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Autore: poisoncandygram_    26/12/2012    2 recensioni
Una notte d'ottobre ti ritrovi a confidare alle stelle la tua vita e il desiderio di cambiare; poi, all'improvviso, delle Ombre misteriose ti traggono in salvo.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matthew Shadows
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Insistenti fitte alle tempie mi svegliano. Sono talmente forti che non riesco ad alzare le palpebre, e per quanto mi sforzi, non riesco ad aprire gli occhi. Sto piangendo e nemmeno me ne sto rendendo conto; ricordo tutto benissimo, ogni dettaglio. Cerco di alzarmi, ma un giramento di testa mi blocca e mi fa ricadere di peso sul letto. Pian piano mi asciugo le lacrime e, abituandomi alla luce che entra dalle fessure della tapparella, apro gli occhi. La stanza è vuota e ovviamente di Matt non c’è alcuna traccia. Che mi aspettavo, di trovarlo qui a fianco ad aspettare il mio risveglio? Sì Alex, si. T’aspettavi proprio quello. Ma con che faccia ho il coraggio di aspettarmi certe cose? Dopo quello che ho fatto, non mi merito più un cazzo, meno di quel che meritavo prima. 
Mi riavvolgo tra le lenzuola ad aspettare non so nemmeno cosa, ma non so che altro fare. Non so se andare sotto, da lui; non saprei che cosa dirgli, non riuscirei nemmeno a guardarlo negli occhi. Ma infondo ero ubriaca. Non lo fossi stata non mi sarei nemmeno fatta sfiorare da quell’essere che mi sta anche altamente sul culo. Ma che importa? Ho rovinato tutto, come sempre.
Sospiro e chiudo gli occhi e sento la porta aprirsi.
‘’Oh, ti sei svegliata!’’ Un sorriso dolcissimo e degli occhi acquamarina mi investono. 
‘’Ciao Zacky.’’ Gli faccio un sorriso spento, massaggiandomi le tempie.
‘’Come ti senti?’’
‘’Dov’è Matt?’’ Ignoro la domanda; che importa come sto io? Importa come sta Lui.
‘’E’ al piano di sotto, in salotto. Io e gli altri ce ne stiamo andando. Mi raccomando eh.’’ Mi sorride e si avvicina, accarezzandomi i capelli. 
‘’Okay Zacky.’’
‘’Ti scrivo il mio numero. Se hai bisogno, chiama.’’ Appoggia il biglietto sul comodino e esce dalla camera. Non ubriaco è tutta un’altra cosa. Lui no che non mi sta sul culo, anzi, sembra simpatico e carino. 
Mi rigiro il foglietto tra le mani, raggiungo il telefono e salvo in numero in rubrica. Mi alzo, ancora intontita e barcollante, dirigendomi verso il bagno. Faccio una veloce e bollente doccia, mi vesto e, guardandomi, vedo nello specchio la parte peggiore di me. Alex, su, è il momento della verità. Mi armo di tutto il mio autocontrollo e inizio, piano, piano, a scendere le scale. Non voglio piangere come una cogliona, non lo farò. Nella mia testa sto imprecando, urlando, sperando che non sia così arrabbiato da non volermi più. 
‘’Ciao.’’ Gli dico, a testa bassa, affacciandomi alla porta del salotto.
‘’Hei.’’ E’ freddo, distante da far male.
‘’Posso…posso sedermi?’’
‘’Siediti.’’
Lo sento, è incazzato da morire, forse quanto io lo sono con me stessa.
‘’Io…’’ Cerco di dire qualcosa, ma vengo bloccata dal suo sguardo pietrificante. I suoi occhi, di solito decisi ma pur sempre dolci, sono duri, distruttivi. 
‘’Non dire niente Alex. NON DIRE NIENTE.’’ Urla, senza controllo e io rimango immobile. Non ha senso che io dica qualcosa.
‘’Ti rendi conto? Mi sento una merda, mi sento tradito. Lo capisci? Tradito. E sai cosa me ne fotte che eri ubriaca? Un cazzo. Non dovevi, dovevi controllarti! Non me ne frega più un cazzo di te e della tua vita di merda. Dopo che ti ho portata via da quello schifo, ti ho ospitata, ti stavo dando tutto me stesso, tu che cazzo fai? Ti sbatti il chitarrista del mio gruppo nel bagno di casa mia dopo che ti ho sommersa di attenzioni, di dolcezza…di…di amore.’’ 
Urla, ma dopo che pronuncia la parola ‘amore’ non riesco più a seguire il discorso. Perché sono così un disastro? È la fine.
‘’Non fissarmi con quella cazzo di espressione! Vattene, esci dalla mia vita!’’ 
Resto lì a fissarlo senza riuscire a muovere un muscolo. Sono distrutta, è come se qualcuno mi avesse presa e mi fosse passato sopra con un treno ancora, ancora e ancora. Le sue parole non sono altro che lame che mi si ficcano dappertutto. Ho il cuore a brandelli, i sentimenti che fanno a pugni tra di loro; vorrei urlargli che mi dispiace e che lui è la cosa più preziosa della mia vita e non posso lasciarlo, non posso, vorrei dirgli che è lui che mi fa vivere, che riesce a farmi respirare, ma non riesco. Non riesco a fare niente, se non ad iniziare a piangere malgrado mi ero ripromessa di non farlo. E lui si alza, se ne va di sopra. Il rumore dei suoi passi si affievolisce, fin quando non scompare dalla mia vista, sbattendo la porta così forte da farmi sussultare. Piango. Piango e tremo perché è tutto finito. Che poi tutto che cosa? Qualcosa che non era neanche mai iniziato? Eppure io lo sentivo quello che mi diceva anche solo guardandomi. E io ho preso il tutto e l’ho calpestato, l’ho buttato via. Che cosa ne sarà di me? Cosa?
Mi alzo e mi rinchiudo nel bagno. Mi lascio cadere per terra, a peso morto, e mi prendo la testa tra le mani, sbatto i pugni sul pavimento, mi graffio. Perché ci rendiamo conto delle cose che abbiamo solo quando le perdiamo? 
È anche inutile restare ancora qui, sul parquet ghiacciato, lui non verrà a tirarmi su e a consolarmi, non verrà. Non ha nemmeno più voglia di vedermi. E io non ho nemmeno più la voglia di vivere.
Mi alzo di scatto, la disperazione e l’istinto stanno prevalendo su di me e non vedo perché non lasciarli fare. Frugo in ogni sportello e cassetto, in cerca di qualcosa che possa aiutarmi a lasciarmi tutta sta merda alle spalle. Prendo un lametta e senza pensarci, m’incido il polso sinistro. Brucia, ma mai quanto sa bruciare dentro. Il sangue inizia a colare, a macchiare il lavandino bianchissimo che ormai è sporcato da puntini rosso scuro. Mi risiedo a terra continuando a far penetrare la lama nella pelle, decisa a farmi abbandonare da tutte le forze.

[Matt.]
Sono stato troppo duro, lo so. Mi sento fottutamente in colpa, non voglio che vada via. Io sono innamorato perso di lei. E sembra una cazzata, in così pochi giorni, ma è vero. Sto iniziando ad amarla, si. Sto iniziando ad apprezzare ogni cosa di lei, la sua tenerezza e il suo carattere difficile; la sua sfacciataggine e la sua dolcezza. L’adoro e alla fine non l’ha voluto lei, non capiva quel che stava facendo, non l’ha fatto volontariamente. Quando Syn, con parole confuse, me l’ha detto, ci sono rimasto così male da voler rompere tutto, per prima cosa il suo naso. Non ci fossero stati Johnny e Zacky, a quest’ora Syn sarebbe all’ospedale. E poi lei…le ho urlato dietro senza contegno, l’ho ferita, sono stato un coglione. Devo chiederle scusa, chiederle di restare, dirle che ho bisogno di lei. Perché è vero, ho un fottuto bisogno di lei.
Scendo di corsa le scale, sperando non se ne sia già andata. Il salotto è vuoto, in cucina non c’è. Il panico mi assale, non voglio averla persa per sempre cazzo. Vado verso il bagno e la sento, è lì dentro e ad ascoltare il suo pianto disperato, mi sento una merda. Entro con cautela, è in un bagno di sangue. No, cazzo, no, cosa le ho fatto? Merda. 
La prendo tra le braccia, le tolgo dalle mani la lametta e la butto lontano.
‘’Cos’hai fatto piccola…cosa ti ho fatto?’’
Non riesce a rispondere, è troppo percossa dai singhiozzi. Le avvolgo un asciugamano intorno ai polsi per fermarle il sangue.
‘’Ci sono io, sono qui.’’
‘’Tu non mi vuoi più.’’ Riesce a dire quelle 5 parole e non posso far altro che stringerla a me con tutta la delicatezza possibile.
‘’Non è vero, ero solo arrabbiato. Io…tu devi restare con me…’’ Mi muoiono la parole in gola. L’ho ridotta io così e mi sento morire dentro.
‘’No Matt…non mi vuoi, non mi vuoi.’’
‘’Alex, no…ti voglio, ti voglio con me cazzo, ascoltami. Io…sono innamorato perso di te. Ho bisogno di te!’’

[Alex.]

Le sue parole mi rimbombano nella testa, le sento lontane malgrado il suo volto perfetto sia a meno di 5 centimetri dal mio. Non riesco a credere a ciò che ha appena detto. Scoppio a piangere più forte, non me lo merito, non mi merito niente. 
‘’Sono innamorata anch’io di te, Matt.’’ Gli sussurro, mentre le sue labbra mi sfiorano teneramente la fronte.
Mi prende in braccio e mi porta nel letto dopo avermi, con cura, tolto i vestiti impregnati di sangue e medicato i tagli. Si stende accanto a me, mi stringe rimboccandomi le coperte. Giro la testa e lo bacio, in un modo così dolce da farmi sentire…meravigliosamente bene mentre, in realtà, i miei pezzi si possono raccogliere sul pavimento. Le sue braccia mi proteggono, mi fanno sentire amata. Ci va poco ad amarmi, ci va poco. E lui ha il coraggio di farlo benché io sia così inamabile, così uno schifo. Mi perdo tra i miei soliti, complicati pensieri, con i suoi occhi impressi nella mente.

  
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