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Autore: xlouisjuliet    28/12/2012    1 recensioni
Si girò e velocemente uscì da quella sala promettendosi che non ci sarebbe mai più entrato. Scappò via correndo per i corridoi deserti e silenziosi mentre le lacrime gli rigavano le guance, i passi che rimbombavano tra le pareti. Corse promettendosi che si sarebbe tolto quella ragazza dalla testa. Corse promettendosi che il giorno dopo si sarebbe comportato come se nulla fosse. Corse promettendosi che avrebbe smesso di pensare al colore dei suoi occhi, così dannatamente belli e particolari. Corse e poi cadde, raggomitolandosi su sé stesso mentre le lacrime gli rigavano le guance.
Perché Harry Styles era un ragazzo insicuro, ed erano bastate tre semplici parole dette dalla ragazza che amava per farlo crollare.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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You don’t need a mask.

Erano mesi che la osservava.
Ogni mercoledì pomeriggio, finite le ore di lezione, con lo zaino in spalla vagava per i corridoi fino a giungere alla sala di teatro. Non pranzava mai, se non per un'unica, rossa, mela.
Posava lo zaino su una delle sedie in prima fila e saliva con agilità su quel palco, la mela mezza mangiucchiata in una mano, i capelli ramati che assumevano sfumature biondicce a causa dei raggi di sole che filtravano attraverso la finestra.
Passava qualche minuto buono senza far rumore se non per mordere la mela. Poi, buttato via il torsolo, chiudeva gli occhi, prendeva un respiro profondo ed incominciava a recitare. Recitava per ore, senza interruzioni, senza curarsi del tempo che passava. Il problema era che ad Harry quella ragazza sembrava più sé stessa durante quelle poche ore alla settimana che nei corridoi, quando sorrideva e salutava tutti.
Harry conosceva tutto di quella ragazza, ogni minimo dettaglio. Tutto tranne il nome. A scuola tutti la chiamavano ‘Sunny’, ma lui sapeva che non era il suo vero nome. Un giorno aveva chiesto ad un ragazzo se si chiamasse realmente così, lui gli aveva risposto che no, era solo un soprannome ma non sapeva il suo vero nome. Nessuno sapeva dirglielo. Un giorno aveva deciso di cercarla nell’elenco degli studenti in classe sua, ma era stato sorpreso da un insegnate ed a scuola era rigorosamente vietato entrare nelle classi altrui. Era andato in punizione per una settimana, cosa che gli aveva impedito di vederla recitare quel mercoledì.
L’aveva seguita fino a casa, senza farsi notare. Aveva così scoperto dove viveva e che aveva una sorellina più piccola, Rebel. Aveva sperato di scoprire come si chiamasse, ma invano. Anche in casa tutti la chiamavano ‘Sunny’.
Guardò l’orologio. Quel giorno la sceneggiata stava durando più del solito. E lui era in ritardo, doveva andare a lavorare come cameriere nel bar là vicino. Cercò quindi di alzarsi, senza fare rumore. Ma si sa, Harry Styles e la coordinazione sono due cose incompatibili, c’era quindi da aspettarselo che mentre si alzava dal buio angolino in cui si nascondeva ogni volta urtasse contro qualcosa. Un tavolino. E sopra il tavolino c’era un vaso, un vaso che cadde frantumandosi in mille pezzi sul parquet di legno lucido.
Silenzio, nella grande sala non si udiva alcun rumore fatta eccezione per il respiro affannato del ragazzo che alzò lo sguardo con calma. I suoi occhi verdi si scontrarono con quelli grigi della ragazza. I primi timorosi e spaventati, i secondi sorpresi ed arrabbiati. Nessuno dei due ragazzi sembrava intenzionato a muoversi. Harry avrebbe voluto scappare, abbassare lo sguardo e correre via fissandosi le punte dei piedi, le gote arrossate e gli occhi lucidi per l’imbarazzo. Perché Harry non era mai stato uno di quei ragazzi sicuri e spigliati, determinati. Ad Harry sarebbe piaciuto non dar peso ai giudizi della gente, invece per lui erano fondamentali. Si basava sui pensieri degli altri, non gli era mai passato per la testa che forse erano gli altri a sbagliare e non lui. E tutto ciò l’aveva portato  chiudersi in sé stesso, a creare un muro invalicabile tra quello che lui era realmente ed il mondo esterno.
Ma per quanto la sua mente gli gridava di scappare e non farsi più vedere, le sue gambe non riuscivano a muoversi. Ad Harry sembravano due tronchi di pietra, pesanti ed impossibili da spostare. I suoi occhi invece erano irrimediabilmente attratti da quelli della rossa, gli sembrava di poter affogare in quelle iridi color del mare in tempesta. Il cuore batteva furioso nel petto mentre il sangue affluiva nelle guance di un Harry sempre più in imbarazzo.
«Chi sei?»
La voce della ragazza gli giunse fredda e sprezzante alle orecchie.
Il riccio sobbalzò riuscendo finalmente ad indietreggiare di un passo, ritrovandosi però così con il muro alle spalle. Era stupito dalla differenza che intercorreva tra la ragazza solare e disponibile dei corridoi e quella gelida e diffidente che aveva appena scoperto. Non si aspettava una reazione così.
«S-scusa.. non era mia intenzione disturbarti. Io..  io ero qua p-per.. Vado via, mi dispiace.»
Harry si ritrovò a balbettare senza un vero motivo. Forse perché era segretamente innamorato di quella ragazza dai capelli in fiamme, solo che non l’aveva ancora ammesso a sé stesso, ed una risposta così dura l’aveva colpito in un punto imprecisato all’altezza del petto. Forse perché aveva paura di quello che avrebbe detto la gente di lui sapendo che stava spiando una ragazza così popolare e per lui irraggiungibile. Fatto sta che la sua mano tremante e sudata trovò contatto con la maniglia dura e fredda, un appiglio rassicurante per lui in quel momento, e vi fece una leggere pressione, quel tanto che bastava ad aprire di poco la porta.
Stava per girare sui tacchi ed andarsene quando la voce di lei gli giunse di nuovo alle orecchie, questa volta più morbida e dolce.
«Non ti ho detto di andartene, riccio. Come ti chiami?»
Il ragazzo rialzò gli occhi che aveva in precedenza abbassato rituffandosi in quelli infiniti di lei. La vide accennare un sorriso mentre si sedeva sul bordo del palcoscenico e con un gesto veloce si scioglieva i capelli legati in una morbida coda.
Harry rimase estasiato mentre con gli occhi coglieva ogni piccola sfaccettatura di quei capelli che cadevano in morbide onde sulle sue spalle. Pensava di non aver mai visto creatura più bella in vita sua.
«Harry, Harry Styles.»
Riuscì a mantenere un tono di voce fermo e controllato mentre dentro di lui un incendio aveva preso vita nel suo petto e sembrava intenzionato a divorarlo.
«E dimmi, Harry Styles –pronunciò il suo nome per completo trascinando la ‘s’ e provocando un ulteriore scoppio dentro Harry- sono così spaventosa da farti scappare via da me come il peggiore dei criminali?»
Il ragazzo si ritrovò a strabuzzare gli occhi. Non aveva mai pensato nulla di simile nei confronti di quella ragazza. Anzi, dentro sé l’aveva sempre venerata come una dea. Nessuno però lo sapeva. Nessuno tranne il suo migliore amico, l’unico che fosse stato capace di capirlo realmente.
«N-no, solo pensavo che la mia presenza ti desse fastidio quindi..»
Lasciò la frase a metà mentre la ragazza ridacchiava scuotendo la testa. Sembrava.. cosa? Harry non riusciva a decifrare le emozioni della rossa. Divertimento, stupore, rassegnazione. I suoi occhi erano uno specchio confuso. Come se tutto ciò che provava prima di essere esposto al mondo esterno veniva sottoposto ad un trattamento particolare, per far si che nessuno capisse cosa in realtà stesse provando.
Un po’ come me, si ritrovò a pensare Harry dandosi poi mentalmente dello stupido. Loro due non erano minimamente comparabili. Lui era uno sfigato, un nerd che veniva preso in giro e chiamato ‘gay’. Lei era la ragazza bella e popolare della scuola, la più brava della classe e la fidanzata del quarterback. Erano i due opposti.
«Vai via Harry»
Harry si bloccò improvvisamente. Senza accorgersene si stava avvicinando alla ragazza, attratto come un’ape lo è da un fiore. Si bloccò con le mani abbandonate lungo i fianchi, inerte. Gli occhi che cercavano una risposta a quella domanda che gli si poteva leggere sulle labbra rosse aperte ad ‘o’. I ricci scuri che gli ricadevano scompigliati sulla fronte e gli solleticavano il collo.
Non riusciva a capire il cambiamento d’umore della ragazza. Prima sembrava disposta ad accoglierlo tra le sue ali, la voce che sembrava dirgli ‘vieni da me e ti insegnerò a volare’. Poi, proprio quando lui aveva iniziato a fidarsi e a dar ascolto alla vocina nella sua testa che gli diceva di avvicinarsi, lei lo bloccava nuovamente. Gli aveva detto di andarsene e lui non se lo fece ripetere due volte.
Si girò e velocemente uscì da quella sala promettendosi che non ci sarebbe mai più entrato. Scappò via correndo per i corridoi deserti e silenziosi mentre le lacrime gli rigavano le guance, i passi che rimbombavano tra le pareti. Corse promettendosi che si sarebbe tolto quella ragazza dalla testa. Corse promettendosi che il giorno dopo si sarebbe comportato come se nulla fosse. Corse promettendosi che avrebbe smesso di pensare al colore dei suoi occhi, così dannatamente belli e particolari. Corse e poi cadde, raggomitolandosi su sé stesso mentre le lacrime gli rigavano le guance.
Perché Harry Styles era un ragazzo insicuro, ed erano bastate tre semplici parole dette dalla ragazza che amava per farlo crollare.
Harry l’aveva capito ormai, si era innamorato della ragazza dai capelli rossi di cui nemmeno sapeva il nome.

31 dicembre, ore 23.17

«Forza Sunny, non essere noiosa. Facci divertire un po’.»
«Vai al diavolo Trevis»
La ragazza dai capelli rossi si alzò dal divano dove il suo ragazzo, o per meglio dire ‘ex’ ragazzo dato come  si stava comportando, la teneva abbracciata.
«Torna qua piccola, non farmi arrabbiare.»
«Perché dovrei? Vai da una delle tue tante puttanelle. Non ho bisogno di te, stronzo.»
Con un colpo di capelli diede le spalle ad il quarterback ed il suo gruppo di amici, alcuni dei quali scoppiarono in fischi di approvazione alla vista del suo di dietro fasciato da uno stretto vestito che le aveva regalato Trevis.
La ragazza li incenerì con uno sguardo uscendo nell’aria fredda della sera che le fecce arrossare le guance, contrastando così con la sua pelle lattea. Ricacciò indietro una lacrima che si stava facendo largo con la forza tra le altre. Non poteva piangere, semplicemente non poteva. Lei era Sunny, quella che tutti conoscevano come la ragazza allegra e solare, quella forte che non si faceva abbattere da niente e nessuno. Quella che lei non era.
Si ritrovò a girovagare sola per le strade fredde e bagnate della buia Londra, gli ultimi passanti che si affrettavano sui marciapiedi urtandola e facendola inciampare sui tacchi alti. La gente la guardava incuriosita chiedendosi cosa ci facesse una ragazza bella e giovane come lei sola per le strade.
La rossa però non si curava degli sguardi della gente, non le importava quello che pensavano. Si sentiva sola, persa, abbandonata. Perché nessuno conosceva la vera ragazza che si nascondeva dietro la maschera che indossava ogni giorno. Nessuno tranne lei, la sua migliore amica.
Fece per prendere il cellulare e chiamarla quando si ricordò che quella notte sarebbe stata la prima con il ragazzo che amava. Sorrise, non sarebbe stata lei a rovinarle il miglior capodanno di sempre.
Non aveva nessun altro da chiamare, tutti quelli che avevano provato a capirla sul serio li aveva respinti per paura della loro reazione. Aveva paura che una volta scoperta la ragazza fragile ed insicura che era davvero sarebbero scappati a gambe levate.
Harry. Anche quel ragazzo riccio che l’aveva vista recitare era stato scacciato in malo modo da lei stessa. Non sapeva realmente perché l’aveva fatto. Sapeva però che se gli avesse permesso di avvicinarsi poi sarebbe stata la sua fine, la fine di ‘Sunny’, la fine della facciata perennemente allegra. Si era spaventata perché nei suoi occhi aveva letto una sincerità così disarmante, una sincerità che aveva visto solo negli occhi dei bambini. E forse lui era un po’ così, un bambino fragile da proteggere. Quello che lei non aveva fatto, non gli aveva permesso di conoscerla per quel che era veramente ed ora se ne stava pentendo. Sentiva il bisogno del riccio timido ed impacciato che era corso via.
Guardò l’ora, mancava poco alla mezzanotte. Ancora poco e ci sarebbero stati i fuochi d’artificio.
La rossa iniziò a correre tra i passanti, senza curarsi del dolore ai piedi ed i commenti infastiditi della gente che urtava. Voleva arrivare ad un grattacielo in particolare, sapeva che da là si vedevano bene i fuochi d’artificio. Li aveva visti con suo papà, prima che morisse nell’incidente.
Iniziò a salire le scale, il respiro sempre più affannato, il cuore che sembrava scoppiarle per lo sforzo, il naso congelato. Sfiancata, si appoggiò al parapetto cercando di riprendere il fiato perso.
«Chi sei?»
La ragazza si girò trattenendo un sorriso avendo riconosciuto la voce bassa e roca.
Si avvicinò al ragazzo riccio uscendo dall’ombra notando l’espressione sorpresa di lui quando la riconobbe e gli porse la mano.
 «Skyler, Skyler Montrose –il ragazzo gliela strinse titubante e frustrato- scusami per l’altro giorno. Non avrei dovuto cacciarti ma mi hai spaventato, avevo paura che alla fine saresti scappato veramente terrorizzato da me»
Harry sorrise facendo comparire due adorabili fossette sulle guance da bambino mentre li occhi gli brillavano facendo concorrenza alle stelle, «Non avrei mai potuto, Skyler.»
 «Toglimi una curiosità, Sky –la ragazza sorrise nel sentire l’abbreviazione con cui l’aveva chiamata il riccio- perché sei venuta qua su da sola?»
«Ho appena scaricato Trevis e la mia migliore amica, Eveline, sta passando la prima notte con il ragazzo che ama. Tu invece, Haz?»
Harry sorrise, «Di solito passo il capodanno con Louis, il mio migliore amico, solo che anche lui sta sera è impegnato con la ragazza che ha scoperto di amare. E, sai, penso che dovrò ringraziarla.»
Poi tutto si fece confuso mentre le labbra piene e morbide del riccio si posavano su quelle fini e rosee della rossa. Il profumo dell’uno si mescolò con quello dell’altra mentre le mani si cercavano, stringendosi. Si staccarono per riprendere fiato quando il cielo si illuminò dei colori sgargianti dei fuochi d’artificio, ma la luce più bella in quel momento era quella che illuminava i loro occhi, ormai privi di protezioni.



LOOOOOOL
Saro’ breve concisa perche’ non so che scrivere e perche’ sono impegnata su twittah lol.
Priiiimo) questa e’ una one shot di capodanno in caso non si fosse capito lol ed e’ dedicata alla mia migliore amica lost cause.
Secoooondo) passate a leggere le os della mia migliore amica o vi prendo le ovaie e ve le faccio mangiare #muchlove
Teeeerzo) io continuo a dire che sono impedita a scrivere ma sempre la suddetta migliore amica mi dice di no, penso sia per quello che continuo a scrivere lol.
Quaaaaarto) qualcuno vada a londra e costringa i oned a fare un video diary, sono in astinenza cwc
Quiiiiinto) voi lo sapete che sono una larry shipper, vero? VERO? V E R O? non sopporto tutte le nuove larry shippers che sbucano come funghi. Ceh, non e’ che una mattina ti svegli e pensi ‘oh si hanno ragione loro, harry e louis si amano’. ma proprio no, e’ un processo lungo e doloroso quello per diventare larry shipper (?) lol.
Seeeesto) per fortuna che dovevo scrivere poco, sorratemi girls cwc
Seeeeettimo) su twittah sono @lousgoodness e su tumblr sono http://xperfectboobear.tumblr.com/
Ottaaaaaavo) vi amo gente, adiooooos.
  
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