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Autore: stardream    27/12/2012    5 recensioni
A Konoha è quasi natale ma non tutti riposano felici. Un fratello iperprotettivo e quattro ragazzi possono scatenare l’inferno in una giornata solare e luminosa?
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Storia partecipante al contest "C'era una volta" indetto da Samidare.
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Itachi, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Tsunade
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Autore EFP:stardream
Titolo: Once upon a time.
Pacchetto: clivia - La signora volpe.
Personaggi/pairing:Naruto/Sasuke
Genere: Comico, Commedia, Demenziale, Parodia
Rating: verde
Avvertimenti:
Note: AU, OOC
Introduzione: A Konoha è quasi natale ma non tutti riposano felici.
                            Un fratello iperprotettivo e quattro ragazzi possono scatenare l’inferno in una giornata solare e luminosa?



 



Once upon a time...
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C'


era una volta, in un villaggio nascosto tra il fitto verde di un enorme foresta, un ragazzo dai neri capelli e dall’umore ancora più nero.
 Il suo nome era Sasuke e, nonostante avesse le capacità emotive di un ghiacciolo, era ammirato e invidiato da molti suoi coetanei (anche se poi, alle sue spalle, lo prendevano in giro per i capelli a culo d’anatra)

Ora, però, arriviamo al dunque; da quando i suoi genitori erano morti per cause ignote (sé, sé, come no!) il ragazzo viveva con suo fratello maggiore, un uomo dalla doppia personalità che, nel tempo libero, si occupava di rendere (di nascosto ovviamente) la vita sociale del suo giovane fratellino praticamente inesistente (anche se con il carattere che si ritrovava non c’era mica bisogno di un aiuto no?)
 
Di notte, infatti, quando Sasuke andava a dormire, nella camera attigua il fratello lavorava incessantemente alla flebile luce di una candela. Illuminato solo in parte, ritagliava con cura le lettere della rivista “Donna moderna” alla quale era abbonato. Quei piccoli pezzetti di carta gli servivano per creare lettere minatorie da spedire alle assillanti pretendenti del suo fratellino che volevano a tutti i costi portarglielo via.
Erano mesi che quella storia andava avanti, da quando si erano trasferiti in quella città e Sasuke aveva iniziato a frequentare la nuova scuola.
Le ragazze di Konoha erano delle assatanate ma Itachi non aveva nulla da temere. Se, infatti, passava la notte in attività illecite, di giorno lavorava al comando di polizia e, nonostante le denunce che negli ultimi tempi erano state deposte circa un misterioso pazzo che minacciava giovani ragazze, lui era sempre riuscito a coprire le tracce e nessuno sarebbe riuscito a risalire a lui.
Per non parlare del fatto che il suo adorato fratellino gli confidava ciò che succedeva ogni giorno. Eh, già, Itachi aveva fatto un buon lavoro, aveva anche una spia interna che, inconsapevolmente gli riferiva tutte le  informazioni di cui aveva bisogno.
Tutto andava secondo i piani, Sasuke sarebbe stato solo suo (“io mio tessssoro”) e avrebbero continuato ad avere una vita fatta di chiacchiere e risate diurne e di minacce e sotterfugi notturni. Tutto perfetto, insomma, se non fosse che quella mattina Itachi, aprendo il quotidiano alla pagina degli annunci, tirò fuori un urlo degno dell’omonimo quadro di Munch (con tanto di deformazione facciale e sguardo orripilato)
  

 A.A.A
Ragazzo alto, moro, diciassette anni
Carattere un tantino scorbutico ma sopportabile,
Decisamente scostante e scontroso, facilmente irritabile e con un dubbio gusto in fatto di acconciature
Cerca una ragazza per allietare le sue giornate.
Altrimenti tristi e solitarie
Presentarsi all’indirizzo seguente…
 

  
Itachi stava per avere un attacco epilettico poi, però, ricordò il programma che aveva visto la sera precedente, 24 ore in sala parto, ed iniziò ad inspirare a lungo come facevano le donne incinte.
Quella tecnica, tuttavia, con lui non funzionava un gran che bene dato che, ogni volta che abbassava lo sguardo ad osservare l’indirizzo riportato su quel breve annuncio, iniziava ad inspirare sempre più velocemente, tanto che stavano per schizzargli gli occhi fuori dalle orbite.

Nel frattempo, al piano di sopra, un Sasuke ancora assonnato si era svegliato in seguito all’urlo del fratello che gli aveva quasi perforato un timpano. Scendendo in cucina dove Itachi era solito prendere un caffè e leggere il giornale prima di recarsi al lavoro, il ragazzo sentì degli strani rumori strozzati e si decise ad affrettare il passo. Trovò suo fratello in cucina, con le pantofole rosa di peluche che la settimana prima aveva ricevuto insieme alla rivista alla quale era abbonato, rosso come un pomodoro mentre gesticolava come un matto indicando occasionalmente il giornale aperto sul tavolo.
Sasuke fece per avvicinarsi e vedere ciò che aveva causato tanto scalpore ma evidentemente Itachi non si era accorto prima della sua presenza perché, quando finalmente si voltò dalla sua parte, sgranò ancora di più gli occhi spiccando poi un balzo nella direzione del povero Sasuke, che fu travolto e schiantato a terra.
-Cavolo Itachi- disse Sasuke ancora frastornato per aver battuto la testa –ma che ti è preso, hai bevuto troppi caffè?-
Itachi si alzò di scatto, arretrando in modo da nascondere il giornale alla vista del fratellino.
Aveva capito che non era stato lui a scrivere quell’annuncio ma doveva scoprire chi l’aveva fatto e soprattutto trovare un modo per sbarazzarsi delle ragazze che sicuramente quel pomeriggio si sarebbero presentate alla sua porta.
-Ma no, è solo che ti voglio taaaanto bene e… ora devo andare- disse agguantando il giornale e scattando verso la porta d’ingresso con un tempo da record (i cento metri alle prossime Olimpiadi di sicuro li vince lui!).
Velocemente si tolse la le morbide pantofole di peluche per indossare le scarpe e, dopo aver urlato un
“Ci vediamo più tardi”, sbatté la porta dietro di se e partì sgommando.
 
 
Una volta arrivato al lavoro, Itachi afferrò il telefono e, aperta nuovamente la pagina degli annunci, digitò il numero del centralino chiedendo di parlare con il responsabile.
Dopo circa un’ora d’interrogatorio e dopo aver indirettamente minacciato il direttore di quel quotidiano (se per indirettamente s’intende “tu non sai chi sono io” e “Finirai in galera se non mi dici chi è”) riuscì ad ottenere il nome di chi aveva inviato l’annuncio.
Tutto ciò non era per nulla piacevole, come poteva essere il mittente Uchiha Itachi?
Assodato che lui non fosse sonnambulo (eh, no, impiegava le sue nottate in modo decisamente più proficuo) e che quindi non era il mittente dell’annuncio, il vero autore di quello scherzo doveva essere fuori da qualche parte…
Doveva assolutamente trovare il modo per evitare l’assalto di innumerevoli ragazze (altro che piaga delle cavallette) e per questo aveva bisogno di tutta la sua mente diabolica al lavoro.
 

***

 
Tre giorni prima, in un’aula deserta dell’istituto superiore di Konoha, un gruppetto insolito si era riunito di nascosto eludendo la sorveglianza del vecchio guardiano Jiraya, troppo intento a dormire per accorgersi di qualunque rumore.
Alla flebile luce di una candela che scarsamente ne metteva in mostra i volti (ancora!), quattro ragazzi sorridevano con uno strano luccichio negli occhi. Il loro piano per portare all’esasperazione l’Uchiha stava per avere inizio.
-Sei sicuro che abboccherà- chiese uno dei ragazzi rivolgendosi a quello che probabilmente doveva essere il capo di tale iniziativa.
-Oh, sì. Vedrai, quando gli si riempirà il giardino di ragazzine urlanti, finalmente cambierà atteggiamento-
Rispose quello allargando ancora di più il sorriso.
-Ma non si farà di certo scoraggiare per così poco!- riprese un terzo sgranocchiando alcune patatine.
-Ah, voi non sapete cosa ho in serbo per lui, non avete idea di cosa sono capace…- rispose il capo con uno strano ghigno sul volto. Il geniale piano di vendetta stava per avere inizio, il tutto grazie ad un semplice annuncio che di lì a pochi giorni avrebbe scatenato l’inferno.
 

***

 
-Itachi, sono a casa-
Sasuke era appena rientrato da un’altra monotona giornata scolastica.
Compito a sorpresa di matematica (ovviamente ben fatto), pausa pranzo passata in solitudine (come al solito), gli sguardi famelici di ragazzine che lo seguivano un po’ ovunque (ormai ci aveva fatto l’abitudine), Naruto che aveva preso sei all’interrogazione di storia… un momento, Naruto che prende la sufficienza…wow, questo si che è strano.
Comunque tutto nella norma… o quasi… dipende dai punti di vista perché una giornata del genere proprio normale non è.
Suo fratello poi non rispondeva… Beh, forse non era ancora tornato dal lavoro.
Si voltò a chiudere la porta d’ingresso, che aveva lasciato aperta per posare la borsa e appendere la giacca, e per poco non gli venne un infarto quando la vide chiudersi da sola con uno strano cigolio.
Quando suo fratello emerse dall’ombra, illuminato solo dalla flebile luce di una candela (ancora?!), per poco non stramazzò al suolo.
-C…che diavolo ci fai con una candela a quest’ora del pomeriggio?- chiese ancora lievemente sotto shock mentre tentava di rallentare i battiti del cuore con una respirazione lenta e profonda.
-Ah, questa- disse l’altro soffiando sulla fiammella, che si spense in uno sbuffo di fumo grigiastro
–Beh, mi serviva una cosa dalla cantina e si è fulminata la lampadina, poi ho sentito il cancello e sono salito per vedere chi fosse… ed eccoci qui- spiegò raggiante mentre, con un enorme sorriso stampato in volto, posava la candela su un tavolino.
-Senti Itachi, io dovrei passare qualche ora in biblioteca, ho bisogno di alcuni documenti per una ricerca e tra poco ci sono le vacanze…-
-Ah, nessun problema, nessun problema- lo interruppe Itachi –Vai pure e mi raccomando, torna per cena e fai attenzione per strada- disse infine raccogliendo la borsa del fratello e porgendogliela mentre, con una leggera spinta, lo indirizzava verso la porta che aveva precedentemente aperto (non prima di aver controllato che non ci fossero ragazze in giro ovviamente).
A Sasuke tutto ciò era sembrato alquanto strano… Ma in fondo, chi era lui per obiettare.
Una volta tanto che il fratello non faceva storie e lo lasciava andare in giro da solo… meglio approfittarne.
 
 
Dall’altro lato della porta, intanto, Itachi stava indossando la sua tenuta di combattimento. Gli andava un po’ strettina, dato che l’ultima volta che l’aveva indossata aveva ancora 15 anni, ma poteva andare. Utilizzando l’ombretto verde e grigio della trousse che aveva ricevuto il mese prima insieme alla sua adorata rivista, creò un perfetto trucco mimetico e, combattivo più che mai, afferrò il fucile a inchiostro, corse al piano di sopra, nella camera degli ospiti, la quale finestra si affacciava esattamente sulla porta d’ingresso e si acquattò in attesa della sua prima vittima. Un’ attesa breve dato che, dopo appena pochi minuti, la prima malcapitata si ritrovò come oggetto del suo mirino.
Fu estremamente gratificante constatare che, dopo anni di inattività, la sua mira era ancora precisa come quella di un cecchino professionista.
Un lieve sfiorare del grilletto e la ragazzina si ritrovò imbrattata da denso liquido blu che colava copiosamente dalla sua testolina bionda.
Le urla si sentirono anche dopo che ebbe voltato l’angolo ed Itachi sorrise soddisfatto.
Meno una.
Dopo appena cinque minuti, gioia delle gioie, le vittime furono due amiche che si arrischiarono a varcare il cancello senza neanche avere la decenza di bussare. Stavolta il liquido si riversò direttamente sui loro pantaloni e sulle giacche, imbrattandole peggio di quei quadri moderni dove,chissà come, in macchie vaghe ed indefinite, la gente credeva di vedere delle bellissime opere d’arte.
Meno tre.
La quarta vittima si fece attendere un po’; Itachi stava quasi per abbassare la guardia quando sentì dei passi pesanti in avvicinamento. Questa volta la sua reazione fu di shock, poi shock ed infine… ancora shock. Come diavolo poteva la gente andare in giro a quel modo… come si permetteva quell’essere di varcare il cancello di casa sua?
Scarpe col tacco, gonna a mezza gamba, maglietta attillata ed una giacchetta aperta a coprire le braccia. Fin qui nulla di strano vero? Certo che no, cazzo… era un fottuto uomo quello li, con capelli lunghi ma pur sempre un uomo con una gonna e… e… cavolo, era pure truccato! (perché lui no?)
Itachi fu tentato di scendere nuovamente in cantina e tirare fuori il fucile vero, stavolta, ma un idea migliore gli balenò in mente. Corse velocemente verso il piano terra e, giunto sul retro, liberò il suo dobermann, Batuffolo, dalla sua casetta recintata, certo che avrebbe reagito come dovuto e così fu.
Batuffolo iniziò a ringhiare correndo verso l’estraneo che iniziò a scappare spezzandosi anche un tacco. Ah, la vita era davvero bella e Batuffolo quella sera avrebbe avuto razione extra dei suoi bocconcini preferiti.
Il cane arrivò festante dal suo padrone, che lo coccolò per bene ma, prima che potesse rientrare alla sua postazione sopraelevata, Itachi udì il cancello chiudersi. Ormai era tardi per ritornare su, optò dunque per il piano B che aveva escogitato per ogni evenienza. Tirò fuori dalla tasca posteriore un piccolo telecomando e, con un bip prolungato, attivò gli irrigatori anteriori.
Un urlo agghiacciante lo pietrificò sul posto, conosceva quella voce e anche troppo bene.
-Uchiha, questa me la paghi! Ah se me la paghi-
Udì il cancello sbattere nuovamente e una macchina ripartire. Tsunade avrebbe sicuramente trovato il modo per fargliela pagare l’indomani al lavoro. Dannato annuncio…
Richiuse il cancelletto dietro il suo adorabile cagnolino che festante si ritirò nella sua cuccia e fece per rientrare anche lui quando delle urla provenienti dalle sue spalle lo ghiacciarono sul posto.
 
Non ebbe neanche il tempo di voltarsi, si ritrovò con il viso schiacciato al suolo e le braccia bloccate.
Voltando la testa vide prima tre paia d’occhi che lo fissavano poi, lentamente, mise a fuoco tre volti familiari. Erano le tre ragazze che aveva minacciato appena due settimane prima, quelle fissate con suo fratello e che aveva scoperto ancora più fissate per i riti satanici.
Iniziò ad avere davvero paura, adesso.
Quelle tre se la ridevano della grossa mentre ancora sconvolto, si rendeva conto di avere le mani legate dietro la schiena.
-Che pensi, Ino, secondo te va bene?- chiese la ragazza dai corti capelli rosa e gli occhi verdi.
-Mmm, ce lo faremo andare bene!- rispose la bionda con un ghigno terrificante.
Intanto la rossa che era rimasta indietro si avvicinò evidenziando un luccichio sinistro sugli occhiali colpiti dagli ultimi raggi del sole.
-Ho le candele pronte a casa, dobbiamo solo portarlo lì- sussurrò con voce lugubre.
Con uno scatto degno di un atleta, Itachi si alzò ed iniziò a correre verso il cancello. Venne prontamente inseguito dalle tre che con gli occhi luccicanti d’aspettativa iniziarono a rincorrerlo.
 
 
Intanto, nascosti dietro un cespuglio, quattro ragazzi se la ridevano della grossa mentre un moretto, tutto impaurito, scappava urlando qualcosa su pazze e maniache fissate con i rituali.
-Ma come… quelle tre come sono entrate?- chiese Kiba ancora scosso dalle risate.
-Beh, diciamo che hanno ricevuto un biglietto anonimo con un piccolo aiutino- rispose il biondino al suo fianco asciugandosi le lacrime.
-Tu… tu sei davvero il peggiore, Uzumaki- affermò un ragazzo moro, estremamente simile all’altro che avevano appena visto fuggire a razzo.
-Oh, avanti Sasuke, lo so che ti sei divertito anche tu. Poi volevi vendetta, no?-
Eh, già… il caro, piccolo Sasuke aveva scoperto le attività notturne del fratello e, a sua insaputa, aveva iniziato a frequentare quel pazzo di Uzumaki ed i suoi amici. E poi si sa, da cosa nasce cosa… si erano ritrovati tutti coinvolti in quel piano di vendetta.
Doveva ammetterlo, però, il biondo aveva stile e, dopo questa piccola vendetta, il fratello avrebbe sicuramente smesso di importunare le sue amicizie.
 
 


*****

 

Ahhhhhh… finita finalmente!
Giuro che non so da dove mi sia uscita una simile cosa ma...
cavolo se mi è piaciuto scriverla.
Avrei voluto mantenere l’IC
ma con un’AU, per di più demenziale come questa,
è quasi impossibile.
 
Questa storia partecipa al contest indetto da Samidare, 
"C'era una volta",
e prende spunto dalla storia "La signora volpe"


A presto,
Stardream

  
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