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Autore: lia90    26/12/2012    3 recensioni
Questa storia è nata da un sogno fatto qualche giorno dopo aver visto il signore degli anelli le due torri, ed è la prima fanfiction che pubblico, quindi siate clementi XD cmq tutto è dal punto di vista di un nuovo personaggio, di fantasia, che prenderà parte al gruppo della compagnia dell'anello e il suo unirsi a loro potrà essere sia d'aiuto che non. Spero possa piacervi!
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Aragorn, Gandalf, Haldir, Legolas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualche tempo dopo Dama Galadriel annunciò alla figlia il fidanzamento con il comandante Haldir. Erin sapeva che era stato fatto in buona fede, sapeva che Haldir l'avrebbe potuta amare e proteggere, fino alla fine dei loro giorni, ma era spaventata da questo, perché lei avrebbe voluto aspettare colui che le avesse fatto battere il cuore talmente forte da sembrare che le dovesse uscire dal petto, voleva aspettare colui che l'avrebbe fatta felice anche solo con una carezza, voleva aspettare il vero amore, quello di cui la madre le aveva raccontato molto tempo addietro. Sfortunatamente si dovette rassegnare al volere dei genitori. Il matrimonio era programmato per il suo cinquecentesimo compleanno, data in cui gli elfi arrivano nella piena maturità.
 
Con Haldir aveva instaurato un rapporto di reciproca protezione, che l'aveva fatta illudere di esserne innamorata. Probabilmente era molto meglio questo che non essere amata affatto. Rimpiangeva soltanto il fatto che non potesse dargli tutto quello che invece lui donava a lei. L'elfo era totalmente e incondizionatamente innamorato di Erin, infatti non passava giorno che non le dedicasse una poesia o un canto per provarle il suo amore. Dal di fuori potevano sembrare la coppia perfetta, ma in realtà Erin sapeva che ciò che facevano, era solo di facciata.
Qualche tempo prima del matrimonio era andata a farle visita la cugina, Arwen.
Le due elfe erano sempre state molto in sintonia; con Arwen, Erin, riusciva ad essere davvero sé stessa, senza poter nascondere nulla all'amica; per questo aveva cominciato a raccontarle di un sogno che aveva fatto qualche notte prima.
“Su Erin, forza! Raccontami! Adesso sono veramente curiosa!”
“Non penso che ti piacerà. Per lo meno, l'inizio è molto bello, ma poi tutto cambia radicalmente.”
“Invece di blaterare, racconta!”
“Va bene, va bene. Allora, mi trovavo in un luogo lontano da qui, non penso di averlo mai visto. Era completamente diverso da Lorien, tutto era di un verde luminosissimo. Il sole faceva risplendere, come se fossero dei diamanti, le goccioline di rugiada che si trovavano sui fili d'erba. Era un posto magico, quasi al di fuori della realtà. Quando ad un tratto ho sentito una voce, una voce soave intonare una canzone che parlava di un'elfa che si era innamorata di un uomo. Pian piano allora, mi sono incamminata nella direzione della voce, quando finalmente vidi colui a cui apparteneva la voce: l'elfo più bello che avessi mai visto in vita mia.”
“E com'era? Continua, te ne prego!”
“Aveva lunghi capelli biondi che gli ricadevano sulle spalle come se fossero fili d'oro. Erano tenuti lontani dal viso, quel meraviglioso viso, da due piccole trecce che si univano nel centro preciso della sua testa. Aveva un corpo alto e snello e ben proporzionato. Ma la cosa che più mi ha incantata è stata nel momento in cui si è girato: mi ha guardato intensamente negli occhi, sembrava quasi che potessero spogliarmi, che mi stessero guardando nell'anima. Infatti, per questo, non sono riuscita a resistere a lungo a quello sguardo magnetico. I suoi occhi erano dello stesso colore della città, penso che lo smeraldo possa descrivere, anche se non perfettamente, quello che vidi: un pozzo di smeraldi con pagliuzze dorate. Fantastici.”
“E poi?”
“Poi, quando abbassai lo sguardo lui corse via, verso le mura della città.”
“Erin, devi continuare a fermarti così? Vai avanti.”
“Da qui, beh, da qui, tutto cambiò. Il cielo, dall'azzurro limpido che era, diventò nero come la pece. Si alzò un forte vento che fece ondeggiare gli alberi talmente forte da spezzarne dei rami. Decisi allora di seguirlo, anche per proteggermi da quel vento tremendo. Quando arrivai in cima alla lunga scalinata trovai il mio elfo disteso su qualcosa; in realtà si trattava di qualcuno. Teneva stretta la figura di una donna che poteva presumibilmente essere sua madre. Quando si girò a guardarmi, i suoi occhi non erano più dolci come un momento prima, ma sprizzavano rabbia e odio. Cercai di dire qualcosa per capire cos'era successo, ma non riuscii a dire nulla perché mi bloccò lui sussurrandomi tra i denti 'assassina'.”
“Il sogno è finito in questo modo?”
“Sì. Questo è quanto. Non riuscirò mai a togliermi dalla mente lo sguardo di quel povero elfo. È stato perforante. Sembrava mi giudicasse per qualcosa che non avevo fatto.”
“Non ti preoccupare, amica mia. È stato solo un sogno.”
“Devo dissentire: non è stato solo un sogno.” disse, entrando, Sire Celeborn. “Mi dispiace, figlia mia. A sentire dalle tue parole la profezia si è avverata.”
Al sentire le parole del padre, l'elfa si spaventò a tal punto da perdere i sensi. Cominciò a tremare come scossa da brividi di freddo. Il padre intanto la stringeva a sé, cercando di calmarla, ma inutilmente. Erin si svegliò urlando e piangendo, ancora incredula dell'accaduto.
“Cosa succederà padre? Cosa ne sarà di me?”
“Non lo so, piccola mia, non lo so.” e continuò a cullarla finché non riuscì a farla addormentare.
 
Ogni notte, da quel fatidico giorno, Erin sognava la morte di qualcuno. Si svegliava scossa da attacchi di panico e pianti isterici. Haldir non sapeva più cosa fare per poterla aiutare. Arwen era rimasta a Lorien per stare vicino alla cugina, anche se non era riuscita a risollevarla dallo stato catatonico in cui era caduta. Il problema di fondo di quei sogni, non era il fatto che continuasse a vedere persone morire, ma era la reazione dei cari di quelle persone che la mandava completamente in panico. Tutti la chiamavano 'assassina', come aveva fatto quel bellissimo elfo nel suo primo sogno; in più, come se non fosse già abbastanza, rivedeva ogni notte quello stesso elfo che le urlava i più spregevoli insulti, il quale rendeva ancora più doloroso l'addormentarsi.
Pian piano però, l'elfa aveva cominciato a non ricordarsi dei sogni fatti, forse anche perché il padre le induceva il sonno con delle erbe particolari. Era l'unico modo affinché potesse prendere sonno, altrimenti il terrore di addormentarsi era tale da non farla più dormire. Aveva passato giorni stesa nel letto, condiviso con il sempre presente Haldir, con gli occhi aperti, a guardare il soffitto, a sperare di addormentarsi senza dover continuamente fare quei terribili sogni. Sperava di non dover mai più vedere quel magnifico elfo che ogni notte la tormentava, anche se in cuor suo voleva potergli chiedere perdono. Le suscitava dei sentimenti alquanto contrastanti, i quali erano molto difficili da decifrare. Ne aveva parlato con la cugina, sperando di riuscire a venire a capo di quel garbuglio di pensieri che le affollavano la mente.
“Questo si chiama amore, amica mia.” disse sicura delle sue parole Arwen.
“Amore? Non dire sciocchezze! Come farei ad essere innamorata di una persona che ho solo visto nei miei sogni? Magari non esiste neanche. E poi, io amo Haldir. Tra qualche giorno ci sposeremo, avremo dei figli e vivremo per sempre felici e contenti.”
“Erin, non credi nemmeno tu a quello che dici. Non prenderti in giro, provi un forte sentimento per questo 'lui' dei tuoi sogni. E mi spiace dirtelo, ma non puoi farci nulla. Prendi me: vorrei con tutte le mie forze non dover provare quello che provo per Aragorn, sarebbe meglio per entrambi, pensandoci razionalmente. Lui è umano e io un mezz'elfo. Ho la possibilità di scelta e questo è già un punto in più in nostro favore, ma in ogni caso rischierò di perdere qualcuno a cui tengo più della mia stessa vita.”
“Cos'hai deciso di fare?”
“Qualche tempo fa è tornato a Gran Burrone prima di partire per un viaggio molto importante, e lì gli ho donato il mio cuore. Ho scelto la vita mortale. Mio padre ancora non lo sa. Vorrei aspettare che tutto fosse finito, prima di rivelargli che vivrò e morirò con il mio amato dopo che sarà tornato.”
“Come hai fatto a scegliere? Non potrei mai. Haldir o mio padre? È inconcepibile.”
“Perché lo amo, Erin. Lo amo con talmente tanto fervore che preferisco vivere una sola vita con lui, che l'eternità senza. Chissà quando riuscirò a vederlo la prossima volta. Ora però perdonami ma devo andare, tornerò il giorno del matrimonio. Te ne prego, stai attenta. È un periodo buio per la Terra di Mezzo, non farti ingannare da nessuno.” poi abbracciò forte l'amica, montò a cavallo e corse lontano da quelle terre.
Erin rimase molto a ripensare alle parole della cugina. Non riusciva a capacitarsi della facilità con cui avesse deciso di scegliere la via mortale da quella immortale. Chissà se lei fosse riuscita a fare altrettanto in una situazione del genere. Si ripromise, allora, che dopo il matrimonio si sarebbe impegnata ancora di più per far funzionare le cose con Haldir, che tutto voleva fuorché farlo soffrire. Era l'unico che le era stato realmente vicino in tutti quei lunghissimi anni. Doveva cercare di ricambiare quello che lui le donava. E ci sarebbe riuscita.
Quella notte si svegliò di soprassalto in un bagno di sudore, non riusciva a respirare, qualcosa nel petto le si era fermato.
“Cosa succede tesoro?” chiese preoccupato l'elfo.
“Stanno arrivando.” 
  
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