Serie TV > Criminal Minds
Segui la storia  |       
Autore: sku    11/07/2007    4 recensioni
E' passato circa un anno da quando Hotchner ha conosciuto Liliana e tutto sembra andare per il meglio. Sembra...
E' il seguito di "Incontri fortuiti"
"Ciao, se hai fame, c'è un piatto di pasta..."
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aaron Hotchner, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
12. incomprensioni - Ciao Hotch, come va? - JJ era sola nell’ufficio, era molto presto e gli altri agenti della squadra non erano ancora arrivati.
- Bene. - le rispose un po’ brusco. La mancanza di gentilezza dell’uomo la incuriosì e lo seguì nel suo ufficio.
- Cosa c’è che non va? - gli chiese. Lui non rispose e la guardò di sottecchi.
- Non fare il difficile, ti si legge in faccia che hai qualcosa. -
Sbuffò - Sei troppo curiosa. -
- Deformazione professionale. -
- Già.- Fece una pausa poi riprese. - Liliana vuole tornare in Italia. -
- Per sempre? -
- Non lo so. Vuole che l’accompagni. -
- Dov’è il problema? -
- Non ci sarebbe. Ma io voglio prendere Pavlovich, voglio arrestarlo e metterlo per sempre dietro le sbarre, voglio che Lil abbia giustizia. -
- Capisco. Lei come sta? -
- Ha incubi tutte le notti. -
- E tu pensi che sia colpa tua e vorresti fare qualcosa per lei. - gli disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
- L’unica cosa che so fare è l’agente dell’FBI. - si giustificò lui stringendosi nelle spalle.
- Devi chiederti cosa sia più importante per lei, non cosa sai fare meglio tu. - replicò lei assumendo un’aria da saggio del villaggio.
- Hai mai pensato di fare la psicologa a tempo pieno e non solo per i colleghi? - ironizzò Hotchner.
- La cosa che so fare meglio è l’agente di collegamento. - lo schernì uscendo - Sei hai bisogno di un’altra consulenza sono 100 dollari l’ora. Niente sconti per i colleghi. -

- Ciao Liliana, a cosa dobbiamo questa visita? - la accolse JJ andandole incontro qualche ora dopo. - Come stai? -
- Abbastanza bene, grazie. - La rossa era agitata. - Cercavo Aaron o qualcuno della squadra. -
JJ la fissò incuriosita ma non le chiese altro. -Vieni ti accompagno da Hotch. Quando togli quel sensualissimo gesso azzurro? -
- Tra 40 lunghissimi giorni. Vuoi firmarlo? -
- Non mi lascio certo scappare l’occasione, prima di andare chiamami. - JJ la aspettava pazientemente in cima alle scale - Mi dispiace che tra questi due piani non ci sia l’ascensore. -
- Non è un problema, mi rinforzo le braccia. -
JJ aprì la porta dell’ufficio di Hotchner - Hai una visita. -
- Chi è? - chiese, sgranando poi gli occhi quando JJ fece passare Liliana.
- Ciao, scusa l’intrusione ma devo dirti una cosa importante. -
- Vi lascio soli. - disse la bionda chiudendo la porta.
- No, puoi restare, riguarda Pavlovich. - la richiamò Liliana. JJ rientrò.
- Stamattina mi sono ricordata di una cosa che ha detto, non so come mai non l’ho fatto prima, ma è ancora un po’ confuso nella mia testa… -
- Non preoccuparti è normale. -  la rassicurò lei.
- Pavlovich pensa che la colpa di tutto sia mia ma crede anche che sia stato Carter a farvi il suo nome. Ha detto che era più facile e divertente vendicarsi su di me che su di lui, per questo mi ha rapita ma adesso forse è lui ad essere in pericolo. - Mentre parlava si torturava le dita e JJ vide la sua difficoltà nel ricordare e il dolore che le costava. Le mise una mano sulla spalla - Sei stata bravissima e ci sei di grande aiuto. -
Hotchner la guardava sentendo un nodo allo stomaco, avrebbe voluto consolarla ma si sentiva bloccato, era arrabbiato con lei per avergli posto quella specie di ultimatum.
Liliana lo guardò afflitta, poi si alzò e lo salutò.
JJ lanciò uno sguardo di fuoco a Hotchner poi la seguì.
"Di bene in meglio, adesso mi odia anche JJ."
Le osservò dalle finestre dell’ufficio. Elle, Reid, Morgan e Penelope la stavano salutando e le firmavano il gesso, mentre Gideon entrò dalla porta. - Ho sentito che ci sono novità. -
- Sì, Liliana si è ricordata che Pavlovich attribuisce parte della colpa a Carter. -
- Questo è molto interessante. Potrebbe rivalersi su di lui, adesso che lei ha la scorta e che attorno a lei c’è grande clamore. Potrebbe decidere di agire in fretta prima che noi corriamo ai ripari. Sempre che… -
- … che non abbia già colpito. - terminò Hotchner.
- O che non abbia un altro obbiettivo. - sottolineò Jason. - Chiama la squadra, dobbiamo organizzare un piano. -

La squadra era stata riunita nella sala riunioni e Gideon prese la parola.
- In base alle ultime informazioni che sono arrivate in nostro possesso abbiamo posto Carter sotto sorveglianza e attendiamo una mossa del sospetto. Intanto continuiamo a cercare i suoi nascondigli, i nostri informatori sono al lavoro ma dato che, a parte la collaborazione con Ellis, agisce da solo non abbiamo molte speranze do ottenere risposte da questi canali.
Pensiamo che sia molto arrabbiato perché la sua vittima designata è fuggita e che quindi colpirà molto presto. Adesso definiremo i turni… -

Quando Aaron rientrò era abbastanza tardi ma vide la luce dalle finestre del soggiorno. Entrò e la trovò stesa sul divano che fissava il televisore senza vederlo realmente.
- Ciao. - la salutò sedendosi accanto a lei.
- Bentornato. - Si mise seduta anche lei. - Vi ho aiutati? -
- Molto. Abbiamo organizzato un piano e abbiamo posto Carter sotto sorveglianza, adesso aspettiamo. - Liliana notò nei suoi occhi la scintilla di determinazione che ben conosceva, Aaron amava il suo lavoro; anche se lo portava a contatto con l’orrore gli permetteva di sentirsi utile.
- Sono contenta. Quando farai il turno di guardia? -
- Domani sera. Hai già mangiato? -
- No, ma non ho molta fame. Vuoi che ti prepari qualcosa? -
- No, faccio da solo. - disse dirigendosi verso la cucina.
"Non mi ha neanche sfiorato. Se non fossi stata qui davanti a lui non mi avrebbe neanche cercato, non mi avrebbe neanche detto niente." Il silenzio pervadeva la casa, la televisione col volume al minimo, i suoni della cucina le parevano distanti. "Ha già preso la sua decisione ma non sa come dirmelo."

Mentre Aaron si preparava la cena si sentiva infelice. "Ci stiamo allontanando. Non riesco  toccarla, ho paura di farle male e che lei mi rifiuti, che non voglia che io la sfiori. Non ho ancora deciso cosa risponderle, ma non posso farla aspettare. Forse ha ragione JJ."
Si sentiva solo nella cucina silenziosa, senza il sottofondo del suo chiacchiericcio incessante e i suoi fastidiosi consigli su come era meglio cucinare. Quel silenzio era molto rumoroso per Hotchner, rivelava tutte le cose inespresse tra loro, le accuse non dette e le promesse non mantenute. "Avrei veramente voluto proteggerti da tutto, ma non ci sono riuscito."
- Sei sicura di non voler mangiare? - le chiese.
- Sì, non preoccuparti. - gli rispose dall’altra stanza.

Dopo la cena Aaron la raggiunse; Liliana era ancora sul divano ma aveva spento la televisione e stava leggendo uno dei suoi libri pieni di formule chimiche per lui assolutamente incomprensibili.
- Perché domani sera non fai venire Mary a dormire? - le suggerì. - Così non sarai sola, io sarò più tranquillo, per quanto possa essere tranquillo con quella pazza nei paraggi. -
- Non sarei sola comunque con gli agenti di scorta. Ma è una buona idea; la chiamerò domani mattina. - "Perché non vuoi stare tu con me?"
Rimasero seduti l’uno accanto all’altra senza parlare, vicini eppure distanti come mai prima d’allora.
- Vuoi che ti aiuti a salire di sopra? - le chiese lui speranzoso.
Lo guardò attentamente sperando di aver capito bene. - Sì. -
Lui la prese in braccio e lei si appoggiò alla sua spalla, chiuse gli occhi e per un momento dimenticò tutto. "Vorrei che il tempo si fermasse in questo momento…"
"Vorrei che fossimo sempre così vicini." Per un attimo per entrambi fu come se nulla fosse accaduto, ma quando la depose con cura sul letto tutto ritornò dolorosamente alla mente e si allontanarono di nuovo.

Quando Aaron si svegliò la mattina dopo lei dormiva, girata dall’altra parte. Guardò la sua schiena e desiderò abbracciarla ma ebbe paura di spaventarla. Si alzò e andò in bagno arrabbiato con sé stesso e con il mondo, ma soprattutto con Pavlovich. "Devo arrestarlo."
Quando Aaron si alzò, lei fece finta di dormire. Non aveva voglia di discutere con lui, la decisione l’aveva presa e non voleva che lui le facesse cambiare idea. Solo quando stava per uscire lo chiamò.
- Dimmi. - le disse fermandosi sulla soglia della porta.
- Stai attento. Buon lavoro. - lo salutò.
- Grazie, buona giornata anche a te. - replicò con un sorriso, poi uscì nel mattino piovoso.
- Ti amo. -  sussurrò lei quando ormai lui non poteva più sentirla.


"Se qualcosa può andare male, lo farà."
                                      Legge di Murphy



Niente di buono sotto il sole di Washington D.C. purtroppo! Pavlovich è ancora in giro e ancora peggio, i nostri due eroi sono arrivati alla mancanza di comunicazione! Mi fanno una tristezza anche se l'ho scritto io!
Kley: un po' di sano realismo. O forse troppo. Anche io adoro i lieto fine ma non sempre le cose vanno così. Ho scritto queste ff proprio perchè spesso in televisione le cose sembrano facili e non si soffermano mai sul dopo.
Paola: mi dispiace aver deluso la tua voglia di farli partire per l'Italia, ma non è detto che se non parte la storia finisca! O forse sì.
sakura_kinomoto: immagino tu sia tornata al finale della casetta di marzapane! Non sono io che mi intrometto fanno tutto da soli!
LubyLover: grazie per la provenienza della citazione! Mi spiace per il tuo infarto, spero che ti sia ripresa. Per quanto riguarda Pavlovich forse è alle Antille...
Grazie anche a chi legge senza recensire.
Alla prossima,
sku.
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Criminal Minds / Vai alla pagina dell'autore: sku