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Autore: 99revolutions    27/12/2012    1 recensioni
Ventinove anni, troppi sogni non realizzati, una vita da rifare, un periodo difficile, troppo dolore.
Jasmine aveva scelto di ricominciare, di lasciarsi alle spalle il dolore, di andare via e rifarsi una vita.
E aveva una sola persona accanto, Jade. Ce l'avrebbe fatta? Le cose sarebbero peggiorate o no?
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Let's start a new life.


Ciao idiots! Sono 99revolutions e questa è la mia prima fanfiction sui Green Day. La protagonista è una quasi trentenne, perchè così potevo ambientarla ai giorni nostri (?) Beh, i nani compariranno presto, intanto se vi va, cominciate a leggere e fatemi sapere cosa ne pensate!

 Cate

1. Prologo: Leaving home.


Lo specchio rifletteva l'immagine di una donna non troppo alta, magra. Lunghi capelli neri le cingevano la vita. Lunghi, lisci, splendenti.
La carnagione chiara risaltava due grandi occhi azzurri, celeste tenue, color del cielo, un naso piccolo e labbra sottili che celavano una dentatura perfetta, un sorriso che avrebbe fatto svenire il mondo intero.
Ma non è oro, tutto ciò che brilla.
Dietro quell'apparente splendore, si trovava una donna inquieta.
Aveva ventinove anni e troppi sogni non realizzati.
Sognava di diventare una pittrice affermata, invece insegnava arte in uno stupido liceo in cui veniva criticata da tutti per essere troppo alternativa, troppo strana.
Semplicemente, non imponeva regole ai ragazzi, lasciava loro libera scelta nel cosa dipingere, cosa creare.
I genitori erano arrivati a dirle che non imponendo regole, spingeva i ragazzi all'anarchia, anarchia?!
Pff, non sapevano nemmeno cosa significasse evidentemente.
Odiava l'ambiente in cui lavorava e evidentemente anche l'ambiente odiava lei.
Sognava qualcuno che la amasse, ma aveva ottenuto solo un disastroso matrimonio terminato da pochissimo.
La relazione che credeva eterna era stata distrutta da lui, dall'uomo che lei pensava fosse il compagno ideale, con cui dividere ogni momento della vita.
Lo stesso uomo che l'aveva tradita, umiliata e ferita.
Ora era sola. O meglio, in compagnia dell'arte, delle sigarette e dell'unica grande amica che aveva, Jade.
Compagna di liceo, di concerti, di vita. Erano inseparabili, migliori amiche da una vita.
Infilò le ultime cose in valigia e chiuse i bagagli.
Si sarebbe trasferita, non poteva più restare in quella casa.
Lì dove aveva vissuto con lui, la tormentavano i ricordi.
Doveva cambiare aria, andare via.
Sarebbe andata nel piccolo appartamento che possedeva a New York, lì dove viveva anche Jade.
Aveva bisogno di qualcuno vicino.
Prese le valigie e uscì, sbattendo la porta.
Rinchiuse dentro quel luogo il suo passato e il suo dolore, doveva rifarsi una vita.
Litigi, litigi, notti passate ad urlare, lacrime, dolore, rabbia, tutto era lì dentro.
Ma lei non era più lì.
Lei era seduta in automobile, pronta a partire.
Collegò l'mp3 allo stereo e lo mise in riproduzione casuale.
I want to be the minority, I don't need your authority, down with the moral majority 'cause I want to be the minority, urlava Billie Joe.
E lei, picchiettando con le dita sul volante, teneva il ritmo.
Sorrise, non un sorriso di felicità, ma di sollievo.
Stava scappando via dal dolore.


Where there ain't nowhere you can go, running away from pain, when you've been victimized, tales from another broken home, I'm leaving, yeah, I'm leaving, I'm leaving home.



Aggiorno presto.

  
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