Appartamento
di
Mac
Era entrato
nello stabile senza suonare; un signore stava
uscendo e lui ne aveva immediatamente approfittato. E adesso era lì, in
piedi
davanti alla porta dell’appartamento di Mac, che esitava a farsi
aprire.
Da un lato
non vedeva l’ora di entrare, dall’altro temeva
un po’ il momento in cui sarebbe stato solo con lei. Temeva soprattutto
l’idea
che lei potesse non essere decisa come gli era sembrata nel loro
“gioco”. E
forse lo imbarazzava anche il pensiero di quello scambio di fantasie
che aveva
reso speciale e piena di aspettative l’attesa del Natale: in fondo non
era da
loro esporsi tanto. Non rientravano affatto, nello stile di nessuno dei
due,
quei biglietti segreti, appassionati ed eccitanti che, iniziati per
errore e
proseguiti per “gioco”, erano diventati in seguito lo strumento per
dichiararsi
la reciproca attrazione nonché il loro amore.
Eppure
c’erano stati. E nessuno dei due poteva più tornare
indietro.
Quando, la
notte prima, Mac lo aveva invitato a
raggiungerla per trascorrere assieme il Natale, si era sentito
assurdamente
felice: stava pensando al modo per stare con lei e aver saputo di non
avere
neppure la scusa di accompagnarla a casa non gli stava facilitando
l’impresa;
l’invito di Mac aveva risolto il problema, anche se non subito come
sperava. In
quel momento era decisissimo a far sì che le fantasie con cui avevano
“giocato”
si trasformassero in realtà.
Perché,
allora, solo poche ore dopo, esitava davanti alla
porta del suo appartamento?
Osservò la
scatola che teneva in mano, avvolta da una
carta rossa luccicante, e sorrise, immaginando l’espressione di Mac… e
se non
avesse colto l’allusione?
Mmh…
impossibile. Aveva recepito alla perfezione tutti gli
altri messaggi “nascosti” che le aveva trasmesso con la cravatta, le
ali d’oro
e la camicia, altrimenti era certo che non avrebbe proseguito con il
loro
scambio segreto… era impossibile che non cogliesse immediatamente
l’allusione.
Quindi
inutile attribuire a quello la sua esitazione.
Forse si
trattava della sua eterna paura ad impegnarsi?
No, neppure
quello. Non l’avrebbe provocata con quel
gioco, se fosse stato ancora insicuro dei suoi sentimenti e,
soprattutto, della
propria volontà d’impegnarsi anima e corpo.
Allora di
cosa si trattava?
Forse,
semplicemente, della paura di un cambiamento. Un
cambiamento che desiderava con tutto
sé
stesso, ma che al tempo stesso temeva.
L’amicizia
con Mac era un qualcosa di estremamente
prezioso; perderla sarebbe stato insopportabile… Ma al tempo stesso non
gli
bastava più.
Quindi non
gli restava altro che suonare quel campanello.
Fece un
respiro profondo e si buttò.
***
Si mise in
testa il cappello di Babbo Natale che Chloe
aveva lasciato da lei l’anno precedente (beata smemorataggine degli
adolescenti) e si guardò allo specchio. La sexosissima e cortissima
sottoveste rossa
le stava obiettivamente bene. Ultimamente aveva anche ricominciato ad
allenarsi
con una certa regolarità e i frutti si vedevano. Sotto indossava un…
un’inezia!
Quello era il termine esatto col quale definirlo: perizoma era fin
troppo
esagerato. Il decolté lucido rosso, con tacco
Ultimo
sguardo finale, Harm sarebbe stato lì a minuti… Che
stava facendo? Non era da lei avere questo atteggiamento. Aveva sì
indossato
qualcosa di più sexy, una mise più provocante, per qualche occasione
speciale
con i suoi ex in passato, ma questo andava ben oltre. Si stava
praticamente
offrendo come dono di Natale ad Harm… e il suo abbigliamento non dava
adito a
fraintendimenti. Quando gli aveva detto che voleva TUTTO, lo intendeva
nel vero
senso del termine.
E se Harm non
avesse apprezzato tanta sfrontatezza? Se
l’avesse considerata eccessiva, inadeguata, volgare? Cercò con lo
sguardo la
sua tuta da casa, per un attimo pensò di rinunciare, quando il suo
campanello
suonò.
Il cuore
iniziò a batterle come impazzito nel petto, Harm
era lì fuori e fra poco sarebbe entrato… Sfoderando un coraggio che
neanche lei
immaginava avere si avviò verso la porta.
Guardò dallo
spioncino, giusto per accertarsi che fosse
lui: non era certo il caso di farsi trovare in quelle condizioni da
chiunque
altro.
***
Passarono
solo pochi secondi e la porta si aprì.
Nessuno,
tuttavia, apparve sulla soglia. La porta sembrava
essersi aperta da sola.
“Mac?”
domandò, esitante. A quanto pareva lei non aveva
alcuna voglia di rendergli più facile quel momento.
“Entra pure,
Harm”. La sua voce sembrò arrivare da dietro
la porta.
Entrò e si
girò indietro, nello stesso momento in cui lei
si chiudeva l’uscio alle spalle. La guardò e il respiro gli si fermò in
gola:
se in quel momento avesse appena bevuto un sorso di tè, era sicuro che
si
sarebbe strozzato, come già gli era successo, e sempre a causa sua.
“Ciao, Harm…”
lo salutò lei, con un sorriso.
Era inutile:
non ce la faceva proprio a parlare. Non
ancora, per lo meno.
Lei era lì,
di fronte a lui, con indosso poco o nulla: una
cortissima sottoveste in seta rossa e pizzo trasparente, uno di quei
buffi
berretti da Babbo Natale in testa e a piedi nudi.
Niente altro.
Non osò
neppure immaginare se, sotto la sottoveste, vi
fosse qualche altro capo di biancheria intima… altrimenti era certo che
la
parola non gli sarebbe più tornata. Si disse che avrebbe atteso il
susseguirsi
degli eventi, con la speranza di scoprirlo più tardi. In fondo un po’
di attesa
non guastava… e poi anche il suo cuore aveva bisogno di una pausa, per
riprendersi. Non doveva scordarsi che non era più un ragazzino, ma
quasi un
quarantenne!
***
In
quell’istante avrebbe voluto avere una macchina
fotografica per immortalare la faccia di Harm. I suoi occhi blu si
sgranarono a
quella sontuosa vista e la sua bocca si aprì involontariamente.
Sorrise, quasi
imbarazzata dalla sua reazione. “Ciao, Harm…”.
Si risvegliò
al suono della sua voce e per la prima volta
da quando l’aveva vista la guardò negli occhi, ma non disse nulla. Mac
rabbrividì quando vide la luce in quegli occhi azzurri cambiare: da una
chiara
espressione di stupore e meraviglia, lo sguardo si trasformò in puro e
chiaro
desiderio.
Continuò a
scrutarla nei minimi dettagli per lunghissimi secondi
e Mac sentiva il suo caldo sguardo su di sé. Nessun uomo, per quanto
apprezzasse la sua bellezza, l’aveva mai guardata così. Si era sentita
addosso
sguardi desiderosi, famelici, ingordi. Ma quello di Harm aveva qualcosa
di
diverso: sebbene il suo desiderio fosse ben avvertibile, il suo sguardo
nascondeva un che di venerazione, rispetto e ammirazione che nessun
altro uomo
aveva mai dimostrato. Ma lui non era un uomo qualsiasi. E quello che
provava
per lei non era solo desiderio fisico, era qualcosa di più. Del resto è
quello
che provava anche lei.
Quel silenzio
magico la fece però sentire in imbarazzo.
Era praticamente nuda e concessa ad un uomo completamente vestito che
la stava
praticamente amando con gli occhi.
***
Deglutì e
finalmente riuscì a spiccicare un “Ciao…”.
Poi,
ripresosi dalla sorpresa, quasi avesse avuto
un’illuminazione, ecco che la sua mente formulò un pensiero: “Ha letto
attentamente il mio ultimo messaggio”; a quel punto sorrise e si
rilassò,
sentendo che tutti i timori che lo avevano trattenuto davanti alla sua
porta
miracolosamente svanivano.
“Perché non
ti togli il cappotto?”
Eseguì
rapidamente, posandolo sulla sedia accanto
all’ingresso e voltandosi, di nuovo, immediatamente verso di lei. Ora
era lui
quello curioso della sua reazione.
Vide la
sorpresa anche nei suoi occhi, quando Mac realizzò
che aveva indossato l’uniforme blu per trascorrere un pomeriggio a
vedere un
film in casa. Quindi anche lei sorrise e gli si avvicinò, con passo
lento e
languido… lui sentì il battito del suo cuore accelerare rapidamente,
mentre Mac
allungava la mano per afferrargli la cravatta e attirarlo verso di sé.
Il bacio
iniziò esitante, le labbra calde di lei sulle
sue, ancora fredde dalla temperatura esterna. Poi lui la strinse,
passandole le
braccia attorno alla vita sottile e Mac, d’istinto, sollevò una mano e
gliela
mise attorno al collo, accarezzandolo dolcemente alla base della nuca…
e il
bacio si approfondì. Harm la sollevò quasi, stringendola ancora di più
tra le
braccia.
Fu lei a
staccarsi per prima, per respirare.
“Ehi,
marinaio… mi togli il fiato“.
Lui le
sorrise:
“Tu mi togli
il respiro… Sei bellissima”.
“Avevi detto
che andavi pazzo per i berretti da Babbo
Natale…”
“Infatti”.
“Anche a me
piace molto il tuo abbigliamento”.
“L’ho notato.
Ma…” e la lasciò andare, per voltarsi verso
la sedia dove aveva lasciato il cappotto. Sorrise al brontolio di
disapprovazione che sentì alle sue spalle.
“… un
momento, ecco… “disse, porgendole il pacchetto
avvolto in carta rossa che aveva portato con sé “… potresti trovarlo
ancora più
interessante…”.
Lei lo guardò
per un attimo senza comprendere, prima di
prendere la piccola scatola che lui le porgeva.
“Mi avevi già
dato il tuo regalo…”.
“Una piccola
aggiunta… perché non lo apri?”
“Io non ti ho
ancora dato il mio…” disse, indecisa se
aprirlo subito o attendere.
“Coraggio,
Mac… non morde. E il tuo me lo darai… dopo”.
Finalmente si
decise e scartò la confezione; poi aprì la
piccola scatola. Quando vide il contenuto, sorrise e lo guardò con
un’espressione birichina, che la rendeva ancora più adorabile e più
sexy.
“Mhm… hai
idee interessanti, per il pomeriggio!”.
“Anch’io ho
letto con attenzione il tuo ultimo biglietto”.
“Già, lo
vedo. Ma non credi d’aver esagerato?”
“Dici? Io
credevo d’esser stato semplicemente
previdente!”.
“Previdente,
eh?”
“Certo. Dopo
aver letto le fantasie di un certo Colonnello
dei Marine, ho deciso di farmi trovare… preparato.”.
“Capisco…
allora…” e così dicendo raggiunse il divano e si
mise comoda, allungando le gambe e appoggiandosi a dei cuscini; poi
prese dalla
scatola che lui le aveva regalato uno dei dieci sigari che conteneva e
glielo
lanciò.
“Ebbene,
Comandante… “disse con un sorriso provocante “…
cosa aspetta a dare il via allo spettacolo?”.
Lui lo
afferrò al volo, sorrise e, lentamente, iniziò a
togliersi la giacca.
“Buon Natale,
Mac…”.
Fine