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Autore: MrRickySabba    26/12/2012    1 recensioni
Fanfiction su Chris Colfer e Darren Criss. Chris abita da 21 anni nel quartiere di Burning Street; conosce tutti, ma non si immagina che un giorno un nuovo inquilino si trasferirà e diventerà la persona di cui si innamorerà. Perdutamente. "Chris capì che si stava innamorando. Di nuovo. Della persona sbagliata"
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Silenzi


La sveglia ruppe il magico sonno rigenerante di Chris con il suo muggito che riempiva sempre tutta la casa, tanto da far sobbalzare anche il gatto, il quale certe volte dormiva al piano inferiore.
Prese la sveglia, la spense e, non contento, la lanciò verso la porta aperta, prendendo velocemente la via delle scale e sfracellandosi sul pavimento.
Perfetto, ora doveva pure comperare un’altra sveglia. Fantastico.
Si alzò frastornato.
Doveva effettivamente smetterla di arrivare in casa, scendere in taverna e iniziare a mandare giù almeno due bottiglie di vino ogni tre sere. Per fortuna aveva maturato la consapevolezza di farlo solo quando non aveva niente da fare in quella giornata.
Rimase ancora sul letto, guardando il soffitto e cercando di aprire gli occhi. Poi una cosa glieli fece spalancare. Fece un balzo sul letto e prese il cellulare, andando a controllare i messaggi.
Il suo viso riprese la disperazione della sera precedente, mentre iniziava a buttare giù il primo bicchiere. Il messaggio esisteva ed era ancora contrassegnato dalla parola ‘inviato’.
Inoltre non vi era alcun messaggio di risposta.
La frustrazione e l’imbarazzo lo colsero impreparato e lui si appoggiò al muro, scendendo con la schiena fino a sedersi sul pavimento.
Iniziò a piangere. Un pianto convulso. Il pianto di chi ha appena scoperto di aver perso la persona più importante della sua vita.
Sapeva, però, che Mark era una persona intelligente e che sarebbe riuscito a trovare la giusta soluzione.
Con questo pensiero un po’ più confortante si alzò e scese per fare colazione.
Addentando un biscotto e buttando un occhio su qualche titolo del quotidiano dinanzi a lui, Chris aveva velocemente capito che quella giornata, come le seguenti, sarebbe stata molto lunga.
I giorni passarono e di Mark nemmeno l’ombra: né una chiamata, né un messaggio. Non era neanche più in turno nel bar di fronte.
Non si preoccupò tanto di questo. Sapeva che si sarebbero dovuti vedere il sabato sera, per via di una cena a cui erano invitati entrambi. Chris aveva pensato di declinare l’invito, ma poi pensò che non sarebbe stato giusto rinunciare a vedere alcuni dei suoi più cari amici per colpa di una persona.
Adesso però pensava che lui potesse fare la stessa cosa.
Ma come ti viene in mente Chris, lui è una persona intelligente; non compirebbe mai un gesto così codardo! Diceva la sua parte buona e innamorata. Più innamorata che buona.
Ormai era ora, quindi si andò a preparare.
Scelse la sua mise migliore: pantaloni beige abbastanza stretti, maglietta grigia e cardigan blu notte. Sotto si mise un paio di semplici scarpe da ginnastica bianche. Successivamente si diede una spruzzata di profumo, si infilò il cappotto, prese le chiavi e le sigarette ed uscì.
La casa dei suoi amici non distava molto dalla sua, perciò si incamminò accendendosi una sigaretta.
Pensò a cosa si sarebbero detti lui e Mark.
Soprattutto se si sarebbero visti.
E se si fossero visti, Mark lo avrebbe salutato?
E avrebbero potuto parlare?
Troppe erano le domande che si erano insediate nel suo cervello.
Le mandò via con un respiro a pieni polmoni.
In meno di dieci minuti Chris raggiunse la casa della sua amica, si avvicinò alla porta e premette il dito sul citofono.
Dopo pochi secondi gli aprì la porta la sua amica: “Ciao Kim! Come stai?” disse stringendola in un forte abbraccio.
“Tutto bene Chrissy, tu?” rispose la ragazza con voce squillante ed eccitata “sai, non vedevo l’ora di fare questa rimpatriata”
‘oh neanche io’ mentì Chris nei suoi pensieri. “Me la passo dai” disse entrando e facendosi precedere dall’amica in salotto.
Kim era una ragazza bellissima, a detta di Colfer. Magra e slanciata, con un viso rotondo e molto dolce e una chioma di capelli corvini, i quali riflessi bluastri richiamavano il colore dei suoi occhi. Faceva sempre una bellissima impressione sui ragazzi, ma di solito la maggior parte di loro si ricredeva quando parlava con lei per più di cinque minuti. Sotto questo aspetto pareva un po’ fastidiosa, ma era semplicemente una persona a cui piaceva molto stare in compagnia, ridere e scherzare; questo la rendeva una persona, per gli amici, piacevole. Effettivamente anche lei non aveva incontrato uomini molto motivati nel volerla conoscere. E Chris ogni tanto pensava che fossero stati separati alla nascita. Ma non si assomigliavano per niente, se non per il colore degli occhi e questa sfortuna che condividevano tristemente.
Arrivati in salotto Chris fece un veloce saluto a tutti gli altri.
Fra di essi non notò Mark e questo, da una parte lo sollevò molto.
“Ciao Chris!”
Il sollievo durò poco; infatti quelle parole, che provenivano dalle sue spalle, appartenevano a una voce molto familiare.
Colfer ebbe un sussulto, poi si voltò lentamente sorridendo: “Ciao Mark!” disse saltandogli al collo e abbracciandolo. Il ragazzo lo strinse di rimando e poi andarono a sedersi in mezzo agli altri.
Entrambi parlarono molto di più con gli altri ragazzi che non vedevano da un po’ di tempo.
Ad un certo punto della serata, tra una portata e l’altra, Chris chiese: “Kim! Posso uscire in veranda a fumare una sigaretta?”
“Certo!” Rispose la ragazza dalla cucina.
“Il posacenere è sempre nello stesso posto?”
“Sempre lì” rispose nuovamente la mora.
Colfer si alzò e chiese a Mark di seguirlo. L’altro si alzò con lui e insieme uscirono sulla veranda.
Il primo si accese una sigaretta.
“Quindi?”
La fronte di Mark si corrugò leggermente a quella domanda. “Che intendi?”
Chris diede un tiro alla sigaretta e sbuffò: “Che hai da dire?”
“Riguardo a cosa?”
“Riguardo al messaggio”
“oh…”
“Solo questo?”
Ci fu una pausa di un lungo e interminabile minuto prima che Mark potesse rispondere definitivamente: “Vedi, quel messaggio mi ha spiazzato. È stato bello, in un certo senso, riceverlo, ma mi ha lasciato veramente senza parole. Non so che dire.” Si fermò.
“Ah, quindi è questa la tua risposta? Ottimo” Disse Chris con tono fermo.
“No, fammi spiegare. È difficile. Vedi, tu pensi che io non abbia mai vissuto situazioni di questo tipo. Ti sbagli. Mi è già capitato una volta ed è stato altrettanto difficile trovare le parole giuste da dire per non ferire l’altra persona.”
“Quindi è un no, sostanzialmente” prese un altro tiro di sigaretta.
“Beh, ecco. La risposta più adatta è che io non sono ancora pronto per avere una storia con un uomo.”
Chris rimase impietrito. Il sangue gli si era gelato nelle vene, e non era di certo per la temperatura esterna.
Come poteva dire una cosa del genere?
‘scommetto che adesso si aspetta pure che io gli sorrida e gli dica di non preoccuparsi’ pensò il ragazzo.
“Quindi è un no” ripeté il ragazzo dal viso di porcellana.
“Per il momento sì” fece una breve pausa e riprese prima che Chris lo interrompesse “è solo che non voglio buttare via il rapporto che abbiamo messo su in tutto questo tempo.
Chris era stranito da quell’affermazione. Si aspettava davvero che tutto rimanesse come prima?
“Sai che non potrà mai essere lo stesso tipo di rapporto, perlomeno da parte mia, vero?”
Mark sembrava non capire.
“Svegliati! Io sono innamorato di te! Come potrò mantenere lo stesso rapporto ora che gioco a carte scoperte?”
Il ragazzo stette in silenzio.
“Dimmi una cosa: è un ‘non sono ancora pronto’ o un ‘ti dico questo, così ho una persona in più che striscia ai miei piedi per cercarmi anche se sa che non avrà niente da me’?” chiese Chris con tono sarcastico.
Mark stette in silenzio il tempo che il ragazzo di fronte a lui finisse la sigaretta e ne accendesse un’altra dal nervosismo.
“Chris. Io ti voglio veramente un bene enorme. Sei un ragazzo unico nel tuo genere, molto più maturo di tanta gente della mia età, per esempio. Ma vedi.” Disse facendo qualche passo verso la staccionata e osservando il cielo “io sono confuso, e non so realmente cosa voglio dalla mia sessualità. Non so ancora se voglio te, oppure un altro, oppure un’altra. Non lo so. Sono terribilmente confuso.”
Chris guardava le listarelle di legno che si inseguivano nel formare il pavimento della veranda.
“Vedi, so che è difficile da accettare questa cosa. Tu hai avuto un grande coraggio nel mostrare a tutti chi sei. Sei da ammirare e da prendere come esempio. Di sicuro farai strada.”
Mark sembrava aver concluso: “Quindi è un no” Chris si ripeté per la terza volta.
“Chris, ti prego, non rendere le cose più difficili!” lo supplicò l’altro.
Si ritrovarono l’uno di fronte all’altro. Si scrutavano a vicenda.
Colfer non aveva mai notato fisicamente l’altro ragazzo. Ora che ci faceva caso, si era convinto di aver fatto anche una gran bella scelta. Alto più o meno come lui portava una folta, ma corta chioma di capelli ricci e neri come quelli di un afroamericano. Un fisico ben definito e il viso che racchiudeva una bocca molto carnosa e due occhi color del carbone. Ogni volta non riusciva a fermare lo sguardo per più di due secondi su quelle sfere dal’iride nera. Vi si perdeva ogni volta.
Il suo desiderio sarebbe stato quello di perdercisi ogni santo giorno, alla mattina, appena svegli, quando i due visi si incontrano per il primo momento della giornata.
Invece si ritrovò a guardarlo con disperazione: “Bene, ho capito l’antifona. Tu non mi vuoi, ma preferisci non troncare il rapporto, così il tuo fabbisogno giornaliero di egocentrismo è soddisfatto, perfetto. Sarai accontentato. Cosa devo dirti? D’altronde, da stupido innamorato quale sono, accetto qualsiasi compromesso, purché esso mi conceda di poterti vedere o sentire.” Cominciarono a scendere delle lacrime su quelle guance candide e la voce cominciò a rompersi più volte durante il discorso. “Non serve a niente mentire l’uno all’altro. Diciamoci la verità. Io sono innamorato di te, mentre tu non vuoi saperne niente, perché sei palesemente innamorat…”
Successe tutto in pochi secondi.
Fra le lacrime non riuscì a distinguere bene le figure, ma poteva sentire tutto.
Le labbra di Mark erano stampate contro le sue.
Non capiva il sentimento che provava. Non capiva se era felicità, semplice soddisfazione o rabbia.
Poteva, in fondo, averlo fatto semplicemente per dargli un contentino, ma a giudicare dalla forza che ci metteva, non era quello il sentimento che provava.
Sembrava reale e non fittizio.
Mark si staccò e lo guardò negli occhi, così intensamente da far voltare l’altro verso una direzione diversa. Faceva troppo male.
“E questo che significa?” chiese Chris allontanandosi.
“Era il mio addio.”
Non poteva credere a quello che aveva appena sentito. Addio?
“Non starai dicendo sul serio, vero?” chiese il ragazzo perplesso.
“è la verità. Domani partirò e me ne andrò. Ho trovato un ingaggio in una compagnia un po’ lontano da qui e grazie a loro potrei entrare in contatto con una casa discografica. Volevo salutarti.” Andò per abbracciarlo, e Chris glielo permise.
Mark si staccò ed entrò a salutare gli altri. Il ragazzo dagli occhi azzurri intanto si accese l’ennesima sigaretta. L’altro uscì nuovamente fuori e fece il gesto del saluto con la mano prima di andare a stringerlo un’ultima volta.
Prima di andarsene disse le parole più brutte: “Ti amo, Chris” si voltò e salì in macchina, mettendo in moto e guidando verso casa sua.
Chris entrò in casa, salutò velocemente tutti quanti e tornò alla sua abitazione. Durante il tragitto si mise a pensare a tutto quello che il ragazzo gli aveva detto.
Perché? Perché aveva detto tante cose così diverse l’una dall’altra? Perché lo aveva baciato, dopo avergli detto che non era ancora pronto per una storia con un uomo? Ma soprattutto, perché gli aveva detto ‘ti amo’?
A Chris non faceva bene camminare. Pensava troppo.
Arrivò a casa e aprì velocemente la porta, precipitandosi poi in camera da letto.
Rovistò freneticamente tra i cassetti e finalmente lo trovò: il disco sul quale Mark aveva registrato la base per lui.
Lo tolse dall’involucro di plastica e lo mise nello stereo.
Premette il tasto play e si allontanò lentamente dall’apparecchio.
La musica fluì dolcemente dalle casse, ma arrivò a Chris come un treno in corsa.
Indietreggiando ancora cadde sul letto.
Si tirò fuori dalle tasche un braccialetto e se lo portò al cuore. Diede un’occhiata alla scritta incisa sulla barra d’argento al centro, lo riappoggiò sul pettorale sinistro e scoppiò a piangere nel modo più violento che esista.
Il ricordo di quella scritta era troppo imponente da dimenticare così velocemente.
‘You deserve the best’
Questa scritta non se ne andò mai dal cuore di Chris.
Con lui è nata. Con lui avrebbe vissuto.
Con lui sarebbe morta.

  
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