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Autore: xRetteMichx    26/12/2012    1 recensioni
La bocca masticava soddisfatta la torta, le guance erano arrossate dal calore della sala e i suoi occhi, sfumati con mille colori caldi la guardavano.
Bella. Fu tutto ciò che Molly pensò osservandola. Bel viso, belle mani, bella risata, bel sorriso, begli occhi.
-Comunque, io sono Nicole, perdonami per non essermi presentata prima-
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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“Oh the weather outside is frightful, but the fire is so delightful, and since we have no place to go, let it snow, let it snow, let it snow…”

Era la ventesima volta che quella canzone veniva ripetuta incessantemente. E nell’ultima ora e mezza l’aveva sentita distintamente già due volte, dato che il locale era ormai privo del chiacchiericcio dei clienti.

Il lavello delle stoviglie sporche era stato svuotato, il bancone era lindo, i tavoli pulite, le sedie sistemate sopra di essi. Le bottiglie riordinate, l’inventario fatto, i cassetti chiusi, la cassa svuotata. Era tutto a posto.

Sarebbe potuta andare a casa se non fosse stato per quella ragazza seduta nel tavolino più remoto del locale. Molly ne vedeva solo le spalle, su cui ricadevano dei capelli neri, che facevano un netto contrasto contro il maglione bianco che indossava.

Non si ricordava quando era entrata, vedeva centinaia e centinaia di facce diverse ogni giorno, le era impossibile farvi caso. Eppure anche quando tutti se ne erano andati, chi a comprare gli ultimi regali, chi a casa dalle proprie famiglie, chi a cucinare e chi invece per incontrare gli amici. Anche in quel momento lei non si era mossa dal tavolo. Aveva ordinato tre cappuccini nel giro di quante… quattro ore? Non era stata Molly a portarglieli, ma una sua collega, poiché il suo capo la voleva sempre li, difronte al bancone come prima cosa che i clienti dovevano vedere.

Molly si chiedeva per quanto ancora sarebbe rimasta seduta li, a scrivere nonsapevacosa su nonsapevadove.

Non che Molly avrebbe avuto di meglio da fare, era stata lei ad offrirsi per rimanere al locale fino a che non si fosse svuotato, proprio la sera della Vigilia di Natale.

La sua famiglia era rimasta in Italia, dove si erano trasferiti quando lei aveva solamente sette anni. Molly era voluta tornare a casa sua, in quella casa dove era cresciuta da piccola. Non appena ne aveva avuto l’età giusta aveva fatto borse e bagagli ed era tornata al freddo e alla pioggia di Londra. I suoi genitori ne avevano ovviamente approfittato per  prenotarsi in una di quelle crociere di coppia che organizzano per dare l’illusione a gente sposata da più di trent’anni di essere ancora due fidanzati ai primi appuntamenti.

E così Molly era rimasta da sola o meglio, sola con Leonardo, il suo gatto tigrato e unico pezzo dell’Italia che si era portata con sé.

Forse avrebbe dovuto dirle qualcosa. Prese in mano una brocca con il caffè rimasto e si avvicinò al tavolo dove la ragazza continuava a scribacchiare.

Provò a schiarirsi la gola un paio di volte ma non ebbe il successo sperato.

-Altro Caffè?- si azzardò allora a chiedere.

La ragazza rimase in silenzio per un paio di minuti e poi, evidentemente resasi conto che qualcuno le aveva rivolto la parole alzò lo sguardo.

-Uh? No grazie, ne ho preso fin troppo- le sorrise di rimando rispondendo con la voce più morbida che Molly avesse mai sentito.

La cameriera non poté fare nient’altro se non sorridere di rimando a quel sorriso disarmante.

-Desidera qualcos’altro? Una fetta di torta? Non ha mangiato nulla in quattro ore- …okay forse non era stato vero che Molly non vi aveva fatto caso. L’aveva notata appena entrata dalla porta e aveva insistito per prepararle lei tutte e tre le tazze che aveva chiesto e quindi si, si era accorta che non aveva mangiato nulla.

-Effettivamente hai ragione… mangerei volentieri un pezzo di torta al cioccolato grazie- altro sorriso disarmante. Molly si domandava se sarebbe stata capace di portarle la torta senza inciampare rovinosamente sui suoi stessi piedi.

-Perfetto, cerco di fare più in fretta possibile, l’avevo già messa via. Torno subito- Molly raccolse le tre tazze vuote e si avviò verso il bancone.

Solo in quel momento la ragazza dal maglione bianco si prese un momento per guardarsi intorno. Il locale era deserto ed aveva decisamente l’aspetto di un locale chiuso.

-Ehi! Dovevi dirmelo che stavi chiudendo! Ti ho fatto aspettare qui per nulla!- urlò a voce alta, sperando di farsi sentire in cucina.

Molly riemerse con una enorme fetta di torta sorridendo.

-Non si preoccupi nessun problema- le rispose.

La ragazza aggrottò le sopracciglia - Perfavore, non darmi del lei, ho ventiquattro anni e mi fa sentire vecchia. E poi davvero, mi sento in colpa… scusati con la tua famiglia da parte mia, ti ho fatto tardare-.

Molly sorrise, una mezza via tra il divertito e l’amaro. –Non ho nessuno che mi aspetta, ho tutto il tempo del mondo, quindi mangia questa fetta di torta con tutta il tempo di cui hai bisogno- disse.

La ragazza non sembrava molto convinta, ma prese la forchetta, staccò un boccone e lo fece scivolare tra le labbra.

-Oddio…- momorò a bassa voce, chiudendo gli occhi e assaporando il cioccolato che le si scioglieva lungo la gola.

-Questo è paradiso- le disse. –Davvero, è deliziosa-

Molly rise, ringraziandola e facendo per tornare al bancone.

-No, ehi, ferma. Siediti qui, già che ti tengo bloccata qui almeno mettiti comoda-.

Molly tornò sui suoi passi, sedendosi dall’altro capo del tavolo e poggiandosi il vassoio in grembo.

La ragazza con maglione bianco mangiò altri due bocconi mormorando la sua approvazione di tanto in tanto, e Molly si prese tempo per osservarla meglio.

Sul tavolo erano sparpagliate diverse biro e matite e aperta davanti a lei vi era una agenda dalla copertina rossa che si intravedeva da sotto, scarabocchiate sulle pagine chiare vi erano disegni, parole a centinaia di cancellature. Molly fece risalire lo sguardo, passando per le mani chiare piene di anelli di acciaio dalla diverse dimensioni e forme, il maglione candido che copriva la pelle, i capelli neri, lisci e non molto più lunghi del livello delle spalle. La bocca masticava soddisfatta la torta, le guance erano arrossate dal calore della sala e i suoi occhi, sfumati con mille colori caldi la guardavano.

Bella. Fu tutto ciò che Molly pensò osservandola. Bel viso, belle mani, bella risata, bel sorriso, begli occhi.

-Comunque, io sono Nicole, perdonami per non essermi presentata prima- la ragazza mollò la forchetta e porse la mano verso la cameriera, ancora persa tra le pieghe del maglione e una ciocca di capelli.

-Sono Melissa, ma chiamami Molly- le rispose, stringendo la sua mano a quella morbida dell’altra, e in quell’istante fu l’inizio della fine.

Nicole parlò con lei per tutto il resto della serata, erano ormai le undici passate e Molly non aveva smesso di assorbire incantata tutto quello che la ragazza diceva.

Nicole era bella, intelligente, elegante, sensuale e magica. Viveva da sola da quando aveva vent’anni, aveva studiato belle arti per cinque anni e ora insegnava all’Accademia D’arte Drammatica.

Nicole sapeva fare tutto. Sapeva recitare, cantare, ballare, disegnare, dipingere, e suonare.

Era piena di vitalità e trascinava Molly nei suoi discorsi con l’entusiasmo di una bambina di dieci anni in un negozio di giocattoli.

Ed era curiosa, oh se era curiosa. Aveva riempito Molly di domande su di lei, sulla vita, l’aveva ascoltata con attenzione descrivere le emozioni che provava ogni volta che le mostre che allestiva vedevano la luce. Aveva sorriso dolcemente quando Molly le aveva spiegato quante sensazioni diverse le suscitasse questo e quell’altro dipinto.
Si erano travolte l’una con l’altra nel giro di poche ore e non sembrava poterne vederle la fine.

Nicole aveva solo una nota dolente nella sua carriera e nella sua vita. L’amore.

Non riusciva ad esprimerlo, a raccontarlo, a viverlo. Certo, lo sapeva recitare, lo sapeva dipingere. Ma niente più.

Diede la colpa a questo motivo, quando Molly le chiese come mai fosse sola la sera di Natale. Diceva di aver dato il cuore in mano a persone che se ne erano prese gioco e che da quel momento non era più riuscita a dare una definizione di amore che le appartenesse.

Nicole le indicò l’agenda, Le disse che stava provando a scrivere d’amore, ma che non ci riusciva. Fece scivolare pagine e pagine di tentativi fra le dita, inutili.

Le mani di Molly fremevano dalla voglia di afferrare le sue, di tenerle strette a se. Ma non lo faceva, continuava a torturarsi il bracciale che portava al polso e che lei stessa si era fatta, rischiando persino di romperlo, pur di non azzardare una mossa di troppo.

Nicole l’aveva trascinata nella sua vita e Molly non credeva di avere la capacità di uscirne.

Nicole aveva chiuso in fretta il discorso dell’amore, convinta che Molly non avrebbe fatto resistenza.

Sbagliato. Ormai Molly non aveva più via di scampo, qualcosa le si era appoggiato alla spalla come un peso. Una meravigliosa donna così non poteva soffrire così tanto, non era giusto. Molly le avrebbe fatto cambiare idea.

Nicole si era alzata e stava indossando la giacca, pronta ad andare a casa. Molly reagì prima di pensarci troppo.

-Ti va di venire a vedere un film da me? L’ho noleggiato questa mattina- sputò fuori. Cazzo, troppo di fretta. Bugia, grossa bugia, non aveva noleggiato un bel niente.
Avrebbe potuto sceglierne uno a casa, tra i suoi. Si, poteva andare come scusa.

Nicole si bloccò a metà tra la sciarpa e il cappello. Molly trattenne il fiato. Passo Falso.

-Che film hai preso?- le chiese.

Beccata, la prova del nove. Se avesse sbagliato film l’avrebbe vista uscire dal bar e dalla sua vita. Non doveva sbagliare, non doveva.

-Eternal sunshine of the spotless mind- rispose, senza nemmeno pensarci troppo.

Nicole sorrise –Il mio film preferito- le disse. Bingo.

Chiusero il bar e chiusero gli occhi per un istante prima di immergersi nella neve.

Nicole sorrideva e cercava di mangiarla con la lingua, Molly la guardava e vedeva tanto, troppo forse.

La viglia più strana della sua vita forse. Ma Molly giurò, fosse la più bella della sua vita.
 






Un anno dopo.



 
“Oh the weather outside is frightful, but the fire is so delightful, and since we have no place to go, let it snow, let it snow, let it snow…”


-Nikki ti prego togli quel CD, ho la nausea ormai!-

Seduta sul pavimento del salotto a gambe incrociate, Molly stava spacchettando decine e decine di decorazioni natalizie, tra palline, stelle, campanelle e angioletti.

Nicole spuntò fuori dalla cucina, un biscotto in bocca e un altro tra le mani, guardandola confusa.

-Amofe ma è la nofra canfone!- le disse sconvolta.

Molly rise e le fece cenno di avvicinarsi. La mora inghiottì l’ultimo pezzo di biscotto e si chinò sulla sua compagna, sfiorandole il viso e baciandole dolcemente le labbra.

-Io veramente volevo il biscotto…- Molly tentava di provocarla e Nicole si alzò indignata, guardandola male e ficcandosi in bocca anche l’altro biscotto che teneva in mano.

La risata di Molly riempì la stanza, e quasi le cadde di mano le due decorazioni che lei e Nikki avevano fatto insieme una settimana prima.

Si trattava di due palline di natale che avevano ricoperto di tempera bianca e glitter argentati (che le due ragazze avevano poi ritrovato dappertutto, dai vestiti al pelo del povero Leonardo) e su cui avevano scritto con del colore dorato i loro nomi.

Quella sera Molly le aveva appese all’albero vicine, l’una accanto all’altra, al centro dell’abete verde (sintetico ovviamente, loro non avrebbero mai sradicato un albero).
Molly si alzò, correndo incontro alla sua amata, gettandosi tra le sue braccia e baciandola sul naso leggermente freddo.

Nikki la strinse a se, respirando il suo profumo e godendosi del calore che la persona che amava le trasmetteva giorno dopo giorno.

Molly le aveva cambiato la vita: le aveva ridato la fiducia nell’amore, l’aveva fatta sentire la persona più bella dell’universo, le aveva fatto capire cosa volesse davvero amare. E Nicole non aveva dubbi, sapeva che quello non sarebbe stato il primo natale che avrebbero passato insieme.


 
Se si cambia punto di vista e se tu che stai leggendo mi prendessi per mano e venissi con me, fuori dal calore della loro casa, e ti appoggiassi con me al davanzale della loro finestra, vedresti due persone che si amano alla follia, strette l’una all’altra in una magia che solo loro possono capire. E accanto al loro divano, su di un tavolino color modano, fa la sua bella figura una storia di cinque pagine. Una storia d’amore che Nicole ha scritto, una storia d’amore che Molly ha insegnato a scrivere alla sua amata.


La loro storia d’amore.










Questa è la storia di natale che ho scritto per la mia fidanzata, a lei è piaciuta davvero molto, spero sia piaciuta anche a voi :)
  
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