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Autore: anqis    27/12/2012    14 recensioni
«Perché avevo voglia di farlo, ok?» sfiatò. È talmente rossa e calda che potrebbe scoppiare da un momento all’altro, pensai fissandola.
«Avevi voglia capisco..» mormorai, prima di appoggiare le labbra sulle sue in un bacio a stampo. Sentii il suo corpo irrigidirsi completamente. Mi staccai da lei e compiaciuto notai che aveva assunto il colorito vicino al viola. Carina.
«Cosa cazzo hai appena fatto?» ringhiò.
«Ti ho baciato» risposi calmissimo.
«E perché?!»
«Perché ne avevo voglia.»
«Tu stupido, grosso, pezzo di merda putrefatt-» e la baciai di nuovo con un sorriso a fior di labbra.
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[..] "Immagino che non ti importasse di quello che sarebbe successo dopo, quello che avresti lasciato a me. Sapevo che eri un guaio quando sei arrivata, ma non ho fatto nulla per tenerti lontana, mi sono lasciato prendere da te, fino ad innamorarmi. E quando sono caduto, hai fatto un passo indietro, senza di me."
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I knew you were a trouble.




«Come è finita tra noi due?»
«Scusami Liam, ma io non credo sia possibile continuare questa storia. Possiamo tranquillamente rimanere amici» mi rispose, giocando con i riccioli ramati che ormai sembravano incastrarsi perfettamente tra le mie dita.
Spalancai gli occhi, ancora incredulo dalla frase che era appena uscita dalla sua bocca. Stava scherzando, non poteva non essere che così. «Danielle, cosa stai dicendo? Smettila di prendermi in giro, dai uscite fuori! So che è tutto uno scherzo!» gridai guardandomi attorno in attesa di vedere qualche mio amico spuntare dagli armadietti e riempirmi di pugni per le risate che gli avevo fatto fare. Tuttavia, non vi fu anima via che rispose, esclusa Danielle che si limitò a sospirare, più che affranta, quasi annoiata.
«Ma allora non stai scherzando?» chiesi titubante di sapere la risposta.
«Scusami Liam, ma tra noi è finita» ribadì il concetto. «Allora ci si vede in giro, eh.»
Questo fu un colpo duro. La fissai sconcertato per un tratto di corridoio, diviso tra i dolore e la rabbia. La voglia di piangere o urlare. Com’era possibile? Perché?
Deglutii l’amaro in bocca e mi costrinsi a seguirla. Volevo almeno sapere del perché mi stava scaricando, dopo tutto questo tempo passato insieme, i nostri baci, le nostre risate, i nostri abbracci. Non poteva, non poteva rovinare tutto questo con una frase del genere, senza darmi spiegazioni o mostrarmi almeno un po’ di ripensamento o dispiacere. Invece nulla del genere, se n’era andata come se mi avesse appena chiesto di darle uno strappo a scuola al posto di distruggere tutto ciò che avevamo creato.
Quando la raggiunsi, le strinsi delicatamente una spalla costringendola a voltarsi verso di me. E fece male vedere la sua espressione distorta in una smorfia di fastidio, invece dalle lacrime che mi aspettavo di vedere scendere lungo le sue guance. Rimasi interdetto a fissarla, prima che con una scrollata scappasse dalla mia presa.
«Almeno, dimmi il perché. Ti sei innamorata di qualcun altro? Ho fatto qualcosa di sbagliato? Dimmi qualcosa, Danielle» la implorai, sussurrando il suo nome. Ero al limite della sopportazione, non avrei resistito a lungo neanche per la sua risposta.
Il suo sguardo accusativo e freddo mi costrinse ad abbassare il mio, ormai pronto a liberare le lacrime che stavo cercando di trattenere. Ero un uomo, ma l’amore non aveva differenze per nessuno.
«Vuoi davvero saperlo?» si accertò nuovamente.
Mi limitai ad annuire. «Liam, semplicemente, in poche parole. Sei noioso.»
Aveva completamente ragione, era chiaramente.. cosa? «Cosa?»
Alzò gli occhi al cielo. «Sei noioso. La nostra relazione mi fa pensare a quella che hanno i miei genitori e fa schifo come cosa. Io voglio una storia d’amore complicata, difficile e struggente e tu sei tutt’altro che questo» spiegò.
Ero senza parole. Ero noioso? E mi stava lasciando per questo motivo? «Dan, posso cambiare se vuoi. Posso provare a fare qualcosa per rendere tutto più complicato, ma ti prego non puoi dare fine a noi.»
Mi interruppe. «No, Liam. È finita tra noi due, punto. Se davvero avessi voluto cambiare qualcosa, in questo momento non staremmo a discutere sulla nostra relazione, ma mi avresti già sbattuta con un bacio contro l’armadietto.»
Rimasi interdetto. «Posso sempre farlo..»
«No, Liam. È finita, accettalo.»
 
Il cielo dalla terrazza era semplicemente qualcosa di bellissimo.
Grigio, tempestato da imminenti nuvole portatrici di pioggia, sorvolato di schifosi piccioni, di un orribile grigio cemento anche loro. Grigio, come il mio animo.
Dopo che Danielle mi aveva scaricato con quella frase avevo cercato il conforto dei miei amici Andy e Harry, che si erano dimostrati d’accordo con Danielle, dandomi consigli su come prenderla, usarla come centrifuga con la mia lingua e poi mollarla su due piedi. Li avevo mandato entrambi a cagare ed ero corso da Zayn, un mio compagno del corso di arte che invece mi aveva dato un pacca sulla spalla. «Ci penso io ai professori» mi aveva detto.
E mi ero nascosto sulla terrazza umida e deserta della scuola. Seduto sul bordo osservavo il cortile che di solito brulicava di studenti, vuoto, come me. Non avevo pianto, dopo quella ultima frecciata, il dolore si era trasformato in stupore e poi depressione.
Chiusi gli occhi lasciandomi accarezzare dalla brezza di vento fresca, faceva ancora freddo per essere in Aprile, ma ormai ero abituato al tempaccio di Londra. Affondai il viso tra le braccia strette alle ginocchia e sospirai.
«Sembri piuttosto triste» disse una voce alle mie spalle.
Mi voltai di scatto per incrociare una figura appoggiata al muretto. Strinsi gli occhi. Era una ragazza che non mi sembrava di aver mai visto a scuola. Rabbrividii nel notare che indossava solo una canottiera, dei jeans decisamente stretti e ai piedi dei grossi, e mi parvero, ingombranti anfibi neri. Lunghi capelli biondi mossi e chiarissimi, le circondavano il viso chiaro e diafano.
«Eh?»
Scosse la testa e si avvicinò a me. Con sollievo mi accorsi che teneva in una mano una felpa grigia un po’ consumata. Quando me la trovai di fronte, fui rapito dal colore degli occhi e dalla forma. Erano da cerbiatto, dalla forma leggermente allungata, di un grigio glaciale colorato da delle pagliuzze chiare,  vispi e intelligenti. E mi stavano fissando.
«Sei triste?» mi chiese.
La fissai incerto. Non era comune incontrare una sconosciuta che ti faceva domande sul tuo stato d’animo senza neanche presentarsi. Sei noioso. Le risposi di slancio, «Sì.»
«E come mai?» continuò. Sembrava interessata e no allo stesso tempo.
«La mia ragazza mi ha mollato», gliel’avevo davvero confessato? Abbassai lo sguardo sulle converse bianche, consapevole dell’umiliazione della frase. «Lo so, abbastanza umiliante.»
«Nah» rispose per mio sollievo. «E perché? Hai fatto lo stronzo e l’hai tradita?»
Sorrisi. «Magari, ha detto che sono noioso» confessai. Tanto ormai.
«Ok, questo è umiliante», ok ed io non me l’aspettavo.
«Potresti anche evitare» risposi seccato alzando gli occhi e puntandoli verso di lei. Inclinò la testa a sinistra e sorrise. «Cosa hai deciso di fare?»
Aggrottai la fronte. «Non lo so..»
«Non sei arrabbiato? Io se fossi in te probabilmente le avrei tirato un pugno in faccia, ma voi uomini non avere il permesso di toccarci. Comunque, la tua reazione mi sembra fin troppo calma e accondiscendente» disse. Mi stavo seriamente facendo dare consigli da una sconosciuta? E la stavo seriamente prendendo sul serio?
«E tu che nei sai che non mi sono sfogato prima?» le chiesi con una punta di acidità sulla lingua. Quello che più probabilmente mi stava dando fastidio, era il fatto che stava andando per intuizione e stava azzeccando tutto.
«Perché sei noioso» rispose divertita.
«Senti, non so chi tu sia, ma stai cercando di attaccare briga?» le domandai, questa volta quasi arrabbiato.
«Ecco, ora vedo qualcosa» disse soddisfatta. «Vuoi sapere cosa faccio io quando sono di cattivo umore e ho bisogno di sfogarmi?»
Rimasi in silenzio. «Urlo, grido. E il mio miglior posto è la collina che si trova ai confini della città. Ma credo possiamo anche accontentarci della terrazza della scuola».
«Per cosa?» chiesi confuso dalla piega che le cose stavano prendendo.
Sorrise. «Per farti gridare, idiota.»
«Ehi senti,dell’idiota lo dai a qualcun’alt-», mi prese per il braccio costringendomi a mettermi in piedi di fronte alla distesa di nebbia che si profilava di fronte a noi. La vidi appoggiare le mani sui bordi e chiudere gli occhi con un sospiro.
«NON MI IMPORTA DI NIENTE E NESSUNO IN QUESTO MONDO!»
Sobbalzai al mio posto spaventato. «Che cavolo?»
«Anche te Liam, ora tocca a te» mi spronò.
«No, guarda..»
«Fallo, ti sentirai meglio.»
Sei noioso.Va bene Danielle, ora vediamo chi è noioso o prevedibile.
«DANIELLE PAEZER, IO NON SONO NOIOSO O PREVEDIBILE. TI DIMOSTRERO’ CHE SONO TUTT’ALTRO CHE NOIOSO, IO»  gridai affacciandomi al bordo.
Sentivo l’adrenalina percorrermi le vene e pompare il cuore.
«Così Liam, vai così» mi incitò la sconosciuta, «MORITE TUTTI VOI CHE MI GUARDATE CON QUELLO SGUARDO DI PIETÀ!»
Non ascoltai con attenzione le sue parole, le parole mi solleticavano il palato. Dovevo lasciarle uscire. «DANIELLE, SEI UNA POCO DI BUONO!» gridai a squarciagola con un sorriso compiaciuto. Sentii borbottare la ragazza qualcosa del tipo “mia nonna insulta meglio”, ma non ci feci molto caso.«CON QUEI RICCIOLI SEMBRI UN BARBONCINO! NON MI INTERESSI PIÙ, SEI UN CASO CHIUSO. NON MI MANCHERAI NÉ TE, I TUOI OCCHI, I TUOI SORRISI, I TUOI BACI, I TUOI..», le lacrime avevano preso il sopravvento, scendevano copiose lungo le guance bagnandomi le labbra. Sentivo il viso completamente umido, il naso tappato. A differenza dei film, i veri pianti non erano così poetici. Mi strofinai il viso nella manica del braccio, tirando su con il naso. Era così imbarazzante, ma mi sentivo meglio.
«Ehi ragazzo, è tutto ok?» mi chiese da dietro una spalla.
Mi voltai verso di lei accennando ad un sorriso, consapevole della faccia che mi ritrovavo. «Sì, benissimo. Grazie mille e scusa se ti ho risposto male, ma ero arrabbiato» risposi.
«Ok, allora di niente» disse. Si incamminò verso la porta con una camminata bizzarra e divertente. «Ci si vede in giro.»
Un’idea fece capolinea nella mia mente. «Aspetta!» la chiamai allungando una mano verso di lei. Fece un giro su stessa, fermandosi di fronte a me con le mani incrociate dietro la schiena. «Hai da fare? No, ci0è scusa. È che non ho niente da fare e vorrei ringraziarti con.. un caffè?» azzardai passandomi una mano sulla nuca con fare nervoso. Non ero mai stato molto bravo a flirtare. Non che lo stessi facendo.
«Stai chiedendo ad una sconosciuta di prendere un caffè? Credo che la tua amichetta non ti conoscesse a fondo» replicò avvicinandosi a me. Cosa dovevo fare?
«Piacere Neev» disse allungando una mano.
Strabuzzai gli occhi per poi sciogliermi in un sorriso. La strinsi. «Piacere, Liam.»
«Comunque, per il caffè preferirei volentieri un gelato.»
 
«Allora, come prima cosa i capelli» affermò.
Feci una smorfia. «Cosa c’è che non va nei miei capelli?» chiesi divertito dalla situazione in cui ci eravamo trovati. Dopo il gelato ci eravamo trovati a chiacchierare sul mio aspetto e alla fine le avevo dato il permesso di “cambiare la mia immagine”. Una mossa un po’ azzardata per uno come me, dare il consenso ad una che conoscevo da meno di un’ora di usarmi come cavia, o Ken ad altezza naturale. Ma ero noioso e dovevo rimediare, o no?
«Cosa c’è che non va? Sembri avere un cespuglio, un nido di uccelli al posto dei capelli» dice gustandosi il chupa chupa che ha rubato di soppiatto ad una bancarella di dolci.
«A me i riccioli piacciono» ribattei passandoci una mano.
«Te lo dico, con quella faccia da bravo ragazzo e quei riccioli, sembri tutt’altro che sconvolgente, ok? Sembri un Ciccio Bello un tantino cresciuto. Forse la tua ragazza parlava anche di questo..»
«Va bene, facciamolo» la interruppi, facendole scappare una risata.
«Perfetto, taglio drastico? Una bella rasata..»
«Ok, ora non esageriamo. Andiamo a graduazioni, non sono così coraggioso.»
«Pappamolle» mi accusò mentre mi trascinava in un negozio che sembrava uscito da uno di quei film americani, stile afro. Alzai gli occhi al cielo, mi aspettava una lunga giornata.
 
«Fattelo dire, sei semplicemente di-vi-no» ripeté per la quarta volta il parrucchiere, un ragazzo forse della mia stessa età, dal viso appuntito e due vispi occhi color azzurro mare. Per un attimo pensavo avesse cominciato a flirtare con me, era impossibile non capire che fosse gay con quei improponibili pinocchietti azzurri che indossava, ma fortunatamente dopo avermi chiesto puntualmente se ero il nuovo ragazzo di Neev, aveva preso a parlare del ragazzino con cui si stava frequentando. Riccioli e occhi verdi, più piccolo di lui di qualche anno che non aveva il coraggio di ammettere di essere omosessuale. Ma i fianchetti e le guanciotte perdonava tutto. Quando mi aveva detto che frequentava la mia stessa scuola per un attimo mi era venuto in mente Harry, ma aveva subito riso dell’idea. Harry era tutt’altro che gay, lui le donne se le mangiava per colazione, pranzo e cena. Quella era la sua indistruttibile politica.
«Neev, tesoro, vieni a vedere!» squittì affacciandosi allo stipite dove avevo intravisto dallo specchio, Neev stava tranquillamente sfogliando delle riviste risalenti all’estate scorsa. Sentii il rumore gommoso degli anfibi risuonare sul pavimento e, «Wow! Liam, sei semplicemente di-vi-no!» commentò facendomi scoppiare in una risata fragorosa che mi fece chinare la testa all’indietro dal divertimento. Li sentii ridacchiare di sottofondo.
«Grazie Lou, sei stato bravissimo.»
«Come al solito, miele.»
 
 
 
«Sai che fai impressione così?»
«Ed è una cosa buona o cattiva?» domandai toccandomi i capelli. Me li aveva accorciati moltissimo, ai lati erano un po’ più corti rispetto al mezzo. Mi piacevano.
Zayn si limitò a fare spallucce, che interpretai con un “è ok” e tornò a fumarsi la sua sigaretta. «Sei cambiato, lo sai?» mi chiese nuovamente.
«In senso buono o cattivo?» chiesi di nuovo indifferente.
Questa volta non vidi o sentii nessuna risposta che in quel momento notai uscire dalla porta della mensa la figura di Neev imbacuccata in una grossa felpa dei Nirvana, quando invece io indossavo una maglietta a maniche corte. Era strana. La chiamai sollevando il braccio in alto e poco dopo la vidi incamminarsi verso di noi. Si bloccò di colpo vedendo che non ero solo. Fu strano lo sguardo che si lanciarono e per un attimo mi sembrò di provare fastidio, ma lo scacciai subito. «Zayn, Neev. Neev, Zayn» li presentai.
«Hai una sigaretta?» chiese la bionda. Non sapevo fumasse.
Zayn annuì e gliene passò una, che mise in bocca incastrandola perfettamente tra le labbra guardandosi intorno.
«Tieni» disse poi Zayn porgendole l’accendino, ma scosse la testa rifiutandolo.
«Non fumo, è un vizio che ho. Per tranquillizzarmi» spiegò.
Annuimmo all’unisono. Era strana, e mi piaceva questo.
 
 
 
«Liam»
Questa voce. Mi fermai in mezzo alla folla di studenti che stava uscendo verso la libertà dietro i cancelli e mi voltai scontrandomi con il sorriso di Danielle, che mi fece un’intera radiografia. «Hai bisogno?» le chiesi alzando un sopracciglio, ora cosa voleva?
Scoppiò a ridere. Cos’aveva da ridere, non riuscivo a capirlo.
«Come mai tutta questa freddezza, Liam?»
«Diciamo che sei la mia ex fidanzata che mi ha mollata dandomi del noioso, non mi sembra di doverti accogliere a braccia aperte, Dan» dissi a denti stretti mentre giocavo con una pallina di carta nella tasca dei pantaloni. Con soddisfazione, la sua espressione gioiosa di prima trasformarsi in una smorfia stupita. Non se l’aspettava questo da me.
«Dai Liam, non era mia intenzione offenderti», mi veniva da scoppiarle a ridere in faccia, «E comunque, il mio commento ti ha aiutato a cambiare» affermò con un sorriso che conoscevo fin troppo bene, quello che mi aveva incantato più volte.
Mi irrigidii all’improvviso quando la sua mano si appoggiò sulla mia spalla e le sue dita premettero nel punto che mi faceva impazzire e che lei conosceva fin troppo bene. Mi trattenni dal sorridere, costringendomi in una maschera dura. Non dovevo cedere.
«E dato che ora sei molto più diverso, stavo pensando che..»
«A niente, dato che in quella testa bacata non hai altro.»
Ok, bella risposta. Non mia però. Accanto a me, era spuntata Neev piuttosto incazzata, dedussi dalla rughetta che le si era formata tra le sopracciglia. Ormai la conoscevo bene da sapere quando era meglio tenersi a giusta distanza. Ovvero, la maggior parte dei casi.
«Scusa?» chiese Danielle presa contropiede.
«Ho detto che non stavi pensando a niente dato che è scientificamente impossibile che ci sia qualcosa che possa sopportare il peso di quell’ammasso di riccioli» ripeté, le braccia consorte nella grossa felpa di Ed Sheeran che le avevo regalato la settimana scorsa dopo il concerto.
«Tu chi saresti, scusa?» domandò sconcertata rivolgendosi a me.
«Neev, Danielle la mia ex-fidanzata. Danielle, Neev» mi intromisi.
«Neev, quella che ti stirerà i capelli se non te ne vai» aggiunse quest’ultima strappandomi una risata che tramutai in un colpo di tosse. «Liam, andiamo?»
Feci spallucce arrendevole e mi lasciai trascinare da Neev, ma mi sentii trattenere il braccio: Danielle si era ancorata con entrambi le mani.
«No, io devo parlare con Liam e tu non sei nessuno che può impedirmelo» affermò, con voce tremante.
«Nessuno?» fece ironica la bionda. E mi baciò.
Fu un lampo. In un attimo sentii la sua mano strattonarmi e liberarmi dalla presa di Danielle. Mi scontrai contro il suo corpo e l’altra mano salì stringendosi alla mia nuca con la quale mi abbassò completamente verso il suo viso. Le sue labbra si appoggiarono alle mie con forza e passione, il gusto di ciliegia del suo burrocacao invase il mio palato. E in un attimo mi ritrovai allontanato, sballottato tra le sensazioni e il mio improvviso battito del cuore accelerato e la sorpresa. «Wow» mormorai a bassa voce.
«Sono la sua ragazza, ora puoi tranquillamente levarti di torno, barboncino» e fui nuovamente portato via.
Quando ci trovammo in mezzo alla strada, finalmente mi decisi a parlare.
«Cos’era quello?» chiesi senza un briciolo di imbarazzo.
«Un bacio, cosa se no?» rispose anche lei.
Calò un minuto di silenzio. «E perché me l’hai dato?»
«Perché dovevamo sbarazzarci di quel barboncino», concisa.
«Ah, giusto.»
Silenzio, di nuovo. «E perché stai evitando il mio sguardo?», le afferrai il mento alzandole il viso. Sorrisi nel vedere il rossore colorarle le guance chiare.
«Io, non, l’ho, sto, evitando. Chiaro?» il tremare della voce diceva tutt’altro.
«Allora rispondimi: perché mi hai baciato?» le chiesi.
«Da quando in qua sei così spigliato e arrogante? Devo insegnarti a tornare al tuo posto? Guarda cosa mi tocca sentire da un mio allievo, tsk. Ti faccio vedere io..»
«Non sviare il discorso» la interruppi.
«Perché avevo voglia di farlo, ok?» sfiatò. È talmente rossa e calda che potrebbe scoppiare da un momento all’altro, pensai fissandola.
«Avevi voglia capisco..» mormorai, prima di appoggiare le labbra sulle sue in un bacio a stampo. Sentii il suo corpo irrigidirsi completamente. Mi staccai da lei e compiaciuto notai che aveva assunto il colorito vicino al viola. Carina.
«Cosa cazzo hai appena fatto?» ringhiò.
«Ti ho baciato» risposi calmissimo.
«E perché?!»
«Perché ne avevo voglia.»
«Tu stupido, grosso, pezzo di merda putrefatt-» e la baciai di nuovo con un sorriso a fior di labbra. Questa volta strinsi le sue spalle e feci scendere le mani lungo la schiena, avvicinandola ancora di più al mio corpo. La baciai lentamente, con dolcezza assaporandomi i secondi, fin quando non sentii la sua mano imbattersi sulla mia guancia in uno schiaffo sonoro.
«Tu non mi baci perché ne hai voglia» digrignò furente.
Mi passai una mano sulla guancia dove mi aveva lasciato la manata, cavolo che dolore.
«Ah sì? Tu invece puoi» la accusai facendo un passo verso la sua direzione.
«È diverso, cercavo di toglierci di torno quella stronza» arretrò.
«Che ne sai che io non volessi stare con quella stronza?» la stuzzicai.
Spalancò gli occhi, sorpresa e delusa. «Ah beh, allora è diverso» mormorò.
«Che non è così, scherzavo.»
«Allora, scusa, non ti bacerò più e tu farai lo stesso» disse voltandomi le spalle. La raggiunsi e di sorpresa la voltai verso di me. La spinsi contro il muro della scuola, incastrando tra le sue gambe la mia. Appoggiai la fronte alla sua, concentrandomi nelle iridi grigie più belle che io avessi mai visto.
«Liam, vuoi raggiungere la tua amica a fanculandia, ORA?!» gridò stizzita, rovinando il momento romantico che avevo appena creato. Scoppiai a ridere senza smuovermi di un millimetro. Ridendo, la baciai sulla fronte, sul naso, scendendo sempre di più verso il mio obbiettivo. Il suo respiro accelerato mi riscaldava il collo.
«L-Liam, non voglio essere baciata perché ne hai voglia, smettila..» sospirò, un brivido mi percorse la schiena. Ignorai l’ultima frase e feci la sua bocca mia. La baciai all’inizio lentamente con un non so che di disperato, sospirando tra un bacio e l’altro. Sotto le mie mani il suo corpo si scioglieva come creta nelle mani. Poi aumentai la passione, strinsi le sue labbra tra i denti, affondai e giocai con la sua lingua che mi reclamava.
«Liam, smettila» la sentii implorare.
Mi scostai da lei, concentrandomi nei suoi occhi che languidi mi osservavano. «Se ti dicessi che non ti bacio solo perché ne ho voglia? Se ti dicessi che lo faccio perché desidero di baciarti da quella volta in cui hai mangiato il chupa-chupa, mandandomi completamente in tilt? Se ti dicessi che lo faccio perché sono innamorato da tempo da te?» sussurrai senza smettere un attimo di sorridere.
E fu un raggio di sole, il sorriso che si dipinse sul suo volto. «Allora è diverso» e questa volta fu lei a baciarmi. E mi parve di sentire delle lacrime salata imprimersi nei nostri baci, ma forse fu solo una mia impressione.
 
 
 
«Amico, tutto ok?»
Scossi la testa. «No Zayn, non so più dov’è scomparsa. È da una settimana che non la sento, che la chiamo, le mando messaggi, la cerco ma nulla. Ho una sensazione che mi affligge lo stomaco, è come se fosse successo qualcosa di sbagliato» deglutii nuovamente quel magone che non mi aveva lasciato un attimo in questi ultimi giorni. Un giorno era troppo per me senza di lei, dopo un’intera settimana mi sembrava di non riuscire a respirare, lei era come l’ossigeno per me, e senza morivo. «Ho bisogno di vederla, di sapere come sta. Almeno questo. Se mi ha lasciato, voglio sentirmelo dire da lei. Io non riesco a vivere nel dubbio, Zayn» ero ormai sull’orlo di piangere.
«Liam, tieni» mi porse un biglietto. Erano intestati dei numeri. «È il numero di telefono dei suoi genitori, credo tu possa chiedere a loro».
Fissai quelle cifre. Poi di slancio mi alzai e abbracciai Zayn. «Grazie amico, grazie.»
«Niente.»
Digitai il numero di telefono. «Ti lascio solo» disse scomparendo dietro la porta.
«Pronto?» rispose una voce dopo il quinto squillo.
Deglutii. «Salve, stavo cercando Neev» mormorai.
Silenzio. «Chi sei?»
«Il suo fidanzato» risposi senza pensarci su due piedi.
«Neev non può risponderti» mi rispose. Che fosse arrabbiata con me? Forse non voleva più rivolgermi più la parola, ma che cosa avevo fatto per farla arrabbiare e non volermi vedere né rispondere per una settimana intera?
«Perché? È arrabbiata con me? La prego, me la passi» implorai.
Sentii dei fruscii e un singhiozzo. «Non può risponderti perché è in coma.»
Cosa?
 
 
La guardai.
I lunghi capelli biondi erano distesi sul cuscino, sembravano aver perso il loro colore, si confondevano quasi con la fodera bianca spettrale. Sentii la porta chiudersi alle mie spalle, probabilmente mi volevano lasciare da solo. Fu difficile comandare ai miei piedi di avvicinarsi al letto, quando lo raggiunsi avvicinai una mano verso il suo viso, ma mi bloccai a mezz’aria. Gli occhi chiusi, le palpebre violacee e la pelle diafana, di un bianco ghiaccio. Tubicini legati ai bracci, ferma e immobile. Avrei tanto voluto strapparglieli, ma probabilmente erano quelli che la stavano mantenendo in vita. O meglio per ancora poco. Malattia terminale. Non mi ricordavo come si chiamasse, sta di fatto che ad un certo punto aveva scoperto di possedere una data di scadenza. E ne era a conoscenza quando ci eravamo conosciuti.
Con delicatezza, feci scorrere le dita sul suo viso. E anche così, non potevo fare a meno di pensare che fosse indubbiamente bellissima. Gli occhi pungevano dal trattenere le lacrime, non dovevo in alcun modo piangere, niente scuse. Non di fronte a lei.
«Neev, sono Liam. Nei film dicono che i pazienti in coma riescono comunque a sentire, dunque non posso che provarci. I tuoi mi hanno raccontato tutto e posso capire il perché non mi hai voluto dire niente. La frase che avevi urlato, “morite tutti voi che mi guardate con quello sguardo di pietà” che non era proprio grammaticalmente corretta, ma che mi ha fatto capire quello che provavi. Non mi hai detto nulla perché avevi paura che anche io ti avrei guardata in modo diverso, ti avrei allontanata, come ormai facevano tutti. Forse però avresti dovuto dirmelo. Immagino che non ti importasse di quello che sarebbe successo dopo, quello che avresti lasciato a me. Sapevo che eri un guaio quando sei arrivata, ma non ho fatto nulla per tenerti lontana, mi sono lasciato prendere da te, fino ad innamorarmi. E quando mi sono caduto, hai fatto un passo indietro, senza di me. Vorrei tanto odiarti con te di questo, ma non ne sono capace. Ormai ti amo, ti amo come il sole ama la luna, un amore impossibile» sospirai.
«Penso al dolore che provo ora, a quello che proverò più avanti e poi penso a noi due e non mi pento di niente. Forse avrei dovuto starti lontano, ma non mi importa. Non mi pento di nulla, mi hai portato in posti immaginabili, mi hai fatto provare sensazioni che non credo riuscirò più sentire senza di te. Sapevo che eri un guaio e dopotutto ti amo anche per questo, per avermi completamente stravolto la vita. Ti amo Neev, ti amo.»
 
Neev è morta due giorni dopo la mia visita.
Mi sono completamente rasato i capelli, come le avevo promesso. 



- nota autore.

Sì, lo so. Ho chiara fissazione con le storie senza lieto fine. Il clima natalizio dovrebbe influenzarmi in modo positivo, ma non sembra funzionare. Mi dispiace, ma proprio non ce l'ho fatta a trattenermi. La trama è ovviamente ispirata alla canzone "I knew you were a trouble" di Taylor Swift, con la quale non vado molto d'accordo, dopo avermi fottuto il fidanzato. Che però ringrazio per avermi ispirata.
Spero vivamente che vi sia piaciuto e che sia riuscita a trasmettervi qualcosa. E' quello a cui punto. Ringrazio chiunque abbia letto fino a qua e se avete dubbi, domande o volete semplicemente recensire, fatelo senza problemi. Aspetto con ansia il vostro parere, sioureqeioeuq.
Grazie ancora, spero che vi sia piaciuto. AH ASPETTA, una cosa: non sono sicura che la storia finisca qua, ho l'idea di un continuo, ma è molto lontano e non ne sono certa. Nel caso volesse saperlo, chiedetemelo per messaggio. O anche su twitter, sono _tostapayne.

A presto,
Alice.



Liam prima di incontrare Neev || Liam dopo il taglio scelto da Neev || Liam dopo la morte di Neev

   


(ora non piangete) 

 


Liam nella camera di ospedale di Neev.

   
 
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