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Autore: LunaMentur    27/12/2012    0 recensioni
Ritrovarsi a vivere in un mondo che per tanto tempo pareva essere casa tua; poi un giorno realizzi che è sempre stato una mera copia della realtà. Ma cos'è reale e cosa no? Cosa ci ha portato a sognare un mondo così, pur di evadere dalla realtà che ci appare così crudele e dolorosa?
"La testa mi pulsava e prima che riuscissi a formulare il pensiero per intero, caddi addormentata sul cuscino non mio, basso e duro, in una stanza che sembrava la mia. {...}
-Il mondo reale è solo un concetto relativo, Creatrice. Un mondo può essere reale solo se di decide che quello deve esserlo. Non potrà mai aver la certezza che, una volta uscita da qui , atterrerebbe sul mondo reale, potrebbe trovarsi ancora dentro la sua testa senza saperlo-"
Genere: Azione, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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02 - Desidera,solo così vivrai.
Una sola luce.
Intorno c'era il buio più totale, mentre su di me c'era una luce bianca che mi illuminava.
Cercai di alzarmi e questa volta le gambe mi risposero. Mi sentivo più sciolta, come se il corpo e la mente fossero una cosa sola e non ci fosse più lo scarto di tempo tra il pensiero di movimento e l'azione.
Con un piede uscii dal cerchio luminoso. Andai verso l'oscurità e notai che la luce mi seguiva. Mi vennero i brividi. Incominciai a correre attraverso l'oscurità e la luce sopra il mio capo,dopo poco una nebbiolina bianca si fece strada, rallentandomi.  Era come se faticassi ad andare avanti. Avevo già il fiatone, ma non mi arresi e continuai ad andare avanti finché andai contro una superficie ruvida. Non provai dolore. Cercai di capire cosa fosse e scoprii che era un muro di pietra. Con una mano contro il muro avanzai seguendolo. Dopo chissà quanto tempo arrivai a toccare un oggetto rotondo, come se fosse un pomello. Feci un respiro profondo e cercai di aprire la porta, ma essa rimase immobile.
Era chiusa. Cercai una serratura.
“Mi serve una chiave... Voglio... una chiave”
Misi le mani nelle tasche e trovai il mazzo di casa.
C'erano ancora tutte quelle chiavi che non sapevo cosa aprissero. Incominciai a provarle tutte e dopo la settima, la trovai.
La porta si aprì. Avanzai. Entrai in una stanza rettangolare, con le pareti colorate a righe,con un tavolo e due sedie nel mezzo.
Avanzai di qualche passo, guardandomi intorno
-Sei incredibile.- Mi voltai di scatto.
Maddalena , capelli neri e dal fisico perfetto, era contro la parete dove prima c'era la porta da cui ero entrata. Indietreggiai.
-Cosa...-
-Ti odio e sai perché? Hai rovinato tutto.- Si avvicinò al tavolo e si sedette. Io feci lo stesso.
Eravamo una di fronte all'altra. - Avresti potuto vivere una vita senza problemi, senza pensieri....-
-Cosa stai...- Borbottai mentre lei si sporgeva sul tavolo, con i gomiti appoggiati e i capelli che fluttuavano nell'aria leggeri.
-Non te l'ha forse detto il ragazzo?- Disse sorridendo e ammiccando.
-Quello non era il mondo reale- Senza volerlo dire ad alta voce, lo ripetei.
-Oh, perspicace e da cosa l'hai dedotto?- rise – Sai se non mi fossero mancate le energie per mantenere in piedi tutto quel mondo, ora tu vivresti ancora in quella casa, con i tuoi genitori e studieresti ancora in quella scuola-
-Io... Come...- Mi appiattivo sempre di più sopra la sedia di metallo colorato, come per sfuggire a quella parole, che erano vere e me ne rendevo conto, ma che non riuscivo ad accettare.
-Come ho creato quel mondo? Oh cara la mente è la cosa più potente che esista e lo è ancor di più l'immaginazione. Ho creato un mondo perfetto... E tu hai rovinato tutto.- La sua espressione da sorridente, cambiò di colpo, trasformandosi in una terribile smorfia. Era infuriata.
La fissai.
-Ma... agli sbagli si può sempre rimediare. Speravo di poter entrare nella tua mentre senza dover ricorrere alla forza, che fossi stata tu a farmi entrare spontaneamente, confondendo il mondo che avevo creato con il tuo “vero” mondo... Ma a te non andava di rende le cose facili, vero?-
La guardai con odio, benché non mi fosse chiaro quello che stava dicendo, avevo capito che era un'impostore, una mera figura che cercava di imbrogliarmi. Mi aveva preso in giro per tutto quel tempo e io non l'avevo capito.
-Eppure ora, guarda qui! Sono dentro la tua testa e sei riuscita a trovare la prima porta e hai anche tutte le chiavi! E' meglio di quanto mi immaginassi!- Rise ancora. Era una risata isterica, irritante. -Meraviglioso!- Si avvicinò a me, alzandosi dalla sedia. -Ma non è possibile che tu rovini ancora tutto.- Cercò di prendermi il mazzo di chiavi. Io mi allontanai, buttando per terra la sedia.


Cosa avreste fatto voi se un giorno vi foste svegliati e aveste scoperto che tutto ciò di cui vi eravate circondati era solo una mera creazione, immaginazione, finzione di ciò che in realtà non era reale? Tutto ciò che era stata la tua vita fino a quel momento era stata un'illusione di cattivo gusto, una copia utopica della realtà?
Io sarei rimasta a fissarmi allo specchio, allibita, per poi urlare, sbattere i piedi contro quel pavimento fittizio e bere un'ultima tisana finta.
E invece ora mi ritrovavo dentro la mia stessa testa, con in mano sette chiavi ancora da utilizzare e a parlare con una ragazza che aveva l'intenzione di uccidermi, anche se pochi minuti prima era la mia tenera vicina di casa, nonché  creatrice del mondo finto in cui vivevo.

Rimasi a fissare Madda, senza sapere come muovermi. Mi appoggiai piano al tavolino di metallo e cercai di trovare una soluzione. La stanza era priva di porte, di vie d'uscite, cosa dovevo fare?
La ragazza sorrise ancora in modo inquietante e alzando una mano le apparve un coltello da macellaio.
-Direi che ho sempre desiderato vedere com'è la morte dell'io che controlla la mente in cui mi trovo- Affermò, guardando il mio corpo, come per decidere da che parte fosse meglio incominciare a tagliare.
"Come ha fatto... a far apparire dal nulla un coltello? Posso farlo anche io?"
-Siamo dentro la mia mente...- Sussurrai piano cercando di pensare, mentre i miei muscoli si irrigidivano, sentivo la paura fin nelle punte dei piedi. Non solo per la mia imminente morte ma perché era ancora troppo surreale quello che stava accadendo.
"Dentro la mia testa... lei immagina e crea... vuole un coltello e appare..."
Cercai di raddrizzarmi. "Voglio una katana"
Chiusi gli occhi, aprii la mano destra, quella libera, e sperai che mi apparisse in mano.
Un sibilo e qualcosa cadde rumorosamente contro il pavimento freddo. Riaprii gli occhi, un oggetto lungo, coperto da una custodia nera era a pochi metri da me sulla sinistra. A un solo metro c'era Maddalena con un coltello in mano. Sarei stata così veloce da afferrare l'arma , estrarla dal fodero e contrattaccare?Solo nei fumetti avevo visto usare una spada e con le mie scarse capacità fisiche dubitato fortemente di riuscire nell'impresa.
Scattai appena vidi gli occhi di Madda fissare l'arma a terra, mi lanciai su di essa e , afferrandola, la usai come scudo. Il coltellaccio si incastrò nel fodero lucente nero. Rimasi per qualche secondo, col fiatone, a fissare la ragazza che aveva gli occhi spalancati e una terribile smorfia.
Avevo paura.
Una terribile paura.
Il coltello di Madda si trasformò in una pistola argentata. Si allontanò di poco e mi puntò l'arma.
"Non sparare" Urlai speranzosa dentro di me. La giovane fece scattare il grilletto, ma il colpo andò a vuoto. Non c'erano proiettili dentro.
Senza che avessi impartito l'ordine al mio cervello, tra me e lei cadde un muro di cemento. Una polvere bianca mi coprì i vestiti, tossii, mi alzai e toccai il muro. Era freddo, duro e terribilmente reale. Sembrava davvero esistente.
Rabbrividii.
Feci qualche passo indietro e tenendo ben stretta la katana, estremamente pesante e lunga, mi guardai attorno. Comparve un'insegna sopra una parete.
I caratteri erano lineari e doppi.
"Se vuoi capirne il senso devi partire dalla fine.
Non regala colori, ma riquadri dove i caratteri dominano.
Sono tutti diversi ma in fondo anche tutti uguali.
Sono...?"
Rimasi a guardare la targa grattandomi la testa. E ora la mia mente cosa si aspettava? Che avrei risposto a stupidi indovinelli per passare ad un un'altra stanza?  ad un'altra minaccia omicida?
Rilessi più volete l'indovinello eppure non capivo bene il senso. Lo dovevo conosce per forza, la mia mente l'aveva elaborato, la mia stessa mente conosceva la risposta. Forse dovevo solo desiderare di...
-Se vuoi capire il senso devi partire dalla fine... E' qualcosa che devo prendere e guardare dalla fine... Cosa può essere?... Un libro? Ma non ha senso partire dalla fine! Non regala colori... è in bianco e nero quindi? ...Che diavolo intende con riquadri dove i caratteri dominano?!...-
Feci un respiro profondo. -Non intendo nemmeno analizzare l'ultima frase...Ma cosa diavolo mi ero fumata quando ho ...- Un'immagine mi passò davanti agli occhi, come se mi fossi ricordata di qualcosa.
Mi rigirai più volte la katana nella mano destra e cercai di ricordare cosa fosse l'oggetto nell'immagine...
Dalla mia gola partì un gridolino, mentre un grande rombo fece tremare il muro di cemento alle mie spalle.
"Sta arrivando..."
-Manga. La risposta è il manga- Affermai convinta.
Per un'appassionata come me di manga era quasi banale un indovinello come quello, o almeno potevo supporre che potesse riguardare quel campo.
Mi bloccai di colpo.
Manga...Ma non avevo mai letto un manga io.
La testa mi pulsò, come se avessi ricevuto un colpo dall'interno. Mi massaggiai la nuca e aspettai che succedesse qualcosa. La targa cadde per terra, senza far rumore. Essa attraversò il pavimento come se non fosse fatta di materia e al suo posto apparve una finestra rettangolare. I vetri erano neri come la pece e non vedevo su cosa di affacciasse.
Ci fu un'altro rombo e questa volta ancora più forte. Non volevo nemmeno immaginare con che oggetto stesse cercando di abbattere quel muro. Aprii la finestra senza guardarmi indietro mentre il muro crollava . Un vento forte mi spinse verso l'esterno buio e ci caddi dentro prima che potessi trovare un appiglio.
Mi ritrovai a cadere nel nulla, in realtà se non fosse stata per l'aria che mi veniva in faccia,non avrei nemmeno capito che stessi cadendo,;tutto era nero, senza odori e senza rumori. Perfino la mia caduta era priva di suoni, neanche l'aria contro il mio corpo creava sibili.
"Vorrei... una luce"
Un bagliore intenso mi accecò. Riaprii gli occhi piano e mi guardai attorno. Ero in un buco , un enorme pozzo nero e continuavo a cadere.
Urlai, cercai di toccare il muro di pietre nere, ma era come se si allontanasse dalla mia mano sempre di più.
"Mi...mi ricorda... qualcosa ma non so cosa..."
Mi vennero in mente delle macchie di sangue, delle maschere argentate e dei grandi mantelli rossi... E un numero. 300.
"Non ho mai visto... Anzi, quando ho visto quelle cose?"
Il respiro  accelerò, mi sentivo mancare, quanto sarebbe durata ancora la caduta? Per sempre? Sarei caduta in eterno senza mai toccare il fondo?
Se volevo potevo desiderare un fondo, ma sarei morta?
Si può morire nella propria mente?
Nella propria mente...Come poteva essere vero? Era forse un sogno? Ma se lo fosse stato, mi sarei dovuta risvegliare. Se fosse stato un sogno una volta svegliata avrei rivisto i miei genitori, la mia stanza e il ragazzo sul bus.
Il ragazzo sul bus...
"Aiuto!" Sentivo un bisogno irrazionale di essere salvata, di qualcuno che potesse finalmente dirmi ciò che era reale e ciò che non lo era.


Post Autore
L'occhio di Maddalena è quello presente in questo capitolo. Direi che è arrabbiata, prometto che tutto diventerà più chiaro tra alcuni capitolo
Ditemi cosa ne pensate della storia, è importante!

  
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