Anime & Manga > Capeta
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Autore: AliceWonderland    27/12/2012    5 recensioni
La vita di Kappeita Taira, detto Capeta, trascorre tranquilla e serena tra scuola, amicizie e le immancabili gare di kart che oramai lo vedono campione indiscusso delle piste, dopo l'incredibile spettacolo offerto al pubblico in visibilio nel circuito di Haruna, contro Ryou Shiba.
Al seguito della gara, infatti, Capeta ha finalmente attirato l'attenzione di uno sponsor, è supportato da un team specializzato, un nuovo telaio ha sostituito il glorioso quanto sgangherato Capeta III e, cosa ancor più importante, è in concorso per ottenere la tanto ambita borsa di studio messa in palio dalla FSRS (Formula Stella Racing School) che potrebbe aprirgli le porte verso la tanto agognata categoria dove gareggia il suo 'eterno rivale', Naomi Minamoto; ancora non immagina che, ben presto, una notizia inaspettata sconvolgerà la sua tranquilla routine, portandolo ad avvicinarsi al suo rivale, ma... in maniera assai diversa da come se l'aspettava!
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Capeta Taira, Naomi Minamoto, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note: i personaggi presenti in questa fanfic appartengono al loro rispettivo creatore, Masahito Soda. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Buona lettura!



_Chapter 06: Uno, due, tre... STELLA!_



Capeta fissava assente le luci della galleria rincorrere l'auto, che procedeva lungo la strada del ritorno avvolta in un teso e rispettoso silenzio.
Il padre di Nobu aveva spento la radio quando lo aveva visto raggiungere i garage, ed ora si limitava a tenere lo sguardo concentrato sulla strada e le mani serrate sul volante, mentre Capeta, con la coda dell'occhio, poteva scorgere il suo amico voltarsi verso di lui, pronto a pronunciare una qualche frase di consolazione che puntuale sembrava sparirgli o rimanergli intrappolata in gola.
In effetti, Nobu non sapeva proprio cosa dire all'amico, rimasto per tutto quel tempo immobile, seduto in un angolo, il volto posato sul dorso della mano e gli occhi ancora lucidi e rossi, dopo aver appreso il tanto temuto e atteso verdetto da parte della commissione della FSRS.
Avrebbe tanto voluto trovare le parole giuste per tirarlo fuori da quel disperato silenzio dato che, fino a poco prima, l'unica frase che era stato in grado di pronunciare dopo aver visto il volto del suo amico rigato dalle lacrime, era stata un “Mi dispiace, Capeta” tutt'altro che confortante.
Nel frattempo, al giovane pilota il verdetto suonava ancora terribilmente inverosimile; fino a poche ore prima il tempo sembrava non voler trascorrere, udiva le voci attorno a lui distanti, ovattate e così continuò a percepirle fino a quando la voce del signor Kagami non si fece all’improvviso più chiara e nitida, pronunciando il nome del vincitore della borsa di studio.
Ryou Shiba.
Dalle labbra dell'uomo era affiorato un nome; gli occhi dell'intera commissione erano fissi sui candidati.
Ryou Shiba.
Quello non era il suo nome, aveva subito pensato Capeta, mentre per un istante la vista gli si offuscava, riportandogli ancora dinanzi l'immagine della monoposto danneggiata.
Erano da poco trascorse le sei e mezza, quando l'auto uscì dal centro ed imboccò la strada che conduceva ai quartieri residenziali; il circondario era già stato inghiottito dal manto aranciato del tramonto.
-Nobu?-.
-Sì, dimmi Capeta-;
-Grazie per il passaggio. Potreste fermarvi qui?-;
-Ma oramai siamo quasi arrivati- disse il signor Ando.
-Non preoccupatevi. Ho solo voglia di camminare- li rassicurò lui, scendendo dall'auto.
-Capeta- lo chiamò Nobu, sporgendosi dal finestrino -Vedrai... vedrai che andrà tutto bene, hai capito?- esclamò mentre i suoi occhi si facevano lucidi -Non è ancora finita-.
Sorpreso, il quindicenne guardò l'amico, ed un melanconico sorriso si dipinse sulle sue labbra umide.
-Sì, grazie di tutto, Nobu- sussurrò -Ci vediamo domani-, e si avviò lungo il marciapiede, guardando l'auto del compagno allontanarsi e svoltare l'angolo. Adesso come avrebbe dato la notizia a tutti quanti e, sopratutto, come avrebbe potuto accettare quel verdetto?

-Sì, pronto? Ah, signor Kagami, buonasera. Allora, com'è andata?-.
Naomi distaccò lo sguardo dai libri di testo e tese l'orecchio, scorgendo la madre attraversare il corridoio.
-Sì, capisco. No, non mi pare che... Solo un momento. Ehi, Naomi, Capeta non è ancora rientrato?- domandò la donna, fermandosi sull'uscio della sua stanza.
Il figlio scosse il capo. Strano, pensò. I colloqui erano terminati già da un pezzo. -Il signor Tanaka sta già provvedendo ad inviare il fax. Glielo consegni appena sarà tornato- disse il signor Kagami, dall'altro capo -Ah, faccia sapere a Naomi che da domani pomeriggio riprenderanno gli allenamenti-;
-Sì, la ringrazio. Buonasera- la signora Minamoto posò il telefono ed alzò lo sguardo sul figlio, tornato chino sui libri - Naomi, il signor Kagami ha detto che le auto sono pronte- lo avvisò, poggiandosi alla soglia, pensierosa -E' strano che Capeta non sia ancora arrivato. Gli incontri sono terminati da qualche ora e al cellulare non risponde- disse stranita, sollevando il fax appena ricevuto.
-A-ah- disse piegando le labbra rosse in un sorriso compiaciuto, e percorrendo lo scritto con lo sguardo -Persec, eh?-.

-Che cosa?! Non ha ottenuto la borsa di studio?- latrò Monami, furibonda -Ma cos'hanno quei commissari, il prosciutto sugli occhi? Povero Kacchan-;
-Già, non aveva una bella cera quando lo abbiamo riaccompagnato a casa- sospirò l'amico, affranto, sollevando il cellulare che aveva preso a squillare -Sì? Ehi, Shigeo, che succede?-;
-Pronto, Nobu? Insomma, si può sapere che cosa combinate?- domandò scherzoso l'uomo -Volete tenerci tutti quanti sulle spine? Allora, com'è andata?-.
-Hm, non come speravamo… Aspetta, Capeta non te l'ha detto?- chiese il ragazzino, perplesso.
-Eh? Ma non è con te, scusa?-.
Nobu e Monami si scambiarono una veloce occhiata.
-No, l'abbiamo riaccompagnato vicino casa quasi un'ora fa. Non è ancora arrivato?-.
Dall'altra parte della città, Shigeo si voltò verso Nanako ed il suo volto si fece terreo.
-N-no- rispose con un filo di voce -Non è qui...- sussurrò interrompendo la chiamata.
-Monami...-biascicò Nobu a labbra serrate –Abbiamo perso Capeta!-;
-CHE COSA?! MA COME AVETE FATTO, SI PUO' SAPERE?! NON E' MICA UN SOPRAMMOBILE!- scattò la biondina -CHE FAI LI IMPALATO? ANDIAMO A CERCARLO, NO?-;
-Sì, vengo!-.

La signora Minamoto guardò preoccupata l'operaio posare il telefono e precipitarsi verso la porta.
-Shigeo, aspetta, ma hai idea di dove si possa trovare?- gli chiese prima che questo uscisse dall'appartamento.
-Certo che no, ma devo andare a cercarlo! Spero solo che non faccia qualche sciocchezza!-;
-Si può sapere cos'avete da gridare?- domandò Naomi, scendendo le scale e raggiungendoli in salone.
La madre gli corse incontro e lo afferrò per la collottola della t-shirt: -Capeta è sparito! NAOMI, DEVI ANDARLO A CERCARE!-.
-Cosa? Mi hai preso per un cane da riporto?- mormorò il ragazzo, liberandosi dalla presa -Datti una calmata-.
-Una calmata?- esclamò Shigeo, agitato -Mio figlio è là fuori e chissà...!-;
-Be’, lo lasci entrare, allora- disse il sedicenne, indicando il ragazzino fermo oltre la soglia di casa.
-Capeta!-;
-Papà...-.
Il genitore lasciò cadere a terra la giacca e, tirandolo verso di sé, strinse il figlio in un forte abbraccio che quasi lo sollevò da terra.
-Capeta, per fortuna non ti è successo nulla! Ci hai fatti spaventare tutti quanti! Ma dov'eri finito?-.
Naomi lo guardò in silenzio ricevere passivamente gli abbracci e le rassicurazioni del padre senza batter ciglio. Non aveva un bell'aspetto. Il colloquio non doveva essersi concluso come aveva sperato, visto il suo volto umido e arrossato.
Intanto, Shigeo l'aveva lasciato andare, stringendogli le spalle dopo essersi chinato davanti a lui: -Che succede? Perché non dici nulla, Capeta? Non ti senti bene?-.
Il quindicenne non rispose e, superando tutti, salì lentamente le scale svanendo al secondo piano.
Aveva lottato con tutto se stesso per non scoppiare in lacrime davanti a Minamoto, ma ora non c'era più nulla che l'orgoglio potesse fare per trattenere le sue lacrime di delusione.
Si chiuse la porta della camera alle spalle, e gettandosi sul letto immerse il viso nel cuscino percependo il viso inumidirsi.

-Forse è meglio lasciarlo solo- sospirò Shigeo, rattristato per la notizia appena appresa.
Si sentiva così impotente, di fronte a quella situazione.
Ottenere quella borsa di studio era l'unica speranza, per Capeta, di entrare in Formula Stella, ed ora che quell'ultima chance era andata perduta lui, che era suo padre, non aveva idea di cosa fare per poterlo aiutare a proseguire nel suo sogno.
-Shigeo, a dire il vero c’è...- disse la donna, avvicinandosi.
Naomi fissò taciturno la scena, accostandosi al fax e strappando via il comunicato ricevuto poco prima, per poi uscire dal salone sotto lo sguardo perplesso della madre.
-Naomi?-.

Disteso sul letto, Capeta fissava con aria assorta il soffitto della propria stanza, avvolta da qualche minuto nel più completo silenzio, cercando di riordinare nella propria testa tutta quella caotica serie di avvenimenti che l'avevano coinvolto in quell'ultima settimana.
Si sentiva stanco e privo d'energia. Ora che era venuto a conoscenza di quel verdetto, per lo meno, sentiva che la tensione accumulata in quegli ultimi giorni stava pian piano dissolvendosi; tuttavia, non riusciva a darsi pace.
La sua unica, ultima speranza di avanzare di categoria era svanita nel giro di pochi istanti, come anche quella di potersi affiancare al suo rivale, a Naomi, e di poterlo sfidare. Tutti i suoi sacrifici, quelli dei suoi amici, non erano serviti, nonostante il loro impegno; ed era stato lui a rovinare tutto con quel dannato incidente. Se solo non si fosse trovato ad affrontare quella curva proprio in quel momento...
-Mi dispiace- singhiozzò amareggiato, rigirandosi nel letto-Mi dispiace papà, Nobu, Monami... Non è servito a nulla. Ho rovinato tutto. Tutto-.
Un ovattato suono di passi che attraversava la stanza, interrompendosi ai piedi del suo letto, lo fece trasalire.
-Non scendi a mangiare?-.
Il ragazzino strinse nervosamente fra le mani le lenzuola sotto di lui.
-Minamoto...- pensò deglutendo, mentre il cuore tornava a martellargli dolorosamente il petto -Non ho fame- rispose a fatica, cercando di trattenere i singhiozzi.
Non voleva scoppiare a piangere davanti a lui. Non davanti a Naomi, continuava a ripetersi nel breve attimo di silenzio che seguì.
-Quindi- mormorò il ragazzo, nel suo solito tono laconico e imperturbabile -Sei davvero convinto che sia tutto finito?-.
Capeta serrò le labbra e strinse i denti. Certo che era tutto finito.
-Se una cosa è impossibile, è impossibile davvero- si disse.
La sua mente già si interrogava su cos'avrebbe fatto d'ora in poi...
-Io...- sussurrò, più rivolto a se stesso che al suo interlocutore, girandosi verso di lui e mascherando il volto umido con l'avambraccio -Potrei sempre lavorare insieme a mio padre- disse piegando le labbra in un sorriso amaro -Non credo che sarà un problema per il presidente Ikari-.
Minamoto corrugò la fronte, restando immobile davanti a lui, immergendo le mani nelle tasche dei jeans; poteva scorgere le lacrime scendere lungo il viso arrossato del quindicenne.
Al momento, lui non era ancora arrivato a comprendere appieno quanto dura da accettare potesse essere una sconfitta, ma il comportamento che Taira stava assumendo cominciava a innervosirlo.
Sin da quando si erano incontrati e ‘sfidati’ per la prima volta, aveva visto in quel ragazzino una genuina luce di sano spirito competitivo brillare nel suo sguardo; se n'era sentito subito attratto. Non aveva mai visto nessuno arrivare a distruggersi sia fisicamente che psicologicamente per governare un vecchio kart come quello che guidava soltanto pochi mesi prima.
Da allora era esistito solo Taira, per lui. Taira e solo Taira, anche se lo imbarazzava dannatamente ammetterlo. Era stato l'unico ad aver riacceso in lui quel forte spirito competitivo da tempo sopito, l'unico ad essere andato molto vicino a fargli capire quanto bruciante potesse essere una sconfitta. Ed ora si trovava lì, nella sua casa… Quel ragazzino era entrato improvvisamente nella sua vita, dandogli una scossa; una vera e propria scossa. Taira...
Allora è vero che sei preoccupato! Non devi per forza nasconderlo. Quel ragazzino è speciale per te, non è vero?
-Ma per favore- sibilò, distogliendo lo sguardo –Lavorare con tuo padre? Che cosa se ne farebbe una ditta di pavimentazioni stradali di un'inutile acciuga come te? Non riusciresti a sollevare un badile neanche se ci mettessi tutto il tuo impegno- lo rimbeccò sprezzante, facendolo sobbalzare.
-C-che cosa?!- scattò Capeta, infervorato, scoprendo il viso imperlato dalle lacrime -Con che coraggio vieni a dirmi certe cose in un momento simile? Sei senza cuore! Ma cosa ne puoi sapere tu? Sono più forte di quanto... pensi- sussurrò dopo un breve attimo di smarrimento, scorgendo il volto del coinquilino squadrarlo trionfante.
-Ma davvero?- sussurrò Naomi con una punta di sarcasmo, inarcando le sopracciglia chiare.
Palesemente interdetto, Capeta rimase seduto sul letto, i pugni ancora serrati e tesi e gli occhi sgranati.
Sotto quello sguardo attraente e fiero, percepì le proprie guance farsi paonazze.
Lui, Naomi, con quelle parole, voleva forse spingerlo a... reagire? Proprio come la prima volta in cui si conobbero, e come tutte quelle che seguirono: lui gli era sempre stato più vicino di quanto avesse mai pensato. Le sue affermazioni, quelle sue incomprensibili e quasi presuntuose affermazioni, erano sempre state il suo modo per spronarlo a dare il meglio di sé, per invitarlo ad accorciare il divario che da cinque anni c'era tra loro.
Minamoto, allora, ci teneva a lui...
Il ragazzo sospirò e si sedette sul letto senza distaccare lo sguardo dal più piccolo. -Asciugati quelle lacrime, 'ragazzina'- sussurrò lasciandolo di stucco.
-Ra-ragazzina?-.
Naomi rimase impassibile, limitandosi a specchiarsi nelle iridi castane del coinquilino, infine, alzò la mano che teneva il fax ricevuto un'ora prima.
-Che cos'è?-;
-L'ha inviato questo pomeriggio la segreteria della FSRS-.
Capeta batté le palpebre stupito e, tirandosi a sedere, aprì il foglio cominciando a percorrerlo coi grandi occhi scuri, fino a quando le poche righe riportate su di esso non accesero il suo interesse e la sua meraviglia.
-PERSEC?!- esclamò esterrefatto -Seconda guida della scuderia!?- balbettò -Ma...!-;
-Hm. Non mi pare che tu sia passato inosservato ad alcuni spettatori del circuito-;
-Io? Minamoto, cosa sai della Persec?- domandò il quindicenne, alzando gli occhi su di lui.
-Ah, ora non sei più disperato- dedusse pacatamente lui, facendolo arrossire -Si tratta di una scuderia privata. Ho sentito dire dal signor Tanaka che là dentro è come stare a Sparta…-.
Capeta deglutì, ascoltando con attenzione ogni sua parola, finché non lo vide alzarsi.
-Minamoto- lo chiamò, trattenendolo per la maglietta, prima che questo si allontanasse -Grazie- sussurrò.
-Hm. E di cosa?- replicò lui, tornando a fissarlo di sottecchi -…Taira-;
-Sì?-;
-Senti, dimmi una cosa. Per caso, l'altra sera...- Naomi si interruppe, ed il ragazzino poté scorgere le sue gote sfumarsi di un tenue rossiccio -No. Niente. Vieni a mangiare-.
Capeta annuì stranito, ed abbassando un’ultima volta gli occhi sul fax, si lasciò cadere sul letto felice.
-Persec-.

Continua...

Disse l’Autrice:
ALOHAAAA!! <3 Come promessovi qualche settimana fa, eccomi a voi, mie impazienti pulzelle del fandom!
Avete passato un buon Natale? Me lo auguro con tutto il cuore! Alice ha trascorso le feste tra un panettone ed un episodio di Capeta al giorno!
Ad ogni capitolo che pubblico e che archivio, mi rendo sempre più conto che mandare avanti una long come questa non è per niente semplice! A volte devo tornare a riprendere alcune pagine del manga, o guardare episodi dell’anime (La scorsa estate Alice lavorò come una matta per potersi comperare i due costosi box degli episodi ;__;), per esser certa di non uscire di strada e far piombare gli adorati pg nell’OOC ma, d’altronde, con incalzanti scene yaoi-romantico-sentimentali in vista, non posso di certo essere molto fiscale!
L’importante è non stravolgere i personaggi in maniera esasperante, o si rischia di renderli soltanto ridicoli e privi di spessore psicologico. Perciò, se mai qualcuno volesse intraprendere una long su questo o qualunque altro anime, ricordi sempre di non perdere di vista o stravolgere eccessivamente ciò che il creatore ha voluto trasmettere dei propri pg nella sua opera!
Queste le riflessioni ‘profonde’ di Alice, a pochi giorni dal termine dell’anno maya-miao 2012: Odissea nel fandom! (XD)
Detto ciò, ancora una volta mi ritrovo a ringraziare infinitamente tutte le lettrici che seguono con pazienza le vicende di F1ove, e a sperare di ritrovarle ancora dall’altra parte, nel 2013; pertanto, a voi tutte va il mio più sincero augurio di BUON ANNO NUOVO! <3 <3 <3
Crescete forti e rigogliose! *Innaffia surfinie* e ricordate di votare per l’inserimento dei nomi dei personaggi nel fandom! *Indica in alto a sinistra*!
Al prossimo capitolo!

+Alice(solleva champagne)Wonderland+
  
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