Serie TV > RIS Delitti imperfetti
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Autore: M4RT1    28/12/2012    5 recensioni
Non c'è due senza tre, dice un famoso detto... ed ecco qui la nostra terza serie di RIS XD
RIS Roma 5, parte II :D
Come per la storia precedente, non c'è bisogno di aver letto la prima parte per capire questa U.U
Vi ringraziamo per la pazienza *_*
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il mattino seguente, Daniele si svegliò a causa dei rumori provenienti dalla cucina. Stropicciandosi gli occhi, assonnato, calzò le pantofole e si avviò verso la fonte del caos che aveva probabilmente svegliato mezzo vicinato. Quel che vide quando varcò la soglia della cucina lo bloccò sulla porta, con gli occhi spalancati: le gambe di Selvaggia spuntavano da un mobile di legno che, a quanto si ricordava, non avevano mai aperto da quando erano arrivati nella nuova casa. Tutto attorno a lei c’erano pentole, coperchi e teglie un po’ arrugginite, il tutto accompagnato da un’aria lirica proveniente dalla vecchia radio di suo padre.
-Selvaggia! – gridò, un po’ perplesso, l’uomo, fissando le gambe della compagna che si agitavano a tempo di musica. La ragazza faticò un po’ ad uscire dal mobile, poi si girò a guardarlo, con i capelli scombinati ed indosso la maglia del pigiama:
-Ah, Ghiro! Finalmente, stavo per venire a svegliarti! – esclamò, come se stesse tranquillamente seduta a sorseggiare un the.
Daniele strabuzzò gli occhi, poi prese un bel respiro e borbottò:
-Selvaggia, tesoro, sei incinta. Dovresti stare a riposo. Su, adesso esci di li e…
-No, Daniele, aspetta! – ribattè stizzita lei, mettendosi a sedere sul pavimento – devo finire di svuotare il mobile. Avevo pensato di metterci i libri, o i giocattoli dei piccoli…
Il tenente socchiuse gli occhi, rassegnandosi, e si inginocchiò accanto alla compagna.
-Tu sei pazza, lo sai?- sussurrò, cercando di non toccare la ragnatela che faceva bella mostra di sé accanto a uno dei piedi del mobile.
-Lo so… ma anche tu non sei da meno, Ghiro!- ribatté lei, annuendo convinta.


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Quando Bart arrivò al RIS, alle otto in punto, trovò un’indaffaratissima Lucia intenta a leggere alcuni documenti. Accanto a lei, Daniele era in piedi con aria afflitta:
-Salve, Ghirelli! Come va?
-Male, Dossena. E se stanotte fossi tornato a casa lo sapresti.- rispose Ghiro, sbadigliando: -Ho aspettato fino alle tre, poi mi sono addormentato.
Bart lo fissò:
-E perché mi hai aspettato?
-Ero in pensiero.
-In pensiero?- ripeté il tenente, poi si lasciò scappare una risatina.
-Comunque… con chi eri?- chiese ancora Ghiro.
-Con chi… con chi ero, Daniele?
Il battibecco finì in concomitanza con l’arrivo di un ansimante Orlando, seguito da Emiliano.
-Bene, possiamo cominciare.- ordinò Lucia, facendo prendere posto agli altri.
 
-Dunque, nei giorni scorsi abbiamo avuto tre casi di incendi molto simili tra loro: il primo, quello nella sala giochi, mostra vari punti di contatto con l’ultimo.- spiegò Daniele, facendo passare su uno schermo le foto dei due locali: -La vernice, usata probabilmente per alimentare le fiamme, ad esempio; e poi c’è la pedata, che dovrebbe appartenere a un uomo abbastanza robusto, che abbiamo trovato al supermarket, e che potrebbe essere dell’uomo ripreso dalla telecamera in sala giochi…
insomma, tutto ci porta a pensare a un incendio doloso. Invece il secondo no. Potrebbe davvero essere stato solo un incidente, come dimostra il mozzicone col DNA femminile.
Lucia sospirò:
-Ci dobbiamo concentrare sull’uomo, dobbiamo identificarlo in qualche modo.

 
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-Bianca… oh, Bia’!
Emiliano corse verso il corridoio, diretto alla porta d’ingresso: Bianca Proietti sostava davanti alla macchinetta del caffè, aspettando qualcosa. Quando il ragazzo si avvicinò, sobbalzò:
-Milo…- mormorò, sorpresa: -Che fai?
Il tenente fece una smorfia incredula:
-Che sto a fa’, Bianca? Sto a lavora’… te piuttosto, perché non ce stavi?- chiese a sua volta, avvicinandosi. La ragazza indietreggiò:
-Sto… sto aspettando Francesco.
-De nuovo?
-Mi deve… mi deve parlare di una cosa. Una cosa importante.
Emiliano alzò le sopracciglia:
-Se lo dici te…- sussurrò in risposta, ma poi guardò la ragazza sospettosa: -Senti, Bianca… ma non è che da ragazzina c’avevi ‘na storia co’ ‘sto Francesco? No, perché me pare ‘n tantino appiccicoso…- spiegò, e Bianca rise nervosamente:
-All’università era brufoloso e bruttissimo, non temere.- rispose, ma Emiliano non parve convinto:
-Ma ora non me pare tanto brutto, no?
Bianca si arrese:
-No, non lo è. E tu hai detto di non essere geloso.- puntualizzò.
Proprio mentre Emiliano stava per ribattere, infastidito, una voce li sorprese alle spalle:
-Milo, c’è stato un altro incendio. Forza, andiamo – esclamò Daniele, girandosi e facendo per uscire. Sospirando, il ragazzo lo seguì, lanciando occhiate all’uomo che stava salendo le scale.
Passarono pochi attimi di silenzio, poi Daniele si accomodò alla guida e il collega lo affiancò:
-Quello era… Francesco, giusto? – borbottò, pensieroso, il capitano, ed Emiliano annuì.
Ghiro gli rivolse uno sguardo interrogativo e un po’ preoccupato, poi mise in moto.

 
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-Qua stiamo a esagerare, però… - gridò Sasso, avanzando verso i due colleghi. Daniele lo fissò, poi posò lo sguardo sui cinque veli che coprivano i cadaveri.
-L’incendio è avvenuto da molto poco – sentenziò Carnacina, facendo capolino da dietro un grosso tronco d’albero – guardate qua – aggiunse, mostrando ai due un cumuletto di cenere ancora incandescente.
Emiliano si avvicinò ad un angolo della struttura in fiamme, una vecchia caserma della Guarda Forestale situata in prossimità di un boschetto, chinandosi per analizzare una sostanza simile a schiuma.
-Qui sono tutti morti per soffocamento – esclamò Carnacina, affiancando Ghirelli. L’uomo aggrottò le sopracciglia:
-Soffocamento? – ripetè. Il medico annuì. Pochi secondi dopo, Emiliano li raggiunse:
-E c’ha ragione, Ghirè: guarda ‘n po’ qua – sospirò, mostrandogli un tampone sporco di bianco.
Daniele analizzò per un attimo la sostanza, poi riflettè:
-E’gommapiuma.
-Le vittime devono aver cercato di domare l’incendio con un estintore – aggiunse il tenente, e Carnacina annuì:
-Gli estintori emettono una grande quantità di anidride carbonica, e questo ci riporta alle morti per soffocamento avvenute in così poco tempo.
Daniele si fermò, fissando il pavimento, poi ordinò:
-Emiliano, a due passi da qui c’è un piccolo paese: vai a farci un giretto e vedi se qualcuno è passato per questa strada all’ora dell’incendio.
Il tenete annuì e si sedette in auto.


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-Ciao, Francesco – salutò sospirando Bianca, e il ragazzo ricambiò con un cenno della mano. La sottotenente si guardò intorno, accertandosi che nessuno li stesse fissando, poi si sedette su una vecchia sedia di legno. Francesco fece lo stesso:
-Allora, di cosa dovevi parlarmi? – incalzò la ragazza.
Il giovane prese un gran respiro, poi borbottò:
-Si tratta di Veronica.
Bianca aggrottò le sopracciglia, con fare interrogativo, e Francesco spiegò:
-E’ una bambina di nove anni. Sua madre è morta circa un anno fa e da allora vive sola con il padre. Consultando i documenti dell’uomo, ho trovato delle vecchie accuse per concorso in sequestro di persona e furto, ma l’udienza non si è mai svolta. Probabilmente è stato assolto per mancanza di prove.
Bianca annuì piano, fissando il volto del ragazzo, che continuò:
-Negli ultimi anni sembra essersi sistemato, tuttavia non lo trovo un tipo affidabile. Negli incontri che teniamo ogni martedì, la piccola ci racconta di essere rimasta spesso senza cena per dimenticanze del padre, il quale è dipendente dall’alcol. Io non ho nessun diritto di agire personalmente sul caso essendo, sulle carte, tutto in regola, per questo ti chiedo di aiutarmi.
La ragazza sospirò, poi rispose:
-E in che modo potrei aiutarti, Francesco?
-Indagando. Tu puoi farlo, sei un carabiniere. Indaga sulla situazione dell’uomo e approfondisci i vecchi crimini di cui è stato complice, fai qualcosa! – rispose il ragazzo, alzando un po’ la voce.
Bianca scosse la testa:
-Francesco, non posso indagare per conto mio.
-Fallo per me… non voglio che accada niente alla bambina.

 
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Orlando si stiracchiò, sbadigliando. Accanto a lui, Bart aveva assunto una postura rigida simile a quella della sedia, e Orlando dubitava che il collega sarebbe riuscito presto a sciogliersi.
 
Erano passate due ore da quando si erano seduti, armati di buona volontà, ad analizzare il filmato della sala giochi per cercare qualche indizio sull’unico uomo che sembrava essere uscito incolume dal primo, devastante incendio.
 
-Già… parecchio incolume!- aveva sottolineato Orlando, ormai stufo: -Così sano che è scappato! E nessuno se n’è accorto!
Bart scosse la testa:
-Dobbiamo restare lucidi, Orlando… dobbiamo restare calmi.- scandì, poi riavviò il video per l’ennesima volta.
Le immagini scorrevano veloci, come le volte precedenti: persone entravano e uscivano, un ragazzetto si fermava, raccoglieva una carta, poi si allontanava, arrivavano due ragazzi che si baciavano, se ne andavano, un tizio giocava alla roulette, vinceva qualcosa, correva fuori e poi, mentre Orlando rallentava, il sospettato si avvicinava furtivo alla parete, si chinava e si girava per un momento. Misero ancora in pausa.
-Ma chi diavolo è?- sospirò Bart nuovamente, passandosi una mano tra i capelli.
-Guarda qui, Bart!
Orlando si riscosse: era la quattordicesima volta che guardavano quel video, ma solo in quel momento aveva notato il piccolo marchio sulla camicia dell’uomo. Ingrandì l’immagine, elettrizzato:
-Sembrerebbe una W…- ipotizzò, strizzando gli occhi per mettere a fuoco il simbolo.
-Cerco su internet!- si offrì Bart scattando in piedi e avvicinandosi al suo computer: -Guarda qui!- esclamò dopo pochi secondi: -West lavanderie… la divisa sembra la stessa!
Orlando annuì:
-Diciamolo a Lucia.

 
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-Senta… ma che siete passati vicino a’ caserma?
-Quale caserma?
-Quella della guardia forestale!
 
Emiliano sbadigliò, ascoltando gli ennesimi inutili commenti riguardo l’incendio e gli ipotetici sospettati, questa volta, del fruttivendolo all’angolo di un vicoletto.
-‘A ringrazio…- lo interruppe velocemente, liquidandosi.
 
Era quasi un’ora che camminava, ma il chilometro percorso non aveva portato a niente. Si asciugò il sudore dalla fronte, sospirando, poi prese il cellulare e compose il numero di Bianca:
-Bia’? Hai finito co’ Francesco?- chiese non appena la ragazza gli rispose.
Attese qualche secondo, accigliato, poi bisbigliò:
-No, non so’ geloso… anzi, sto ‘n servizio! E pure te dovresti starce… ma almeno stai ‘n caserma?- attese ancora, annuendo: -Vabbè, poi parliamo… no, ma che lascià! Voglio solo sape’ se… no! Vabbè, ce vediamo dopo, ciao!

 
 
Bianca riagganciò, sovrappensiero.
Si voltò verso Francesco, seduto di fronte a lei, e sospirò:
-Ti aiuto, Francesco, ma tu non devi mai più presentarti qui!- disse in fretta, facendo per aprire la porta.
-E’ per il tuo ragazzo, vero?- domandò l’uomo di risposta. Si alzò e seguì Bianca fino all’ingresso della caserma. Lei abbassò lo sguardo:
-Anche. Ma non solo.- si affrettò a precisare, guidandolo in cortile.
Lui si abbandonò ad una risatina amara:
-Certo, e per cos’altro?- osservò.
-Non sono affari tuoi.- replicò seccamente Bianca.
Poi tornò dentro.


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-Eccola qui, West lavanderie!
-Entriamo, va…
 
Lucia e Bart si avvicinarono al bancone del piccolo negozio all’angolo. Seduto proprio dietro il grande tavolo, un uomo sulla cinquantina leggeva distrattamente un giornale.
-Salve.- salutò senza alzare gli occhi dal quotidiano, poi aggiunse: -Se volete lavare una pelliccia, dovete aspettare due settimane. Se vi interessa un lavaggio di capi delicati, tornate tra mezz’ora, sono qui solo per sostituire Mariana e controllare che non…- si interruppe non appena notò i due carabinieri: -Oh, scusate… chi cercate?- domandò, alzandosi.
Bart si avvicinò:
-Cerchiamo quest’uomo.- disse, mostrando al commesso una foto. Il signore la fissò a lungo, soppesandola, poi annuì:
-Credo di conoscerlo.- disse: -Non bene, però… vede, è mia moglie a lavorare qui, io qualche volta do una mano.- spiegò con un sonoro sbadiglio: -Anche se è piuttosto noioso, come potete notare. Comunque sia, se non sbaglio lui lavora qui, mi pare che si chiami Sebastiano. Ma tutti lo chiamano Bastian.
Lucia annuì:
-Non conosce il cognome, o l’indirizzo, magari?- chiese speranzosa, ma l’uomo scosse il capo:
-Mi dispiace, signora… comunque perché lo cercate?
-Crediamo sia il responsabile di un incendio.- lo liquidò Bart, poi fissò il commesso: -Sa quando dovrebbe tornare al lavoro?
L’uomo socchiuse gli occhi, cercando nella memoria qualche informazione utile, ma fu interrotto dall’arrivo della moglie.
-Si è licenziato stamattina.- disse lei, entrando. - State cercando Sebastiano Cafora, mi sbaglio?
Bart e Lucia si voltarono verso di lei:
-Non si sbaglia… cosa sa di lui?
-So solo che è un poco di buono… infatti si è licenziato stamattina. Erano giorni che sembrava agitato, in ansia… erano giorni che veniva a lavorare presto e non usciva finché la strada non era deserta! Cosa ha fatto, quel disgraziato?- chiese infine la donna, infervorandosi.
-Probabilmente è il responsabile dell’incendio della sala giochi di qualche giorno fa.- spiegò di nuovo Bart, sospirando: -Ad ogni modo, siete stati molto utili, vi ringrazio. Se volete seguirci in caserma per firmare la deposizione…

 
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La sera scese veloce su Roma, e ben presto i sei ufficiali del RIS uscirono dalla caserma, stanchi.
 
Il primo a correre a casa fu Ghiro: il telefono in mano, il casco sottobraccio, salutò tutti velocemente e corse fuori, sparendo con la moto in pochi attimi.
In meno di un quarto d’ora era a casa. Entrando, la prima cosa che vide fu un enorme pacco regalo blu notte; dietro il regalo c’era Selvaggia, estasiata.
 
-Che… che succede?- sussurrò, ansimando per la corsa: -Credevo stessi partorendo… mi hai chiamato in preda al panico!
Selvaggia fece una smorfia:
-Partorendo? Ma se sono al settimo mese!- protestò: -Però è arrivato questo… l’ha mandato mio fratello dalla Spagna!- squittì, aggiungendo: -Ho aspettato te per aprirlo!
Daniele sorrise, rincuorato, e insieme scartarono il grosso regalo: la carta cedette in poco tempo, mostrando un’altalena a misura di neonato: una di quelle semplici, blu e gialle, facili da montare.
-Non è dolcissimo?- squittì ancora Selvaggia, abbracciando il regalo come se fosse una persona: -Sai che dolci i nostri bimbi mentre ci saliranno?
Daniele sospirò:
-Dolcissimi…- ripeté, un po’ rintronato: ogni volta che la ragazza parlava di figli, di gemelli, il suo cervello andava in tilt.
Stava cercando di spiegare questo concetto alla donna quando, con uno scatto, la porta di ingresso si aprì rivelando due persone: una era senz’altro Bart, un Bart sorridente e saltellante; l’altra era una ragazza, una donna. Una donna di forse trent’anni, molto carina: capelli ramati ricci, occhi verdi, era grassottella e non troppo alta.
I due fissarono prima Selvaggia, abbracciata al pacco regalo, poi Ghiro, inginocchiato e con il viso pallido.
-Scusate…- ridacchiò la ragazza, palesemente a disagio: -Noi credevamo che…- balbettò qualche scusa che si spense via via che il tempo scorreva.
-Non preoccupatevi!- esclamò Selvaggia riprendendosi.
-Si, fate come se foste a casa vostra…- rincarò Ghiro, trascinando via l’altalena.
Bart ridacchiò.


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Emiliano e Bianca giunsero a casa in silenzio.
Con uno scatto secco, la ragazza girò la chiave nella toppa e la porta si aprì, rivelando l’appartamento nel quale vivevano.
Emiliano prese in mano il cellulare, telefonò a Giada, si assicurò che la figlia fosse tornata a casa sana e salva, poi riagganciò. Andò in bagno, poi accese la televisione e si sedette, in silenzio.
Bianca, invece, mise un paio di uova in padella ed entrò in camera. Prese un foglio, una penna, il cellulare e un biglietto che aveva in tasca, poi iniziò a scrivere.
Le uova sfrigolarono ed Emiliano le spense.
Apparecchiò la tavola in silenzio, tornò in soggiorno e spense la tv.
Bianca si sedette di fronte a lui e mangiarono, in silenzio.
 
-Dobbiamo restare così per sempre?- chiese lei dopo un po’, stanca.
-Sei tu che non stai a parla’!- protestò il ragazzo, prendendo il pane.
-Io non parlo perché finché non torni normale non ho niente da dirti.
-Normale? ‘N che senso normale, scusami?
 
Il battibecco andò avanti per parecchio: Bianca gli urlò contro che era geloso anche della sua ombra e che non aveva intenzione di fare storie ogni volta che, in futuro, avrebbe incontrato Francesco:
-Devi metterti in testa che Francesco è un amico… non c’è più niente tra noi!- si zittì di colpo, spostando lo sguardo.
Emiliano trasalì:
-Non ce sta più niente? M’avevi detto che non sei mai stata co’ lui! Che sta a succede, Bia’?- chiese, gli occhi sgranati.
Bianca aveva il viso rosso e contratto:
-Niente, Milo, niente. Ho solo sbagliato termine!- tentò di giustificarsi, ma il ragazzo scosse la testa:
-‘O sapevo che stava a succede’ qualcosa…- disse con voce velata dalla delusione: -‘O sapevo… e quand’è successo?- domandò poi: -Quando sei uscita co’ lui l’altra sera, eh?
Bianca scosse la testa:
-Non è successo proprio niente l’altra sera!- gridò, e per la prima volta sembrò davvero arrabbiata.
-Ah, e quand’è successo, Bia’? Prima?- indagò Emiliano, poi la fissò: -Io me ne vado.- disse, e uscì sbattendo la porta.
Bianca restò paralizzata.


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-Hai un ritardo?
-No, Orlando.
 
Orlando sospirò.
Si mosse freneticamente in cucina, camminando avanti e indietro tra i bagagli del piccolo Max, appena tornato.
-Orlando, non sarà facile, te l’ho detto. Anzi, è praticamente impossibile.- specificò la donna: -Smettila di assillarmi, non risolviamo niente!
Max fissava entrambi con aria molto interessata:
-State cercando di avere un figlio?- chiese, lo sguardo basso.
Orlando annuì:
-Ci provavamo, Max…
Gettò a Lucia un’occhiata di sbieco.
-Questo significa che mi rimanderete indietro?
-Indietro? E dove?
-Alla casa famiglia…
Lucia sorrise:
-No, Max! Significa solo che avrai un fratellino o una sorellina.
-Ma tanto non li avrai.- puntualizzò Orlando.
Lucia sospirò, esasperata:
-Non c’è bisogno di ricordarmelo ogni due parole, Orlando!- sbraitò.
-Ah, beata te che hai bisogno di qualcuno che te lo ricordi! Io non riesco proprio a dimenticarmelo, giorno e notte!- rispose Orlando, teso.


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Quando il campanello della casa di Ghiro suonò, sia lui che Selvaggia dormivano da un pezzo.
Dalla camera in cui stava Bart, invece, giungevano inconfondibili suoni che testimoniavano la presenza della donna nella camera.
Alzandosi, il capitano dette due calci alla porta del tenente e poi aprì quella d’ingresso: davanti a lui stavano Orlando ed Emiliano, entrambi con le facce afflitte.
-Che… che succede?- biascicò Daniele, credendo in un’emergenza.
-Che possiamo dormi’ qua, stanotte?- susussurrò Emiliano.
Ghiro fece una smorfia:
-Se volete… ma sappiate che non sarà una nottata facile.
-Manco la nostra…


*PROMO*
Un ennesimo incendio...
BIANCA: Questa è la stessa vernice utilizzata per i due incendi scorsi. 
...può ricondurre ad un'amara verità.
BART: Credo non sia una coincidenza.
LUCIA: Potrebbe essere una setta.

Ris Roma-Delitti imperfetti 5, nei prossimi giorni su EFP. Non mancate :3

*FINE PROMO*

NdA: Eccoci qua :3
Chi sono? Sempre io, Lily. Vi sono mancata? ù.ù
Beh, in questo capitolo ci sono stati parecchi colpi di scena, e spero che il promo vi abbia incuriosito abbastanza -mi sono impegnata per farlo, pff- c:
Speriamo di aggiornare presto, un bacione :3

  
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