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Autore: LH2    26/12/2012    10 recensioni
Alzai la testa leggendo l'ora.
Venti minuti e sarebbe tutto finito: l'anno passato, le persone incontrate, i posti visitati.
Con lo schiocco delle dita, tutto quello che avevo vissuto sarebbe stato solo un vecchio ricordo. Forse un sogno, visto che quasi non mi capacitavo del fatto che mi trovavo da sola, a Capodanno, a bere dell'alcool di orribile qualità in un posto di cui non conoscevo neanche il nome.
Anzi non ero da sola, c'erano i mille "se" a farmi compagnia.
Se non avessi la tendenza a prendere tutto alla lettera.
Se pensassi di meno.
Se vivessi di più.
Se non rovinassi tutto con le parole.
Se non lasciassi andare via.
Se non lo avessi lasciato andare via.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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31 Dicembre 2013, Italia.

Tamburellavo le dita sul bancone, aspettando che il barman mi preparasse un Margarita ben rinforzato. Portai le mani tra i capelli perfettamente lisci, spostandoli dal viso così tanto teso da non riuscire neanche a mostrare un briciolo di ringraziamento all'uomo di fronte a me. -grazie- mi limitai a mimare con le labbra. Il rossetto rosso sangue era quasi completamente svanito, non solo dalla quantità di Daiquiri che avevo bevuto ma anche dall'incessante mordermi la bocca con i denti. Me la torturavo come se quel gesto potesse procurarmi un briciolo di rasserenamento, come se, girando lo sguardo verso la porta, lui potesse davvero entrare.
Sorrisi tra me e me pensando a quante volte i miei occhi avevano vagato lungo quella stanza troppo affollata, cercando i suoi. Girai con la cannuccia il liquido trasparente, lasciando che l'alcool si amalgamasse bene. Ripensai a quanto fossi stata stupida a truccarmi e vestirmi per qualcuno che non mi avrebbe mai visto; ore spese a scegliere il vestito adatto o a passare l'eye-liner nero sulle palpebre solo per non rischiare di sbafare. La mettevo nello stesso modo da troppo tempo ormai, difficilmente sbagliavo ma quella sera l'attenzione era particolarmente marcata; il modo con cui la punta della penna scorreva al di sopra delle ciglia mi rilassava, perciò aveva aiutato.
-un altro per favore- esclamai, continuando a sorseggiare lentamente. L'unica cosa capace di farmi dimenticare il giorno, l'ora e il posto in cui mi trovavo. Dio, sarei voluta essere ovunque tranne che li. Lasciai che il mio mento toccasse la spalla scoperta, giusto per osservare nuovamente il vestito che indossavo.
Era un mese che era dentro il mio armadio, e non passava giorno in cui non gli davo un'occhiata all'aprire delle ante. Color avorio, lungo poco sopra le ginocchia, senza spalline e con impercettibili punti di luce intorno alla vita che disegnavano il mio corpo.
Era perfetto; erano perfetti i capelli biondi che mi ricadevano morbidi sulla schiena, erano perfetti gli occhi azzurri in contrasto con il nero della matita e del mascara, il rossetto rosso, le unghie, gli orecchini. Era tutto studiato, per la prima volta in vita mia; e non mi sentii più insignificante di così.
Non era servito a nulla, e mentre buttavo giù lungo la gola il Margarita, valutai se non prendere la pochette appoggiata sul bancone e tornare immediatamente a casa.
Ma neanche quello era il posto giusto.
Feci un lungo respiro e decisi di rimanere nell'esatto punto in cui mi trovavo, senza alzare un dito, senza accennare sorrisi ad estranei. Eravamo solo io e il mio Margarita, accompagnati da troppi rimpianti e poche soluzioni.
Alzai la testa leggendo l'ora.
Venti minuti e sarebbe tutto finito: l'anno passato, le persone incontrate, i posti visitati.
Con lo schiocco delle dita, tutto quello che avevo vissuto sarebbe stato solo un vecchio ricordo. Forse un sogno, visto che quasi non mi capacitavo del fatto che mi trovavo da sola, a Capodanno, a bere dell'alcool di orribile qualità in un posto di cui non conoscevo neanche il nome. Anzi non ero da sola, c'erano i mille "se" a farmi compagnia.
Se non avessi la tendenza a prendere tutto alla lettera.
Se pensassi di meno.
Se vivessi di più.
Se non rovinassi tutto con le parole.
Se non lasciassi andare via.
Se non lo avessi lasciato andare via, sicuro adesso non sarei stata qui a piangermi addosso.
Se sapessi chiedere scusa, non mi troverei dall'altra parte del mondo a chiedermi come sarebbe stato.
Ma un po' mi piace darmi le colpe; mi fa credere che i problemi che ho siano almeno quel poco importanti.
Mi fa credere che la persona che sto amando con tutto il cuore mi ha davvero voluto bene, e se sono fortunata, me ne vuole ancora.
-quindici minuti- sentii una ragazza urlare, battendo le mani elettrizzata. Smorzai un sorriso e aprii la borsa, prendendo il telefono tra le mani. Digitai agitata e premetti verde.
Tredici chiamate in venti minuti, e nessuna risposta.
Bene, mi aveva fatto capire perfettamente che non aveva voglia di parlarmi.
Aspettai fino a che non scattasse la segreteria telefonica e posai, forse troppo violentemente, l'iphone sul bancone. Tirai fuori dalla borsa il pacchetto di Marlboro e presi una sigaretta. L'accesi, lasciando l'impronta del rossetto su di essa.
-signorina qui e' vietato fumare- disse gentilmente il barista, facendo segno di uscire sul balcone. Il suo sguardo caritatevole mi fece innervosire così tanto che seguii la sua richiesta più per evitare di continuare ad avere il suo volto di fronte. Scesi dallo sgabello e aspettai che il vento gelido di Dicembre mi accarezzasse la pelle.
L'unica cosa che mi riscaldava era il fumo che trattenevo in gola; l'unica cosa che volevo mi riscaldasse era la bocca di Niall Horan sul mio collo.
Inspiravo ed espiravo come se avessi fretta di finire. Avevo fretta di andarmene. Fretta di dimenticare.
Mi feci spazio tra la folla di persone accalcate sulla terrazza e mi conquistai un posto in un angolo; li osservavo, con i loro bei vestiti, mentre sorseggiavano del vino rosso o flirtavano con gente più ubriaca di loro. Peccato io non lo fossi dopo tre Daiquiri ed un Margarita. Lo reggevo troppo bene; lo diceva sempre anche lui.
Il cellulare vibro' e senza perdere un secondo mi affrettai a prenderlo tra le mani. Chiusi gli occhi, come se quel gesto potesse davvero cambiare la situazione.
-dimmi- risposi esasperata.
-hai ragione sto esagerando con le chiamate- mormoro' la mia migliore amica, dall'altro lato della cornetta.
-eh..- esclamai acconsentendo.
-novita'?- chiese curiosa.
-dagli ultimi sette minuti no Leigh- continuai io, mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e lasciando scoperto l'orecchino firmato Chanel.
-manteniamo la calma. Mancano ancora quattro minuti e mezzo- disse lei seria -chiamera'-.
Scossi la testa -no la colpa e' mia. Ho fatto un casino, fa bene a non chiamarmi- spensi la sigaretta e tornai dentro per il troppo freddo. -dopo quello che gli ho detto, non mi stupirei se non si facesse più vivo- dissi, riprendendo tra le mani il bicchiere colmo d'alcool che avevo ordinato precedentemente.
-sei troppo dura con te stessa Claire- sospiro' lei. -non e' facile-
Con tanta consapevolezza di quelle parole, esclamai -non e' mai stato facile con lui- e spostando per la milionesima volta gli occhi sull'orologio appeso al muro mi rivolsi alla mia migliore amica. -due minuti- sussurrai piano -2014, fai che sia buono-.
Lei rise -era così anche l'anno scorso e guardaci. Guardati-
-se mi vedessi ora rimarresti a bocca aperta- ironizzai io. -a domani Leigh e grazie- conclusi, smorzando un sorriso.
-mi dispiace- furono le uniche parole, assolutamente sincere, che riuscì a pronunciare lei.
Lo apprezzai, perché non avevo bisogno di ottimismo. Non c'era niente da sperare.
Attaccai, leggendo sull'orologio digitale l'orario.
23:59.
La voce del dj amplificata dal microfono, invito' tutti a concentrarsi sulla pista centrale; sarebbero stati i 60 secondi più estenuanti della mia intera vita.
Niall non avrebbe chiamato e poco mi interessava che passassero lentamente. Mi ero già buttata tutto alle spalle, o almeno stavo cercando di farlo. Lui non era li ed io volevo solo una bottiglia di vodka con cui andare a dormire. Vodka che mi avrebbe, almeno per quella sera, fatto dimenticare perché avevo deciso di innamorarmi di lui. E cosa peggiore, perché l'avessi incontrato davvero quel 4 febbraio scorso a Park Royal, appena cinquanta minuti dopo essere scesa dall'aereo.
10.
Ripercorsi con il pensiero i lineamenti del suo viso: dagli occhi azzurri profondi come il fondo di un oceano, alle labbra sottili. Dal suono della sua risata all'odore di caramello delle sue magliette.
Il sapore delle sue labbra sulle mie mentre stringeva con le dita i miei fianchi, quasi avesse paura potessi sfuggirgli.
9.
Ma dove voleva che andassi? Sono stata segnata dal momento in cui l'ho visto.
Dal momento in cui ha sorriso, parlato, semplicemente posato gli occhi su di me.
8.
Niall Horan io ti odio.
Odio il fatto che continuo a guardare quella porta, sperando che tu da un momento all'altro la varchi.
7.
Ti voglio qui, ora. Per sempre; con tutti i tuoi difetti, impegni, problemi.
Posso passarci sopra fino a quando non smetterai di provarmi che lo vuoi anche tu.
6.
Lo so, sono paranoica, stressante, troppo schietta, troppo poco spigliata.
Tanto impacciata, meno sfrontata.
5.
Tanto ci sei tu che mi completi. Sei l'altro pezzo del puzzle.
Che quando c'e' bisogno di ridere lo fai per tutti e due visto che puntualmente non capisco la battuta.
Che quando non ce la faccio più a mangiare non hai problemi a finirtelo tu.
Che quando bisogna salutarsi all'aeroporto sei sempre il primo a cedere. Almeno in questo, vinco io.
4.
Prendo veloce il telefono e compongo il numero che tanto so a memoria.
Non mi importa più che risponda adesso, mi basta il bip della segreteria.
Parlero' a lei, e' una buona ascoltatrice. Ed io ho bisogno di parlare, ed essere sfrontata, per una volta.
3.
-mi dispiace. Io, lo sai, ho una fottuta paura di perderti e ho fatto un casino.
E' che vorrei solo che tutto fosse normale, che si svolgesse normalmente. Invece continuiamo a rincorrerci per il mondo, ritagliando del tempo per noi. Ma sembra sempre ci sfugga, ed io non lo sopporto.
Ti giuro, vorrei solo che fossi qua- le lacrime iniziarono a scorrere lentamente sulle mie guance. -vorrei solo vederti entrare da questa porta-
2.
-sono una stupida Niall. Credevo di poterla gestire e invece ho ributtato tutta la colpa su di te.
E non hai bisogno di un'altra persona che ti incasini la vita-.
Risi ironica.
-assurdo. Adesso scatta la mezzanotte ed io sono al telefono con la segreteria telefonica, rimangiandomi tutte le parole che ti ho detto l'altro ieri. Sono ridicola-
1.
-buon anno Niall- e attaccai, distrutta e senza forze. Con gli occhi gonfi e la bocca serrata.

Al diavolo il trucco, il vestito da cinquecento sterline, il tempo che era scaduto.
Al diavolo tutto.
























E poi, il mio cuore perse un colpo quando spostai lo sguardo verso il portone in legno antico.
Si apri'.
E tutto quello a cui riuscii a pensare fu "fai che sia lui".














Okey, in teoria la vorrei continuare. Dico vorrei perche' non si sa mai, dipende dai riscontri.
A me piace pero' ahah (si autoconvince -.-)
Vorrei aggiungere che fatti o persone non siano del tutto casuali ma non e' proprio la verita'.
Diciamo che fatti o persone potrebbero diventare non del tutto casuali (e no, non sono pazza ma sto parlando con la mia amica Chiara! she knows what i mean...)
Spero vi abbia incuriosito quel minimo da farmi sapere cosa ne pensiate.
Merry Christmas,
Ludovica.

   
 
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