarono circondati da cinque piccole palle di pelo, che abbaiavano e scodinzolavano senza sosta.
"Ma cosa…?" esclamò Richard, quando un paio di occhi azzurri lo scrutarono al di sopra di un musetto scuro.
"Shasta! Ma che accidenti ci fanno qui i cuccioli?" chiese Megan allarmata "Come hanno fatto ad arrivare fin qui?".
Sobbalzò, quando il cellulare iniziò a squillare nella sua tasca e si affrettò a rispondere.
"Megan!" esclamò Miguel dall'altro capo del telefono "I cuccioli sono scappati! Avevo appena aperto il cancello per uscire con il motorino e si sono fiondati fuori. Li ho inseguiti per un tratto, ma poi li ho persi di vista… Li sto cercando ovunque!".
"Tranquillo, Miguel" lo rassicurò lei, cercando di non scoppiare a ridere "I cuccioli sono con me e Richard. Credo ci abbiamo seguito".
"Oh, beh…" mormorò il fratello "Credete di riuscire a riportarli a casa?".
La ragazza guardò Richard e lo vide annuire "Sì, credo di sì. Va' pure tranquillo".
"Bene, allora ci vediamo stasera" la salutò Miguel, "Ok, a stasera. Ciao".
Il ragazzo le si avvicinò e rise "Ci hanno seguito fin qui. Non è pazzesco?", "No, non se a guidarli c'è Shasta" mormorò Megan, ridendo incredula.    
Tornarono alla moto e sistemarono alla meglio i cuccioli, in modo che non cadessero lungo il tragitto.
Scilla s'infilò tra le braccia della padrona, mentre Shasta si rannicchiò ai piedi di Richard.
Raul fu sistemato assieme a Boid nel bauletto dietro di loro, tenuto aperto da un piccolo ramo in modo che potessero respirare.
Daisy, invece, si sistemò accanto alla sorellina, in grembo alla ragazza.
Il giovane rise nel dire "Speriamo che non ci siano vigile lungo la strada, altrimenti non so come spiegare questa situazione".
Lei sorrise "Già, speriamo bene. Credi che i cuccioli resteranno fermi, lungo il tragitto?", "Spero di sì, ma per precauzione andremo piano".
Richard accese la moto e si diresse verso Zaffire Street, prestando particolare attenzione alle curve per evitare che i cuccioli cadessero.
Quando arrivarono a destinazione, i due lasciarono andare un sospiro di sollievo ed aiutarono i piccoli a tornare dentro il loro recinto.
"Cavolo, non credevo che ci avrebbero seguito fin lì" mormorò il ragazzo, sedendosi sulla veranda.
Megan si sedette accanto a lui e gli strinse la mano "Devo farti i miei complimenti. Non credo che qualcun altro sarebbe riuscito a guidare con cinque piccole palle di pelo sulla moto".
"Spero solo di non doverlo fare più" rise il giovane "È stato uno stress incredibile. Avevo sempre paura di farli cadere".
"Beh, è andato tutto bene" disse la ragazza con un sorriso "E questo sta a dimostrare che non c'è un pilota migliore di te a questo mondo".
"Adesso non esagerare" mormorò Richard arrossendo "Non è stato niente di eccezionale".
"Sarà come dici tu, ma sei stato grandioso. E quindi ti meriti un premio" rise lei, baciandolo.           
 
"Allora, Megan. Com'è andata oggi?" chiese Alan, sedendosi a tavola; "Bene, i cuccioli si sono fatti un buon pezzo di strada per venirci dietro" ridacchiò la ragazza.
"Spiegati meglio" disse il padre, "Beh, io e Richard siamo usciti e, all'improvviso, che li siamo ritrovati davanti" spiegò lei.
"Erano scappati dal cancello e Miguel ci ha immediatamente avvertito. Solo che i piccoli hanno trovato noi e non viceversa" mormorò divertita.
"Avranno fatto qualcosa come un kilometro, un kilometro e mezzo" sussurrò sovrappensiero "È incredibile, vero?".
In quel momento, Miguel entrò in casa, seguito a ruota da Ines, che gli trotterellava dietro.
"A quanto pare, oggi sei stato messo nel sacco da cinque piccole palle di pelo, eh Miguel? Stai perdendo colpi, figliolo" lo prese in giro Alan.
Il ragazzo lo guardò per un attimo senza capire, "Eh? Ma di che stai parlando, papà?".
La sorella inarcò un sopracciglio "Miguel, ma dove hai la testa? Papà ti ha chiesto di oggi pomeriggio, quando i cuccioli sono scappati".
"Ah, sì. Adesso ho capito" esclamò lui sorridendo "Scusatemi, stavo pensando a tutt'altro".
"Tu hai sempre la testa fra le nuvole" scherzò il padre arruffandogli i capelli, poi lo guardò in faccia per un pezzo senza parlare.
Due sguardi castani si scrutarono a vicenda, senza che nessuno dei due battesse ciglio.
Grecia osservò il marito e il figlio con uno sguardo incuriosito, "Che cos'è successo?".
All'improvviso, Alan scoppiò a ridere "Oh, cielo!", "Papà, che hai?" chiese Ines incuriosita, mentre il fratello arrossiva vistosamente.
Megan li guardò entrambi, poi bisbigliò alla madre "Forse ora capisco da chi ha preso Miguel quando ride senza un motivo apparente".
"Appunto, senza un motivo apparente" sussurrò Grecia, poi chiese "Si può sapere cos'è successo?".
"Niente, niente" borbottò il ragazzo, rosso come un peperone, mentre saliva in camera sua.
Lo sentirono chiudere la porta a chiave e le due donne si guardarono in faccia in cerca di spiegazioni.
Non era da lui comportarsi in quel modo; non era mai stato così misterioso.
Intanto, Alan non aveva ancora smesso di ridere e sembrava l'unico che avesse capito cosa avesse il figlio.
"Alan, si può sapere cos'è successo?" chiese Grecia, "No, è un segreto tra me e il mio giovanotto" ridacchiò il marito "Ah, i figli crescono più in fretta di quello che si pensa".
Scosse la testa ed aggiunse "Mi sa tanto che tra poco dovremo piazzare addirittura le telecamere, se vorremo sapere qualcosa da loro".
Ines seguì il padre nel salotto e si attaccò alla sua gamba "Papà, perché Miguel è tanto nervoso? Tu lo sai?".
"Sì, fiorellino, ma non posso dirtelo. Deve essere tuo fratello a parlare, non posso farlo io per lui" rispose l'uomo, sorridendo alla piccola.
"Gli uomini" esclamò Megan "Sono un vero e proprio enigma. Non credi, mamma?", "Già" rispose lei "Proprio come noi donne lo siamo per loro".
"Vorrei tanto sapere cos'è successo a Miguel" mormorò la figlia, "Quando vorrà farcelo sapere, sarà lui a dircelo" disse Grecia con un sorriso.
"Chissà se Richard avrebbe capito cos'ha Miguel, magari mi sarebbe stato d'aiuto" ridacchiò la ragazza. 
 
Intanto, a qualche kilometro di distanza, veniva creata una nuova alleanza, che avrebbe messo a dura prova i sentimenti dei due giovani.
Un gruppo di ragazzi era seduto ad un tavolo di un bar del centro, intento a discutere di un piano crudele e molto ben congegnato.
Alcune ragazze, vestite all'ultima moda e con i capelli acconciati ad arte, li ascoltavano interessate.
In particolare, una di loro, dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri e freddi come il ghiaccio, ascoltava rapita le idee del robusto ragazzo seduto di fronte a lei.
"Un piano geniale" sussurrò maligna, intrecciando le dita per mettere in mostra le unghie perfettamente laccate e smaltate, "Mi piace da morire".
"E in questo modo, ognuno di noi si prenderà quello che gli spetta di diritto, non trovi?" ridacchiò il ragazzo.
"Walter, sei un genio" ridacchiò Oliver "Questo è il piano più diabolico che abbia mai sentito in vita mia".
"Ti ringrazio, Oliver, ma avrò bisogno dell'aiuto di tutti voi" disse lui "Tenetevi pronti, perché ci sarà da lavorare".
Rose sorseggiò il suo frappé di fragola e sorrise "Così quella piccola smorfiosa avrà finalmente quello che si merita".
"Esatto" ridacchiò la cugina "Si pentirà amaramente di essersi messa contro di noi. Ma la cosa più bella è che, stavolta, le sue amichette non potranno fare niente per aiutarla. Sarà sola come un cane!".
"Vacci piano, Lucy" disse Walter "Non calcate troppo la mano, infondo lei sarà la mia piccola smorfiosa".
Sul suo viso si dipinse un sorriso così perfido e mellifluo che Robert rabbrividì istintivamente.
Peter se ne accorse e rise sarcastico "Che c'è, Rob? Non ti piace il piano, per caso?".
"Complimenti. Hai centrato il punto, genio" rispose acidamente il ragazzo.
Strinse i pugni nelle tasche della giacca, ringraziando il cielo che fossero larghe abbastanza da non far scorgere agli altri quello che faceva.
Se si fossero accorti di come aveva chiuso i pugni, molto probabilmente lo avrebbero preso come un gesto di sfida e quella era l'ultima cosa che doveva accadere.
Lo avrebbero conciato davvero per le feste e gli ci sarebbero voluti giorni per riprendersi.
Non gli andava proprio di ripetere l'esperienza.
"Non trovo giusto che facciate tutto questo. Dannazione, si amano! Perché dovete rovinare tutto con questa idiozia?" esclamò, sforzandosi di trattenere la rabbia che sentiva dentro di sé.
Jennifer gli puntò contro un'unghia azzurra, perfettamente limata e dall'aria vagamente minacciosa, e ridusse gli occhi a due fessure, facendo risaltare l'ombretto chiaro che abbelliva le palpebre.
Sembrava davvero che lo stesse congelando, l'azzurro le donava un fascino a dir poco glaciale.
Le sue labbra, coperte da un rossetto rosa pallido, si mossero a formare una frase piena di odio.
"Perché nessuno -e ripeto nessuno- può permettersi di farmi uno sgarbo del genere. E credo che lo stesso valga per Walter" sibilò furiosa.
Poi si rivolse al gruppo dei ragazzi "Non mi sembra troppo convinto. Ma dove l'avete trovato un tale fifone?".
La sua voce si riempì improvvisamente di sospetto "Walter, sei sicuro che non correrà da quei due a spifferare tutto?".
Lui rise "Ma certo che no. Robert è ancora amico di quello stupido di Richard, ma non oserà mettersi contro di noi. Non è vero, Robert?".
La sua voce era divertita, ma il ragazzo avvertì chiaramente la nota di minaccia che usava sempre per convincerlo.
Se non fosse stato per la condizione di suo padre, li avrebbe mollati su due piedi; anzi, non si sarebbe mai unito a loro.
Ma la realtà era molto più difficile e dura da accettare.
Se lui si fosse ribellato a Walter, suo padre sarebbe stato licenziato in tronco e che cosa avrebbero potuto fare?
Serrò i pugni, cercando di tenere a freno la propria rabbia ed il proprio disgusto.
Stava per rendersi complice dell'infelicità del suo migliore amico e la cosa lo disgustava dal profondo.
E se…? Un lampo improvviso gli attraversò la mente, sollevandolo.
Aveva un piano per sabotarli, ma avrebbe dovuto agire con la massima cautela o sarebbe stato scoperto.
Fece una smorfia disgustata, sibilando "Certamente. Resterò muto come un pesce, Walter. Sta' pure tranquillo".
"Molto bene" approvò il ragazzo "Ora non ci resta che aspettare il momento giusto e quell'idiota di Richard avrà quello che si merita".
Jennifer curvò le labbra in un sorriso mellifluo "Andateci piano. Ricordati che lui sarà il mio idiota".
Walter rise "Ma certo, Jennifer. Tu tieniti pronta a fare la tua parte. Presto ci sarà bisogno di te".
Poi le squadrò tutte da capo a piedi, commentando "Ah, e buona festa. Vi auguro una magnifica serata".
"Oh, grazie mille, Walter" sorrise lei "Ma, prima di andarcene, vorremmo proporre un brindisi".
Le altre si affannarono a riempire i bicchieri e, quando ebbero finito, Eric chiese "A cosa brindiamo di bello?".
Sulle labbra rosate di Jennifer si formò un ghigno "Alla riuscita del nostro piano…", "E alla nostra giusta vendetta" aggiunse Walter.

Salve a tutti, scusate se ci ho messo tanto ad agigornare, ma per me è un mezzo periodaccio tra esami e feste... Spero che gradirete il capitolo che vi ho lasciato. intanto ringrazio caldamnete tutti coloro che legono questa storia e chi ha la pazienza di recensirla. vi auguro un Felice Natale ^_^
bacioni, vostra
Alys93

   
 
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