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Autore: margio    27/12/2012    3 recensioni
nel mio giro turistico per Satan City ho notato quacosa che devo assolutamente raccontarvi.
dal testo: "allora?! Le hai chiesto di uscire?” chiese Trunks entusiasta con un boccone di panino al prosciutto cotto tra le fauci.
“…” Goten continuava a fissarlo con un sorrisino ebete sulla faccia.
“ehi! Terra chiama Goten!” e mentre il lilla diceva tali parole, la sua mano riscosse il moretto da chissà quali pensieri.
“ehm … ah sì, giusto! HA DETTO DI SI’!!!”
“wow! Sono contento!”
Peccato che le parole di Trunks non uscirono con lo stesso tono che si era immaginato. Sembrava un tono di disinteresse, anzi, quasi di … INVIDIA?"
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Goten, Trunks, Valese | Coppie: Goten/Trunks
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ehi! Dico a voi! Sono io! Margio! Vi chiederete … “perché è qui?”
Beh, è semplice …
 
Gironzolando per Satan city, proprio ieri, ho visto una cosa che vi devo assolutamente raccontare, ma partiamo dal principio …
 
Lei era lì, come il solito si attorcigliava una ciocca di capelli castani tra due dita con fare pensieroso.
“chissà a cosa sta pensando” si lasciò sfuggire Goten con fare sognante.
“Son!” gridò il professore di chimica. “stai attento una buona volta!”
“beccato!” sussurrò Trunks con fare canzonatorio.
Il moro mise su il broncio. Stranamente, il chiaro fastidio leggibile anche da lontano, comparso sulla faccia del Son, non sparì nemmeno quando i due amici si diressero verso casa di Trunks.
 
“ehi Goten ma che ti prende?!”
“niente …” disse lui con fare stanco e apatico.
“non è vero …” fu la risposta dolce e protettiva di Trunks.
“mh?” il moro alzò la testa.
“ti conosco e so che c’è qualcosa. Si tratta di lei?”
 
Oramai i due non avevano bisogno di tante parole per capirsi. Innumerevoli discorsi erano la prova che quando si parlava di “lei” ci si riferiva inevitabilmente alla ragazza più carina della scuola, nonché centro dei pensieri del moro da quasi tre mesi.
Valese era il suo nome e Goten, ogni qualvolta veniva snobbato da lei, ci rimaneva veramente male e Trunks era diventato quella che si direbbe “la sua migliore amica” dal momento che ascoltava ogni sua lamentela e ogni qualvolta che il moro si sentiva depresso, egli era sempre pronto a mettere a disposizione casa, birre e spalla su cui piangere.
 
“hai mai provato a chiederle di uscire seriamente?”
“ehi, ho una certa reputazione, di solito sono loro che corteggiano me! Non posso dare a vedere che sto rischiando un rifiuto pur di avere una chance con una ragazza!”
“oh beh, allora se vuoi restare tutta la vita da solo con una ragazza che ti piace ma che ti reputa troppo vigliacco per …”
“FERMO LÀ!”
“come?”
Il moro emise un sonoro sbuffo.
“va bene, ma poi una volta che mi avrà risposto di s … EHI UN ATTIMO!”
Il lilla fece un salto all’indietro all’improvviso –quasi- urlo dell’amico
“che c’è?!” chiese preoccupato
“e se non accetta?”
“tu chiediglielo no?”
“mh …”
 
Di solito Goten Son non si faceva tanti problemi a riguardo: insomma, bastava che una qualsivoglia ragazza lo notasse e subito cadeva ai suoi piedi. La maggior parte che usciva con lui venivano scartate dopo il primo appuntamento, ma molte addirittura prendevano un due di picche, ma questa era la routine per il play boy Goten!
Peccato che da quando a Satan city si trasferì quell’angelo dai capelli bruni, Goten perse tutta la sua autostima con le ragazze: spesso non sapeva cosa rispondere alle spasimanti, difatti, talvolta nemmeno calcolava gli inviti a cena e proseguiva pensieroso.
Quella Valese aveva qualcosa di strano che mandava in tilt i neuroni del povero ragazzo.
Voleva tornare quello di un tempo e, forse, ma dico forse, aveva trovato il modo di farlo. Insomma, se gli rispondeva di no poteva benissimo fare l’indifferente e cercarsi un’altra ragazza!
 
***
Piazzale della scuola superiore di Satan city. Sette e quaranta. Una ragazzina dai capelli mori camminava tutta sola verso l’ingresso dopo aver salutato da poco le sue amiche.
L’occasione perfetta, pensò Goten che nel frattempo la stava pedinan … ehmmm pardon, seguendo in punta di piedi.
Saltò fuori da non so dove e subito, a occhi chiusi pronunciò quelle parole che faticavano così tanto a uscire.
“ciao, ti ho vista quando sei arrivata e subito, cioè io volevo … insomma, ti va di usc … sì … di … uscire … ecco.”
Diciamo che chi passava di lì facilmente scambiò quel ragazzo per un tipo timido che tanto assomigliava a Goten Son.
 
Passarono anni, o forse secondi, chissà, fatto sta che la risposta tardava ad arrivare.
Goten aprì gli occhi. Sentiva le guance scottare. ’devo essere fucsia’ pensò.
“va bene ...”
‘in fondo se mi dice di no, posso sempre cavar … ‘
“cosa??”
Il moro sgranò gli occhi tanto che le sopracciglia per poco non uscivano dalla faccia.
“ho detto che va bene, se libero dopo la scuola?”
“ah … eh … io … certo! Allora a … a dopo!”
“sì, a dop …”
Lei non finì nemmeno di parlare che il Son era già letteralmente scappato via correndo come un pazzo.
 
Inutile dire che le due ore che precedevano alla ricreazione furono categoricamente ignorate dalla mente di Goten che pensava a cosa avrebbe fatto, a come l’avrebbe conquistata … insomma: era a un passo dalla vittoria!!!
 
DRIIIIIIN!
 
“OH FINALMENTE!”
Il moro si stiracchiò e si diresse all’“angolino”, come lo chiamavano lui e Trunks. Era praticamente un posto dimenticato da tutti all’interno del cortile della scuola, in pratica un piccolo vicolo stretto dove nessuno passava, dove d’estate vi s'incanalava il vento fresco e d‘ inverno le grate buttavano aria calda: il posto ideale per mangiare e parlare!
 
“allora?!” chiese Trunks entusiasta con un boccone di panino al prosciutto cotto tra le fauci.
“…” Goten continuava a fissarlo con un sorrisino ebete sulla faccia.
“ehi! Terra chiama Goten!” e mentre il lilla diceva tali parole, la sua mano riscosse il moretto da chissà quali pensieri.
“ehm … ah sì, giusto!  HA DETTO DI SI’!!!”
“wow! Sono contento!”
Peccato che le parole di Trunks non uscirono con lo stesso tono che si era immaginato. Sembrava un tono di disinteresse, anzi, quasi di … INVIDIA?
Per fortuna il moro, assorto com’era nei suoi pensieri di glorie e conquiste, non se ne accorse, in quel momento Trunks non era nemmeno capace di rispondere alle domande che si stava ponendo da sé, figuriamoci di quelle che eventualmente sarebbero uscite da bocche altrui.
Per il momento decise di accantonare quel flusso di pensieri da una parte: avrebbe avuto il tempo di riflettere una volta arrivato a casa.
“allora …” disse quindi Trunks per intavolare un argomento di conversazione.
“hai intenzione di baciarla?”
Il gelo.
Baciare … baciare … BACIARE!
Goten non era nemmeno arrivato al secondo appuntamento con nessuna, come poteva saper baciare?!
Trunks, dal canto suo, visto il silenzio dell’altro, abbinato, se volgiamo, al pallore cadaverico che s’impossessò del volto di Goten, capì quasi immediatamente la situazione e non potette impedire alla mascella di cedere.
 
“fermo fermo! Mi stai dicendo che tu non hai mai …”
Prontamente le mani di Goten ricoprirono la bocca di Trunks.
“zitto! Vuoi che ti sentano anche in Australia!?”
“scusa, ma come puoi pretendere di fare bella figura se lei si avvicina a te e tu non sai cosa fare?!”
 
In effetti aveva ragione.
 
“m’insegneresti?”
Le parole gli uscirono da sole, si stupirono entrambi di quella richiesta.
 
Trunks ora raggiunse il colore di Goten.
“ p … però, insomma, t tu come vuoi che t’ins … segni?”
“non so …” il poverino era fucsia.
“dimmi solo cosa devo fare!” gli occhi gli s’illuminarono.
“oh, beh … allora, per prima cosa devi avvicinarti a lei.”
In quel momento nessuno sa cosa prese al lilla, fatto sta che afferrò Goten per le spalle e, senza pensarci lo portò a due centimetri dal suo viso.
La sua voce oramai ridotta a un sussurro.
“poi devi appoggiare piano le labbra alle sue e cominciare a succhiare il labbro.”
Goten non ragionava più. Inutile dire che si lasciò completamente andare quando sentì le labbra del suo Trunks, perché in quel momento lo sentiva soltanto suo, appoggiarsi e avvolgere dolcemente il suo labbro inferiore.
Scosso da una scarica lungo la schiena, Trunks si staccò quasi cadendo all'indietro.
“io … scusami … vedi …”
Trunks volò via in preda al panico. Non si curò nemmeno di essere visto.
Goten, invece, stranamente, rimase calmo.
Un sorrisetto stampato in faccia era la prova che aveva già in mente come si sarebbe conclusa la giornata.
Lui sarebbe andato da Trunks, ora non gli importava se quell’ochetta restava a bocca asciutta ad un appuntamento, improvvisamente la vedeva come le altre. Ma tornando al planning, una volta da Trunks, l’avrebbe baciato e baciato ancora. Quelle labbra avevano un non so che di magnetico. Dopo innumerevoli baci gli avrebbe detto che nemmeno per Valese il cuore gli era battuto tanto forte e … poi Dio solo sa cosa sarebbe successo!

Il mio tempo a Satan city era finito, la campanella suonò ed io fui costretto a tornare a casa per non rischiare di essere visto: con le mie tre dimensioni ero facile da notare, ma spero che questo vi basti! A presto con le mie storie IN GIRO PER SATAN CITY!!!
Baci, Margio XD
  
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