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Autore: Ari_92    27/12/2012    6 recensioni
Una piccola long Natalizia in occasione della Warblers week :)
Si tratta di una AU ambientata nella seconda stagione, dove però c’è già Sebastian. Le coppie principali sono Thadastian, Niff e Klaine. Grazie in anticipo a chi leggerà, e buon Natale *-*
Day#1: Il calore del camino [White Christmas]
Day#2: Cioccolata in tazza [Are you okay?]
Day#3: Pattinare sul ghiaccio [Revelations]
Day#4: Neve [Best. Fight. Ever.]
Day#5: Baci sotto al vischio [Love is in the air]
Day#6: Ricordi di Natale [Extraordinary Merry Christmas]
Day#7: Prepararsi alla notte di Natale [Raise your hand]
Day#8: Mezzanotte [Stars' light]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt, Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Extraordinary Merry Christmas
Rating: Verde (come tutta la storia)
Ship: Thadastian; un po’ tutte
Prompt: Sabato 22; Ricordi di Natale
Lunghezza: 2700
Note: Alla fine :)
 
 
 
 
 

#6_Extraordinary Merry Christmas

 
 
 
“Mi passeresti quella boccetta?”
Chiese Kurt, indicando il piccolo contenitore trasparente appoggiato sulla sua scrivania con un cenno della testa, senza distogliere l’attenzione dal minuscolo gancino che stava fissando sulla parte superiore della sua abat-jour.
Blaine annuì e la prese in mano, continuando a guardare Kurt.
 
Se doveva essere del tutto sincero, aveva sperato sul serio che il loro dialogo del giorno precedente avrebbe portato a qualcosa di concreto.
Il fatto che entrambi avessero ammesso di aver appoggiato l’idea del vischio per una ragione ben precisa sembrava esattamente la mossa giusta da fare, eppure nemmeno quella e il silenzio imbarazzante che ne era seguito sembravano essere stati capaci di smuovere le acque.
Per la prima volta dopo Teenage Dream, Blaine iniziava seriamente ad avere qualche dubbio sui sentimenti di Kurt: l’onnipresente sicurezza che ricambiasse i suoi, a quel punto, iniziava un tantino a vacillare.
 
“Questa?”
“Sì... Attento a non romperla.” Blaine per sicurezza la prese con due mani – Kurt sembrava tenerci particolarmente, e non aveva intenzione di combinare un altro dei suoi soliti disastri.
“Tieni.” Lui la prese con un sorriso un po’ triste, appendendola per la cordicella a cui era legata di fianco alla sua lampada.
 
“Sai, sono contento che Wes ci abbia lasciato un giorno di pausa da tutte le celebrazioni natalizie.” Commentò, facendo dondolare appena la boccetta con la punta dell’indice.
“Ci serviva un po’ di tempo per noi stessi, non trovi?” Blaine annuì, incantato dal gioco di luci che le varie facce del vetro proiettavano sul muro. Non riuscì a trattenere oltre la sua curiosità.
 
“Kurt... Che cos’è, esattamente?”
Lui non smise di sorridere e si fece un po’ più indietro sul materasso, in modo da riuscire a sedersi a gambe incrociate sul letto.
 
“È il profumo di mia madre. Ogni anno lo appendiamo all’albero per... beh, per sentire riunita tutta la famiglia. Mio padre me l’ha lasciata portare qui, visto che avrei passato il Natale alla Dalton.”
E Blaine, di punto in bianco, si sentì tremendamente in colpa per non aver pensato ad altro che a trovare il modo più rapido di conquistarlo, in quei giorni. Non aveva fatto assolutamente niente per sforzarsi di capirlo, di stare al suo fianco e supportarlo in qualcosa che per lui era molto più difficile da affrontare di quanto non volesse dare a vedere.
 
Blaine si sentì in colpa, ma si sentì anche e soprattutto commosso.
Per il modo semplice e sereno con cui Kurt aveva parlato; per il sorriso che aveva nel farlo e per una miriade di altre ragioni che gli avevano semplicemente fatto sentire l’esigenza di sedersi a sua volta sul letto ed abbracciarlo. Cosa che fece, in effetti.
 
“Ehi... È tutto okay- ”
“Sì, lo so.” Lo sapeva.
Sapeva che Kurt era forte; probabilmente la persona più forte che avesse mai incontrato in vita sua.
 
Lo sentì sgranchirsi appena le gambe ed allungarle, così che a Blaine non risultò particolarmente difficile farlo stendere sul materasso insieme a lui, tenendolo stretto contro il suo petto. Kurt non disse una parola per un po’, senza tuttavia fare nulla per allontanarlo. Si limitava a rimanere lì, a farsi stringere, con lo sguardo probabilmente ancora fisso sulla boccetta di vetro davanti a loro.
 
“È un po’ strano festeggiare il Natale quando non credi in Dio.” Disse a un tratto, tenendo una mano appoggiata sulle braccia di Blaine che gli circondavano la vita.
“Però mi è sempre piaciuto. L’albero, le luci, i regali... E il fatto che le persone siano un po’ più buone, anche se sono praticamente obbligate per via dello spirito delle feste. Anche rievocare cose come questa; so che non è il massimo dell’allegria, ma è una delle mie parti preferite del Natale.”
 
Fu allora che Blaine si rese conto di che cosa fosse quella strana sensazione che aveva sentito poco prima, quando Kurt gli aveva parlato del significato di quella boccetta. Fu più o meno in quel momento che si capacitò della profonda differenza che c’è quando qualcuno si limita a piacerci, e quando invece riesce a entrare un po’ più nel profondo, esattamente come aveva fatto Kurt quella sera, grazie al semplice essere se stesso.
 
“Lo sai che sei adorabile, vero?”
“E tu sei il mio migliore amico.” Ammise sottovoce, mentre Blaine lo stringeva un po’ più forte e gli lasciava un piccolo bacio sulla spalla.
 
 

***

 
 
Jeff non aveva un’idea precisa di come comportarsi.
 
Insomma, d’accordo: la sera prima Nick l’aveva trascinato fino allo sgabuzzino dei bidelli per avere dalla sua parte una scusa valida che gli permettesse di giustificare quel bacio tanto voluto quanto inaspettato. E okay, si erano baciati.
Peccato che poi fossero tornati nelle loro rispettive stanze senza riuscire a spicciare mezza parola, rigidi e imbarazzati come non erano mai stati.
 
Era più o meno quella la ragione che aveva spinto Jeff a fare una visita a Nick, quella mattina libera da varie ed eventuali tradizioni natalizie da diffondere: aveva bisogno di sapere come era cambiato il loro rapporto, e soprattutto se sarebbe stato irreversibile. Sentirsi a disagio vicino al suo migliore amico era qualcosa che in assoluto non aveva la più remota intenzione di sperimentare.
 
Bussò due volte alla porta della stanza di Nick, e fu invitato ad entrare neanche mezzo secondo più tardi.
Lui era lì, seduto sul letto con la schiena appoggiata al cuscino, e lo guardava. Se mai avesse avuto qualche dubbio al riguardo, sì, Jeff l’avrebbe sicuramente baciato in quel momento. Esattamente come in tutti gli altri.
 
“Ciao.”
...Ciao? Sul serio? Cosa c’era che non andava in lui?
“Ciao.” Rispose subito Nick, senza guardarlo direttamente negli occhi. D’accordo, tutto questo sfiorava il ridicolo.
 
“Abbiamo intenzione di comportarci da idioti ancora per molto?” Chiese, facendo qualche passo nella stanza con le mani appoggiate sui fianchi.
“Ci comportiamo sempre da idioti. Cioè, io mi comporto sempre da idiota, tu- ”
“Nick, dico sul serio. È da ieri sera che sei strano, e okay, sono passate sì e no dodici ore, ma non sopporto di dovermi sentire in imbarazzo con te.”
Spiegò, quasi incredulo di aver davvero investito la parte dell’adulto della situazione: di solito il livello globale di attività cerebrale di loro due messi insieme era nettamente inferiore a quella di un bambino di due anni.
 
In ogni caso, Nick prese un profondo respiro e finalmente alzò lo sguardo su di lui.
“Vieni qui?” Jeff deglutì rumorosamente, ma non si tirò indietro.
Mezzo secondo dopo era seduto sul materasso, esattamente di fronte a Nick, abbastanza vicino per affermare di non essere l’unico ad essere arrossito, nonché di avere una voglia quasi irrefrenabile di baciarlo. Di nuovo. Dannazione.
 
“...Mi sento un po’ in colpa. Sai, per averti baciato a tradimento. E poi non so esattamente come comportarmi, perché se adesso siamo... beh, se stiamo insieme o- o qualcosa del genere non posso più darti del deficiente, nasconderti le cose, farti disegnini sconci sui libri- ”
“Nick, Nick. Fermo.” Lo bloccò subito Jeff, consapevole che – più o meno – i problemi esistenziali che li attanagliavano erano gli stessi.
 
“Primo, non sentirti in colpa. Secondo, non deve cambiare niente tra di noi: potrai continuare a insultarmi, nascondermi le cose e fare disegnini sconci. Ha funzionato per anni, non vedo perché dovrebbe smettere se a questo aggiungiamo qualche bacio, ogni tanto.” Spiegò, in quella che ai suoi occhi era una logica schiacciante.
Per sottolineare il suo punto – e magari anche perché stava morendo dalla voglia, anche se non l’avrebbe mai ammesso – si sporse in avanti quel tanto che bastava a baciarlo.
Finalmente.
 
Superata la breve fase di sorpresa iniziale Nick agganciò un braccio dietro la sua schiena, facendolo stendere insieme a lui. Quando smisero di baciarsi erano ancora abbracciati sul letto e beh, questo era strano: non erano mai stati quel tipo di amici; Kurt e Blaine lo erano – tutti coccole, abbracci e cori generali di ‘com’è possibile che non stiano insieme?’ –, non certo loro.
 
“...Lo so che di solito quando ti sto troppo addosso mi picchi- ”
“No. Così va bene.”
Okay, non era stato da loro fino a quel momento.
 
Ma era decisamente qualcosa a cui avrebbe potuto fare l’abitudine.
 
 

***

 
 
Thad odiava il suo turno di ispezione del sabato sera.
 
In realtà, Thad odiava buona parte delle mansioni che erano affidate ai membri del Concilio, e pattugliare i corridoi fino a mezzanotte per assicurarsi che non ci fossero studenti fuori oltre il coprifuoco non faceva eccezione.
Era obbligato a quella pratica una volta alla settimana, e ancora non aveva capito che fastidio potesse dare al preside o al corpo insegnanti se una matricola si fosse intrattenuta anche tutta la notte per le stanze dell’edificio: dopotutto erano emeriti cavoli suoi, giusto?
 
Fu proprio a causa di questa sua filosofia che Thad non si allarmò particolarmente nel vedere il caminetto in sala prove acceso: probabilmente era solo un gruppetto di ragazzini che si raccontava qualche storia pseudo spaventosa e che lui era tenuto a ricacciare nei rispettivi dormitori.
 
Svoltò svogliatamente l’angolo e – una volta entrato nel salone dei Warblers – stentò davvero a credere ai propri occhi, perché sul serio: in quale universo parallelo lui entrava in una stanza nel cuore della notte e ci trovava, tutto solo, niente meno che-
“...Sebastian?”
Il ragazzo sussultò appena affianco al caminetto acceso, nonché unica fonte di illuminazione di tutta la stanza. Sebastian lo intercettò all’istante, fulminandolo con un’occhiataccia.
 
“Mi vuoi far prendere un colpo, Harwood?” Thad roteò gli occhi, muovendosi verso di lui: mai possibile che Sebastian riuscisse a far sentire fuori posto le persone persino quando era evidente che fosse lui quello nel torto?
“Non dovresti essere qui a quest’ora.” Lo ammonì e – invece di prenderlo a calci e farlo filare nella sua stanza come avrebbe dovuto – per qualche ragione finì per farsi scivolare al suo fianco, a sua volta rinfrancato dal tepore del caminetto. Era decisamente inadatto al ruolo di guardiano notturno: troppo poco senso del dovere e troppa attrazione verso Seb- ...troppo poco senso del dovere, sì.
Sebastian lo squadrò, riservandogli l’ennesimo dei suoi sogghigni irritanti. Con la differenza che, questa volta, sembrava avere un retrogusto un tantino più amaro.
 
“Detta così sembra l’inizio di un porno.”
...Ecco. Probabilmente si era immaginato tutto, come sempre. Thad ignorò deliberatamente quel commento.
“Cosa ci fai qui? Non dovresti essere, uhm... da qualche parte? A fare sesso con qualcuno?” Domandò, cercando di non palesare troppo la stizza che le sue parole mal celavano.
Non che gli importasse cosa faceva Sebastian e con chi, anche perché con questo avrebbe dovuto presupporre che la cosa lo turbava, lo ingelosiva e una buona dose di altre cose che... no. Proprio no.
Sebastian si strinse nelle spalle.
 
“Non oggi.” Rispose semplicemente e no, non sembrava avere una particolare voglia di parlare.
Thad – ormai rassegnato all’idea che non avrebbe comunque ricambiato il suo sguardo – abbassò gli occhi dal suo volto, così da scorgere quasi per caso una specie di foglietto che Sebastian teneva ben stretto in mano.
 
“E quello cos’è?”
“Non sono affari tuoi.” Lo disse subito, come se già sapesse a cosa si stava riferendo. Nonostante questo, Sebastian non fece nulla per nascondergli ciò che aveva in mano, cosa che fece supporre a Thad che in realtà voleva che lo scoprisse, in qualche strano e contorto modo alla Sebastian Smythe.
In ogni caso, non gli fu particolarmente difficile capire di cosa si trattava.
 
“Un biglietto aereo?”
“Tu e Hummel gestite il Club delle pettegole della scuola?”
“Ti conosco, Sebastian. Fai queste battutine perché è più facile prendere in giro gli altri che parlare seriamente di te, una volta tanto- ”
“Cristo, Harwood! Vuoi stare zitto?!”
“No. Voglio che mi fai un regalo di Natale in anticipo.” Sebastian sospirò, incrociando finalmente il suo sguardo.
 
“Ti ho già detto che non sono in vena di scopare. Domani ne riparliamo- ”
“Non- Non intendevo quello. Ed è presuntuoso da parte tua pensare che ti chiederei una cosa del genere- ”
“Ti prego, taci.”
“-comunque. Il mio regalo sono tre domande. E tu devi rispondermi sinceramente. So che non declineresti mai una sfida...” Aggiunse, giusto per renderla più appetibile all’enorme ego del ragazzo seduto di fronte a lui. Come immaginava, Sebastian sbuffò e gli fece un cenno col capo, acconsentendo a quella proposta.
 
“Okay, vado?”
“Prima che cambi idea.”
“D’accordo. Allora, prima domanda. Quello è un biglietto aereo. Per dove?” Sebastian abbassò lo sguardo.
“Parigi.”
“Parigi?”
“Sì. E con questa ti sei giocato anche la seconda domanda.” Thad spalancò la bocca, indignato.
Oh, assolutamente no-
 
“Non c’è verso di farti sloggiare senza averti detto cosa c’è che non va, non è vero?”
Se Sebastian chiedeva una cosa del genere, beh, era seriamente evidente che voleva parlarne. Il fatto che lo volesse fare proprio con lui gli fece fare una capriola allo stomaco, anche se si rifiutava categoricamente di associare i due fattori causa-effetto.
“Basterebbe che mi spiegassi il perché di quel biglietto per Parigi.” Sebastian annuì distrattamente, intento a fissare le fiamme che danzavano nel caminetto.
 
“Non c’è molto da dire. Tutti gli anni i miei genitori mi mandano un biglietto per Parigi promettendo di passare il Natale insieme. Peccato che non sia mai successo: ogni volta volo fin là, vado nella nostra casa delle vacanze e mio padre non riesce a liberarsi dal lavoro, così come mia madre. Per cui sì, diciamo che non ho così tanti ricordi di Natale da condividere né gioia Natalizia da sprizzare ovunque. Tutto qui. Contento adesso? Hai materiale sufficiente per i tuoi pettegolezzi da- ”
 
Qualunque insulto a cui Sebastian avesse avuto intenzione di ricorrere quella volta venne smorzato sul nascere, nel momento in cui Thad gli strinse una spalla con la mano e lo fece voltare verso di lui, prendendolo abbastanza alla sprovvista da riuscire a baciarlo.
 
Oh, Dio. Lo stava facendo davvero.
Lo stava facendo perché Sebastian gli aveva mostrato una parte di sé a cui ben pochi era consentito l’accesso; perché erano settimane che aspettava un segno, un qualcosa per giustificare la sua vergognosa cotta verso un ragazzo. In particolare, verso un ragazzo come lui.
 
L’attimo di smarrimento che colse Sebastian, in ogni caso, non durò più di una manciata di secondi: prima ancora che Thad potesse seriamente realizzare ciò che stava facendo, lui aveva già iniziato a rispondere al suo bacio e beh, Sebastian sapeva baciare.
 
Lasciò che facesse esattamente ciò che voleva e – quando si separarono – Thad desiderò soltanto di non averlo fatto; aveva più o meno la certezza matematica che da un momento all’altro Sebastian avrebbe rovinato tutto con una delle sue solite battutine idiote, volgari o entrambe le cose. Così rimase ad occhi chiusi – con ancora la fronte appoggiata contro la sua e una mano stretta alla stoffa della giacca – a non dire una parola.
 
Per qualche strano allineamento tra Terra, Giove e Narnia, nemmeno Sebastian si abbandonò alle sue consuete uscite fuori luogo.
Quando Thad – insospettito da un piccolo rumore – ebbe il coraggio di aprire un occhio, vide solo la mano del ragazzo su cui era appoggiato che si apriva poco sopra al fuoco del caminetto, facendo cadere tra le fiamme il biglietto per Parigi. La carta si raggrinzì all’istante, si annerì e sparì nel nulla, sotto lo sguardo attonito di Thad.
 
“...Sebastian?”
“Cosa? Non posso passare un Natale decente, per una volta?”
Chiese, e fu più o meno nel momento in cui sentì la sua voce così chiara e forte che si rese conto fino a che punto fossero vicini. Thad abbozzò un sorriso, rilassandosi un po’ contro di lui.
 
“È grazie a me?” Chiese stupidamente, ancora un tantino troppo intontito da quel bacio per poter pensare lucidamente. Sebastian ridacchiò, e prima di parlare gliene diede un altro. Per quanto lo riguardava, era a un passo dallo stato vegetativo.
 
“Non montarti troppo la testa, Thad.”
 
 

***

 
 
 
 
 
Eeeee... Sono in un ritardo assurdo :’D
Lo so, lo so, mi faccio schifo da sola. In questi giorni sono stata sotto sequestro dei parenti e della pigrizia (okay, anche di the sims u.u) e sono rimasta un pelino indietro -.-“
Comunque, ho assolutamente intenzione di finire la raccolta in settimana, si spera nel giro di due o tre giorni dato che mi mancano gli ultimi 2 prompt. Una volta finiti (per chi già mi conoscesse e stesse leggendo la mia long) tornerò alla pubblicazione normale delle altre cose che sto scrivendo: perdonate il periodo di stasi!
...Okay, mi abbandono ad un fangirlamento solitario perché Sebastian ha chiamato per la prima volta Thad per nome *awww cuuuuccioliii* e poi me ne vado, anche perché sono le tre di notte e faccio abbastanza schifo qui sveglia :) ...Non so cosa sto scrivendo lalaalala <3
Basta, fermatemi :’D Un bacione a tutti coloro che hanno letto/recensito/whatever: siete supermegafoxyawesomehot e dovete andarne fieri <3
*sparge amore, arcobaleni e fiori*
_Ari
 
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