Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
Segui la storia  |       
Autore: ciomez__    27/12/2012    3 recensioni
"Chiedevo solo il tuo aiuto, ricordando la promessa che mi avevi fatto. Non mi avresti mai lasciata sola, ricordi? Invece te ne sei andato."
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Mamma, dico sul serio, non andare.”
“Che succede, ora non posso nemmeno aprire la porta di casa?” disse poggiando la mano sulla maniglia. Fece pressione con la mano e la porta si aprì.
“Ciao mamma”
“Oh mio Dio.”
Vidi mia sorella gettarsi nelle braccia di mamma. Più Emily le ripeteva che era davvero lì, più Anne la baciava sulla testa. Poi si guardarono dritte negli occhi, pieni di lacrime a entrambe.
“Ancora non ci credo” disse mamma passandosi un fazzoletto sulla guancia.
“Devo tutto e Hope, è lei che mi ha fatto trovare il coraggio di venire qui” le sorrisi e lei mi strinse in un abbraccio. Parlammo per tutta la notte, come facevamo quando non era mai accaduto nulla.
Vidi il sole sorgere.
“Amore, rimani a colazione?” chiese mia madre rivolgendosi a Emily.
“Non posso, devo tornare a casa” disse mimando con le dita il segno delle virgolette.
Mamma fece una smorfia.
“Promettimi che presto tornerai qui, promettimi che torneremo a essere felici”
“Te lo prometto” si abbracciarono mentre io ero in disparte seduta sul divano.
“Hope, vieni qui” andai da loro e mi unì a quell’abbraccio che fu senz’altro il migliore di tutta la mia vita.
Dopodiché si staccò da noi, si asciugò una lacrima che le era scesa e aprì la porta.  Vederla andare via mi diede la sensazione di perderla un’altra volta.
“Ehi, tornerò anche domani sera” le sorrisi, lei ricambiò e scomparì chiudendosi la porta alle spalle.
Mamma prese posto vicino a me sul divano, mi strinse tra le sue braccia e mi diede un bacio sulla fronte.
“Tornerà tutto come prima, bisogna solo crederci” Annuii.

“Allora che si fa oggi?” 
“Mh, andiamo a fare un giro al parco” risposi cercando di tenere il telefono tra spalla e l’orecchio, visto che avevo le mani occupate a tenere in mano la mia ricca colazione a base di pane, nutella, nutella, pane, nutella.. ok, dovrei smetterla di mangiare così.
“Hope, ti vengo a dare una mano?”
“No, perché?” chiesi sorpresa.
“Ti vedo, non sei in un’ottima posizione” capito, la tenda era aperta. Senza preavviso chiusi la chiamata e mi diresse verso la finestra.
“Sei uno spione!”
“Se tu lasci tutto aperto non è colpa mia” rise.
“E’ estate e fa caldo.. cosa posso farci io?” dissi unendomi alla sua risata.
“Sto arrivando” lo vidi scomparire nella sua camera.
Non avevo voglia di farlo entrare dato che la camera era un completo disastro, così mi infilai le vans e uscii di casa.
Lo vidi arrivare da dietro l’angolo, ma non arrivò da me. Si girò di spalle inclinando il corpo in avanti. Ok, voleva giocare.
“Tieniti pronto che sto arrivando!” urlai mentre correvo per salire sulla sua schiena.
Appena il mio corpo si scontrò con il suo, lui afferrò le mie gambe e le strinse a se per non farmi cadere.
Gli diedi un bacio sulla spalla.
“Buongiorno anche a te” sorrisi.
Il parco era a un centinaio di metri dalle nostre case, ma io non sopportai la ‘fatica’ perché tanto Justin mi portò a peso a morto a destinazione.
Come previsto non c’era nessuno a parte me, Justin, e un’auto parcheggiata dal lato opposto del marciapiede.
Per quasi un’ora scherzammo rotolandoci nell’erba come due bambini, e feci caso che da quell’auto non era sceso nessuno, e nessuno era salito.
Non volevo pensare a niente, volevo solo stare con Justin e godermi quel momento.
Mi si mise davanti e mi alzò di peso. Le mie gambe gli circondavano i fianchi, mentre le sue mani erano sotto le mie cosce per impedirmi di cadere.
Appoggiò la testa sulla mia spalla, io feci lo stesso, poi iniziai a cercare il suo sguardo.
Appena lo catturai il suo viso era difronte al mio, e i nostri nasi si toccavano.
Riuscivo a percepire i battiti del suo cuore, che erano molto veloci, e li confusi con i miei, che andavano alla stessa velocità.
“Ti amo” queste due parole uscirono dalla sua bocca.
Lo baciai e poi aiutò i miei piedi a toccare per terra. Intrecciai le dita della mano con le sue e ci sedemmo su una panchina. Sentii la portiera dell’auto aprirsi. Non ci diedi caso.
“Ehi bambolina, hai deciso come ripagarmi per l’altra sera o no?” Oh, cazzo.
Justin si alzò di colpo mettendosi davanti a me.
“Lasciala in pace Bill”
“Ragazzino, ti sei forse scordato cosa ti ho detto l’altra sera? Io non darò più pace a nessuno dei due” disse avvicinando la bottiglia di birra alla sua bocca.
Mi feci spazio scansando Justin.
“Senti Bill, io voglio solo parlare”
“Mh, si, per iniziare va bene anche così” sospirai profondamente.
“Ti chiedo per favore di lasciare che Emily torni a casa” dentro di me pregai in una risposta che acconsentiva ciò che avevo appena detto.
“Perché dovrebbe, la mia casa è la sua ormai..” Silenzio.
Poi continuò.
“..e in realtà è anche la casa di qualcuno presente qui”
“Non provare nemmeno a sfiorarla stronzo” Justin si intromise.
“Non mi stavo riferendo a lei..”
Il mio sguardo e quello di Justin si incontrarono. Nessuno dei due capiva di cosa stesse parlando.
“Che cazzo stai dicendo?” continuò Justin.
“Non ti hanno mai insegnato che agli adulti bisogna portare rispetto?”
“Io rispetto solo le persone che se lo meritano”
“E chi si meriterebbe il tuo rispetto?”
“Non so, forse mio padre, qualcuno che merita davvero di essere rispettato”
“E allora perché non mi rispetti?” Un sorriso malizioso si formò sul viso di Bill.
Justin era paralizzato, il suo sguardo era perso nel vuoto, impegnato a capire le parole di quel pazzo.
Ah, non te l’hanno detto? Ciao figliolo.
“Justin, non ascoltarlo” dissi poggiando le braccia intorno ai suoi fianchi. Lui non disse niente.
“Senti ragazzo io voglio solo parlare con te in privato, si può fare o devo usare le maniere cattive anche col mio unico figlio?” si intromise Bill.
Justin si girò verso di me, e con lo sguardo cercò un aiuto. Cercò qualcosa che potesse dargli forza per ascoltare le parole di quell’uomo.
Avvicinai il mio corpo al suo.
“Vai e senti tutto quello che ha da dirti. Se non vuoi non farlo, ok?” gli sussurrai all’orecchio. Lui annuii e si allontanò insieme a Bill.
Stettero una decina di minuti vicino ad un albero, si parlavano, e io volevo a tutti i costi sapere cosa si stessero dicendo. Poi con freddezza Justin salutò suo ‘padre’ e tornò da me.
“Tutto apposto?” chiesi appoggiando la mano sulla sua spalla. Annuì nervosamente scrollandosi la mia mano di dosso e lasciandomi molto sorpresa.
“Torniamo a casa” annunciò, senza nemmeno darmi il tempo di dire cosa volessi fare.

“Ciao Hope..”
“Ehi, poi dopo mi racconti cosa vi siete detti”
Mormorò qualcosa, ma non capii bene.
“Beh, allora vado” dissi dandogli un bacio. Lui non si mosse, stette immobile, lasciandomi sorpresa di nuovo.
Chissà cosa si erano detti quei due.


Ecco il 16 jksanrhgrk *-* 
Lo so che non aggiorno da 768759389 giorni çç
scusatemiiiiii!
spero vi piaccia ghtritngrik :D


AGGIORNO CON 4 RECENSIONI :)

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber / Vai alla pagina dell'autore: ciomez__