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Autore: Tohmanska    27/12/2012    1 recensioni
Che occhi ragazzo, ti prego non smettere di fissarmi.
Che bei capelli tu, ti prego posso accarezzarli?
Non chiedermi di non amare, non posso, ci sei tu.
E poi quella pelle, bianca, bianca come la neve, e quella labbra, rosse, rosse come il sangue, posso baciarti? Eh julie, posso?
Però promettimi di non battere ciglio.
Ma i sogni più belli, si vivono ad occhi chiusi.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Scolastico
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CAPITOLO SECONDO - NON SPARIRE


Esistevano davvero occhi così?
Erano intensi, sorridenti e, provocanti.

Finita la ricreazione, tornai giù, nella mia classe, ancora fuori a urlare contro le bidelle, che nel frattempo si erano munite di 'scopa' per chi volesse ancora rimanere fuori.
Passai le ultime due ore, a parlare con Barry, che mi raccontava delle sue allegre pomiciate con le ragazze Londinesi, lui si che ci sapeva fare, era alto, biondo, occhi turchesi, labbra carnose e rosee, in poche parole il classico principe azzurro, tranne il fatto che si era fatto un mesetto in riformatorio, lo scorso anno, e che, da quando era uscito tutte le ragazze gli andavano dietro, e gli rimanvano appiccicate, come le cozze allo scoglio, lui però non era mai stato con qualcuna seriamente, erano solo pomiciate, e la maggior parte delle volte, scopate.

Mi chiedevo se si era mai innamorato?

E poi c'ero io, un po' tutto il contrario, che mi innamoravo anche a guardarlo in faccia un ragazzo, anche se solo mi strappava una risata, male male Julie!
Io, non ero la classica principessa, sapete, io sono stata sempre attirata dal bravo ragazzo, e non come da tutte la ragazzo stronzo. Io, ero, estroversa, verso chi mi dava confidenza e poco solare, si anche perchè sennò rischiavo di bruciarmi.

Pelle chiara, un fantasma, un foglio, la neve, il latte, lentiggini, sul naso, sulle guancie, labbra rosse, come il sangue, con il sangue, poco curate, e che cominciavo a mordere, così tanto in momenti piacevoli, il bel sorriso, le fossette, capelli rossi, capelli carota, mossi fin sotto le spalle, e occhi verdi anch'io.

"C-COSA?! VENTIDUE RAGAZZE?!" Dissi spalancando gli occhi, santo dio, io avevo avuto cinque ragazzi in diciassette anni, e lui in un mese se n'era portate a letto ventidue?

"Juu, dai cos'è la fine del mondo? che poi li erano tutte ragazze facili, e non erano tanto belle come te" Disse col sorriseto da trecentosessantaquattro denti, amava dirmi che ero bella, amava farmi sentire bella, diceva che ero una ragazza diversa, una bellezza a se', non una bellezza comune.

"Barry cosa sei! Dai, passata bene allora!"
"Oh si Ju!"

Verso la fine, cominciammo a preparare gli zaini per tornarcene a casa, tranquilli e felici, suonata la campanella uscìì e arrivata nel cortile della scuola, si cercavo di ritrovare quegli occhi, ma niente non ce n'era traccia.

Che poi, li avrei riconosciuti tra mille.
Passarono ben due settimane, eppure non lo vidi, strano facevamo la stessa scuola insomma!
Ma, quel giorno, dovevo rimanere a scuola, un'ora in più per concedermi allo studio, tutto il resto usciva prima a causa dello sciopero dei mezzi che sarebbe iniziato alle 13:17.
Andai vicino la porta, e mi appoggiai lì, mi sistemai i capelli, guardando la gente che passava, per uscire.
Indistintamente, quardavo ragazzi e ragazze e, di scatto lo rividi.
Il mio cuore saltava qualche battito, i miei occhi non battevano ciglio, nemmeno i suoi però, stavo per sorridere.

Era tornato, ma forse, non era mai andato via.

Allora sentìì chiamare:
"Thomas, thomas!!" Insistevano!
Lui si girò, ma non rispose, era il suo nome? o forse per curiosità?

Io continuavo a fissarlo, mentre scendeva le scale, e lo osservavo sparire, per chissà quanto altro tempo.

Ero arrivata a casa, quel giorno, con ritardo, riflettendo, curva sulla scrivania, a scrivere quella quattro cose che tentando di insegnarti a scuola, e che nonostante la noia, senza di esse non vai da nessuna parte.
Mi giro, guardo per terra, ancora lì quel mucchio di panni, jeans, maglie ..
"Beh Ju, non si mica mettono a posto da soli" Disse mia madre, entrando in camera mia, per darmi la buonanotte.

Mi alzai, l'abbracciai, la strinsi forte a me, quanto amavo quella donna.

"Buonanotte mamma."
"Buonanotte piccola."
  
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