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Autore: Lionelle    27/12/2012    11 recensioni
Ginny sorprende Harry e la sua segretaria in una situazione... spiacevole. Ma sarà vero?
Mi appello alla vostra carità, quando vi chiedo di lasciare un commento. Anche un solo "fa schifo". Sennò vado a zappare la terra in Patagonia =)
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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  • Non ti azzardare a rivolgermi la parola razza di idiota!! -

 

Una Ginevra Weasley alquanto furiosa sbatté con forza la porta di casa, facendo tremare i vetri della graziosa casetta giallo limone. Si sfilò la borsa dalla spalla e con un gesto fluido la appese all'attaccapanni desiderando ardentemente che al suo posto ci fosse il suo quasi defunto marito.

Oh sì, perché ci mancava davvero poco affinché la ragazza portasse a termine la missione del caro vecchio zio Voldy.

 

  • Ginny ti prego aspetta! Non è come credi! -

 

Un giovane ragazzo dai capelli corvini e degli occhiali tondi aveva appena oltrepassato la soglia di casa, completamente in preda al panico.

 

  • Vaffanculo Harry! Deve ancora nascere chi può prendermi per i fondelli e passarla liscia! - urlò Ginny, fuori di sé dalla rabbia e dall'umiliazione.

 

Si fermò con un piede sullo scalino. Lo guardò un attimo, solo il tempo necessario per scoccargli un'occhiata velenosa e... ferita. Ginny sussurrò qualcosa, in realtà più a se stessa che al ragazzo, si voltò e corse al piano superiore facendo svolazzare i lunghi capelli rossi.

 

Harry sbiancò. Il Bambino-Che-E'-Sopravvissuto, l'Eroe del Mondo Magico, il Prescelto... in quel momento era solo un uomo. Un uomo che stava per dare di matto, perché aveva sentito benissimo le parole della rossa e il battito del suo cuore, degno di un colibrì, era la prova di un possibile infarto in corso. Si affrettò a inseguirla su per le scale, rischiando l'osso del collo ogni tre passi. Raggiunse la camera da letto in pochi secondi, quasi inciampando sui suoi stessi piedi, sentendo l'eco di quelle parole rimbombare aggressive nella mente...

 

  • Come sarebbe a dire “Me ne vado”? Gin per favore ascoltami, non è andata come credi tu! Io stavo so...NO! -

 

Harry si avventò sulla ragazza strappandole di mano la valigia, già piena a metà, e gettandola rabbiosamente in un angolo della stanza. Prese Ginny tra le braccia e la strinse forte a sé, poggiando la fronte sulla sua nonostante lei cercasse di sfuggire alla presa; ma Harry era più muscoloso di lei e i suoi tentativi di liberarsi furono presto resi vani dalla potenza di due smeraldi, puntati come fari sul suo viso. La rossa smise di dimenarsi, ma Harry notò che i suoi occhi color cioccolato, una volta caldi e allegri, erano freddi e vuoti. Probabilmente fu la sorpresa davanti a quello sguardo apatico a fargli abbassare la guardia. Per un attimo credette di averla calmata, credette di avere il tempo di spiegarsi e impedirle così di lasciarlo, di abbandonarlo a sé stesso. Ma così non fu.

 

Accadde in un istante.

 

Ginny lo spinse indietro, in modo da aver spazio abbastanza per girare su sé stessa e Smaterializzarsi con un sonoro crack. Era andata via.

Lontana da quella casa.

Lontana dal dolore .

Lontana da Harry.

 

Il ragazzi rimase immobile nell'oscurità della stanza, illuminata solo dalla luce proveniente dal corridoio. Fissava il vuoto, o forse semplicemente il punto in cui era sparita la donna che aveva scoperto di amare da quando aveva sedici anni.

Fuori la neve cadeva impetuosa e Harry si chiese dove potesse essere Ginny; sola, triste e arrabbiata... e se si fosse trovata nei guai? Se avesse incontrato qualche malintenzionato che voleva farle del male? Come poteva proteggerla se non aveva la minima idea di dove si trovasse?Il panico crebbe a dismisura.

Doveva trovarla.

Non gli importava se lo avesse cacciato via a suon di Orcovolanti, prima doveva spiegarle che ciò che aveva visto nel suo ufficio era falso, doveva dirle che la amava più di qualsiasi cosa al mondo e soprattutto che aveva bisogno di lei. Niente aveva senso se non la vedeva ogni sera tornando a casa da lavoro sprizzante di gioia solo perché aveva imparato a usare il tostapane babbano, se non la sentiva ridere ogni qualvolta Harry si sporcava da capo a piedi nel tentativo di prepararle la colazione, se non percepiva la sua presenza accanto a lui quando si svegliava nel cuore della notte in preda agli incubi... Ginny era il suo punto di riferimento. Non poteva e non voleva stare senza di lei, la amava troppo per permettere che se ne andasse senza lottare.

Schizzò al piano inferiore animato da una nuova fiamma di determinazione.

Una volta uscito di casa avrebbe voluto mettersi un cappotto, ma si rese conto quasi subito di averlo lasciato in ufficio per rincorrere Ginny, dopo che lei lo aveva visto spalmato contro la sua segretaria.

 

O meglio, la sua segretaria spalmata contro di lui.

 

Perché diciamolo, Harry Potter non era mai stato un don Giovanni o uno sciupafemmine della peggior specie e, francamente, neanche avrebbe voluto esserlo. Era sempre stato di indole piuttosto mite, una persona tranquilla e alquanto timida e, se proprio vogliamo dirla tutta, gran parte della sua vita l'aveva passata cercando di sfuggire ad un pazzo furioso che voleva ucciderlo. Non aveva mai avuto tempo per pensare alle ragazze.

Beh, a parte Cho Chang al quarto anno forse.

In ogni caso, Harry non avrebbe tradito Ginny nemmeno sotto tortura per il semplice fatto che era innamorato perso della sua donna. Ma si dava il caso che la donna in questione fosse tremendamente testarda e simile a Ron, motivo per cui non appena vista la raccapricciante scena di Harry e la segretaria formato sandwich non aveva esitato un momento a dare la colpa a lui. Harry ricordò che non aveva detto una sola parola in quel momento, aveva solo alzato un sopracciglio fissandoli accigliata per circa tre secondi, poi aveva chiuso la porta con una tale violenza da far cadere i quadri appesi al muro dell'ufficio.

Harry, neanche a dirlo, pallido come un lenzuolo si era scaraventato fuori per inseguirla. Il resto era storia. Una brutta storia.

Sospirò affranto, guardandosi attorno.

I suoi piedi l'avevano portato nella piazza centrale di Godric's Hollow, dove non si riusciva quasi a camminare tanta erano le persone che si affrettavano a comprare gli ultimi regali di Natale. Ignorò i loro sguardi ammirati e continuò ad avanzare, pur non sapendo bene nemmeno lui dove andare.

Cominciò seriamente a disperarsi e a temere di non riuscire a trovarla.

Stava già pensando di tornare indietro a chiamare Ron quando d'un tratto una macchia rossa catturò la sua attenzione, mentre il cuore batteva all'impazzata nel petto. Aveva visto una massa di capelli alla Weasley correre verso il...cimitero?

Oddio! Sta già scegliendo il posto dove seppellirmi?” pensò angosciato “Questa è la volta buona che mi ammazza

 

Si diede mentalmente dell'idiota e prese a correre, per quanto l'ammasso di gente potesse permetterlo, verso il cimitero. Miracolosamente non inciampò nei sassi o nell'erba e raggiunse la figura che, per quanto Harry poteva vedere, era inginocchiata davanti a due lapidi. E stava parlando.

Parlava con veemenza agitando le mani e con voce squillante strillava improperi contro qualcuno. Harry si avvicinò, cauto. Riconobbe la voce, i capelli rossi, i lineamenti delicati e persino il tono, così aggressivo e battagliero che solo una persona poteva avere dinanzi a due tombe. Il ragazzo sorrise.

 

Si, era proprio la sua Ginny.

 

Harry percorse quei pochi metri che lo separavano dalla ragazza, ma sembrò che lei non si fosse ancora accorta di avere compagnia.

 

  • Vostro figlio è un completo idiota, sappiatelo – stava dicendo - Non ve ne faccio assolutamente una colpa, dopotutto ha passato dieci anni della sua vita con mio fratello e i risultati si sono visti direi... -

 

Harry fece un enorme sforzo per non scoppiare a ridere in un momento così inopportuno, ma fu davvero difficile. Ma quando sentì la sua voce incrinarsi e capì che stava piangendo, il sorriso gli si gelò sulle labbra.

 

  • Ero andata da lui per dirgli una cosa importante ed ero così felice... -

 

Singhiozzò, portandosi le mani al volto. Sembrò perdere tutto quell'ardore e la rabbia che l'aveva animata pochi istanti prima ed Harry non resistette più.

Si inginocchiò dietro di lei e la abbracciò da dietro, protettivo. Ginny sobbalzò spaventata.

Si asciugò rabbiosamente le lacrime dal viso, orgogliosa come sempre.

 

  • Che ci fai tu qui? - ringhiò. Per tutta risposta Harry la strinse più forte a sé, non sapendo cosa dire, da dove cominciare a spiegare l'enorme equivoco che li aveva portati a quel punto. Si sentiva così in colpa per averle causato tutto quel dolore. Un dolore che non meritava. Improvvisamente seppe cosa dire, bastavano poche parole per racchiudere tutto quello che sentiva per lei.

  • Io ti amo Ginny – disse infine. Si stupì di come quelle parole suonassero bene. Forse perché l'amore rendeva tutto più bello, persino le frasi più banali e scontate.

 

La sentì trattenere il respiro. Le annusò i capelli profumati di fiori e desiderò tornare indietro nel tempo, prima che succedesse tutto quel casino. Avrebbe finito di lavorare alle cinque di pomeriggio, sarebbe tornato a casa dove ci sarebbe stata la sua bellissima ragazza ad aspettarlo, magari seduta sul divano davanti al camino con una tazza di cioccolata calda in una mano e un libro di Quidditch nell'altra, con i capelli ancora umidi dalla doccia che si era fatta a causa di un lungo ed estenuante allenamento delle Holyhead Harpies; si sarebbero salutati con un bacio appassionato, che sarebbe facilmente sfociato in qualcosa di più nonostante la stanchezza. Merlino, come l'amava.

 

  • Lasciami spiegare – le sussurrò nell'orecchio.

 

Non udì risposta, così continuò.

 

  • Io non ho fatto niente, Ginny. Te lo giuro, ha fatto tutto lei. Mi doveva consegnare i rapporti dell'ultima missione e invece mi ha ingannato baciandomi a tradimento! Gin tu lo sai che non ti farei mai del male e sai anche che non sono il tipo d'uomo che si fa l'amante. Lo so sono un imbecille, avrei dovuto capire prima le sue intenzioni ma ti prego di perdonarmi se puoi, io da solo non ce la posso fa... -

     

  • Ho lasciato le Holyhead Harpies – lo interruppe d'un tratto, atona.

 

Harry batté le palpebre, stupito. Aveva lasciato le... Oh Merlino. Questo era grave.

Ginevra Weasley adorava la sua squadra, non l'avrebbe lasciata per nulla al mondo, ma allora perché? Cosa l'aveva spinta ad abbandonare lo sport che più amava sin da quando era poco più che una bambina? Harry era confuso.

 

  • Perché l'hai fatto? - chiese, incapace di darsi una risposta da solo.

  • Perché sono incinta – rispose calma.

 

Per la terza volta in quella giornata, Harry sbiancò. La gola gli si seccò all'improvviso e il cervello andò in blackout. Fu un miracolo se riuscì a far uscire la voce.

 

  • Ma come è s-successo? - balbettò interdetto. Ginny lo guardò accigliata.

  • Vuoi che ti faccia un disegnino? - asserì ironica. Harry arrossì.

 

Domanda stupida in effetti, sapeva benissimo come era successo, ma ad ogni modo non riusciva a capacitarsi.

Incinta?

Harry non sapeva niente di gravidanze, bambini, pappette e pappine, pannolini e quant'altro! Come avrebbe potuto sperare di essere un buon padre se sapeva badare a malapena a se stesso?

Ma poi, una serie di immagini gli bombardarono il cervello, scombussolando le corde più profonde della sua anima con tutta la loro intensità.

 

Un neonato tra le sue braccia che dorme beato...

 

Una bambina con lunghi capelli rossi che chiama il suo papà a squarciagola perché ha paura del buio...Lui che la abbraccia e le sussurra paroline di conforto...

 

Un bambino dagli occhi verdi che piange tenendosi il ginocchio sbucciato, ma che si illumina non appena la sua mamma lo riempie di baci...

 

Il primo Natale insieme... i piccoli che scartano i regali con gli occhi colmi di meraviglia, l'atmosfera familiare... Ginny che lo bacia sotto il vischio mormorando un “ti amo” nell'orecchio...

 

Non poteva assolutamente perdersi tutto questo. Lo desiderava troppo. Desiderava troppo quella vita, l'aveva sognata così tante volte che la prospettiva di averla sul serio l'aveva completamente spiazzato. Ma avrebbe saputo prendersi cura di sua moglie e del piccolo che già cresceva in lei? Avrebbe saputo essere una bravo papà? Harry questo non lo sapeva, ma avrebbe imparato, come tutti gli altri neo papà del mondo. Magari si sarebbe fatto dare qualche consiglio dal signor Weasley, lui di figli ne aveva avuti sette, figurarsi se non sarebbe stato disposto ad aiutarlo!! Un sospiro stanco gli fece ricordare che Ginny stava aspettando un segno di vita da parte sua.

 

  • Se è maschio lo chiamiamo James? - domandò timido.

 

Ginny scoppiò a ridere di gusto gettando indietro la testa, che andò così ad appoggiarsi alla spalla del marito.

 

  • No -

  • Perché? - fece Harry assumendo un'espressione da cucciolo bastonato.

  • Perché James Sirius è più bello – ribatté lei, tranquilla. Il ragazzo credette di volare dalla gioia e sorrise, speranzoso.

  • Quindi non sei più arrabbiata con me? -

  • Mmh..forse si, forse no... - rispose vaga. Ottimo. Per lui equivaleva al perdono con tanto di corsi d'angelo in sottofondo.

 

Harry rise, felice come non lo era mai stato. La fece alzare e la prese in braccio, facendola volare come una bambina. Non gli importava se stava morendo congelato, se non sentiva più i piedi e le mani. Stava per diventare padre e aveva la sua Ginny accanto a sé. Poteva esistere qualcuno più felice di lui? Harry era convinto di no.

Fece scendere la moglie e la baciò con trasporto. Come gli erano mancate quelle labbra! Aveva temuto di non poterle assaggiare mai più. Quando si staccarono avevano entrambi il fiato corto e le guance rosse, un po' per il freddo e un po' per la passione che stava surriscaldando tutto l'ambiente. Loro due in primis.

 

  • Ehi Harry – disse Ginny di punto in bianco.

  • Mmh? -

  • Ho fame, è da ieri sera che non mangio – Harry sgranò gli occhi, orripilato.

  • Che cosa?! -

  • Che c'è? Ero troppo nervosa per mangiare! Avevo appena scoperto di essere incinta e non sapevo come l'avresti presa – si giustificò.

 

Il marito non rispose, si limitò a prenderla in braccio e a Smaterializzarsi nella loro accogliente casetta, il loro nido d'amore. Ginny, spiazzata da quel gesto del tutto inaspettato, se ne era rimasta buona per circa cinque secondi, ma non appena si rese conto di non avere più i piedi ancorati a terra iniziò a strillare di metterla giù, cosa che Harry fece soltanto una volta giunti in cucina. Cominciò a tirare fuori dalle credenze e dal frigo tutto ciò che gli capitava sotto mano, ma quando Ginny vide che stava svuotando tutte le dispense e mensole che c'erano pensò che forse era meglio fermarlo.

 

  • Harry Harry Harry! Calmati e metti via tutta questa roba – lo riprese con dolcezza, ma non senza una punta di divertimento nella voce. L'uomo, che era in procinto di aprire una scatola di api frizzole, la guardò incuriosito.

  • Non c'è bisogno di tutto questo amore. Su, rimetti ogni cosa al suo posto – ordinò, iniziando lei stessa a riporre negli appositi spazi ogni barattolo, vasetto e confezione di cibo. Si accorse che Harry era rimasto impalato a fissarla, gli occhioni verdi sgranati e...

 

Terrorizzati?

 

Ginny battè le palpebre, perplessa. Ma poi il suo sguardo si fece tenero e lasciò sul ripiano il pacchetto di Cioccorane per andare ad abbracciare il marito che, dopotutto, era ancora un bambino cresciuto troppo in fretta. Lo strinse forte.

 

  • Ehi... stai tranquillo, andrà tutto bene te lo prometto – sussurrò, confortante. Harry ricambiò la stretta, come se avesse il timore che da un momento all'altro sua moglie potesse svanire nel nulla come poche ore prima.

  • Ho tanta paura Ginny, non sono in grado di fare il padre – bisbigliò. Dal tono di voce sembrava un criminale mentre confessava un omicidio che non aveva mai avuto intenzione di commettere. Era un tono colpevole. La moglie sospirò, sciolse l'abbraccio per guardarlo in faccia dove due occhi smeraldi la stavano aspettando, impauriti.

  • Neanche io sono capace di fare la mamma Harry, ma questo non vuol dire che non possiamo imparare no? E poi abbiamo un sacco di persone pronte a darci una mano – lo rassicurò. L'Auror non sembrava tanto convinto, però. Ginny allora fece strofinare il suo naso contro quello di Harry, riuscendo così a strappargli un sorriso.

    La rossa esultò tra sé e sé. Riusciva sempre a farlo sorridere con quel tenero gesto, non sapeva perché; lo aveva scoperto per caso.

    Harry sospirò, poggiando la fronte su quella della moglie.

     

  • Cosa facciamo adesso? - domandò un po' più sereno. Ginny gli sorrise maliziosa.

  • Beh, io una mezza idea ce l'avrei... - soffiò a pochi millimetri dalle sue labbra, mentre gli infilava una mano tra i capelli per farlo avvicinare. Le iridi di Harry brillarono di luce propria davanti alla prospettiva di un'intera notte di passione con la sua bellissima moglie.

  • Lo sapevi che si dice in giro che alcune donne incinte hanno un notevole appetito sessuale durante la gravidanza? - continuò Ginny, mentre con abilità gli sfilava i bottoni dalle asole della camicia e gli allentava il nodo della cravatta. Harry si sporse per baciare quelle labbra rosse come il peccato, ma un attimo prima di poterle assaggiare queste erano già lontane da lui. Rivolse uno sguardo perplesso alla moglie, che stava allontanandosi lentamente da lui.

  • Prima però mi devi prendere – spiegò con aria furba. Continuò a retrocedere sfilandosi la giacca, togliendosi le scarpe, il maglioncino... Harry spalancò gli occhi.

    La sua donna era splendida. Indossava una gonna nera aderente, fatta a tubino che le arrivava a metà coscia, abbinata ad una camicia bianca che lasciava intravedere la curva morbida dei seni pieni e sodi e anche il reggiseno in pizzo verde.

    Il pensiero che qualcuno l'avesse vista abbigliata in quel modo gli mandò il sangue al cervello.

  • Sei uscita di casa vestita...così? - chiese con un filo di voce. Ginny ghignò.

  • Mmh... Solo per andare al San Mungo per un paio di controlli e per conoscere il mio nuovo ginecologo... - rispose suadente, sfilandosi la camicetta bianca con gesti attenti e misurati, scoprendo definitivamente la pancia ancora piatta e il petto prosperoso fasciato dal quel pizzo striminzito. Harry deglutì, eccitato.

  • Credo, amore, che tu lo conosca bene... - aggiunse abbassando la cerniera della gonna e lasciandola scivolare a terra con un fruscio.

  • Si chiama Dean Thomas – concluse dandogli le spalle e salendo le scale, sparendo così dalla sua vista.

 

Un attimo dopo, una macchia verde volò sul pavimento ai piedi di Harry. Lo raccolse, sentendo un calore al basso ventre non appena lo riconobbe.

 

Il reggiseno di Ginny.

 

Era già pronto a volare al piano superiore quando riuscì a metabolizzare le parole della rossa. Aspetta un attimo.

Ha detto davvero... Dean Thomas?

Lasciò cadere l'indumento e schizzò su per le scale, verde di gelosia e urlando improperi contro Merlino e Morgana per la sua immane sfortuna, mentre la risata cristallina di Ginny si propagava in tutta la casa; avrebbero avuto una notte movimentata.

 

 

Alla cena avrebbero pensato dopo.

  
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