Titolo:Il Tango
Conteggio Parole:765
Riassunto: Poi un a stanza. Un letto. E due amanti. Il tango continua
Note: storia shonen-ai, cioè storia omosessuale, quindi se non
apprezzate il genere vi prego di non leggerla. Au e One Shot probabilmente OOC
Disclaimer: I personaggi non sono miei ma di Masashi Kishimoto
In posizione!
I bacini che si sfiorano.
I petti che si toccano.
La mia mano che concatena la tua, speculare, e
l’accompagna verso il nostro destino.
L’altra ti stringe per non farti scappare via.
I nostri nasi che si baciano, creando l’invidia
alle labbra sottili.
Pronti!
I nostri sguardi s’incrociano come la prima volta,
una delle tante in questa vita.
L’oro raffinato con il nero petrolio, entrambi
preziosi, entrambi inutili.
Il tuo profumo mi da alla testa, mi strugge l’anima
e mi suscita la violenza.
Cosa che tu sei abituato a provocare, ma mai a
subire.
Ora, godrai la mia rabbia, ma il tuo corpo non ne
mostrerà i segni.
Via!
Un passo in avanti per me; uno indietro per te.
La nostra vita separata dalle decisioni prese, dai
sogni forvianti.
Un passo in più nell’oscurità per te; un passo
nella luce per me; un passo che continua a separarci.
Guarda assieme a me al futuro che mai ci sfiorerà.
Senti il calore costante che ci provochiamo e che
mai potrà diventare fuoco?
Un, due, tre
I violini e le chitarre strusciandosi con archetti
di legno e plettri di plastica, danno il tempo alla lotta. Mancano i suoni di
tacchi femminei, le gonne che si sollevano e mostrano il mondo proibito, i seni
che si coprono un po’ per finto pudore. I capelli che s’intrecciano, lunghi
entrambi, opposti nel colore che seguono il vento che crea quella folle danza,
nata dalla necessità di patire un po’ di più quell’amore insano.
Orochimaru.
Tu lo sai che sei il veleno più dolce che abbia mai
assaggiato?
Ora ti conduco in questo ballo che odora di sesso,
o sei tu, col tuo profumo?
Chi me lo fa fare di rimanere legato a te?
Lo so, domanda stupida, so già la tua risposta: un
ghigno malefico e la tua vanità.
Sei la più bella e pericolosa delle piante
carnivore.
Jiraiya.
Stupido. Pervertito. Sono l’eros in forma umana.
Sono l’essere più debole che si fa sedurre da quel
figlio di Penia e Poros.
Però Eros non sei bello e dannato come colui che
sto facendo girare tra le mie mani.
Quanti corpi si sono strusciati su di me, non mi
ricordo più il numero.
Sono l’aria che è stata intrappolata nei polmoni
cancerogeni del serpente.
Leggendari Sennin.
Da quanto ci conosciamo? Forse sarebbe meglio
chiedere quanto non ci conosciamo.
In questi anni ci siamo insultati, odiati, baciati,
amati.
Siamo cambiati, da bambini a cinquantenni, ma solo
nell’aspetto.
Non so cosa abbiamo fatto o cosa stiamo facendo, se
è giusto o sbagliato.
Io conosco la maledizione d’Afrodite che mi ha
lanciato per aver amato troppo Eros.
Ballano.
Continuiamo? Questa lotta estrema di passi e
movimenti?
Ti farò male, perché ne ho bisogno.
Ma non ora, continuiamo a fare sesso, anche se non
ti sto possedendo, letteralmente.
Dopo quando il nostro corpo si fermerà perché la
musica non c’è più e saremo soli.
Ti farò male e vedrò la tua espressione nella sua
reale forma.
Il Tango.
Dove scappi? Ti riacciuffo e ti faccio strusciare
sul mio corpo, perché sei mio.
Lo sai bene che questo ballo rappresenta la pura
gelosia.
Una gamba piegata lentamente l’altra che scivola
sul pavimento, le tue braccia sul mio collo.
Non vorrei mai morire per mano tua. Alzati! Su che
ti faccio girare attorno alla stanza!
Egoisti, vanitosi, pazzi, vecchi amanti, guardateci
siamo noi.
Per.
Su distenditi per terra che ti seguo, su innalzati
in cielo che ti seguo, ma ora guido io.
Ti voglio.
Appoggio le labbra sulle tue, senza dolcezza, senza
passione, solo per farti cedere.
Seguimi come un cane obbediente, su serpe non farmi
faticare.
Ti farò male e lo sai, ma ora mi baci con
prepotenza, ma io non sono ciò che vuoi.
Decretare.
La gente non c’è più.
La musica diventa aria, senza far vibrare i timpani
delle nostre orecchie.
T’allontani da me un ultima volta, però non ti
riprendo.
T’osservo sei bellissimo, ma non sei mio, vero?
M’osservi e mi domandi finalmente ciò che ti ha
tormentato in quest’ultimo ballo.
La Fine.
Non c’è la musica, non c’è nessuno ormai, il tempo
è passato anche per loro due, per quel tango, per quell’attimo di passione. Due
sussurri che si alternano. Due sguardi che cambiano l’espressioni. La
sofferenza di entrambi. L’impassibilità di uno. Il dolore dell’altro. La scelta
della fine. L’allontanarsi di uno. L’immobilità dell’altro. Non c’è gioia. La
schiena che diventa più piccola man mano che il ricordo scompare. Questo è
l’addio, di decenni segreti incontri e avvenimenti.
E.
Poi una stanza.
Un letto.
E due amanti.
Il tango continua.