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Autore: Birdie    26/12/2012    1 recensioni
Titolo originale: "Five Bets that Blaine Anderson Lost to Burt Hummel, and One He Didn't (Technically)" - "Cinque scommesse che Blaine Anderson perse con Burt Hummel, più una che vinse (in teoria)" . È una lunga OS divisa in parti che posterò separatamente; il tema: il futuro della Klaine subito dopo la 4x10 raccontato tramite scommesse che Burt fa con Blaine.
#1 - Due mesi
#2 - Double or nothing
#3 - Regionali
#4 - Extra-long dorm sheets
#5 (+bonus) - Sorprese
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Burt Hummel, Carmen Tibideaux, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
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Ciao lettori, rieccomi con un’altra scommessa! :D Questo capitolo è personalmente il mio preferito ed è stato forse il più divertente da scrivere (li ho già tradotti tutti), spero piaccia anche a voi. Prima di lasciarvi alla lettura, volevo spiegarvi un attimo il titolo: “Double or nothing” in inglese è quando due persone fanno per la seconda volta una scommessa; se il perdente della prima (in questo caso Blaine) si ritrovasse a perdere anche la seconda volta, dovrebbe a Burt il doppio della cifra iniziale (quindi ecco perché double), se invece vincesse, Burt dovrebbe a Blaine quello che gli ha dato per la prima scommessa, cioè niente! Non so se esista una cosa così in italiano (magari me lo farete sapere in un commento), comunque l’ho tradotta molto letteralmente con “Doppia o niente”.
 
Vi lascio anche la canzone che canta Blaine all’audizione per la NYADA, che è molto bella: http://www.youtube.com/watch?v=ejkgrOmJTA8:)
PS: grazie mille agli angeli che hanno messo la storia fra le seguite e le preferite, mi fate felice çwç xx
- Bì
 
 
#2
 
“Paga, Anderson.”
Le parole – che sarebbero dovute essere familiari – fecero saltare Blaine per la sorpresa e si drizzò da dove stava cercando di rimescolare i suoi libri nella cartella. “Burt! Cosa fai qui? Pensavo fossi a Washington.”
“Settimana del lavoro costituente,” rispose Burt, dondolandosi e alzando leggermente la visiera del capello.
“Cos’è?” chiese Blaine, applicandosi in faccia un sorriso cordiale e girandosi per mettere il quaderno di matematica dentro la borsa, determinato a non far trasparire quanto fosse abbattuto. Si era ricomposto il più velocemente possibile dall’ultima volta che aveva visto Burt, trascinandosi a scuola e nei Cheerios e nel tempo libero con gli amici fino a quando, all’improvviso, aveva capito che si stava davvero rilassando e divertendo.
Sfortunatamente, non era stato così facile fare lo stesso il giorno di san Valentino, e vedere il padre di Kurt portava solo in primo piano i ricordi.
“Un’elegante parola del Congresso per dire che mi prendo una settimana e vado a casa.” sogghignò Burt. “Ma abbiamo comunque appuntamenti e parliamo alle persone riguardo cosa sta succedendo.”
Blaine si mise in spalla lo zaino. “Ma cosa fai qui?” chiese, occhieggiando l’area del backstage dell’auditorium del McKinley, dove i membri delle Nuove Direzioni si stavano mettendo le giacche e risistemando dopo una lunga prova. Erano stati reintegrati nella gara delle Regionali la settimana prima, cosa che gli aveva lasciato appena un mese per prepararsi – e grazie al cielo, diversamente da altri precedenti direttori del glee club, Finn era determinato ad essere preparato prima del dovuto.
“Sto solo lasciando le chiavi della macchina di Finn. Aveva dei problemi al radiatore così l’ho avuta all’officina oggi.”
“Ah,” disse Blaine, girando le bretelle dello zaino.
“E poi ti ho visto qui, e ho pensato che fosse probabilmente un buon momento per raccattare i miei debiti.”
Blaine aguzzò un sopracciglio. “I tuoi debiti?”
Burt annuì, apparendo nel complesso troppo compiaciuto di sé. “L’ultima volta che ero a casa, mi sembra di ricordare di aver fatto una piccola scommessa riguardo ad un certo nuovo ragazzo a New York. Che ora è roba vecchia.”
Il cuore di Blaine gli balzò allegramente nel petto, ma lo compresse tutto d’un colpo. “Si sono lasciati?”
“Mmhmm. Kurt non tel’ha detto?”
“Io, uh – penso di non avergli parlato molto ultimamente. Solo qualche messaggio,” ammise. “Ho sentito Tina parlargli al telefono un paio di giorni fa, e ho pensato forse… ma non ero sicuro.”
“Beh, stanne certo. Sembra che Kurt stia avendo un piccolo cambiamento interiore… a partire dalle scorse settimane?” Burt diede a Blaine un’occhiata penetrante, e Blaine si contorse, pensando al matrimonio del signor Schuester – a un lento ballo e una lite e un miracoloso bacio, prima che iniziasse. Ricordò Kurt che teneva di proposito le distanze da lui (di nuovo), e si domandò, non per la prima volta, quanto sapeva veramente Burt.
“Beh, prendila per com’è, ma non mel’ha detto,” disse Blaine, serrando la mascella non appena l’intuizione lo colpì: malgrado quanto successo il giorno di san Valentino, Kurt non aveva avuto nessuna buona ragione per mettere al corrente Blaine della sua nuova disponibilità. Evidentemente, era stato solamente tutto uno sbaglio.
Burt lo stava ancora fissando. “Scommetto che lo sentirai prima che tu creda.”
“Oh, ci scommetti?” chiese Blaine, forzando una risatina.
“Doppia o niente?”
“L’ho sentito ieri,” fece notare Blaine. Era il terzo corto, frettoloso messaggio ricevuto dal matrimonio: Finn mi ha detto che hai avuto un assolo per le Regionali. Congratulazioni. Era solo servito a confondere di più Blaine. Voleva dire che Kurt non stava evitando di parlargli, ma non gli stava neanche parlando. O Almeno, non stava parlando con lui in modo diverso da come avrebbe fatto con Brittany o Artie.
Burt sbuffò. “Sai che intendo.”
Blaine lo sapeva, ma questa volta, non era per niente sicuro che Burt avesse ragione.
Inoltre, non era sicuro di volere che Burt avesse ragione. Logicamente, doveva ammettere che poteva essere il momento giusto per entrambi per andare avanti – ma nel profondo del suo cuore, sapeva che avrebbe sempre voluto sentire Kurt.
“Okay, okay. Beh, penso che forse Kurt e io potremmo ricominciare a parlarci di nuovo in estate, se proprio è a casa. Ma non ci sarà, quindi forse il prossimo anno? Quando sarò lì?”
Ridacchiando, Burt allungò la mano. “Rendi tutto così semplice, ragazzo.”
“Lo vedremo,” disse Blaine, stringendola fermamente.
“Quindi, ho sentito che presto ci sarà la tua audizione per la NYADA,” commentò Burt.
Blaine inalò un lungo respiro dal naso, il suo sorriso che si allargava ulteriormente. Era stato vicino al cancellare la sua audizione tutto insieme più di una volta da Gennaio. I suoi sogni di un futuro alla NYADA erano troppo ingarbugliati con i suoi sogni di un futuro con Kurt, e stava avendo un brutto periodo nel cercare di sciogliere i nodi per comprendere se fosse qualcosa che voleva per sé stesso. Alla fine, aveva deciso di tenere l’appuntamento, almeno nella speranza di lasciare le sue opzioni più aperte possibili. “Sì. La prossima settimana,” disse.
“Finn mi ha detto che canterai…I Pink Floyd?” chiese scettico Burt, squadrandolo.
Blaine sospirò. “No. Canterò una canzone chiamata Wish You Were Here. E’ in un musical del 1952 con lo stesso titolo. Non è la canzone dei Pink Floyd.” Non che fosse stato facile convincere Finn al riguardo. O Sam, che si era complimentato per la sua “scelta con le palle, bello.”
Burt rise. “Infatti mi sembrava…strano. Beh, in bocca al lupo. Sono sicuro che andrà benissimo.”
“Grazie,” disse Blaine con un sorriso sottile.
“Oh, hey, ecco Finn. Davvero, buona fortuna. Facci sapere come va!”
“Certo.”
Blaine digrignò i denti. Se la sua scelta era di riuscire o deludere Burt e Carole, doveva riuscire.
 
* * *
 
Il pomeriggio dopo la sua audizione, Blaine si ritrovò stravaccato sul suo letto, a guardare il soffitto, il silenzio della casa vuota cosparso tutt’intorno a lui.
Niente era andato come aveva previsto.
Aveva iniziato la sua ricerca per una canzone con la quale andare all’audizione appena tornato dal suo Natale a New York , quando era sembrata improvvisamente la cosa più importante nel mondo trovare il pezzo perfetto.
Kurt non si era opposto all’idea di averlo lì, e aveva pensato che forse una volta arrivato…
Quando scoprì Wish You Were Here, fu preso immediatamente – avrebbe potuto cantarla in modo affascinante, come Something’s Coming ma con un tocco malinconico. Aveva iniziato a provare giusto dopo Capodanno, perfezionando ogni nuanche, facendo del suo meglio per infondere nelle parole un certo bramoso ottimismo (forse, forse, forse), e aveva arruolato Tina per aiutarlo nella pratica.
 
Scoprire che Kurt frequentava un altro aveva prosciugato il vento che teneva gonfie le sue vele, e aveva iniziato a smettere di provare con Tina, scusandosi dicendo che gli serviva del tempo extra per lavorare a un progetto di storia, cosa che non era del tutto una bugia. Aveva tutto ma ignorò l’audizione fin quando non fu a dieci giorni di distanza, e non c’era tempo di preparare nient’altro. Attraversando la canzone con Tina, lei si trovò costretta a dirgli che era piatta e priva di ispirazione. La provò finchè riuscì a fingere abbastanza bene da riconquistarsi l’entusiasmo della ragazza.
Poi aveva solcato la scena davanti a Carmen Thibideaux. Le cose erano iniziate bene, esattamente come da provate. Sapeva, però, che le sarebbe servito vederlo più che okay, e nel momento in cui si erano allentate le sue emozioni, la canzone aveva cominciato a sfuggirgli di mano, facendolo morire sul palco. Era troppo cruda, quasi oltrepassava il confine con la rabbia. Era tutto sbagliato. Aveva finito il numero ansimando, ritornando a sé esausto, con uno strano peso sul petto, senza nessun’altra scelta che quella di attendere la Thibideaux con un’espressione coraggiosa.
E tutto ciò che disse fu che sarebbe stato perfetto per un revival di Rodgers e Hammerstein. Blaine aveva cercato duramente di trovarci un complimento, ma era sicuro che volesse solo dire che era troppo vecchio-stile.
Quindi probabilmente non cel’avrebbe fatta, ecco cosa. Si sarebbe focalizzato su una delle sue scuole di rimpiazzo – la UCLA forse, o la Ohio State se qualsiasi altra cosa fosse andata male.
Il suo telefono suonò squillante, sospendendo i suoi pensieri. Allungò una mano per guardare lo schermo, e non ci fu niente che potesse controllare il ribelle balbettio del suo cuore quando vide chi stava chiamando.
Rispose. “…Kurt?”
“Ciao,” disse Kurt, esitante.
“Ciao.”
Blaine cercò qualcos’altro da dire ma trovò il vuoto. “Quindi, ehm…”
“C’era la tua audizione per la NYADA oggi,” sparò Kurt.
“Oh, sì. C’era. E’ stata…”
“E’ stata fantastica.”
Blaine sbattè le ciglia. “Come fai a…?”
“Oh.” La voce di Kurt si abbassò ancora. “Io…diciamo che ho chiesto a Tina di registrarla per me.”
“Oh,” echeggiò Blaine.
Un breve silenzio di fece strada fra di loro, rompendosi quando Kurt domandò: “Dicevi davvero?”
“Cosa?”
“Nella canzone.”
Il testo gli riecheggiò in testa: E le mattine non sembrano così nuove, nuovissime come lo erano con te, vorrei che fossi qui, vorrei che fossi qui, vorrei che fossi qui. “Sono sentimenti  che conosco da un paio di mesi,” disse attentamente, difendendo l’intera verità nel suo cuore.
“Sì.” Kurt fece una pausa. “Vale lo stesso per me.”
“Oh,” disse Blaine. “Sul serio?” voleva chiedere di più, magari chiedere a Kurt il perché, perché, perché di tutto questo, ma sentì la sua lingua come incollarsi al palato.
“Sì, sul serio,” disse Kurt, ancora a bassa voce ma con un’aria di non dovresti neanche chiederlo e Blaine sentì qualcosa snodarsi dentro di lui. “Quindi,” continuò Kurt, e d’un tratto la sua voce suonò come aveva sempre fatto, “Finn mi ha detto che c’è stata una bella zuffa al glee questa settimana? Proprio come ai vecchi tempi?”
 
Blaine rise. “Oddio. Penso che avesse il beat delle vecchie zuffe.”
“Difficile a credersi, specialmente da quando Santana vive qua.”
Con una risata vera, Blaine si posizionò sul cuscino per stare più comodo. Sentì una repentina ondata di sollievo, come se un sasso si fosse tuffato in delle acque fresche e rigeneranti. “Beh, niente sarebbe successo se Kitty non avesse – no, questo lo sai, è iniziato tutto prima. E’ una lunga storia.”
“Ho tempo.”
  
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