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Autore: effewrites    28/12/2012    6 recensioni
[SOSPESA]
AU - TALUKE (+ Percabeth, + Lunabeth) - Rating Arancione per linguaggio e tematiche.
«Luke, ti presento Talia Grace, la mia migliore amica. Talia, lui è Luke Castellan, il mio fidanzato».
Mr. Sorriso era il tizio-nel-letto.
E Talia Grace era in un mare di guai.

Una mattina come tante altre, Talia si sveglia in un letto non suo, con i postumi di una sbornia colossale, e uno sconosciuto che le dorme accanto. Potrebbe essere una delle tante storie da una botta e via. Potrebbe non rivedere questo sconosciuto mai più. Ma, siamo seri!, a chi interesserebbe poi una storia del genere?
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Castellan, Percy Jackson, Quasi tutti, Talia Grace
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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THREE STEPS, FOUR STEPS
GUESS THIS MEANS THAT I’M A WHORE.

 
Si era portata a letto il fidanzato della sua migliore amica. E adesso sedevano tutti e tre ad un traballante tavolino di un bar semideserto di New York, pretendendo che Talia quella mattina non si fosse svegliata nel letto di Luke dopo una notte passata a fare Dio solo sa che cosa.
Annabeth, ignara di tutto, continuava a sorridere e a stringere la mano di Luke e a raccontare a Talia dei suoi progetti universitari.
Anche normalmente Talia avrebbe fatto fatica a seguire il filo dei suoi discorsi, ma adesso riuscire a prestare attenzione alla sua amica sarebbe stato a dir poco impossibile, con Luke seduto accanto a lei che recitava la parte del fidanzato fedele.
Era confusa, infuriata, aveva voglia di sbattere la testa sul tavolo e mandare al diavolo tutti quanti.
«Scusatemi, devo andare un secondo al bagno», riuscì a bofonchiare, interrompendo Annabeth che stava raccontando un aneddoto riguardante la vacanza in Connecticut che le aveva permesso di conoscere Luke.
Sgattaiolò via e si rintanò all’interno del bar, dove imboccò la direzione della toilette delle signore a testa bassa, senza guardare dove stesse mettendo i piedi.
Andò perciò quasi a sbattere contro il Signor Brunner, il proprietario del bar, un simpatico cinquantenne sulla sedia a rotelle che la conosceva in pratica da quando andava alle scuole elementari, e travolse perfino Iris, la storica fidanzata del Signor Brunner che ormai tutti consideravano sua moglie, una rossa fissata con i cibi biologici.
Quando raggiunse finalmente la toilette chiuse la porta e vi poggiò contro le spalle, chiudendo gli occhi e contando fino a dieci per almeno sei o sette volte.
«Dannazione!», esclamò poi sferrando un pugno contro il marmo del lavandino.
Il dolore che le attraversò la mano servì a calmarla, per cui si portò davanti allo specchio respirando profondamente. Guardò la sua immagine riflessa, e si sistemò i corti capelli neri.
D’accordo, ci sei andata a letto, si disse. Ma tu non hai colpa. Tu non avevi alcun modo di sapere che lui era il fidanzato della tua migliore amica.
Se c’era una persona che in quel momento avrebbe dovuto essere in preda ad crisi di coscienza, ebbene, quella persona era Luke. Era lui che aveva tradito la sua ragazza, su questo non c’erano scusanti.
Le dirò tutto, decise Talia rimuovendo anche parte del trucco nero sbavato sotto gli occhi con un fazzolettino di carta. Annabeth era sempre stata una ragazza razionale, avrebbe di certo capito che Talia non aveva mai avuto alcuna intenzione di farle del male. Se avesse saputo che Luke era offlimits, di sicuro la sera prima non lo avrebbe neanche sfiorato con lo sguardo.
Confortata da questo pensiero Talia buttò via il fazzoletto e, dopo aver preso un respiro profondo, uscì dal bagno.
Aveva intenzione di scusarsi con il Signor Brunner e con Iris per averli travolti, ma i suoi buoni propositi andarono in fumo quando vide Luke in piedi davanti alla cassa che cacciava fuori delle banconote dal suo portafoglio.
«Che cosa stai facendo?», gli sibilò avvicinandosi.
«Pago il conto».
«Sei un bastardo».
Luke si voltò verso di lei, inarcando un sopracciglio. «Perché sto pagando? Se proprio ci tieni possiamo dividere il conto a metà, così anche tu darai la tua parte», fece un sorrisetto innocente.
Talia resistette all’impulso di sferrargli un pugno in pieno volto, in modo da cancellargli quell’aria da finto tonto.
«Dirò tutto ad Annabeth», disse invece. «Ogni cosa. Non posso mentirle in questo modo, e non voglio che stia un minuto di più con un uomo come te. Merita molto di più di un traditore».
Luke non ebbe la reazione che Talia si sarebbe aspettata. Non s’infuriò, non la supplicò nel panico di non dire nulla, non la derise. Piuttosto sospirò, e le rivolse uno sguardo stanco che lo faceva sembrare più adulto di quello che non fosse in realtà stato.
«Questa è stata la prima e l’unica volta in cui l’ho tradita. Me ne vergogno, ma ora come ora non posso fare nulla per lei se non evitarle un dispiacere così grande. Sei sua amica, Talia, perché vorresti ferirla?».
«Mi stai chiedendo di mentirle?», Talia gonfiò il petto con fare oltraggiato.
«Ti sto chiedendo di tralasciare una parte della verità. Per il bene di Annabeth».
Era difficile pensare con Luke che la fissava in quel modo. Era assurdo, perché avrebbe dovuto nascondere il suo incontro di una notte con Luke? Annabeth meritava la verità, meritava di circondarsi di persone che le volevano bene e che la rendessero felice.
Annabeth meritava di essere felice.
Sei sua amica, Talia, perché vorresti ferirla?
Talia sospirò, e si sfregò la fronte con il palmo della mano.
«D’accordo. Non parlerò. Ma adesso devi andartene. Dovete andarvene tutti e due».
Luke annuì. «Ti ringrazio».
«Mi ci pulisco il culo con i tuoi ringraziamenti», mormorò Talia a denti stretti mentre a grandi passi si avviava verso l’esterno del locale, dove Annabeth stava aspettando in piedi accanto al tavolo. Aveva indossato la giacca e, non appena Talia la raggiunse, abbracciò la sua amica e le fece promettere che il giorno seguente si sarebbero incontrate.
«Abbiamo così tanto tempo da recuperare!», esclamò con un sorriso sincero.
Osservando Annabeth allontanarsi mano nella mano con Luke, Talia si sentì la persona peggiore che fosse mai esistita a questo mondo.

**

Quella sensazione l’accompagnò durante tutto il tragitto che Talia dovette percorrere per arrivare all’appartamento che condivideva con suo cugino Percy.
«Sono a casa», esclamò la ragazza chiudendosi alle spalle la porta d’ingresso e lasciando cadere la giacca su di una sedia accanto ad un inutilizzato appendiabiti, regalo della signora Jackson, la madre di Perce.
Trascinando i piedi Talia si diresse nel salone, dove suo cugino stava guardando una qualche sitcom stravaccato in poltrona, e si lasciò cadere sul divano con il viso tra i cuscini, soffocando un’imprecazione che però non sfuggì a suo cugino.
«Giornataccia?». domandò Percy.
«Non ne hai idea».
Immediatamente Percy spense la televisione.
«Ti va di parlarne?».
Pur mantenendo il viso nascosto, Talia roteò gli occhi.
Percy Jackson era di sicuro il migliore amico che qualunque ragazza avrebbe mai potuto desiderare, con tutto quel suo essere premuroso e attento e pronto ad ascoltare, e in fondo ogni tanto Talia si ritrovava a pensare che per essere un bamboccione troppo cresciuto non era affatto male.
«Ho incontrato Annabeth stamattina».
Percy deglutì rumorosamente, e anche se Talia non lo stava guardando seppe che di colpo era impallidito. Il nome della sua ex fidanzata del liceo gli faceva sempre questo effetto.
«Ah sì?», mormorò il ragazzo schiarendosi la gola con un colpo di tosse. La voce gli era salita di un’ottava. «Come mai è qui?».
«È riuscita a prendersi una pausa dallo studio, a quanto pare»
Talia rimase per qualche istante senza parlare, e si limitò a lanciare un’occhiata preoccupata a Percy.
Doveva parlargli del nuovo ragazzo di Annabeth? Da quando lei e Percy si erano lasciati all’ultimo anno di liceo, dopo ben due anni passati insieme, lui era caduto in depressione. Talia ricordava con orrore quel periodo, soprattutto dal momento che era toccato a lei l’arduo compito di consolare suo cugino e dirgli che no, la vita non era finita e che sì, magari Annabeth avrebbe cambiato idea.
Poi per qualche miracolo divino Percy si era ripreso, aveva conosciuto un’altra ragazza e la vita aveva ripreso a scorrere normalmente.
Per quanto Talia volesse evitare di veder nuovamente soffrire Percy, decise che prima lui sarebbe venuto a conoscenza di Luke e prima se ne sarebbe fatto una ragione.
«Ehi, Perce», lo chiamò. «C’è una cosa che dovrei dirti».
Ma ricordati che sei un uomo e che se inizi a frignare come una femminuccia ti sbatto fuori casa a calci in culo, aggiunse mentalmente.
Cercando di ostentare una tranquillità che al solo udire il nome “Annabeth” era andata in frantumi, Percy si raddrizzò sulla poltrona. «Spara… anzi, no. Aspetta un secondo» esclamò, allungandosi verso il tavolino dove era poggiato il telefono, che aveva iniziato a squillare proprio in quel momento.
«Pronto? Oh, ehi! Ciao, Silena!»
Un brivido scese lungo la schiena di Talia. Se non ricordava male, mentre era con lei al caffè Annabeth aveva espresso la volontà di chiedere a Silena Beauregard, una loro amica piuttosto stretta, di organizzare una cena con tutto il loro gruppo di amici. Possibile che Silena fosse già entrata in azione?
«Sì, sì, Talia me l’ha appena detto. Non sapevo sarebbe tornata» mormorò Percy. Il suo sorriso vacillò appena, ma la voce rimase allegra.
«Oddio Percy, dammi quel telefono!» esclamò Talia in panico. Silena era una ragazza d’oro, ma non sapeva mai quando tenere la bocca chiusa e il suo tatto a volte era pari a zero. Sarebbe stato davvero un casino Silena avesse…
«Cosa? Aspetta, chi hai detto che è questo Luke?»
…parlato a Percy del ragazzo di Annabeth.
E porca puttana.
Quella mattina non c’era una sola cosa che andava per il verso giusto. Cos’era quella, la punizione del karma per essersi scopata il ragazzo della sua migliore amica?
Talia mormorò un «Ne parliamo dopo» a Percy, ma dubitò che lui l’avesse vista o sentita. Suo cugino se ne stava in piedi nel bel mezzo del salotto, con un’espressione funerea in viso. Non sbatteva neanche le palpebre.
Talia aspettò di vederlo respirare nuovamente prima di convincersi a chiudersi in cucina. Voleva bene a Percy, molto più di quello che ci teneva a dimostrare, e vederlo in quello stato non fece altro che peggiorare il suo già pessimo umore.
Una volta chiusa la porta della cucina, sospirò pesantemente e poggiò le spalle contro il muro. Si sentiva tremendamente stanca.
Nella caffettiera poggiata sul ripiano di marmo accanto ai fornelli c’era ancora un bel po’ di caffè preparato da Percy quella mattina. Talia prese la sua tazza dalla credenza, la riempì di quella miracolosa e meravigliosa bevanda e prese a sorseggiarla.
In quel momento, il cellulare nella tasca dei jeans vibrò due volte. Era arrivato un messaggio.
Talia prese l’ultimo sorso di caffè e poi controllò l’sms. Per poco non si strozzò.
— L’aereo è appena atterrato. Ti prego, dimmi che non ti sei dimenticata del mio arrivo. N. —
«Dannazione, dannazione, dannazione!», esclamò Talia uscendo dalla cucina. Percy doveva essersi chiuso nella sua stanza, perché nel salotto non c’era.
«Scendo di nuovo!», gridò la ragazza afferrando la giacca e le chiavi della macchina.
E che il cielo me la mandi buona.
 

Okay now raise two hands if you've ever been guilty 
And clap clap clap clap clap it out if you've walked with me. 
[Walk of Shame – Pink]











 

Secondo capitolo, yay! 
Percabeth e MaxTDF: grazie mille, sono contenta che vi sia piaciuta <3
Sissi_SeaweedBrain: esatto, "quel cugino" era proprio Percy u.u e, come ho scritto nell'introduzione, in questa FF ci sarà anche la Percabeth ;)
Ella_Sella_Lella: oddei lo dovrei dire io! *-* Grazie mille per i complimenti, sei troppo gentile <3
Dafne Rheb Ariadne: esatto, è Percy :) e hai ragione anche sul fatto che tra Talia e Luke ci sarà qualcosa ewe

Grazie anche a tutti quelli che hanno letto ma non recensito :)
Avete canzoni da proporre per i titoli? Perché per il momento è questa per me la parte più ardua nella scrittura dei capitoli :'D
Baci!

 

  
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