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Autore: _YouKnowWho_    26/12/2012    1 recensioni
«Fortunatamente no» risposi, cercando di mantenere la calma. «Anche quando sono a casa cerco di non guardare i Giochi, perché non provo nessun piacere a vedere dei ragazzi della nostra età morire» avevo aggiunto, catturando nuovamente l’attenzione del ragazzo che tornò a guardarmi.
«Saresti la prima» commentò a bassa voce.
Mi misi a sedere sullo scoglio più vicino all’acqua immergendo le gambe fino al ginocchio.
«Sì, credo di essere l’unica a cui non piacciono, infatti mio padre pensa che io sia strana… Comunque io mi chiamo Dorothea» mi presentai, sorridendo al ragazzo che ancora mi guardava, senza lasciar trapelare alcuna emozione dopo il sospetto precedente.
«Io sono Atlas».
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao :3
Dopo quello che hanno passato Atlas e Dorothea si meritano un po' di tranquillità, no? [No!!! lol]
Fatto sta che i capitoli che seguono sono quasi tutti pieni di fluff (D: mi manca il mio lato angst ç_ç xD).
Buona lettura ^^
Fefè




Sento il cuore di Atlas battere sotto di me e apro gli occhi. La mia testa è posata sul suo petto nudo e sento che le nostre gambe sono intrecciate. Alzo il capo e vedo che Atlas sta ancora dormendo e rimango ad ammirare i suoi lineamenti e ad ascoltare il suo respiro regolare. Ad un tratto lui alza il braccio destro e lo porta davanti al viso e poi apre gli occhi.
«Buongiorno tesoro» mormoro, avvicinandomi a dargli un bacio, prima che lui sia totalmente cosciente.
Lui mi sorride e ricambia il bacio abbracciandomi. Poi si strofina gli occhi, proprio come fanno i bambini, il che lo fa apparire ancora più adorabile, e sgranchisce gli arti.
«Buongiorno» dice, poco dopo.
Si volta verso il comodino e prende un paio di mutande che infila prima di alzarsi. Io, invece, temporeggio tra le lenzuola, osservando il corpo perfetto di Atlas.
«Facciamo una cosa, io vado a preparare la colazione» propone lui, «mentre tu ti vesti con calma e poi mi raggiungi giù. Le sorprese non sono finite» aggiunge, uscendo dalla porta infilandosi un pantalone.
«Cosa?» domando io, sorridendo, e alzandomi sui gomiti, ma Atlas non dice niente.
Credo di essere la persona più felice del mondo e c’è dell’altro.
Mi ributto sul materasso rimanendo a sorridere da sola, pensando alla serata precedente. Poi mi alzo, continuando a coprirmi con il lenzuolo, senza sapere il perché visto che lì non c’è nessuno, e prendo alcuni vestiti dall’armadio. Vado in bagno e mi faccio una veloce doccia e poi indosso gli abiti puliti. Quando arrivo in cucina trovo una fresca macedonia di frutta e mi siedo per gustarla.
«Posso sapere in anticipo i programmi per la giornata?» domando.
Atlas scuote la testa.
«No, li saprai passo per passo» mi assicura. «Però dovresti indossare un costume da bagno prima di uscire e a proposito, meglio che ci sbrighiamo, abbiamo dormito un po’ troppo» mi dice, prima di uscire dalla stanza, facendomi l’occhiolino.
Dopo aver fatto colazione lavo la tazza e quando salgo al piano di sopra sento che Atlas e in bagno. Percepisco un’improvvisa voglia di raggiungerlo, ma non voglio mettere in subbuglio la sua tabella di marcia, così torno in camera, prendo un costume da bagno e lo indosso. Quando sto per andare fuori dalla stanza mi trovo davanti Atlas già pronto ad uscire.
«Perfetto» commenta. «Possiamo andare» e mi prende la mano.
Scendiamo al piano inferiore e poi usciamo di casa. Arriviamo sulla spiaggia e vedo che c’è una barca lì ormeggiata. Atlas mi guida fino alla riva e mi aiuta a salire sull’imbarcazione. Poi lui inizia a spingere la barca e mi raggiunge su di essa con un salto. Da sotto il seggiolino tira fuori un grande cappello bianco che mi porge per coprirmi dal sole. Alzo la testa e vedo che questo è alto nel cielo, quindi è davvero mattina inoltrata. Poi Atlas prende due remi, li immerge in acqua e inizia a remare. Ci spostiamo sulla superficie cristallina e io mi diverto ad osservare il fondale, visibile sin dalla superficie, dato che ci muoviamo comunque vicino la costa. Procediamo per una buona ora, parlando e scherzando, quando raggiungiamo una strana insenatura formata da alcuni scogli, molto più grandi di quelli che costituiscono il luogo del nostro primo incontro. Atlas sposta cautamente la barca facendola passare da una bassa apertura fino ad entrare in una specie di caverna. Non c’è nessun soffitto e in alto si vede il cielo splendente e la luce del sole si infrange sulle rocce che riflettono i raggi fino ad arrivare all’acqua che assume colorazioni splendide. Dall’azzurro al verde, rivela uno spettacolo stupendo e io rimango senza parole. In fondo c’è una piccolissima spiaggia dove arriva la maggior parte della luce.
«Ti piace?» domanda Atlas, posando i remi.
«Se mi piace? E’ un sogno» rispondo, ancora più che piacevolmente colpita.
Tendo un braccio per immergere parte della mano in acqua. E’ leggermente fredda, ma non mi passa la voglia di fare un bagno. Mi volto verso Atlas che sta iniziando a togliersi i vestiti ed è già senza maglia. Lo imito e rimango in costume. Poi porgo la mano ad Atlas e insieme ci alziamo in piedi. Mi avvicino a lui, cercando di non cadere e avvicino le mie labbra alle sue, mordendole teneramente.
«E’ perfetto. Tutto perfetto» sussurro.
«Un, due, tre e saltiamo?» chiede Atlas, illuminatosi dopo le mie parole.
Io mi stacco da lui e cerco di trovare una posizione adatta per poter saltare.
«Uno…» dico.
«… due…» continua lui, prendendomi la mano.
«… tre» concludiamo insieme e ci alziamo in aria, prima di ricadere in mare.
L’acqua è gelida e quando riemergo mi viene quasi da tramare. Atlas si avvicina a me e mi abbraccia e sento il suo calore. Metto le mie braccia dietro al suo collo e mi lascio cullare da lui e dalle onde, finché non mi  abituo alla temperatura. Poi mi stacco e inizio a nuotare.
«Vado a mettere la barca sulla spiaggia» annuncia Atlas, così io inizio a girare per la grotta, mentre lui trascina la barca verso la riva.  
Mi avvicino ad una parete e passo una mano sulla roccia. E’ una strana pietra piena di sfaccettature, perfetta per riflettere i bagliori. Rimango ad osservarla, catturata dai giochi di luce, quando mi sento abbracciare da dietro. Mi volto e poso la schiena alla roccia, mentre alzo le gambe per cingere con queste la vita di Atlas, come se mi stesse prendendo in braccio. Lo avvicino a me e lui inizia a darmi una serie di baci sul collo.
Sì, questa è davvero una delle giornate più bella della mia vita.

  
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