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Autore: ChiizuDreamer    27/12/2012    2 recensioni
Harmony Miiko è una ragazza di 15 anni, amante del canto e della musica da sempre. Il suo sogno è proprio quello di diventare una brava cantante per emozionare il pubblico: tale scopo l'ha indotta ad iscriversi presso una prestigiosa scuola privata, il Miracle Painting Institute...
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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What a Temper!

"Caro diario,
Sono sempre io, la tua Minato.
Oggi è la giornata dedicata all'Open Day del Miracle Painting Institute. 
Questa sera i più grandi accoglieranno noi del primo anno con una piccola cerimonia e credo ci intratterranno con musica e scenette teatrali. Non vedo l'ora, sembra che ci divertiremo un sacco!..."
 
Harmony stava seduta sul letto, con le gambe incrociate, ascoltando le sue compagne di stanza che solo dopo un paio di giorni erano già entrate in confidenza. Lei si chiedeva come fosse possibile, dato che per legare con Selene c'erano voluti mesi e mesi.
«Tu credi che dovremo vestirci in qualche modo particolare?»
«Assolutamente no! Gli insegnanti mi hanno detto di presentarci in divisa scolastica, è una formalità!»
«Oh...tu che ne pensi, Miiko-san?»
«...Se vogliono che io metta la divisa, metterò la divisa. Non mi cambia.» rispose Harmony con un gomito poggiato sul ginocchio e la guancia sulla mano. 
«Eddai, non sei felice? Intendo, questa sera c'è l'Open Day! Si esibirà Michi Akiko-Senpai del quinto anno, come solista! Lei è una bravissima violoncellista, non lo sai? Ha tanti ammiratori e tante ammiratrici, qui a scuola, dicono che riceva una dichiarazione ogni due giorni, non sarebbe grandioso essere come lei? E per noi di canto, invece...sorpresa! Uffa, sono così curiosa!»
Anche Harmony era curiosa di sapere chi sarebbe salito sul palco per accogliere i ragazzi del suo indirizzo. Sorrise un po', ma non rispose. "Forse non dovrei tenere sempre il broncio, Selene ha ragione a rimproverarmi." si disse, guardando le sue compagne che si sarebbero volute saltare addosso l'un l'altra dall'entusiasmo.
Ad un certo punto, dal nulla, Harmony ripensò a quel ragazzo che aveva incontrato qualche sera prima in mensa, a cena. E così chiede: «Voi per caso sapete come si chiama quel ragazzo biondo che ha sempre decine di stalker che gli corrono dietro? Credo faccia anche lui parte del nostro indirizzo...» 
Le due ragazze si guardarono negli occhi meravigliate, poi guardarono insieme Harmony e dissero all'unisono, quasi a farlo apposta: «Mizunashi Ryosei-kun?!»
«Eh, che ne so, ve lo sto chiedendo!»
«Sì, parli sicuramente di lui!» disse una «Mizunashi Ryosei, conosciuto meglio dalle sue fan come Ryan, è tornato qui in Giappone per frequentare questo liceo, prima viveva in America, a Los Angeles, con i suoi genitori, ed è stato contattato da una marea di case discografiche, produttori, perché, seriamente, è bravissimo! Ha anche fatto un disco~...»
Harmony sgranò gli occhi: «UN DISCO?» si schiarì la voce, poi chiese «E-e-e-e quanti an-anni ha?»
«Ryan? Diciassette, quest'anno è in terza. Spero che sia lui a cantare, stasera...»
Harmony non stava ascoltando più, era persa nei suoi pensieri: era un po' rossa sulle guance, guardava il vuoto, sorrideva con le labbra un po' socchiuse, era irriconoscibile. Ma quando le venivano dette cose del genere, impazziva. Tutti conoscevano quel Ryosei detto Ryan, tutti tranne lei, a quanto pare. Eh no, un momento: neanche Selene e Minato sembravano conoscerlo. Si chiedeva se un giorno gli avrebbe mai rivolto la parola...anche solo un sorriso, anche solo un gesto con la mano per salutarla. Scosse la testa, tornando nel mondo reale: "Ma che razza di sdolcinatezze sto pensando?! Diamine, non mi interessa proprio niente di avere un ragazzo!...U-un ragazzo?! Aspetta, chi ha parlato di ragazzo?!" sospirò, poi si alzò dal letto.
«Che ore sono?» chiese una delle sue compagne, tirando fuori dal taschino il cellulare e guardando il display. Erano le 19.00. E le tre pensarono bene di cominciare ad avviarsi in cortile, dove era stato allestito il palco. Meglio affrettarsi, perché, nonostante la cerimonia cominciasse alle 19.30, in dieci minuti non ci sarebbero più stati posti in prima fila.
«Chissà dov'è Selene...» Harmony si guardò attorno, mentre le sue compagne di stanza la trascinavano verso le sedie davanti al palco. Già alcuni ragazzi erano lì, ma di Selene e Fuyuki neanche l'ombra.
Nel frattempo, dietro le quinte c'era un po' d'ansia. Com'è normale che sia, no? Esattamente come tutti gli altri anni. Per alcuni, il tempo sembrava non voler scorrere, mentre per altri stava correndo fin troppo velocemente. In ogni caso, si fecero le 19.30 e la cerimonia cominciò: la preside della scuola, Tsukisana Kanon, era una donna sulla quarantina, alta, dalle forme sinuose, elegante, raffinata. Camminava avanti e indietro lungo il palco con grazia, impugnando il microfono che amplificava la voce pacata. Qualcuno sbuffava, molti avevano già sentito un mare di volte quelle parole, quel discorso sempre uguale che augurava una buona permanenza nella scuola ai nuovi arrivati e bla, bla, bla...Alla fine, la preside invitò i presenti a cantare l'inno nazionale. Ma era giusto così, i giapponesi sono molto legati alle tradizioni."Kimi ga yo" poi un attimo di silenzio. Dopodichè, finalmente, arrivò il momento tanto atteso: le esibizioni. Il pubblico confabulava, mentre aspettava che i ragazzi fossero pronti per salire su quel palco per intrattenere ed emozionare. 
La prima studentessa a mettere piede su quel palco fu Akiko. La senpai adorata da tutto l'istituto. La violoncellista per eccellenza, un giovane prodigio. 
Ad ogni passo, i lunghi capelli scuri fluttuavano. Sembravano morbidi e leggeri, come una nuvola. Li spostò dal viso, poi sedette, posizionando il puntale sul pavimento. Tenne fermo lo strumento fra le gambe, prese un bel respiro, guardò il pubblico; infine, poggiò l'archetto sulle corde. Sicuramente Bach sarebbe stato orgoglioso di lei: suonava le note del famosissimo musicista in modo impressionante. Chiuse gli occhi, solo ogni tanto li riapriva un po' per guardare le dita che muoveva sul manico, premendo le corde. 
Alla fine del brano, aprì completamente i piccoli occhi sfilati e guardò gli altri applaudire, urlarle complimenti di ogni genere. Fece un sorriso, anche se cercò di non farlo allargare troppo. Scosse un po' la testa e lasciò il palco con la stessa grazia con cui era entrata.
La voglia di sapere chi avrebbe cantato stava uccidendo Harmony che, comunque, cercò di godersi tutte le esibizioni.
Un pianoforte, delle chitarre, i clarinetti accompagnati dai flauti, un'esibizione teatrale di mezz'ora e poi, finalmente,la canzone. Le luci si spensero.
"Eh, quanto la fate lunga, voi del Miracle Painting, muovetevi che sto morendo dal sonno." pensò Harmony scocciata. Qualche secondo di silenzio, rumore di passi, poi una voce: «Io sono la prima stella che la sera appare in cielo per illuminare i cuori e aprire le menti della gente! Sono Shino Reinsworth!»
Inizialmente qualcuno cercò di soffocare le risate, poi si accesero le luci, che mostrarono chi c'era sul palco: una ragazza magrissima, alta, con un vestito da idol, i capelli rosso rame, alle spalle, leggermente mossi, decorati da un grandissimo fiocco rosa. Tutti applaudirono, gridando il suo nome: "Shino!", "Vai, Shino!", "Shino, sei tutti noi!"
Harmony rimase spiazzata, chiedendosi cosa avessero tutti da applaudire. Ai suoi occhi era solo una stupida: si era presentata con una frase da Sailor Moon, vestita di rosa, con quel fiocco più grande della sua testa...
"Ma dove siamo?! Al circo?! E' questa la serietà dell'istituto?!" Non ci voleva credere. In quel momento era imbarazzatissima, quasi pentita di essersi iscritta lì. Coprì il viso con una mano e scosse la testa. Mentre Shino cantava, Harmony si rifiutò tassativamente di guardarla e ascoltarla. La canzone era stupidissima, ma chi l'aveva scritta? E a farla innervosire ancora di più c'era il fatto che tutta la scuola stesse esultando. Non reggeva più quella situazione, così decise di allontanarsi. Sedette al chiosco della scuola. Era deserto, ma il barista era lì a fare il suo lavoro.
«Buona sera, signorina! Prendi qualcosa?» chiese ad Harmony; lei si girò guardandolo con una faccia da "Che cazzo vuoi, lasciami in pace." e lo fece addirittura spaventare. Tant'è che l'uomo si zittì subito, ma continuò a fissarla mentre sedeva con le gambe accavallate e la testa poggiata sul pugno chiuso. Harmony se ne accorse e volse la testa verso di lui, sospirò, poi chiese: «Perché mi fissa da mezz'ora?»
«Oh, scusami signorina...ma ti vedo arrabbiata...perché non sei allo spettacolo dell'Open Day?»
«...E' merda.» fu la risposta secca di Harmony. Okay, quella ragazza era veramente inquietante, il barista non rispose più. Ad un tratto, a rompere il silenzio fastidioso che si era venuto a creare, arrivò Ryosei.
«Suzuki-san! Mi darebbe una coppetta di gelato al limone, per favore? Sto morendo di fame, eheh!»
Harmony alzò la testa e non ci mise molto a riconoscerlo. Arrossì e rimase a fissarlo, finché lui non si girò e andò a sedersi davanti a lei col gelato il mano. A quel punto lei fece finta di niente e guardò da un'altra parte, battendo nervosamente la punta del piede sul prato.
«Ehi!» disse Ryosei sorridendo «Che fai qua? Non ti piace l'Open Day?»
"...Sta parlando con me?" che domande, Harmony, vedi qualcun altro nei paraggi, oltre te e il barista? Incrociò il suo sguardo e inarcò un sopracciglio, pensando: "Poi ti lamenti se le ragazze ti vengono dietro, sei tu che dai loro corda per primo."
«Ho mal di testa.» 
«Ah...beh, sì, ogni tanto esagerano e alzano troppo il volume degli amplificatori...mmh...come ti piace il gelato?»
«Il gelato?...Perché ti interessa sapere una cosa del genere, scusa?»
«Era una domanda come un'altra...»
«Saranno affari miei!»
«Okay, scusami! Posso almeno sapere il tuo nome?»
«Harmony...Miiko Harmony.»
«Harmony...mmmh...immagino tu sappia già chi sono io...vero?»
Harmony lo fissò con la bocca aperta, le sopracciglia aggrottate e le braccia conserte, poi gli urlò contro: «Ma chi ti credi di essere?! E' scontato che io conosca il tuo nome o che?! Vedi di fare meno il galletto, Mizunashi!» si alzò e buttò a terra la sedia, con la sua solita delicatezza e si allontanò a pugni chiusi.
«...C-che caratterino...» sospirò Ryosei guardando il barista «Volevo solo offrirle un gelato...»
  
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