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Autore: Agapanto Blu    27/12/2012    3 recensioni
Anno Domini 1234.
Chatel-Argent, feudo dei Montmayeur, Francia.
Quando Daniel Freeland decide, come ultimo tentativo di aiutare la figlia diciottenne, di portare la sua Alexandra nel passato, non si aspetta certo l'immensità di sciagure che, con più foga e sadismo del solito, Hyperversum gli scatenerà contro...
Tra un rapimento, segreti che tornano alla luce e giovani amori, sembra che tutto si stia rivoltando contro il gioco di maschere dei Ponthieu e perfino la morte potrebbe non essere così certa...
Ma chi si cela dietro tutto ciò?
**********
Quando i battenti furono aperti di nuovo, il Falco d’Argento non esisteva più e Ian Maayrkas veniva portato fuori dalla sala con i polsi incatenati dietro la schiena e due guardie ai fianchi.
Lo sgomento della corte francese fu totale.
*****
Daniel non voleva crederci, non riusciva a crederci.
Eppure davanti a lui, terribili nelle loro armature, l'una con un leone d'oro rampante in campo rosso e l'altra bianca con una croce nera centrale, stavano gli incubi più tremendi che Hyperversum gli avesse mai fatto incontrare.
Jerome Derangale sorrise.
"Chi abbiamo qui?"
Al suo fianco, il barone Gant rise.
"Una spia senza signore!".

Alcuni personaggi leggermente OOC.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Daniel/Jodie, Etienne/Donna, Geoffrey/Brianna, Ian/Isabeau
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10. Una stella bellissima

 
“Aiuto!” esclamò Alex, “Stanno tentando di uccidermi!”
Jodie sbuffò e strinse ancora un po’ il corsetto.
“Non dire stupidaggini!” sbottò, “E trattieni il fiato! Pensa a Isabeau che se lo deve mettere ogni giorno!”
“Piuttosto all’Inferno!” decretò Alex ma poi trattenne il respiro e strinse con più forza il bordo della finestra alla quale si reggeva mentre la madre la aiutava a indossare il vestito medioevale.
A conti fatti, il corsetto non era nemmeno molto stretto, anzi era molto più largo di quanto avesse osato sperare e non aveva alcun rinforzo come invece aveva temuto, e la ragazza avrebbe potuto benissimo vestirsi da sola ma, in fondo, entrambe le Freeland si stavano divertendo troppo per tornare alla serietà.
Alex scoppiò a ridere non appena tutti i lacci furono chiusi.
Jodie sorrise.
Era felice che la figlia si stesse ambientando, che stesse ridendo e che fosse felice almeno per un po’.
“Pronta per il ballo alla corte di Francia?” disse seria.
Alex sorrise poi si accarezzò piano la gonna lunga e sospirò.
“Non sono più abituata ad abiti belli.” sussurrò, “Non ho più fatto tanto caso a cosa indossavo e come mi stava da quando sono diventata cieca, e l’ultima volta che ho indossato un vestito era la sera dell’incidente…”
Jodie tornò seria di colpo e fece per avvicinarsi alla figlia ma quella la fermò con una mano.
“Pensavo che sarebbe stata più dura, invece non mi dà fastidio.” commentò poi un sorriso le comparve sul viso, “Sono solo emozionatissima!”
Jodie rise e prese le mani della figlia tra le sue, la guardò un istante poi annuì.
“Beh, credimi: il tuo è un ritorno in grande stile!”
Se Alex si fosse potuta vedere, si sarebbe messa a piangere dalla commozione: i capelli biondi erano stati lasciati quasi del tutto sciolti con la sola eccezione di due piccole trecce che le partivano dalle tempie e si riunivano insieme dietro la nuca da dove poi si scioglievano e si confondevano con il resto della chioma, poco sopra la fronte erano state intrecciate perle e filamenti d’argento come fossero un piccolo diadema, l’abito che indossava era di un azzurro pallido, quasi gessato, con alamari argentati ricamati su tutto il corsetto e fili d’argento, pizzo bianco e addirittura perle lungo la gonna, le maniche lunghe le arrivavano fino ai polsi e la scollatura sul petto era casta e a forma di goccia, quel tanto che bastava per mostrare una piccola collana a filo sempre di candide perle che le davano un aspetto elegante.
Era bellissima.
Jodie si cancellò rapidamente le lacrime dal viso. Era anche lei vestita in modo elegante e indossava un abito quasi del tutto identico a quello che aveva al suo primo ballo nel medioevo: verde chiaro con decorazioni d’argento sul bustino e fili d’argento intrecciati in tutti i capelli.
Le due donne si sorrisero reciprocamente poi la madre prese a braccetto la figlia.
“Pronta?” le chiese.
“Neanche un po’!” rispose Alex sorridente e le due uscirono dai loro appartamenti.
 
***
 
Come di consueto, gli uomini già si trovavano nel salone così Alex e Jodie raggiunsero Isabeau e le altre dama dietro i portoni che portavano alla sala.
La contessa sorrise loro con calore e si avvicinò, fece i complimenti a Jodie ma, quando vide Alex, rimase senza parole.
“Mademoiselle, state attenta a non far invaghire di voi qualche cavaliere già questa sera!” scherzò.
Alex arrossì e, prima che potesse fermarlo, un piccolo pensiero, innocente, le si infilò nella testa.
La ragazza scosse la testa con forza e tornò a rivolgere la sua attenzione alle donne presenti.
Tra le altre, sentì i passi di due fanciulle venirle incontro.
Matilde de Sancerre vestiva uno splendido abito rosso fuoco con ricami in oro che richiamavano i colori araldici del suo casato e mettevano in risalto la chioma ramata ereditata dalla madre e decorata, per l’occasione, con filamenti d’oro e frammenti di pietre rosse che, probabilmente, erano veri rubini.
La seconda giovane era l’altera Petra Martewall: la ragazza mostrava una chioma castana racchiusa in una treccia folta che le arrivava ben fino alla vita e nella quale erano stati inseriti con maestria piccoli spilli con perle sulla sommità che richiamavano il colore dell’abito, bianco come la neve e decisamente in contrasto con il blasone nobiliare della giovane che, con gli occhi verdi della madre, si guardava intorno attentamente mentre tormentava la collana di anelli d’argento che portava al collo.
Le ragazze, ben strette l’una all’altra, si accostarono ad Alex e intavolarono con lei una conversazione mentre Jodie e Isabeau si intrattenevano con Lucrecia, Brianna e Cécile.
“Mademoiselle, siamo davvero felici di vedervi!” esordì caldamente Matilde de Sancerre, di temperamento uguale a quello del padre.
“Per me è un onore!” replicò Alex sorridendo.
Matilde scacciò la sua affermazione con un gesto della mano.
“Non ditelo nemmeno, mademoiselle!” replicò, “L’amicizia tra i nostri casati, può benissimo rivelarsi amicizia tra noi!”
“Le gesta di vostro padre sono ancora ricordate, al castello di mio padre…” intervenne la giovane Petra rivolgendosi ad Alex in inglese, con il perfetto accento che rivelava le sue origini di pura anglosassone, “Ancora non riesce a spiegarsi la sua abilità!”
Alex sorrise e fece un piccolo inchino.
“Vi ringrazio, baronessa…” commentò, “Anche mio padre mi ha parlato con rispetto della vostra famiglia…”
La ragazza inglese annuì.
Le due ragazze non si dissero altro ma si sorrisero, complici e, chissà perché, consapevoli di una strana affinità.
“I’m sure we’ll become great friends…*” commentò Alexandra accennando un inchino.
Petrasorrise.
“I hope it too!**” rispose ridendo.
“And I hope you’ll speak French***!” escalmò Matilde all’improvviso, “Conosco la lingua anglosassone ma non abbastanza da stare al passo con due madrelingua come voi!”
Alex sgranò gli occhi ma poi ricordò che la madre della ragazza era Donna e si aprì in un sorriso.
“Avete ragione, perdonateci…”
“Oh, lasciate perdere questa testona.” commentò Petra con il chiaro intento di stuzzicare l’amica francese, “Abbaia, abbaia ma poi non morde!”
“Vuoi provare?” commentò acida la giovane De Sancerre facendo scoppiare a ridere la giovane Alex, sorpresa dalla confidenza delle due.
Le porte, in quel momento, cigolarono rivelando alla giovane che il momento del debutto in società era ormai giunto.
Alex si irrigidì e la sua espressione fu di un terrore tale che le due ragazze davanti a lei non faticarono a comprenderla.
“State tranquilla…” sussurrò Petra mettendosi al suo fianco e posandole una mano sulla spalla, “Per noi ragazze non è mai molto difficile: all’inizio verrete guardata un po’, vi faranno qualche complimento ma poi l’unica cosa che vi verrà chiesta, in realtà, sarà se avete voglio di danzare… Sono i maschi che temono questo momento!”
“Perché?” osò chiedere lei.
“Il perché lo vedrete, loro sono davvero sotto esame…” commentò Petra con un sospiro.
“Ma voi non preoccupatevi!” esclamò Matilde mettendosi all’altro lato dell’americana, “Ci penseremo noi ad aiutarvi! E a far cadere tra le vostre braccia il vostro cavaliere…”
Alex arrossì.
“Mademoiselle!” esclamò ma poi non seppe dire altro e la giovane francese scoppiò a ridere.
“Allora davvero qualcuno vi ha fatta innamorare!” sussurrò la ragazza aiutando Alex a incrociare le mani davanti a sé e facendole vedere come sollevare la gonna per scendere la scala, “State tranquilla: il mio era solo uno scherzo. Ma sono contenta per voi!”
In quel momento fu il turno delle tre giovani di entrare e non ci fu più tempo per altri consigli: Alex si ritrovò all’improvviso davanti alla corte di Francia.
 
***
 
“Mademoiselle, l’azzurro vi dona particolarmente…”
Alex sorrise e chinò il capo.
“Vi ringrazio, lady Brianna…” rispose educata.
Sembrava essere cominciato un gioco, tra le dame, e Alex stesse tentando di indovinare l’identità di chi le si rivolgeva solo ascoltandone la voce.
Isabeau rise piano al suo fianco poi prese in mano la conversazione.
“Come sta Beau, Brianna?” chiese, “Ormai è passato molto tempo dall’ultima volta che l’ho visto…”
Brianna sospirò.
“Lo sai bene com’è fatto, Isabeau: è selvatico dentro… La corte e la vita al castello non facevano per lui…” spiegò, “È comandante di alcune truppe di ventura e adesso è con loro, nel sud del feudo, per controllare i confini…”
Alex era sorpresa ma rimase impassibile.
Dalla descrizione che le era stata fatta di Beau Foxworth, l’ultima cosa che si aspettava era che il ragazzo sarebbe diventato mercenario.
Il chiacchierare delle dame e quello degli uomini erano diversi ma, fortunatamente, nessuno parlava di pericoli e cose varie: l’argomento più affrontato era, ovviamente, il matrimonio reale.
Alex sorrideva, rideva, veniva richiesta ora qui e ora lì, parlava con cavalieri e dame e i giovani De Ponthieu si premuravano che non avesse nulla di cui preoccuparsi. Marc, ad esempio, era sempre accanto a lei e le porgeva il braccio ogni volta che doveva spostarsi, per aiutarla.
Alex lo ringraziava, lo ascoltava e rispondeva alle sue domande ma arrivava sempre qualcuno a reclamarla prima che lui si azzardasse a chiederle di ballare. E lei moriva dalla voglia di ballare!
Alla fine, si ritrovò al braccio di Marc che la accompagnava da suo padre.
Alex si spostò subito per reggersi a suo padre e non dare ai cavalieri un’idea sbagliata del suo rapporto con il giovane conte ma Etienne de Sancerre non si lasciò sfuggire l’occasione.
“E bravo il nostro Marc!” esclamò soddisfatto, “Guardate com’è solerte nell’aiutare dama Freeland!”
Marc non rispose ma tutti i presenti si misero a ridere.
Alex si protese verso l’orecchio di suo padre.
“Cos’è successo?” chiese in inglese.
“Niente, tranquilla…” rispose Daniel e avrebbe anche spiegato alla giovane figlia il rossore del conte Marc ma, quando fu sul punto di aggiungere quel dettaglio divertente, si ammutolì.
Alex lo sentì inchinarsi mentre qualcuno si avvicinava al gruppo, ascoltò la cadenza dei passi e sorrise poi si inchinò a sua volta.
Luigi sorrise nel vedere la ragazza ma prima si dedicò a salutare tutti i presenti. Quando ebbe scambiato convenevoli con i Messieurs De Ponthieu, i De Sancerre, De Bar e De Grandprè e con Sir Martewall, si rivolse a Sir Freeland.
“Monsieur,” esordì, “le danze stanno per iniziare e la mia promessa arriverà solo domani: visto il colore dell’abito di vostra figlia, vorrei chiedere il permesso di invitarla a danzare…”
Alex sentì la terra crollarle sotto i piedi.
Lei…lei doveva ballare con Marc! Gliel’aveva promesso! Lui le aveva anche insegnato a danzare! Non poteva abbandonarlo per ballare con un altro! Tanto più che Luigi e Marc erano grandi amici: sarebbe stato davvero orrendo!
Marc che era lì accanto a lei e che non parlava né si muoveva…
Marc, io…, Alex cercò di pensare a cosa dirgli ma non trovava niente.
Daniel percepì la presa della figlia sul braccio stringersi e ne rimase davvero sorpreso.
“Sire, non sono io a dovervi rispondere.” replicò cauto, “Chiedete a lei se lo desidera…”
Luigi annuì come se quella fosse esattamente la risposta che si aspettava.
“Avete ragione… Dunque, Mademoiselle, mi fareste l’onore di danzare con me?”
Alex si strinse ancora di più al padre ma sollevò la testa e rispose.
“Vostra Maestà, voi mi onorate, e ve lo dico dal profondo del cuore,…”
Mentre Alex parlava, Marc chiuse gli occhi cercando di trattenere un sospiro: ed ecco che Luigi, il suo amico Re di Francia, si prendeva anche l’unica ragazza che gli fosse mai interessata.
Aprì gli occhi e vide gli sguardi di suo zio e di suo padre fissi sul suo viso perciò rimase imperscrutabile e si costrinse a restare immobile mentre ringraziava mentalmente l’integrità insegnatagli da Guillaume: un po’ meno di forza di volontà e sarebbe scappato da lì di corsa.
Che figura: e lui aveva davvero pensato di invitare Alexandra Freeland?! Era ovvio che Luigi avrebbe chiesto lei come dama -una dama che non sarebbe rimasta sempre a corte ma che sarebbe partita dopo poco così da non alimentare dicerie visto il matrimonio imminente- specialmente con l’abito blu che ben si abbinava al colore del blasone del re, non solo al suo…
Come poteva Alexandra voler rinunciare all’occasione di danzare con Sua Maestà in persona? Come poteva rifiutare un invito da parte del re?
“… ma devo rifiutare.”
Così.
Marc guardò sbalordito il viso di Alexandra, imperturbabile accanto a lui, prima di potersi fermare ma il suo gesto passò inosservato perché tutti avevano reagito esattamente come lui.
La ragazza arrossì nel percepire gli sguardi puntati su di lei.
“Lasciatemi spiegare!” implorò con tono dolce, “Sarebbe un onore, e già ve l’ho detto, ma, davvero, la correttezza me lo impedisce.”
Luigi non si scompose né se la prese.
“E sarei sfacciato a chiedervi perché?” chiese soltanto, il sorriso di nuovo sulle labbra.
Alex, percependo il suo tono di voce di nuovo gioviale, sorrise pur arrossendo ancora.
“Mio signore, ho già accettato l’invito a danzare di un altro cavaliere: voi capite che sarebbe davvero scorretto, da parte mia, rimangiarmi la parola per danzare con voi. Spero mi comprendiate!” mormorò.
Luigi parve fiutare il suo imbarazzo.
“Mademoiselle,” esordì ghignando, “almeno ditemi il nome del fortunato che è entrato nelle vostre grazie così che possa complimentarmi con lui…”
Alex arrossì e chinò il capo ma aprì la bocca.
“…o sfidarlo a duello per voi!” rise Luigi.
Alex, presa dall’ansia, sollevò di scatto la testa, tutt’a un tratto pallida.
“Mio signore!” esclamò sconvolta ma prima che potesse dire altro fu Marc a fermarla.
“Mademoiselle, il re scherza.” le disse con voce calma, imponendosi il sorriso sulle labbra.
Alex si tranquillizzò e arrossì al pensiero della figura appena fatta.
“Il giovane De Ponthieu ha preso davvero a cuore le emozioni di Dama Freeland…” commentò Henri de Grandprè con finta innocenza.
“Marc!” esclamò Luigi all’improvviso, “Non mi dirai che sei tu ad aver conquistato Dama Alexandra per questa sera!”
Alex non disse niente ma attese, chiedendosi se non avesse messo Marc in una posizione difficile con il suo rifiuto al re.
Sarei dovuta stare zitta, forse…, si disse mordendosi la lingua.
Marc sorrise placido, assomigliando in modo inquietante a suo padre.
“Se è ciò che preferite, Maestà, non ve lo dirò…” replicò calmo, “Tuttavia, temo sia così: ho incontrato mademoiselle Alexandra questo pomeriggio mentre danzava con mia madre e madame Jodie e le ho chiesto di essere la mia dama per la serata.”
Non appena richiuse la bocca, Marc si chiese se fosse stato sgarbato ma la felicità per la scelta di Alexandra gli aveva fatto mettere da parte l’etichetta in favore della sincerità.
“Bene!” esclamò Luigi, assolutamente a suo agio, “Peggio per me che non sono stato così astuto! Sembra proprio che i Falchi ancora riescano a superare le volpi… Però, se tu me lo permetti amico mio, oserei chiedere a Dama Alexandra un ballo solo.”
Marc si inchinò.
“Non ho alcun diritto di decidere per mademoiselle Freeland!” replicò, “Se ella e suo padre saranno d’accordo, non sarò certo io ad oppormi.”
Luigi rivolse di nuovo la sua attenzione ad Alexandra.
“Allora, mademoiselle?” chiese, “Ora che abbiamo la benedizione del vostro cavaliere, posso sperare nella vostra approvazione?”
Alexandra sorrise.
“Come rifiutare?” chiese sorridente.
 
***
 
Tra le braccia del re, Alex scoprì di aver imparato a danzare meglio di quanto avesse creduto, soprattutto grazie a Marc.
“Mademoiselle Alexandra…”
Il re, fortunatamente, interruppe i suoi pensieri e Alex gli dedicò tutta la sua attenzione.
“Siete bellissima… Davvero invidio Marc che oggi avrà le vostre attenzioni.” continuò il sovrano.
Alex sorrise.
Luigi era solo un ragazzo, come tutti gli altri alla sua età: insicuro, confuso e incerto del proprio futuro. Era solo un diciannovenne spaventato dall’idea di dover sposare una donna mai vista prima.
“Mio sire, per quel poco che ho sentito, voi non mi fate sfigurare!” scherzò.
Le parve di sentire una mezza risata venire da Luigi ma era talmente bassa che non ne poté essere certa, con la musica e il parlare della gente. All’improvviso le parve che il sovrano si fosse irrigidito ma poi egli riprese a danzare come nulla fosse.
“Sta succedendo qualcosa?” chiese la ragazza, suo malgrado ansiosa.
Luigi si affrettò a tranquillizzarla.
“Non angosciatevi, mademoiselle: solo una guardia che mi ha ricordato di una questione politica.” ammise, cupo, “Domani dovrò dare udienza ad un traditore…”
Alex prese un’espressione sorpresa ma cercò di nascondere il turbamento.
Che abbia a che fare con il ritardo del matrimonio?
“Un traditore, mio sire?” chiese con sincera curiosità, “Credevo fossimo in tempo di pace.”
Luigi annuì, Alex lo sentì chiaramente.
“Sì, vedete si tratta di un uomo che tradì anni fa, prima ancora della mia e vostra nascita. Accadde sotto il regno di mio nonno quindi capite che non dovete preoccuparvi.” spiegò con calma.
Continuarono a danzare per un po’ poi, quando di nuovo dama e cavaliere poterono ballare lontano dalle altre coppie come previsto dalla danza, il re sospirò.
“Immagino vi vergogniate a danzare con me.” sussurrò, così piano che Alex si chiese se lo avesse detto davvero.
Il silenzio imbarazzato del sovrano fu un sì alla sua domanda.
“Sire!” esclamò Alex sconvolta, “Cosa vi porta a dire una cosa simile?!”
Luigi esitò prima di rispondere ma poi lo fece con un’altra domanda.
“Voi sapete che sto per sposarmi?” chiese, serio.
Alex annuì.
“E sapete chi sarà la mia sposa? Sapete com’è?” continuò il sovrano.
Alex scosse la testa, troppo confusa per rispondere.
“Ed ecco spiegato perché non provate ribrezzo nei miei confronti.” sospirò Luigi, “Credetemi, io stesso mi vergogno del gesto che sto per compiere.”
Alexandra rimase in silenzio per un attimo, dilaniata tra la curiosità e la decenza.
Alla fine prevalse l’ultima.
“Mio signore,” esordì esitante, cercando le parole migliori per spiegarsi, “io non sono di questa terra. Le vostre usanze, per la maggior parte, mi sono sconosciute e non posso dire di sapere da popolana come abbiate governato sin ora. Però, e vi avverto ch’io non ho peli sulla lingua, ho sentito la deferenza e il sincero rispetto che il vostro popolo vi tributa, ho sentito mio padre parlarmi con ammirazione dell’acume di vostro padre e descrivermi più e più volte la correttezza e l’integrità di vostro nonno in guerra e vi assicuro che tutti coloro che ho incontrato, dal primo all’ultimo, mi hanno detto che voi siete alla loro altezza. Non so di cosa parliate ma, francamente, nemmeno lo voglio sapere: il vostro matrimonio è combinato, quindi non penso che voi abbiate le colpe di qualsiasi sia il fatto orribile ad esso legato.”
Luigi rimase in silenzio ma Alexandra era sicura di non averlo convinto.
La danza finì e il sovrano si inchinò ma, nel rialzarsi, sussurrò all’orecchio di Alex: “Siete una donna speciale, Milady.”
Detto questo, il sovrano le prese con delicatezza il braccio e la condusse con maestria verso quello che lei dedusse essere un angolo del salone, accanto alla finestra.
“Marc, ti restituisco la tua dama.” esordì il sovrano e dal tono Alex intuì che avesse recuperato tutta la sua allegria.
La ragazza arrossì capendo che il sovrano l’aveva riportata dal suo cavaliere.
Marc si inchinò ma non riuscì a dire nulla: i suoi occhi erano fissi sul volto di Alexandra. In quell’angolo più scuro, con la notte ormai calata, la luce delle torce giocava con i tratti della ragazza mettendo in evidenza ora le piccole lentiggini dorate, ora gli occhi verdi come smeraldi, ora la pelle di porcellana, ora le labbra…
“Milady, permettetemi di parlare un secondo con il vostro cavaliere.” sentì dire da Luigi e sobbalzò.
Le labbra di Alex, dalle quali lui non era riuscito a togliere lo sguardo per molto tempo, si aprirono in un sorriso dolcissimo che gli fermò il cuore.
“Sire, non vi starete impegnando a impedirci di ballare, vero? Prima portate via me e ora prendete per voi il mio cavaliere!” scherzò la ragazza.
Marc osservò Luigi ridere. Nessuno osava parlare così al Re, non era permesso, e lui sapeva bene che il giovane sovrano avrebbe avuto da ridire con chiunque. Non con Alexandra però, a quanto pare.
“Vi prometto che ve lo renderò tra un istante!” assicurò il sovrano così Alex si inchinò e indietreggiò di un paio di passi per poi voltarsi verso la pista da ballo, come se la vedesse.
Marc la osservò iniziare a battere delicatamente le mani a tempo con la musica poi si voltò di scatto verso la finestra per guardare il cielo e cercare di calmarsi. Nessuna donna lo aveva mai ridotto così, nei confronti di nessuna si era sentito così inutile e inferiore. Cosa gli aveva fatto Dama Freeland? Perché al suo fianco tutti i dubbi tornavano ad aggredirlo?
Il giovane conte, dopo averla guardata ballare e ridere tra le braccia del re e dopo essersi reso conto della strana rabbia che sentiva nei confronti dell’amico, si era nascosto nell’angolo sperando di non essere notato da nessuno e di poter così trovare un po’ di pace per il cuore ma il cielo notturno non aveva fatto altro che ricordargli il brillare degli occhi di lei e la stoffa del suo abito, stranamente della stessa tonalità del suo anche se Sir Daniel Freeland e sua moglie avevano vestito di verde. Con un sospiro, tornò a fissare la notte fuori dal castello.
“Smettila di ammirare le stelle del cielo, che sono troppo lontane per essere afferrate!”
Marc sussultò e si voltò.
Luigi, al suo fianco, era serio come non l’aveva mai visto prima eppure il tono con cui aveva parlato lasciava intendere il profondo affetto che nutriva per l’amico d’infanzia.
“Ci sono stelle bellissime anche sulla Terra” continuò Luigi mettendogli una mano su una spalla e costringendolo a guardare verso Dama Alexandra, “ma tu, chiuso nel tuo bozzolo di domande, non ti rendi conto che una di loro non si è limitata a passare al tuo fianco ma si è fermata davanti a te e ora aspetta che tu faccia la tua mossa. E forse potrebbe dissipare alcuni dei tuoi dubbi.”
Marc deglutì.
“E da dove vengono queste belle parole?” chiese, esitante, ma sforzandosi di sorridere pur senza riuscire a girarsi verso l’amico.
Luigi sorrise, molto più sinceramente di lui.
“Ho danzato con lei e l’ho vista rifiutare il mio invito, l’invito del Re!, per te!” spiegò con calma, “Forse sei rimasto l’unico a non capire.”
Marc si voltò per chiedere che cosa non avesse capito che però era palese a tutti ma il sovrano si stava già allontanando verso la Regina Madre.
Il giovane conte di Ponthieu si voltò di nuovo verso Dama Freeland, sempre immobile nello stesso punto, e si diede dell’idiota per averla fatta aspettare così tanto. Le si accostò piano, indeciso su cosa dire e come farle capire di essere arrivato senza farla spaventare.
“Siete sempre così premuroso con tutti?” lo prevenne però lei, sorridendo ancora di più.
Marc si concesse un sorriso, e un istante per osservare i suoi occhi scintillare, prima di rispondere con la sincerità più assoluta.
“Non proprio.” disse piano osando prenderle la mano per guidarla al proprio braccio, “Solamente con voi.”
Alexandra non parve affatto turbata dal suo gesto così Marc lasciò la propria mano sinistra su quella della giovane, ora appoggiata al suo braccio destro, e la guidò verso la pista.
“Desiderate ballare?” le chiese, incerto.
“Non proprio. Solamente con voi.” rispose Alexandra, sempre più sorridente.
La risposta e la gioia palese della sua compagna, contagiarono il conte che sorrise a sua volta. Portò Alex al centro della pista e insieme danzarono senza riuscire a fermarsi. Risero e parlarono, sottovoce, durante le danze ed entrambi si dissero soddisfatti quando, a sorpresa, anche il giovane Michel si presentò alle danze accompagnato dalla giovane De Sancerre.
“Era ora!” commentò piano Alexandra.
Marc rimase sorpreso.
“Come fate a sapere che mio fratello ha simpatie per la giovane contessa?” chiese piano alla sua dama.
Alex parve ancora più sorpresa di lui.
“Ma io non lo so.” replicò poi sorrise entusiasta prima di spiegare, “Io so che Matilde ha simpatie per vostro fratello.”
Marc sorrise a sua volta.
“Forse uno dei due De Ponthieu si sposerà, finalmente.” commentò.
“E l’altro?” chiese Alex, “Proprio non esiste dama che attiri le sue simpatie? Deve pretendere proprio tanto!”
Sul momento, Marc arrossì ma poi vide lo sguardo malizioso che accompagnava il sorriso di Alexandra e capì che la giovane stava scherzando.
“Chissà…” rispose, evasivo.
Alexandra scoppiò a ridere e Marc non riuscì a trattenersi dal pensare che Luigi aveva ragione: era come una stella, bellissima e preziosa.
Ma anche effimera…, ricordò a se stesso.
Entro poco sarebbe tornata a casa sua, nelle isole oltre la Scozia, e lui non avrebbe più potuto vederla: aveva poco tempo da passare con lei.
Marc la osservò continuare a ridere, senza motivo, stringendolo più forte tra le sue mani, e si sentì invincibile come mai prima. Sentì che tutti i suoi dubbi e le ombre che stavano nel suo passato fuggivano tentando di nascondersi, a cospetto della luminosità di lei. Era una stella che brillava per mettere in fuga i fantasmi del suo passato sconosciuto. Era la sua stella, in un certo senso. Gli restava poco tempo per godere della sua compagnia, della sua dolcezza e della sua intelligenza.
O per convincerla a restare…, si disse mentre, a sua volta, la stringeva più forte a sé.
E gli parve quasi di vedere il sorriso di lei allargarsi ancora di più prima che, come previsto dalla danza, si allontanasse per ballare con le altre dame.

 
 
 
 
* = I’m sure we’ll became great friends… / Sono certa che diventeremo grandi amiche…
** = I hope it, too / Lo spero anch’io…
*** = And i hope you’ll speak French! / E io spero che parlerete francese!





Lo so, lo so, è parecchio strano...
Credo che dovrò aggiungere OOC agli avvertimenti :)
Tenete d'occhio le nuove amiche di Alex, Donna Junior e Geoffrey al femminile saranno importanti nel prosieguo della storia, più la seconda della prima...
Comunque, ringrazio in anticipo kaze_to_rai, perché so già che troveranno degli errori e mi avvertiranno: grazie mille!
Alla prossima!
Ciao ciao!
Agapanto Blu
  
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