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Autore: Elewhin    13/07/2007    10 recensioni
Premiere di Miami Vice. Jared e Colin si rivedono dopo un periodo di lontananza... E qualcosa di nuovo scatta. [Colin Farrell / Jared Leto]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PARTY IN VILLA

DISCLAIMER: Non conosco Colin Farrell (e in questo momento non sa quanto è fortunato visto che se ce l’avessi sotto mano lo prenderei a schiaffi) e nemmeno Jared Leto. Non so che rapporto ci sia tra loro e quindi me ne sono inventata uno. Non prendo soldi per scrivere queste cose e mi accontento del fatto di non doverne dare per leggerne.

Buona lettura.

PARTY IN VILLA

Ti ho visto andare sul terrazzo per fumare una sigaretta, ma adesso che l’hai finita non accenni a voler rientrare.

Che hai Colin?

La festa è tutta per voi, ma agli invitati non stai donando molto più di alcuni sorrisi tirati… E a dirla tutta a me nemmeno quelli. Ti limiti ad evitarmi e a girarti appena i nostri sguardi s’incontrano.

Ma che ti ho fatto?

E’ vero, negli ultimi tempi non ci siamo visti molto, ma tu eri sul set e io in tour, non potevamo fare di più. Eravamo entrambi troppo presi dal lavoro…

Lo sapevi che sarebbe stato così…

Già il fatto che avessimo continuato a sentirci dopo Alexander mi aveva quasi stupito. Non c’è stato molto più di qualche lunga telefonata, e di parecchie notti tra le lenzuola, ma in fondo è quello che volevamo no? Niente cose impegnative. Niente promesse che poi sarebbe stato un peso mantenere… O forse non lo sarebbero state mai, ma perché rischiare? Se un domani non c’era mai stato perché volerlo a tutti i costi?...

Era stato così naturale continuare a sentirti, a vederti, a sapere cosa facevi e a sentirmi chiedere cosa combinavo…

Poi di punto in bianco, un paio di mesi fa, hai smesso di chiamare, e quando l’ho fatto io evidentemente avevi da fare visto che non hai risposto al telefono.

Il fuso tra gli Stati Uniti e Dublino non mi entrerà mai in testa…

Mi passo veloce la mano sul viso e mi appoggio alla colonna di fianco a me guardando la tua schiena che si piega sulla ringhiera.

Non abbiamo mai seriamente discusso. Tu non mi hai mai detto che non volevi più vedermi, e io di sicuro non l’ho fatto… E quindi?… Non sarebbe più logico se ci parlassimo civilmente come due vecchi amici che non si vedono da un po’, invece di stare tu su un balcone da solo come un cretino e io qui a fissarti come un imbecille?

Pensavo che qualunque cosa fosse successa sarebbe bastato dirti che mi eri mancato, e invece…

*

Non mi aspettavo di vederti a questa premiere di Miami Vice e credo che tu te ne sia accorto.

Immagino già il sottotitolo alle foto sui giornali di domani: “Colin Farrell (Alexander, PhoneBooth) con l’amico Jared Leto (Alexander, Lord of war)” Peccato che la mia faccia dicesse tutto tranne “amico”.

Diceva “Che diavolo ci fai qui?” Diceva “Non potevi continuare a strimpellare quella tua maledetta chitarra dall’altra parte del mondo?”… E per un attimo sono sicuro abbia detto “Ma amico quando?!”… Già… Amico quando?...

Quando abbiamo finito le scuse per andare a letto insieme e abbiamo continuato a farlo?... Quando ci salutavamo all’aeroporto e dopo un’ora eravamo già di nuovo al telefono?... Quando mi dicevi che eri corso fuori dalla doccia per rispondermi, ma che no no, potevo parlare, alla pozza che si stava formando sul pavimento avrebbe pensato la donna delle pulizie...

O forse eravamo amici quando ho smesso di telefonarti?… Quando stavo passando un periodo di merda e non volevo che tu lo sapessi quindi non ti ho risposto più al telefono? Quando mi sono accorto che quello che era rimasto tra noi non mi bastava più e ho rovinato anche quello...

Non volevo ammettere nemmeno a me stesso che il non vederti era parte del mio malessere, figuriamoci ammetterlo con te...

Mi piego di più sulla ringhiera e guardo il vuoto sotto di me.

Per l'ennesima volta mi dico che dovrei venire a salutarti, ma di nuovo il vigliacco che in me si sveglia e mi trattiene. Se facessi anche solo un passo verso di te capiresti quanto mi sei mancato, quanta voglia avrei di sfotterti per quei tuoi stravaganti e maliziosi capelli scuri con le punte rosse… Capiresti quanto io sia stato vicino al pensare di essermi innamorato di te… Mi si leggerebbe in faccia il numero dei nodi che vorrei sperimentare per legarti con la sciarpa bianca che hai intorno al collo…

Cazzo, ma cosa sto diventando? Perché non riesco a fingere che tu sia solo uno dei tanti con cui ho lavorato o scopato ed evito ad entrambi questa scena da amante abbandonato che non ci si addice?!

Sospiro al cielo.

Fanculo a tutto…

Do le spalle alla notte e mi giro verso la sala. Tu sei appoggiato ad una colonna e hai il cellulare in mano. Dall’espressione della tua faccia non sembrano belle notizie, infatti vedo le tue labbra comporre un’imprecazione silenziosa… Le tue labbra… In un lampo mi passano davanti tutti i momenti in cui ho pensato a te, ai tuoi occhi, alle tue mani… Ma le tue labbra… Non le ricordavo così sensuali… Eppure le ho morse così tante volte, le ho leccate affamato senza stancarmi, le ho… Le ho baciate. E fa male da morire sapere che avevo scordato la sensazione delle tue labbra sulle mie… Sapere che se non la sentirò mai più sarà tutta colpa mia.

Amico allora? Amico adesso?...

*

Il cellulare mi vibra in tasca avvertendomi di un messaggio.

E’ Shannon: “Te l’avevo detto che era un errore, ma tu sei voluto andare lo stesso”

Come cazzo ha fatto ad indovinare cosa stavo pensando?

Rispondo: “Per tua informazione sta andando benissimo”

Un’altra vibrazione, un altro messaggio: “Sì, e io sono la fata turchina… Sai che non approvo, ma se l’unico motivo per cui non vi siete saltati addosso è perché tu hai la coda di paglia tanto vale che te lo tagli fratellino”

Mentre studio un modo di inviare un pugno in faccia via sms, alzo lo sguardo verso il terrazzo e ti vedo. Sei girato verso di me con le mani sulla ringhiera e le gambe incrociate. Il mio cervello registra velocemente che mi stai guardando senza evitarmi. Molto velocemente visto che il sangue è rotolato verso altre mie parti anatomiche che stanno invece reagendo ai tuoi pantaloni dal taglio classico, alla tua pelle abbronzata sotto la camicia bianca aperta fino a metà, ai tuoi capelli scuri nei quali vorrei affondare le dita…

Credo che se i pensieri facessero rumore adesso non mi si starebbe vicino dal casino: Memoria a breve termine in azione per cercare qualcosa che ti abbia fatto cambiare improvvisamente idea; Orgoglio che urla che questo è il mio momento di ignorarti; Memoria a lungo termine che, dannata lei, non riesce a star quieta riportandomi a tutti i momenti passati insieme; Autocontrollo che stringe tra i denti il coltello della Ragione pregandomi di non fare cazzate; E sotto tutto uno strano sibilo: L’insicura speranza che qualcosa stia per ricominciare…

Deve essere sicuramente il sibilo che mi muove le gambe fino a quando non ti raggiungo sul terrazzo, ma è l’orgoglio che, per salvarsi la pelle, mi fa appoggiare alla ringhiera e mi fa rivolgere lo sguardo al giardino.

Tu incroci le braccia e guardi il pavimento.

Lo stridore del panico, scatenato dal pensiero che quello che hai visto mentre mi spogliavi con gli occhi non ti piaccia più, si aggiunge al caos generale, ma tu sospiri e io abbasso l’audio per sentire quello che stai dicendo.

“Non ti ho mai considerato un amico”

BOOM!

Che diavolo è stato?! L’incredulità che mi ha folgorato i neuroni o la totale follia che si è definitivamente impossessata dei tuoi? Che cazzo vuol dire?!

Mi volto di scatto e tu ricambi lo sguardo.

Il disagio si mobilita: “E’ per questo che ti diverti a ignorarmi?”

Il fastidio guadagna posizioni nei tuoi occhi: “A parte il fatto che non mi diverto per un cazzo, credi che sia facile parlare con te?”

Una sconosciuta canzoncina in gonnellina a fiori e con le trecce arriva saltellando: Mi farai una lista dei difetti che ho, mia mamma dice che non ne ho, che non ne ho, che non ne ho…

Mi giro verso di te, ma lascio una mano sulla ringhiera per sorreggermi nel caso scoprissi che non sono poi così pronto a sapere che, finito il siparietto hard, adesso non mi sopporti. Senza offesa per il siparietto hard, anzi…

*

Ti giri verso di me, ma resti appoggiato alla ringhiera. Sei arrabbiato, per un attimo sembri quasi confuso, anche se non capisco il perché… O forse lo so il perché, ma non voglio sentirmelo dire. Odio dover ammettere di aver sbagliato ad ignorarti tutta la sera, o forse l’errore è stato smettere di farlo… Cristo santo non è possibile essere ancora a questo punto! Essere ancora in bilico tra l’accettare l’evidenza che la tua vita con o senza di me non fa differenza, e la voglia che ho di dimostrarti che non è affatto così. Che nella tua vita tu un posto me lo devi trovare anche fuori dal letto, perché ad essere trattato come tutti gli altri appena ci rivestiamo, non ce la posso fare. Perché non voglio mai più starti lontano per abbastanza tempo da dimenticare quello che si prova a baciarti.

Apro la bocca per dirti… Per dirti cosa?!… La richiudo tanto non serve a niente.

Mi alzo dalla ringhiera. “E’ stato bello rivederti. Ciao” Per un attimo esito, ma poi corredo il saluto con una pacca sulla spalla (che non si nega a nessuno neanche quando non sai che ruolo ha nella tua vita) e me ne vado.

*

Guardo incredulo per un attimo la spalla dove hai appoggiato la mano… Finisce così quindi? Con due frasi che non ho capito e un saluto che neanche fossi uno che hai appena conosciuto?… E’ questo il modo che hai scelto per dirmi che è stato divertente finché è durato, ma che sono stato un illuso a pensare che potesse esserci ancora qualcosa tra noi?

Fottiti Farrell!”

O i miei pensieri hanno realmente cominciato a far rumore, o l’ho veramente detto a voce alta… Dev’essere la seconda, visto che le poche persone sul terrazzo si girano a guardarci.

Ti sei fermato e ti sei irrigidito, ma non ti sei voltato.

Il clima da melodramma esplode quando tu fai un altro passo e il mio cervello va definitivamente in corto circuito “Mi hai sentito?!”

Ecco, adesso manca solo che il dj tolga la musica tanto ormai metà degli invitati sono interessati solamente a noi…

*

Ma perché ogni volta che cerco di evitare di farmi male, il peggio mi viene addosso? Non posso semplicemente uscire di scena e salvare almeno un po’ di dignità?! No! Perché tu forse ti sei convinto che gettare questa storia sulle riviste di gossip la farà sembrare meno assurda!

Torno sui miei passi e stringo i denti cercando di sembrare calmo “Smettila”

“Smetterla di fare cosa? Di farti notare quanto tu sia maleducato e stronzo?”

Qualcosa di sensato da dirti cerca di entrarmi in testa, ma tutto lo spazio è occupato da un unico pensiero: Giuro che questa è la volta buona che ti ammazzo.

Evidentemente mi si è anche stampato un teschio sulla fronte, perché appena provo ad avvicinarmi di più sento sulla spalla la mano del mio manager che mi trattiene, e la sua voce nell’orecchio. “Prova a fare qualche cazzata che distolga l’attenzione dalla promozione del film, e sarai a pulire i cessi con la stessa velocità con cui bevi una Guinness

Non ho bisogno di girarmi a considerare i suoi 90 chili di muscoli per sapere che a lui non servono teschi sulla fronte per incutere timore…

“E sono sicuro che il signor Leto sarà felicissimo di vedere la stanza che ho fatto riservare per te al piano di sopra”

La tua rabbia si sposta da me a lui in un ringhio. “Io non vado da nessuna parte”

“Oh, certo che no…” Ti regala uno dei suoi ghigni da bassifondi che in genere riserva a me e se ne va. Tu lo guardi andar via ma non reagisci. Lo sapevo che era convincente anche senza minacce di cessi…

*

Siamo di nuovo soli e mentre cerco di non sprofondare nel nero dei tuoi occhi, il rumore dentro alla mia testa ha lasciato il posto ad un’accozzaglia di pensieri collegati solo da quel filo sottile che è l’angoscia. La frustrazione di sapere che se non fosse così difficile smettere di pensare a te avrei lasciato perdere e me ne sarei già andato... Ma invece resto e quando ti riappoggi alla ringhiera rivolto verso il giardino, io faccio lo stesso.

Silenzio.

Come siamo finiti ad essere due imbecilli su un balcone? Almeno finché eri qui da solo potevo raccontarmi la favola che tu non mi mancassi poi così tanto, ma è impossibile continuare quella bugia mentre ti sono vicino.

Tu non dici niente.

Sono talmente nel panico, che l’istinto indugia tra il darti una testata in faccia dando realmente una svolta alla serata, e il chiederti se è vero che hai una stanza riservata nella villa.

Ma non dico niente.

In un gesto istintivo di cui forse non ti rendi nemmeno conto ti passi una mano tra i capelli girandoti un po’ verso di me e qualcosa di nuovo scatta… Ancora nei tuoi profondissimi occhi…

*

Mi riappoggio alla ringhiera rivolto verso il giardino e tu fai lo stesso.

Silenzio.

Ricomincio ad ignorarti cercando di riportare tutto a pochi minuti fa, quando ancora qualcosa di buono poteva succedere e ancora potevo provare a convincermi che le cose vadano bene così come stanno.

Tu non dici niente.

Mi è bastato fissarti per un attimo per rendermi conto che avrei voglia di guardarti per ore. La tentazione di portarti veramente nella stanza che mi hanno riservato qui alla villa è forte.

Ma non dico niente.

In un gesto istintivo di cui forse non ti rendi nemmeno conto ti passi la lingua sulle labbra e qualcosa di nuovo scatta… Ancora sulle tue labbra…

*

Il silenzio prosegue per un tempo che sembra infinito, e se pensavo che questa scena non potesse essere più pietosa di così, tocchiamo il fondo cominciando a parlare nello stesso istante.

“Colin…”

“Jared…”

Ecco, adesso sì che sembriamo proprio in una commedia da quattro soldi…

“Di prima tu…”

“Di prima tu…”

Oddio ma c’è mai fine al peggio?

Mi giro a guardarti per evitare che le nostre voci si sovrappongano di nuovo e tu fai lo stesso.

“Dimmi”

Almeno questa volta tu sei stato in silenzio… Forse un po’ troppo a lungo… O forse hai optato direttamente per la telepatia visto che continui a fissarmi, ma non sembri intenzionato ad aprir bocca…

Per un attimo la possibilità di darti una testata torna in cima alle soluzioni plausibili, ma non faccio in tempo a realizzarla perché tu velocemente ti alzi dalla ringhiera, mi afferri per un gomito, e mi porti in un angolo buio del terrazzo per poi spingermi con le spalle contro il muro.

Il tuo corpo aderisce al mio in un’eccitazione che pensavo di poter dimenticare, ma che riscopro più viva che mai. Il tuo viso si avvicina lentamente al mio… “Dimmi Jared, se adesso ti chiedessi di baciarmi lo faresti?”

Chissà, forse Shannon ha ragione: dovrei veramente tagliarmi qualcosa per punirmi di quello che sto per fare, ma non riesco più a continuare in questo modo... Ti metto le mani sul petto e ti allontano.

*

Non so da dove sia partito tutto questo. La risposta più ovvia sarebbe dal mio inguine, ma la realtà è che questa volta non voglio strapparti i vestiti di dosso e scoparti, ma solo baciarti.

Non ti ho portato qui perché non voglio dare scandalo, ti ci ho portato perché almeno per un attimo voglio avere l’impressione che tu sia solo mio.

Ti ho portato in questo angolo buio perché tu non possa guardare la delusione sulla mia faccia quando mi dirai di no…

E infatti con un gesto secco mi allontani… No. La risposta è semplicemente no.

“Sì”

Se non fossi già completamente confuso, credo che lo sarei adesso.

Che vuol dire sì se poi mi allontani?...

“Sì, ti bacerei se me lo chiedessi… Ma non saprei il perché… E se la tua domanda successiva è: verrei a letto con te se me lo chiedessi la risposta è di nuovo sì. Anzi: cazzo sì! Ma…”

Abbassi lo sguardo e stancamente scuoti la testa. Il cuore mi sprofonda nel petto.

Come posso trovare qualcosa da dirti per farti stare meglio se nemmeno io ci sto capendo più niente?!...

*

E’ iniziato tutto così tra noi: cogli l’attimo. Fatti buttare sul primo ripiano orizzontale e riempiamo un po’ di quegli spazi lasciati vuoti dalla mancanza di casa. Bhe, sai qual è la novità? Che mi sono stancato che sia così. Mi sono stancato di non potermi mai chiedere perché lo faccio e di avere paura della risposta. Di dover pesare ogni parola, perché tu non capisca che mi sto affezionando a te, di poter essere me stesso solo quando so che la tua mente è ottenebrata dal desiderio o dall’orgasmo. Mi sono stancato di questo balletto dei ruoli che alla fine è solo il gioco del gatto e del topo. E mi sono stancato anche di questa serata che sembra non portare a niente. Non so come gestire la situazione, ma non intendo farlo per tutti e due, se non mi vuoi più vedere dimmelo in faccia e…

Il respiro mi muore in gola quando sento le tue braccia stringermi.

Tengo la fronte appoggiata al tuo petto e la memoria torna indietro. A prima di Alexander, prima del Marocco, prima di tutto… Torna indietro a quella scena poi tagliata di Phonebooth, alla voce di Joel che urlava: “Colin! Il tuo personaggio è un bastardo ammaliatore! Devi fargli credere che lo ami anche se sai che lo getterai via alla prima occasione!” A te che improvvisavi e mi abbracciavi…

Mi accarezzi la schiena e il viaggio nei ricordi torna a questa sera. A quel tuo ignorami come se fossi un giocattolo che ti era venuto a noia, a questo cambiamento improvviso e immotivato… E’ questo che stai facendo Colin? Stai cercando di convincermi che mi ami anche se sai che mi scaricherai subito dopo essere uscito dal letto?

Questa volta non ho bisogno di spingerti via da me perché ti allontani di tua iniziativa. Fai un passo indietro e infili le mani in tasca.

“Mi hai chiesto perché ti stavo ignorando e l’unica risposta che posso darti è che…” Sospiri “Cazzo, ma perché sembra così patetico detto a voce alta?”

Tieni gli occhi bassi e tentenni ancora, ma poi sembri ritrovare il coraggio e alzi lo sguardo su di me. “So che non posso pretendere niente da te e che gli accordi erano altri, ma non riesco a far finta che tra noi non sia successo niente, e il pensiero che tu sia riuscito ad andare avanti anche senza di me mi manda in bestia. Ho passato gli ultimi due mesi a cercare di dimenticarmi di te e c’ero quasi riuscito dannazione! Mi sentivo di merda, ma ci stavo riuscendo. E invece quando stasera ti ho visto è andato tutto a puttane… E se non fossi così fottutamente sobrio, forse non me ne sarei neanche accorto e forse ti avrei anche scopato senza volere niente in cambio, ma resta il fatto che lo sono e quindi ho pensato che se, anche solo per un attimo, avevo dimenticato quanto fosse bello baciarti forse non meritavo nemmeno di parlare con te… E tu non hai la minima idea di quanto abbia desiderato un camion di birra dopo essermi reso conto di questo cazzo di pensiero"

*

Sul tuo volto in penombra si dipinge una sincera espressione di sconforto e io non ho la minima idea di cosa fare.

Sarà perché ho pensato a tutto tranne che a questo, sarà perché negli ultimi mesi mi sono sentito troppo in colpa e mi sono ripetuto troppo spesso che era solo colpa mia... Avevo talmente paura che mi accusassi da un momento all’altro di pretendere troppo da te, che l'idea che anche tu ci stessi male non mi aveva nemmeno sfiorato...

So fin troppo bene quanto ti dev’essere costato abbassare le difese e dirmi quelle cose… Ma non saremmo più noi se ti dicessi che sono le stesse cose che voglio io.

La tensione si scioglie lasciandomi di nuovo la possibilità di respirare liberamente, forse per la prima volta da quando ti ho visto, e quando sorrido manca poco che senta gli angoli della bocca inumidirmi la orecchie. Per mia fortuna sono ancora contro il muro al buio, perché devo avere una faccia da fan girl isterica di cui mi vergognerò fino alla morte...

Quasi mi viene da ridere "E ti sembra un motivo questo? Mi hai trattato da schifo tutta la sera perché ti sentivi in colpa per aver dimenticato quanto fosse bello baciarmi?!"

Lo so eccome che è un buon motivo, ma non penserai veramente che te la faccia passare liscia vero?

Aggrotti le sopracciglia e accusi il colpo, ma evidentemente il mio sorriso si vede anche al buio perché dopo un po' anche tu accenni un sorriso e so che hai capito.

"Ah! Mi sembrava strano che con te bastasse umiliarsi per risolvere la questione! Sai che ti dico Jay? Vai al diavolo! Lo sapevo che con te non si può parlare"

"Che vuol dire che con me non si può parlare stronzo?!"

"Vuol dire che sei un fottuto americano zuccone che non ascolta!"
"Ma
senti! Ha parlato il mulo irlandese!"

"E che se uno come me ti chiede scusa per essere stato un coglione potresti ringraziare senza dover per forza replicare"

"Uno come te che chiede scusa?! Se a te questo sembra il tono di uno che si sta scusando!"

"Ma che vuoi che faccia?! Che te le canti? Forse qui a Hollywood siete abituati a fare i comunicati stampa, ma io sono cresciuto a Dublino e là si fa così a chiedere scusa ok?"

"Ehi! Mi stai dando del fighetto di Hollywood?"

"No! Ti sto dicendo che..."

La frase rimane a metà per un lungo momento poi scoppi a ridere. "Che cazzo ti stavo dicendo?"

Vorrei rimanere serio... Anzi, non voglio affatto rimanere serio! Voglio ridere insieme a te, perché è da troppo tempo che non lo facciamo e, anche se dovrai strangolarmi prima di farmelo ammettere apertamente, mi sei mancato talmente tanto anche tu...

*

Non so esattamente cosa sia successo nell'ultimo minuto, da quando abbiamo smesso di ridere ad ora, ma so per certo che mi hai afferrato per la camicia e adesso la tua lingua è nella mia bocca. Sono talmente sorpreso che non riesco nemmeno a stringerti a mia volta, lascio le braccia lungo i fianchi e che sia tu a premerti contro di me mentre mi perdo nel tuo bacio.

Quando ti stacchi per farci riprendere fiato, non lasci la presa sulla mia camicia e mi parli sulle labbra "Non provare mai più a scordartelo..." La passione si accende nei tuoi occhi e mi spingi verso la porta a finestra.

"E ora vediamo questa fantastica stanza che hanno riservato per l'ultimo re d'Irlanda"

  
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