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Autore: Whity    26/12/2012    0 recensioni
[Daddies!Klaine]
Una raccolta di momenti più o meno lieti della famiglia Anderson-Hummel, non necessariamente in ordine cronologico. Di quando - insomma - figli, scuola e piccoli problemi di cuore entrano a far parte del quotidiano.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Sebastian/Thad
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sono inevitabili – nella vita di ogni singolo essere umano – quei momenti in cui ci si sente una nullità, uno zero, uno sfigato ostracizzato da una società crudele.
Ethan Anderson-Hummel rientrava suo malgrado nel novero, nonostante facesse di tutto per negarlo ai suoi genitori e persino a se stesso. Non era uno sfigato, lui! Era bravo a scuola ma aveva un sacco di amici – okay, qualche… -, la professoressa di Chimica lo considerava uno degli studenti migliori del corso, era bravissimo a Lacrosse – come suo “zio” Sebastian, d’altronde – e la sua squadra era data per favorita alle finali che si sarebbero tenute poco fuori Lima.
Eppure, mentre sfogliava il quaderno di storia chiedendosi il perché e il percome delle scelte politiche di Churchill, non riusciva a fare a meno di pensare a cosa era successo quel giorno.
 
- Sai – gli stava dicendo Pamela Warren, una ragazza del suo corso di francese – i miei pensavano di mandarmi a Parigi per un paio di settimane. Madame Smith crede sia una buona opportunità – si strinse nelle spalle – Non è che la cosa mi entusiasmi ma… -.
Si fermò, notando due ragazzi della squadra di Hockey guardarli con faccia divertita.
- Guarda qua! – esordì il primo – il figlio dei froci e la sua amichetta!!! – sogghignò dando di gomito all’amico.
Ethan scattò in avanti, punto sul vivo, ma venne immediatamente preso per le spalle dall’altro energumeno che lo sbatté contro un armadietto facendolo gemere dal male.
- Non ti azzardare, coso! – lo richiamò – altrimenti ci va di mezzo anche la tua amichetta … - concluse, prima di fare un cenno all’amico e farsi passare un bicchiere pieno di granita.
Tutto ciò che avvertì, oltre al freddo e al bruciore causato dal colorante, fu l’umiliazione di sentirsi sbagliato quando non c’era nulla che non andasse in lui.
Quella, però, non poteva vederla nessuno.
 
Si passò per l’ennesima volta la mano sugli occhi – ancora leggermente arrossati – e chiuse il quaderno di storia con un sospiro. C’era solo da sperare il compito fosse facile perché – con la giornata che si era ritrovato ad affrontare – non era riuscito a concentrarsi per più di mezz’ora.
- Ethan? – lo chiamò suo padre Kurt dal corridoio – Devo andare a fare due commissioni a Westerville. Ti va di accompagnarmi? -.
Il ragazzo sospirò stringendosi nelle spalle.
- Arrivo – rispose – cinque minuti e ci sono -.
Si alzò dal letto, si stiracchiò e prese il telefono infilandolo nella tasca dei jeans. Fatto quello, si diresse in bagno per lavarsi le mani e sciacquarsi ancora una volta il viso ma venne intercettato dal genitore lungo il tragitto.
- Tesoro che è successo? Perché hai gli occhi rossi? -.
Il ragazzo si scrollò nelle spalle prima di abbassare impercettibilmente il capo.
- Avrò sforzato la vista, stavo studiando – mormorò prima di entrare in bagno e di chiudersi la porta alle spalle.
Inutile dire che Kurt non gli aveva creduto. Proprio per nulla.

Abbiamo un problema. K.
Kurt, non possiamo già aver finito il lubrificante! L’abbiamo comprato solo la settimana scorsa!
Cretino. Sei proprio un cretino, Anderson. Si tratta di NOSTRO figlio.
Che è successo ad Ethan? Sta bene? Devo venire a casa? Kurt mi dici cosa è successo?
Non iperventilare, amore. Sta bene. È vivo. Respira. Ne parliamo stasera.
E allora perché devi farmi agitare tanto!? A volte mi chiedo se lo fai apposta per farmi venire i capelli bianchi… =P
 

Kurt sorrise all’ultimo messaggio del marito, prima di bussare alla porta del bagno.
- Eth? Tutto bene? -.
Il ragazzo uscì dalla stanza, rischiando di scontrarsi col padre.
- Sì, certo – annuì prima di dirigersi verso le scale – Andiamo? Westerville è dall’altra parte del mondo, praticamente… - concluse borbottando.
L’altro sorrise e seguì il figlio, perdendo qualche secondo a scompigliargli bonario i capelli.
- Papà! – protestò indignato il ragazzino, ma tutto ciò che ottenne in risposta fu una risata divertita.
 
Che giornata di merda…
Ethan stava attraversando il corridoio per dirigersi nel laboratorio di Chimica, quando Alexander Johnes – uno dei due ragazzi che l’aveva ridotto ad un cumulo di ghiaccio e colorante – decise di piombargli davanti.
- Ehi coso! – lo richiamò, prendendolo per una spalla – è così che si trattano i superiori? Ti insegnano questo, i tuoi genitori finocchi?! -.
Complice il compito di storia più difficile del previsto, il nervoso per aver discusso con Blaine la mattina stessa per una stupidaggine ed un po’ di stanchezza il ragazzino reagì voltandosi e sferrando un calcio negli stinchi all’altro.
- Cosa hai detto, stronzo?! – continuò, prima di avvicinarsi per dargli un pugno.
Alexander incassò il colpo per poi restituirlo con vigore. La zuffa sarebbe presto degenerata se non fosse stato per l’intervento del professore di Educazione Civica che stava passando lungo quel corridoio.
- Johnes, Anderson-Hummel! – li richiamò – Andate subito dal preside!!! -.
Ethan sospirò, conscio di essersi cacciato in un guaio… i suoi padri l’avrebbero messo in punizione per il resto dei suoi giorni…
 
Il ritorno a casa da scuola – sul sedile posteriore del SUV di Blaine – fu tremendamente silenzioso. Ethan non aveva proferito parola, nemmeno davanti al preside, e i suoi padri si erano trovati a dover ascoltare le lamentele di un ragazzo massiccio due volte il loro figlio che sosteneva di essere stato attaccato senza ragione alcuna.
Salirono le scale del palazzo in religioso silenzio, come ingessati in una situazione che non apparteneva loro. Considerando il fatto Ethan fosse sempre stato un ragazzo tranquillo, poi, Blaine e Kurt non sapevano davvero cosa pensare.
- Ethan vai in camera tua, per piacere – la voce di Kurt lo sorprese – Devo parlare con tuo padre -.
Il ragazzino obbedì senza fiatare.
Entrò in camera propria e si gettò sul letto con un sospiro.
Ora sarebbero stati guai seri…
Al piano di sotto, Kurt si muoveva nervoso per la cucina con l’intento di preparare un po’ di the caldo.
- Che facciamo? – mormorò Blaine, arrivando alle spalle del marito per cingergli la vita con un braccio e avvicinarsi ulteriormente.
Il biondo posò il bollitore sul fuoco, prima di voltarsi e sfiorare le labbra del marito.
- Non credo sia stato lui ad iniziare – mormorò – Ieri aveva gli occhi rossi, oggi la zuffa… temo abbia qualche problema a scuola… -.
L’altro annuì pensieroso.
- Non si è comportato bene – sospirò quindi – ma sappiamo entrambi per esperienza quanto estenuante possa diventare quel genere di situazione… -.
Kurt assunse un’aria pensierosa prima di sfiorare le labbra del marito.
- Io ho un’idea – sorrise – ora prendi il vassoio di legno. Andiamo a prendere il the di sopra.. -.
 
Stava sfogliando distrattamente una rivista di musica quando i suoi padri entrarono nella stanza.
- Abbiamo fatto il the – gli sorrise Kurt – e in ogni caso dobbiamo parlare, Ethan -.
L’interpellato annuì, prima di non resistere all’impulso di mordersi un labbro.
- Mi dispiace – mormorò abbassando la testa.
Senza dire una parola Blaine si sedette di fianco al figlio, gli mise una mano sulla spalla e la strinse.
- Tu lo sai – esordì l’uomo – che quello che hai fatto è ingiustificabile, vero? -.
Il ragazzino annuì senza alzare lo sguardo.
- Ethan – continuò Kurt, dopo essersi seduto ed avergli porto la tazza di the – sappiamo che la situazione a scuola può farsi pesante. Fidati, lo sappiamo bene. Ma non sempre questo è il modo giusto di reagire. – concluse prendendo un sorso dalla propria tazza.
- Ma… - fece per protestare il ragazzino, subito fermato da un gesto della mano del padre.
- Niente ma, Eth – continuò il biondo – Non puoi metterti a prendere a calci e pugni ogni singolo bullo della tua scuola. Nonostante lo meritino, non è il modo giusto di affrontarli. Non con tutta quella rabbia… -.
Vedendo l’espressione incerta del figlio, Blaine posò a terra la propria tazza e allungò le braccia verso questo ultimo.
- Vieni qui, forza – mormorò l’uomo, subito prima di sorridere nel sentire i ricci castani del figlio solleticargli il mento – Troveremo una soluzione. La troveremo insieme, ma tu devi darci la possibilità di capire cosa sta succedendo. Okay? -.
Il ragazzino annuì, stretto tra le braccia del padre.
- Per oggi mi darai una mano a sistemare casa – iniziò Kurt sorridendo della smorfia contrariata di Ethan – e magari stasera tuo padre avrà trovato la soluzione ai nostri problemi… -.
 
Ethan si aspettava di dover passare il pomeriggio tra panni umidi e spazzoloni, invece si ritrovò a mettere a posto qualche CD e a preparare dei biscotti al cioccolato.
Ne stava addentando uno quando Blaine fece il suo ingresso trionfale in casa con un vecchio sacco da boxe rosso e due paia di guantoni.
- Ethan, questo è Max. Sarà la soluzione ai tuoi problemi -.
Il ragazzo, pur con tutta la buona volontà del mondo, non ce la fece a non scoppiare a ridere davanti alla faccia di Kurt.
- Blaine Devon Anderson! Quella roba sta impolverando cucina e corridoio!!! Vedi di sistemarlo in tempi rapidi e ripulire tutto! Sono stato chiaro?! E no! Non osare toccare i biscotti al cioccolato! Non ne avrai nessuno sino a che non avrai ripulito tutto per bene! -.
Quelle scene, quel calore, quella forza… nessun bullo avrebbe mai potuto anche solo pensare di scalfirla.

   
 
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