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Autore: tartufo    27/12/2012    2 recensioni
Blaine osservò per vari secondi il ragazzo che gli stava davanti, un unica domanda gli martellava nella testa.
“Cosa sei?” chiese guardandolo in volto.
Il ragazzo sorrise dolcemente, e prima di cadere al suolo svenuto, disse solamente una parola.
“Aiutami”.
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La trovava bellissima, e certo, lo era fisicamente, ma non intendeva in quel senso, quello che Santana vedeva, andava oltre le apparenze, andava oltre l'aspetto, erano le sue parole gentili, i suoi gesti incondizionati, le sue carezze senza pretese a renderla bella, bella dentro, e certi gesti, certe premure, non potevano essere create dal nulla, non poteva essere tutta una finzione.

Santana aveva conosciuto la finzione, non poteva sbagliare, non poteva confonderla ancora, Brittany era vera, dolce, sincera.

Smise di spiarla e si siresse con passo sicuro verso di lei, una piccola ruga le corrucciava il viso e aveva una strana espressione, ansia, mista a dubbio forse, ma appena la vide, la ruga scomparve lasciando il posto ad un enorme e raggiante sorriso.

“Mi sei mancata così tanto...” disse gattonando verso la lupa e grattandole dietro l'orecchio quando fù abbastanza vicina.

“quando non ci sei, mi sento abbandonata, proprio come la prima volta...” disse, e per un secondo, il suo sorriso si rattristò.

Le orecchie di Santana si sollevarono alla frase “come la prima volta” come se in quelle quattro parole, ci fosse qualcosa di nascosto, da decifrare.

“Sai, ogni volta che ti vedo...” disse, passando la mano tra la folta pelliccia lungo la schiena.

“... E' come se mi esplodesse il cuore nel petto, provo sempre questa sensazione di confusione e... calore, è successo anche al lago... quando ti ho vista, li ho sentiti,,, i fuochi d'artificio...”.

Brittany continuò a parlare sognante mentre a Santana venivano meno le forze mano a mano che la biondina andava avanti con il suo racconto.

“Ma per te non era lo stesso...” disse triste.

“... ogni volta che ci incontravamo, sembravi pronta a farmi del male... io invece non facevo che pensarti, stavo impazzendo... ed era strano, è strano, ma “l'amore” non ha limiti, e adesso tu sei qui...” disse, come se parlare di sentimenti con un lupo, fosse la cosa più naturale del mondo.

Santana represse un ululato.

Era così chiaro.

Aveva fatto un casino, un enorme casino.

Se lo ricordava bene quel giorno, era caldo e afoso, il lago era affollato e lei aveva seguito gli schiamazzi indistinti, coperti dal rumore della caduta dell'acqua della cascata.

Avevo rivolto lo sguardo su ogni esemplare maschio presente, poi per meno del tempo di un battito di ciglia, si era posato su di lei.

Al suo fianco Max.

Si era trasformata.

Era stato automatico credere che quell'umano, fosse il suo umano.

Come avrebbe potuto pensare diversamente?

Come il dubbio, avrebbe potuto, dovuto insinuarsi, se una cosa del genere non era mai accaduta?

No, si sbagliava, era accaduta eccome, ma nessuno ne era a conoscenza.

Non era per colpa sua, del suo carattere, che non provava nulla per quell'essere, era perchè non era quello giusto, era andata troppo oltre, con lo sguardo, eppure il suo istinto, il suo cuore, glielo dicevano costantemente.

Era per questo, che seppur ferita e spaventata, tendeva sempre a fidarsi di lei, anche se non sapeva che si era trasformata per lei con la mente, lo sapeva il suo cuore.

Era per questo che Brittany si avvicinava a lei, incurante delle unghie sfoderate, incurante dei suoi tentativi di ferirla, era lei, era sempre stata lei.

La natura stava cambiando.

Le sarebbe piaciuto essere felice in quel momento, anche lei aveva trovato la persona giusta, niente era sbagliato in lei.

Ma non avrebbero potuto stare insieme.

Santana pensò a Blaine, aveva potuto capire cosa provava in minima parte, ora lo sentiva sulla sua pelle, dentro l'anima, molto probabilmente, in quel momento, Kurt cercava le parole per spiegargli perchè non potevano stare insieme.

Avrebbe dovuto anche lei affrontate la verità?

O era meglio agire da codarda?

Lasciarla, nononcontrarla mai più, magari avrebbe sofferto, pianto tutte le sue lacrime, ma poi sarebbe stata bene, col tempo, avrebbe trovato qualcuno che sarebbe rimasto perchè poteva farlo.

No, non poteva davvero agire in quel modo, le doveva molto di più.

Santana mutò forma sotto gli occhi meravigliati di Brittany e attese in silenzio una qualunque reazione.

“Oh... sapevo che eri speciale...” disse gettandole le braccia al collo.

“Così sarà molto più facile stare insieme...” continuò posandole un bacio sulla guancia.

Santana le prese le mani tra le sue.

“Devo spiegarti delle cose...” disse mentre Brittany allungava una mano per giocare con una lunga ciocca di capelli.

“Sei così bella... lo eri anche prima...” disse sporgendosi e posando le labbra su quelle della mora.

“Ma adesso, posso fare questo...” sospirò allontanandosi.

Santana poggio automaticamente le dita dove pochi secondi prima Brittany l'aveva sfiorata.

Formicolavano.

Il suo primo bacio.

Le serviva aiuto, perchè dopo quel gesto, da sola non sarebbe mai riuscita a lasciarla.

Le serviva Kurt, e magari anche Blaine, che era a conoscenza di tutto, si sarebbero fatti forza insieme.

“Vorrei... vorrei farti conoscere qualcuno” disse Santana poco convinta.

“Tutto quello che vuoi...”rispose Brittany.

 

 

L'aveva vista attraversare il villaggio, e non poteva credere che fosse ancora viva, questo fù il suo primo pensiero, il secondo fù quello di terminare il lavoro che aveva iniziato dato che si diregeva da sola verso la foresta.

Evidentemente era stupida se non aveva imparato la lezione, ma questa volta non l'avrebbe dimenticata, si disse mentre l'eccitazione gli spingeva tutto il sangue verso un'unica direzione, rendendogli i pantaloni stretti e fastidiosi, ma non importava, da li a poco li avrebbe tolti, e si sarebbe divertito più volte dopo tanto tempo di inattività.

Si era salvata dalla lupa, ma non si sarebbe salvata dall'animale che era in lui, non questa volta.

Le avrebbe fatto male il doppio.

La vide sedersi e guardarsi attorno, gli rendeva le cose fin troppo semplici, non avrebbe avuto nemmeno il tempo di scappare, l'avrebbe schiacciata al suolo con il suo peso, colpendola allo stomaco per non farla urlare, avrebbe slacciato i pantaloni e l'avrebbe costretta a prenderlo in bocca, tutto, fino in gola, poi... le sue fantasie sfumarono quando la lupa comparve sul suo campo visivo, era così mansueta da farsi toccare.

Brittany parlava, ma non era abbastanza vicino da comprenderne le parole, e poi, come se il natale fosse arrivato in anticipo, la lupa si era trasformata, e l'avrebbe riconosciuta ovunque, anche se l'aveva dovuta condividere, si era divertito parecchio con lei, un po' meno dopo che era svenuta, ma ehi, non era il tipo da fare il difficile.

Per come l'avevano lasciata, non pensava che l'avrebbe rivista, ripensò al suo corpo nudo, coperto di sangue, e un brivido gli percorse la schiena.

Comunque qualcuno lo amava, non importava chi, forse il diavolo, perchè al Signore non credeva, una scoperta de genere valeva oro, le femmine di lupo si trasformavano in bellissime, ingenue e manovrabili ragazze, non lo avrebbe detto a nessuno andando subito a caccia, aveva un amichetto da soddisfare.

 

Era così triste, come poteva ignorarlo, si era avvicinata e quando l'uomo aveva sollevato lo sguardo, aveva lanciato un urlo e l'aveva colpita, la lama del coltello che aveva tra le mani, aveva lacerato la pelle con una lunga striscia superficiale, non era nulla, anche se il sangue aveva iniziato a scorrere.

L'aveva afferrata per la collotola e guardandola negli occhi, di rimando, lei aveva scorto in quelli dell'altro comprensione, e un improvviso lampo di follia.

Poi tutto era successo così in fretta, in modo inspiegabile.

La zia che l'aveva finalmente raggiunta, l'uomo che parlava, consapevole di essere capito, la pressione delle dita che le stringevano la gola a quella richiesta, e poi altro sangue.

Non avevano più visto la foresta da allora, non avevano più visto i loro cari, solo freddo cemento e il viso di quell'uomo.

Da quanto erano rinchiuse?

Giorni?

Settimane?

Mesi?

Non lo sapevano, avevano perso la cognizione del tempo.

Ma stava arrivando, avevano imparato a riconoscerne i passi, e il rumore di un pesante oggetto che veniva spostato, era il segnale, che di li a poco, la botola si sarebbe aperta.

“Sei pronta?” chiese Rachel alla piccola.

“Zia... ho paura...” rispose Beth latrando piano.

“Andrà tutto bene... ricorda quello che ti ho detto... vai, e non voltarti indietro...”.

La botola si aprì con un colpo secco, permettendo all'aria pulita di entrare, sapeva di neve fresca.

L'uomo discese le scale reggendo in un vassoio con cibo e acqua, quando si ritrovò a terra, con la ragazza addosso, che lo immobilizzava, non si rese immediatamente conto di quello che stava accadendo, finchè non vide la coda del cucciolo sparire al piano superiore.

Rachel si sollevò velocemente in piedi, sperando di aproffittare della sorpresa e fece per seguirla, bloccandosi quando lo senti parlare, era rimasto a terra, non cercava di fermarla, gli occhi che la guardavano, in realtà non la vedevano.

“Mary...” chiamò allungando un braccio.

“Non lasciarmi... siamo una famiglia ricordi? Una famiglia...” biascicò iniziando a piangere debolmente.

“Io non sono...” fece per rispondergli Rachel, venendo immediatamente interrotta dalla parole senza senso dell'uomo.

“Mary, ho sbagliato... perdonami... portami con te...”.

Cosa doveva fare? Si chiese.

Il segreto che tanto doveva rimanere nascosto, non sembrava poi tanto tale.

Quell'uomo, in fondo, le aveva nutrite, vestite, non gli aveva fatto mancare nulla, nonostante le avesse rapite e segregate, nonostante avesse minacciato di farlo, non le aveva mai sfiorate, non gli aveva mai fatto del male.

Ci avrebbe pensato Burt, perchè lei non aveva la forza di abbandonarlo li, sopratutto guardandolo in quelle condizioni, e vedendo solo un guscio vuoto.

Lei afferrò la sua mano, e lui sorrise, trascinandola in un abbraccio.

“Mary, mi siete mancati così tanto...” disse accarezzandole i capelli.

Non sapeva con chi stava parlando, eppure...

“Anche tu a noi...” disse tranquillizzandolo, mentre si direggevano fuori, verso la luce del sole, sulle tracce fresche di Beth.

 

Mentre controllava le sue frecce, il piccolo Timothy la vide, un ombra familiare che popolava i suoi sogni da molto tempo, sfrecciava tra le case facendo meno attenzione del dovuto, e con un balzo raggiungeva il limite della foresta.

Questa volta, non ci sarebbe stato nessuno ad intralciare il suo tiro.

Ancora non era il suo lupo, (non lo aveva mai visto, ma l'avrebbe riconosciuto per quante volte glielo avevano descritto) ma era sicuramente un inizio.

Si sollevò bruscamente facendo cadere la faretra a terra, mosse un passo, spezzando con il piede due delle quattro frecce che erano fuoriuscite.

Non imprecò, l'unico insegnamento del padre che non aveva mai infranto.

Raccolse le due frecce sane rimaste e partì all'inseguimento sperando di raggiungerlo, per una preda, due frecce erano più che sufficienti.

 

 

  
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