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Autore: ely_trev    28/12/2012    1 recensioni
[Hélène e i suoi amici]
Avviso subito che la storia sarà comprensibile anche a chi non conosce questo telefilm che Mediaset ha improvvisamente sospeso per non si sa quale motivo ormai più di dieci anni fa. Quest'estate, girovagando su internet, ho scoperto che ne sono stati fatti ben tre seguiti (l'ultimo dei quali, per giunta, in patria, ancora in programmazione a distanza di 20 anni dall'inizio della serie) mai arrivati in Italia; dopo essermi informata a grandi linee sullo svolgimento della storia, ho deciso di riprenderla dal punto di vista di uno dei miei protagonisti preferiti - Christian - provando a portare avanti un mio personalissimo "e se...?".
E se il suo amore verso la fidanzata storica non fosse mai svanito?
E se quell'inaspettato ritorno avesse risvegliato tutti i suoi sentimenti?
E se si fosse reso conto di non essere innamorato della sua attuale fidanzata?
Alcuni personaggi sono stravolti rispetto all'ambientazione originaria, altri (che non conosco bene, non avendo avuto modo di vedere il telefilm tradotto) sono stati eliminati per semplificarmi un po' la vita (anche perché i protagonisti della mia storia sono Johanna e Christian).
Per chi non ha conosciuto la serie, prenda il mio racconto come un originale. Buona lettura!
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Vista da fuori, l’abitazione di Johanna non era molto diversa da quella dove avevano vissuto insieme sull’isola che li aveva visti di nuovo uniti dopo tanto tempo: un piccolo giardino, ben coltivato, faceva da cornice ad una piccola casa indipendente, dalle pareti chiare e dal tetto spiovente, tipica della media borghesia statunitense; la vera, grande differenza era l’assenza del mare e della spiaggia, sulla quale si erano sdraiati tante volte, al tramonto, mentre guardavano il sole spegnersi dietro la linea dell’orizzonte disegnata dal limpido cielo e dall’azzurro mare.
Si avvicinò alla porta e suonò ripetutamente il campanello, pregando con tutto se stesso che arrivasse quella risposta che non era riuscita ad ottenere la sua collega e amica. Ma la porta restò chiusa e all’interno non risuonò nessun rumore che potesse far pensare ad una presenza dentro all’appartamento.
Decise di sedersi sui gradini del patio, nella speranza di un possibile ritorno della sua amata. Restò lì per ore, in attesa. La sola possibilità di poter incontrare Johanna che rientrava a casa gli fece dimenticare anche di mangiare e di bere. Solamente dopo molto tempo fu notato e avvicinato da una vicina di casa che, cordialmente, gli chiese chi stesse aspettando e gli spiegò che, forse, la sua attesa sarebbe stata vana, dal momento che aveva visto partire, ma non tornare, la padrona di casa.
Christian ringraziò la sconosciuta dell’informazione e, solo in quel momento, si rese conto che aveva trascorso l’intera giornata nel mezzo di quel giardino, dando seguito ai suoi pensieri e giocherellando solo con un pezzo di carta ed un penna: come tanti anni prima, tra le mani si ritrovò un testo, una poesia, una canzone d’amore per lei. Come tanti prima, a quel punto, ci sarebbe voluto soltanto Nicolas con la sua chitarra, Hélène con la sua voce e, per regalo, la sua Johanna che compariva di nuovo alle sue spalle, innamorata, pronta a cominciare nuovamente un percorso di vita insieme. Invece sapeva solo che Johanna era partita qualche giorno prima, chiaramente per Parigi, per lavoro. Ma dopo? Dove era andata?
Ripiegò il pezzo di carta che teneva tra le mani e, esattamente come fece vent’anni prima, lo nascose nel taschino della camicia, al riparo da tutti gli occhi indiscreti, compresi i suoi.
Fece il giro della casa, fermandosi ad osservarne l’interno, scarsamente illuminato dalla poca luce del tramonto, attraverso una finestra del retro.
Dove sei andata, Johanna?” mormorò tra sé e sé.
Poi, la decisione improvvisa di intrufolarsi all’interno dell’abitazione, con l’intento di carpire qualche informazione sulla destinazione che Johanna potesse aver preso dopo aver lasciato la Francia.
Conosceva Johanna quel tanto che bastava a fargli sapere che, da qualche parte, avrebbe trovato un doppione della chiave, che lei, distratta com’era, avrebbe sicuramente perso. Così fu: sotto un vaso del giardino, infatti, trovò e raccolse quella che sembrava essere una copia della chiave di ingresso, che gli permise di varcare la soglia della casa di Johanna.
Stavolta mi arrestano, lo so” pensò Christian, rivolgendosi idealmente alla sua ex fidanzata, “ma giuro che, prima di finire dentro, ti trovo, dovunque tu sia”.
Anche nella penombra del tramonto, riconosceva con sicurezza lo stile di Johanna: un arredamento semplice, ma, allo stesso tempo, anche un po’ confusionario. In un angolo della casa, c’era anche una foto del gruppo con i quali entrambi avevano condiviso gli anni più belli della loro gioventù; Kate, probabilmente, l’aveva riconosciuto con facilità anche grazie a quell’immagine. Sorrise alla sola idea di Johanna che raccontava alla sua amica le decine di aneddoti che li coinvolgevano tutti, gli stessi aneddoti che, poi, lui aveva raccontato ad Angèle, quando si era deciso ad esternare i suoi pensieri ed i suoi sentimenti.
Girò per le stanze, alla ricerca di qualche indizio che potesse condurlo da lei. Aprì, l’armadio: era evidente che mancavano dei vestiti, come se Johanna fosse partita per un viaggio più lungo della sola trasferta di lavoro a Parigi. Aprì anche alcuni cassetti, fino a quando la sua attenzione fu attirata da una busta con impressa l’intestazione di un centro medico. Christian prese il referto contenuto all’interno della busta, preoccupato da quello che avrebbe potuto scoprire. Il suo inglese era scarso, ma riuscì ugualmente ad interpretare, seppur sommariamente, il foglio contenente il referto di una risonanza magnetica. Le parole “brain tumor”, poi, erano decisamente inequivocabili. E pesanti come macigni.
Una nuova malattia la stava allontanando da tutte le persone a cui voleva bene, ma, se c’era qualcosa di cui ora poteva essere certo, era che non avrebbe permesso che l’affrontasse da sola.
Uscì da quella casa, furtivamente come vi era entrato, portandosi dietro la busta contenente quella nuova straziante condanna per la sua Johanna; ormai si era fatta sera e non gli restava altro da fare che ritirarsi nel piccolo hotel consigliatogli da Kate, per poter mangiare qualcosa e riposarsi un po’. Semmai fosse riuscito a farlo…
Da quando Angèle l’aveva costretto a tornare ad ammetterlo, infatti, non era più riuscito, neanche sommariamente, a nascondere quella che era la sua unica ragione di vita: Johanna, la donna che aveva sempre amato, quella che troppe volte aveva allontanato. No, non avrebbe ripetuto lo stesso errore ancora una volta; se, nei momenti più difficili, Johanna era sempre stata capace di essere forte per entrambi, adesso toccava a lui sostenerla in un momento particolarmente delicato. Doveva trovarla, farle capire che le aveva sempre voluto bene e che, sicuramente, ora più che mai poteva contare su di lui, forte del suo amore, certamente più maturo di quando non era altro che uno studente un po’ presuntuoso. A meno che il desiderio di lei fosse quello di non rivederlo mai più. Ma questa era un’eventualità alla quale preferiva non pensare.

   
 
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